UNA VOLTA UNO MI RACCONTO'
CHE ERA IN UN RISTORANTE
MARITO E MOGLIE
IL MARITO ERA STATO OPERATO
...UN'OPERAZIONE GRAVISSIMA
ED ERA STATO GUARITO
E LUI RITENEVA CHE FOSSE GUARITO
NON SOLO DAI MEDICI
MA ANCHE DALLA GRAZIA DI DIO
...QUESTO MARITO E QUESTA MOGLIE
UN GIORNO VANNO IN PIZZERIA
INSIEME A TUTTI GLI AMICI
...QUANDO ARRIVANO LE PIZZE
LUI SI ALZA IN PIEDI E DICE
"SENTITE DICIAMO UN PADRE NOSTRO.
..PERCHE' PREGHIAMO PRIMA DI MANGIARE"
...E VEDENDO UN PO L'IMBARAZZO UN PO DI TUTTI
...ERANO IN UN LUOGO PUBBLICO
...LUI COMINCIO' A DIRE
PADRE NOSTRO
CHE SEI NEI CIELI...ECCETERA
...E GLI ALTRI UN PO A MEZZA VOCE
...UN PO IMBARAZZATI COSI'
..FINITO IL PADRE NOSTRO
SI SIEDE E COMINCIANO A MANGIARE
...AL CHE LA MOGLIE LI' VICINO
LO AVVICINA E
GLI DICE ALL'ORECCHIO
"SENTI MA FORSE
...FORSE POTEVI DIRLO IN
UNA MANIERA UN PO DIVERSA
...NON VEDI CHE HAI MESSO UN PO TUTTI
IN IMBARAZZO
...AL CHE LUI SI VOLGE VERSO LA MOGLIE
E LE DICE
"...SI MA E' DIO CHE MI HA SALVATO...NON LORO"
CATECHESI
SUL MATRIMONIO
PADRE SERAFINO TOGNETTO
24/12/2013
RADIO MARIA
“Davvero tutto è buono e splendido perché tutto è verità”. I fratelli Karamazov Fedor Dostoevskij
venerdì 29 novembre 2013
venerdì 22 novembre 2013
CZESTOCHOWA ...e tu...per chi lo fai?
CZESTOCHOWA
In cammino alla riscoperta di Lui
26/08/2013 - «Mi fermo e mi guardo attorno:
il Signore sta plasmando i nostri cuori».
Una ragazza racconta il suo pellegrinaggio in Polonia.
Il lavoro in cucina, i momenti di silenzio e di fatica,
e la certezza con cui riprende la strada di tutti i giorni
L’umiltà.
Le prime sere di cammino, finito di mangiare,
tutti applaudivano al nome degli altri due responsabili
delle cucine per la riuscita della cena: il mio veniva omesso e ne ero infastidita.
Ma subito mi rendevo conto di essere ancor più infastidita da questa mia poca umiltà.
Parlandone con uno dei preti che ci accompagnava,
lui mi faceva notare che è esattamente quello che si diceva quest’anno
a Scuola di comunità sulla dipendenza dall’esito.
Non sarebbe stata una cosa sbagliata che mi venisse
riconosciuto il merito della fatica che avevo fatto,
ma non era per quello che io la facevo:
io la facevo per la Sua gloria.
Questa prospettiva ha cambiato completamente
il mio atteggiamento: era accresciuto il mio desiderio
che tutti fossero contenti di mangiare,
che anche gli otto della segreteria
che si erano affidati a noi per il sacchetto del pranzo
lo ricevessero prima di andare a dormire e non mi sono
più trovata a volere che gli altri mi applaudissero.
E l’ultima sera, la sola in cui mi sono un po’ lasciata andare
e l’unica cosa che ho preparato è stato il dolce, mi hanno applaudito.
E mi sono commossa.
Sono tornata a casa con negli occhi l’immagine
della Madonna Nera di Czestochowa,
nella testa le parole che ho sentito e nel cuore i volti
che ho incontrato (o re-incontrato) in questi giorni.
Pronta per ricominciare (per la seconda volta)
il cammino della mia vita quotidiana certa della Sua
“presenza presente”.
Serena, Bresso.
DAL MENSILE TRACCE
http://www.tracce.it/default.asp?id=285&id_n=36381&pagina=1
l'inganno che rende amara la vita viene da noi stessi,
il non essere lieti dipende dall'abbassare
la pretesa del perché si è al mondo.
Abbassare l'asticella ci fa vivere alla giornata,
come il considerare importante
il giudizio degli altri ci fa vivere sempre
con questa spada sopra la nostra testa
data in mano ad un altro
...come me
...uguale a me
...anche lui è finito
...non perche'sta morendo
ma perchè non e' in-finito
La frase giusta è
ma tu tutto quello che fai
...lo fai per te
o per la maggio gloria di Dio?
Dire di si alla seconda ipotesi
è rendersi liberi da tutto,
e non schiavo e schiacciato
dalle circostanza bella o buona del caso.
e tu...per chi lo fai?
giovedì 21 novembre 2013
PABLO E LA CRISI DELLA RAGIONE
La scienza non ha l'ultima parola!
La scienza non può spiegare tutto!
...E' STATO DIMOSTRATO
...HANNO DIMOSTRATO FORMALMENTE
QUINDI SECONDO LOGICA
...CHE E' IMPOSSIBILE
CHE LA SCIENZA POSSA SPIEGARE TUTTO
QUI TROVIAMO 3 GRANDI TEOREMI
...VUOL DIRE CHE E' DIMOSTRATO SCIENTIFICAMENTE
TEOREMA DI GODEL
TEOREMA DI LEVENHEISKOLEN
TEOREMA DI CHURCH
DETTO ALTRIMENTI
c'è bisogno di altro
...al di fuori della scienza stessa
...bello eh!!!
La stragrande maggioranza di scienziati
di tutte le epoche ha fede
...NON CHE NON HA LA FEDE...MA CE L'HA
...stranamente ho percepito invece il contrario nella mia educazione
...i giornali continuano su questa linea esaltando alcuni scienziati
...sono proprio pochini,
che invece vanno per la loro strada,
allego questo filmato a parlare è un bel tipo
...adesso è gia arrivato in cima
e questa e' la sua ultima conferenza
PABLO DOMINGUEZ
IL SACERDOTE MORTO IN MONTAGNA
CHE HA ISPIRATO IL FILM L'ULTIMA CENA
lunedì 18 novembre 2013
S. ELISABETTA D'UNGHERIA
ecco la pazzia della croce
...corroborata da una fede certa
...fa bene, molto bene vedere persone cosi'
S. Elisabetta d'Ungheria
Nacque nel 1207 . Giovanissima andò sposa a Luigi IV di Turingia.
...morto lo sposo , fu ingiustamente cacciata dal castello insieme con i suoi tre figli .
Ella accettò con fede e con fortezza la nuova condizione di povertà
e continuò a dedicarsi all'educazione dei figli , all'assistenza dei malati e alla preghiera
...morì a soli 24 anni.
Lettera scritta da Corrado di Marburgo
direttore spirituale di santa Elisabetta.
Elisabetta conobbe ed amò Cristo nei poveri
... Ella aveva sempre consolato i poveri, ma da quando fece costruire un ospedale presso un suo castello,
e vi raccolse malati di ogni genere, da allora si dedicò interamente alla cura dei bisognosi.
Distribuiva con larghezza i doni della sua beneficenza
non solo a coloro che ne facevano domanda presso il suo ospedale,
ma in tutti i territori dipendenti da suo marito.
Arrivò al punto da erogare in beneficenza i proventi dei quattro principati
di suo marito e da vendere oggetti di valore
e vesti preziose per distribuirne il prezzo ai poveri.
Aveva preso l'abitudine di visitare tutti i suoi malati personalmente,
due volte al giorno, al mattino e alla sera.
Si prese cura diretta dei più ripugnanti.
Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle,
prodigandosi sempre in ogni attività di bene,
senza mettersi tuttavia per questo in contrasto con suo marito.
Dopo la morte di lui, tendendo alla più alta perfezione,
mi domandò con molte lacrime c
he le permettessi di chiedere l'elemosina di porta in porta.
Un Venerdì santo, quando gli altari sono spogli,
poste la mani sull'altare in una cappella del suo castello,
dove aveva accolto i Frati Minori, alla presenza di alcuni intimi,
rinunziò alla propria volontà, a tutte le vanità del mondo
e a tutto quello che nel Vangelo il Salvatore ha consigliato di lasciare.
Fatto questo, temendo di poter essere riassorbita
dal rumore del mondo e dalla gloria umana,
se rimaneva nei luoghi in cui era vissuta insieme
al marito e in cui era tanto ben voluta e stimata,
volle seguirmi a Marburgo, sebbene io non volessi.
Quivi costruì un ospedale ove raccolse i malati
e gli invalidi e servì alla propria mensa i più miserabili ed i più derelitti.
Affermo davanti a Dio che raramente ho visto una donna
così contemplativa come Elisabetta, che pure era dedita a molte attività.
Alcuni religiosi e religiose constatarono assai spesso che,
quando ella usciva dalla sua preghiera privata,
emanava dal volto un mirabile splendore e che dai suoi occhi uscivano come dei raggi di sole.
Prima della morte ne ascoltai la confessione e le domandai cosa si dovesse fare
dei suoi averi e delle suppellettili.
Mi rispose che quanto sembrava sua proprietà era tutto dei poveri
e mi pregò di distribuire loro ogni cosa,
eccetto una tunica di nessun valore di cui era rivestita,
e nella quale volle esser seppellita. Fatto questo,
ricevette il Corpo del Signore.
Poi, fino a sera, spesso ritornava su tutte le cose belle
che aveva sentito nella predicazione.
Infine raccomandò a Dio, con grandissima devozione,
tutti coloro che le stavano dintorno,
e spirò come addormentandosi dolcemente.
"Noi predichiamo cristo crocifisso, stoltezza per i giudei e scandalo per i pagani.
S. Paolo
domenica 17 novembre 2013
COSA HANNO BISOGNO I NOSTRI FIGLI DA NOI ?
ECCO QUESTO E' FRANCO
PRIMA HA PARLATO DI DANTE
...QUI LA RIFLESSIONE
E' SULLA VITA DEI NOSTRI FIGLI
...DICE COME HA FATTO LUI
...ANCHE NOI ABBIAMO BISOGNO DEI NOSTRI FIGLI PER FARE,
PER MUOVERCI,
SENZA QUESTA SPINTA , DEI NOSTRI FIGLI
SAREMMO FERMI
...INVECE IL PADRE,
LA MADRE SCALEREBBERO LE MONTAGNE
...E A VOLTE LO FANNO...PER AMORE,
SOLO PER AMORE
...IO NE CONOSCO DIVERSI
...CHI VUOLE PUO ANCHE MANDARLO INDIETRO
O CERCARE ALTRI VIDEO
E' MOLTO CHIARO ...E QUESTO AIUTA
Nella tua vita c'è un pezzo di Dante
sul nuovo giornale c'e questo video girato penso a Borgotrebbia
è bello e mi serve nella mia vita
...anche a quel ragazzo russo che adesso vuole vedere le stelle
l'arte serve a ri-trovare se stessi
di Goffredo Pistelli
«Mi sono trovato a leggere Dante in Toscana, con questo orribile accento bergamasco, vergognandomi come un cane». Franco Nembrini, 58 anni, professore di lettere e preside in una scuola della Bergamasca, è protagonista di una vicenda singolare: gira l’Italia leggendo e spiegando Dante, e ovunque ci sono centinaia di persone, sale e teatri pierni, per sentirlo.
Ma è un fenomeno molto underground, perché il professore, cattolico e per giunta ciellino, dà della Commedia una lettura cristiana, cioè del punto di vista dell’autore. Eppure Roberto Benigni, quando qualche anno fa cominciò le sue celebrate letture pubbliche, s’è ispirato ai primi libretti di Nembrini sul sommo poeta. Tanto che gli telefonò un giorno e il professore pensò a lungo a uno scherzo: «Non ho tempo da perdere», gli disse. Il preside, volto scolpito con l’accetta come i lombardi di quelle zone, barba folta, è di fatto una personalità a Trescore Balneario, 9mila anime, non lontano da Bergamo, in Val Cavallina, cittadina che oggi celebra solo Bortolo Mutti, allenatore stimato in serie A.
Domanda. Professore che ha da dire Dante all’Italia e agli Italiani di oggi?
Risposta. Mi viene da dire che ha molto di più da dire adesso che al suo tempo?
D. E perché?
R. Era un tempo profondamente cristiano. Un tempo che esprimeva una sensibilità diffusa e condivisa, seppure a livelli diversi, e che si traduceva in una cultura oggi dimenticata, lasciata alle spalle, a volte combattuta. Dante però, molti secoli dopo, è una proposta e un itinerario, un viaggio che l’uomo può fare nella profondità di se stesso.
D. Appunto, ma lei oggi insegna o va in giro a spiegare un Dante cristiano a ragazzi che cristiani non sono più_
R. Tanto più sono lontani da Dante e il suo tempo, tanto più ne sono stupiti, glielo garantisco. A cominciare dai primi canti. Quando leggo loro: «Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai in una selva oscura» non si può non riconoscere che quell’autore, di secoli e secoli fa, esprime il nostro stesso sconcerto quando non capiamo perché siamo al mondo, a che cosa serve il tempo e per cosa sono fatte le cose.
D. E come lo spiega a un sedicenne della profonda Bergamasca o a un ragazzino delle periferie romane?
R. È semplice, gli chiedo se ciò che è così magistralmente descritto non sia lo stesso sentimento che li assale, la domenica sera, quando, per dirla con Leopoardi, la festa ha tradito le promesse del sabato, o quando devono dire «mi sono innamorato», a una ragazza, senza vergognarsi, o spiegare a un amico che è tale. La «selva oscura», lo smarrimento, è un’esperienza del nostro quotidiano.
D. E Dante cosa dice?
R. Che ogni uomo, anche oggi, può vivere all’altezza del proprio desiderio. Anzi lo può vedere compiersi, e che le scorciatoie hanno tentato pure lui, ma poi ha seguito Virgilio che gli dice: «A te convie tenere un altro viaggio».
D. Professore ma questa è appunto una visione religiosa della vita_
R. Quella di Dante, appunto. Il punto è che chi propone questo poeta e questo poema_
D. …si immedesimi, dice?
R. Esattamente, altrimenti scatta il meccanismo opposto, i ragazzi fuggono. E poi i nostri colleghi dicono che nell’era di Internet, non è più possibile spiegare Cacciaguida o il Conte Ugolino. Bestialità_
D. E quindi chi ha studiato Dante sui tomi di Natalino Sapegno, che era un laico, avrà fatto fatica…
R. Certamente, avrà trovato la Divina Commedia insopportabile, ma sa, Sapegno è quello che parlò delle «ubbie giovanili» del Leopoardi, lasciamo perdere. Le garantisco che, oggi, quelle terzine parlano al cuore di ogni uomo, anche non religioso, non educato a niente. Le faccio un esempio..
D. Prego.
R. Sono stato di recente in Ucraina, a Kharkov, dove un professore di filosofia mi ha inviato a tenere una lezione ai suoi allievi in università.
D. In italiano?
R. Certo, c’era un interprete. Ed erano persone ineducate al cristianesimo, tanto che ho dovuto spiegare cosa fossero Inferno, Purgatorio, Paradiso. Lì ho conosciuto un giovane, malato, affetto da nanismo, storia triste: ha vissuto in internati per anni. Prima dell’incontro, mi aveva detto, pensi un po’, di essere nato alla bellezza quando era divento cieco, perché nell’istituto dove l’avevano spostato era un continuo suonare bellissima musica.
D. Terribile, ma Dante?
R. La lezione era intitolata «Dante e le stelle», e ho spiegato che in certe cantiche, la parola stella indica la possibilità che le nostre domande di uomini abbiano nesso con il Cielo appunto, con l’Infinito. Salutandomi quel ragazzo, piangente, alla mia domanda su di cosa potesse aver bisogno, mi ha risposto: «Dopo aver scoperto Dante, l’unica cosa che mi manca è rivedere le stelle». Le garantisco: quel poema parla al cuore dell’uomo di oggi, di ogni uomo.
D. Torno sul punto. È una lettura cristiana, non glielo hanno mai contestato?
R. Si figuri. Mi è capitato perfino, in alcuni collegi dei docenti, che esimi colleghi mi abbiano rimproverato di dare «una lettura eccessivamente religiosa della Divina commedia». E dicevamo proprio così «divina», senza trovarlo incongruente rispetto all’obiezione. Come se quell’aggettivo, che dette Boccaccio, fosse lì per caso.
D. E lei che rispondeva?
R. Che non era colpa mia se Dante era cristiano. Ma è chiaro che chi abbia una sensibilità religiosa è facilitato, l’immedesimazione richiesta è più facile. Però guardi che grandi laici si sono convertiti grazie a Dante, penso a Charles Singleton, che lasciò la casa, l’America, per venire a Firenze. Altri laici ne hanno assunto il patrimonio, senza contestare niente. Penso alla scrivania dedicata all’Alighieri che Giovanni Pascoli teneva, insieme a quella sulla letteratura latina e all’altra di letteratura italiana. Penso a Eugenio Montale, laicissimo, che diceva: «In fondo, dopo Dante, non è stato scritto niente altro di significativo».
D. Dunque anche degli spiriti laici possono_
R. Certo, se lo fanno con lealtà, con una domanda seria sulle grandi questioni della vita, se sono insomma, in questo senso, autenticamente religiosi, cioè aperti.
D. Torniamo all’oggi e alla scuola. Ma il fenomeno Benigni, che ha fatto tornare il sommo poeta di moda, non ha aiutato una riscoperta?
R. Benigni ha un merito storico, gli darei il Nobel per la letteratura, che magari è stato dato ad altri con manica larga. Lui ha disseppellito Dante, lo ha sottratto, lo ha liberato dal chiuso delle accademie, cenacoli di intellettuali, lo ha restituito al popolo come avrebbe voluto lui, Dante. Si immagini che nel 1373 i fiorentini fecero una petizione_
D. A proposito di cosa?
R. Chiedevano pubbliche lettura del poema «el dante» attraverso il quale sentivano possibile «di fuggire il vizio e perseguire la virtù» e domandavano «un corso per non grammatici», cioè accessibile a tutti. Detto questo_
D. Detto questo?
R. Mi sembra che Benigni ed io abbiamo due compiti e due modi diversi. Lui è uno strepitoso recitatore, il mio compito è quello dell’educatore, d’essere attento all’aspetto da cogliere, alla possibilità di un dialogo con una proposta umana, esistenziale, cristiana, che Dante rappresenta
D. Serve a noi, in mezzo a una crisi profonda, economica ma anche esistenziale, rileggere oggi quelle terzine?
R. Quel che Dante fa lo fa a questo scopo: «In pro del mondo che mal vive» o, come dice altrove, per «uscire da stato di miseria e condurre a stato di felicità». Fu una crisi vera anche quella che visse il suo tempo e lui indicò una possibilità di salvezza. I suoi erano richiami, sollecitazioni non semplicemente a rimettere in ordine le cose ma a ridargli ordine. Ché le cose «hanno ordine tra loro, e questo è forma Che l’universo a Dio fa somigliante». Non sottovaluta il mondo, la carne, la vita, ma indica il modo per rendere tutto ciò proficuo, bello, pieno di magnanimità. Non c’è canto che non riconduca questo.
D. E la politica, professore, può essere utile che si rilegga la Divina Commedia? Ieri il sindaco di Verona, Flavio Tosi, paragonava Umberto Bossi al conte Ugolino. Matteo Renzi, anni fa, scese in strada con gli studenti a leggere le terzine_
R. Dante continuamente richiama le dimensioni dell’umano che sono la preoccupazione del proprio destino, il problema dell’amare, la propria donna e anche gli altri, cioè il Bene comune. La stessa scansione della Commedia è fatta così: il II, III e IV canto riguardano il destino, il V, con Paolo e Francesca, il problema affettivo ma il VI canto è il primo politico. Sì, certo, i nostri politici ne avrebbero da leggere di cose. Ma così anche i preti e gli insegnanti.
D. Professore ma oggi, che non si crede più, non le pare tutto un po’ difficile?
R. È la cosa più affascinante che ci sia. Siamo tornati alle condizioni dei tempi apostolici. L’altro ieri una studentessa di vent’anni ma chiesto il significato della parola «seminarista». A Bergamo, capisce? Cosa c’è di più avvincente di raccontare, con Dante, che cosa è accaduto 2000 anni fa?
Le risposte di Dante nella crisi – Intervista su ItaliaOggi
è bello e mi serve nella mia vita
...anche a quel ragazzo russo che adesso vuole vedere le stelle
l'arte serve a ri-trovare se stessi
di Goffredo Pistelli
«Mi sono trovato a leggere Dante in Toscana, con questo orribile accento bergamasco, vergognandomi come un cane». Franco Nembrini, 58 anni, professore di lettere e preside in una scuola della Bergamasca, è protagonista di una vicenda singolare: gira l’Italia leggendo e spiegando Dante, e ovunque ci sono centinaia di persone, sale e teatri pierni, per sentirlo.
Ma è un fenomeno molto underground, perché il professore, cattolico e per giunta ciellino, dà della Commedia una lettura cristiana, cioè del punto di vista dell’autore. Eppure Roberto Benigni, quando qualche anno fa cominciò le sue celebrate letture pubbliche, s’è ispirato ai primi libretti di Nembrini sul sommo poeta. Tanto che gli telefonò un giorno e il professore pensò a lungo a uno scherzo: «Non ho tempo da perdere», gli disse. Il preside, volto scolpito con l’accetta come i lombardi di quelle zone, barba folta, è di fatto una personalità a Trescore Balneario, 9mila anime, non lontano da Bergamo, in Val Cavallina, cittadina che oggi celebra solo Bortolo Mutti, allenatore stimato in serie A.
Domanda. Professore che ha da dire Dante all’Italia e agli Italiani di oggi?
Risposta. Mi viene da dire che ha molto di più da dire adesso che al suo tempo?
D. E perché?
R. Era un tempo profondamente cristiano. Un tempo che esprimeva una sensibilità diffusa e condivisa, seppure a livelli diversi, e che si traduceva in una cultura oggi dimenticata, lasciata alle spalle, a volte combattuta. Dante però, molti secoli dopo, è una proposta e un itinerario, un viaggio che l’uomo può fare nella profondità di se stesso.
D. Appunto, ma lei oggi insegna o va in giro a spiegare un Dante cristiano a ragazzi che cristiani non sono più_
R. Tanto più sono lontani da Dante e il suo tempo, tanto più ne sono stupiti, glielo garantisco. A cominciare dai primi canti. Quando leggo loro: «Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai in una selva oscura» non si può non riconoscere che quell’autore, di secoli e secoli fa, esprime il nostro stesso sconcerto quando non capiamo perché siamo al mondo, a che cosa serve il tempo e per cosa sono fatte le cose.
D. E come lo spiega a un sedicenne della profonda Bergamasca o a un ragazzino delle periferie romane?
R. È semplice, gli chiedo se ciò che è così magistralmente descritto non sia lo stesso sentimento che li assale, la domenica sera, quando, per dirla con Leopoardi, la festa ha tradito le promesse del sabato, o quando devono dire «mi sono innamorato», a una ragazza, senza vergognarsi, o spiegare a un amico che è tale. La «selva oscura», lo smarrimento, è un’esperienza del nostro quotidiano.
D. E Dante cosa dice?
R. Che ogni uomo, anche oggi, può vivere all’altezza del proprio desiderio. Anzi lo può vedere compiersi, e che le scorciatoie hanno tentato pure lui, ma poi ha seguito Virgilio che gli dice: «A te convie tenere un altro viaggio».
D. Professore ma questa è appunto una visione religiosa della vita_
R. Quella di Dante, appunto. Il punto è che chi propone questo poeta e questo poema_
D. …si immedesimi, dice?
R. Esattamente, altrimenti scatta il meccanismo opposto, i ragazzi fuggono. E poi i nostri colleghi dicono che nell’era di Internet, non è più possibile spiegare Cacciaguida o il Conte Ugolino. Bestialità_
D. E quindi chi ha studiato Dante sui tomi di Natalino Sapegno, che era un laico, avrà fatto fatica…
R. Certamente, avrà trovato la Divina Commedia insopportabile, ma sa, Sapegno è quello che parlò delle «ubbie giovanili» del Leopoardi, lasciamo perdere. Le garantisco che, oggi, quelle terzine parlano al cuore di ogni uomo, anche non religioso, non educato a niente. Le faccio un esempio..
D. Prego.
R. Sono stato di recente in Ucraina, a Kharkov, dove un professore di filosofia mi ha inviato a tenere una lezione ai suoi allievi in università.
D. In italiano?
R. Certo, c’era un interprete. Ed erano persone ineducate al cristianesimo, tanto che ho dovuto spiegare cosa fossero Inferno, Purgatorio, Paradiso. Lì ho conosciuto un giovane, malato, affetto da nanismo, storia triste: ha vissuto in internati per anni. Prima dell’incontro, mi aveva detto, pensi un po’, di essere nato alla bellezza quando era divento cieco, perché nell’istituto dove l’avevano spostato era un continuo suonare bellissima musica.
D. Terribile, ma Dante?
R. La lezione era intitolata «Dante e le stelle», e ho spiegato che in certe cantiche, la parola stella indica la possibilità che le nostre domande di uomini abbiano nesso con il Cielo appunto, con l’Infinito. Salutandomi quel ragazzo, piangente, alla mia domanda su di cosa potesse aver bisogno, mi ha risposto: «Dopo aver scoperto Dante, l’unica cosa che mi manca è rivedere le stelle». Le garantisco: quel poema parla al cuore dell’uomo di oggi, di ogni uomo.
D. Torno sul punto. È una lettura cristiana, non glielo hanno mai contestato?
R. Si figuri. Mi è capitato perfino, in alcuni collegi dei docenti, che esimi colleghi mi abbiano rimproverato di dare «una lettura eccessivamente religiosa della Divina commedia». E dicevamo proprio così «divina», senza trovarlo incongruente rispetto all’obiezione. Come se quell’aggettivo, che dette Boccaccio, fosse lì per caso.
D. E lei che rispondeva?
R. Che non era colpa mia se Dante era cristiano. Ma è chiaro che chi abbia una sensibilità religiosa è facilitato, l’immedesimazione richiesta è più facile. Però guardi che grandi laici si sono convertiti grazie a Dante, penso a Charles Singleton, che lasciò la casa, l’America, per venire a Firenze. Altri laici ne hanno assunto il patrimonio, senza contestare niente. Penso alla scrivania dedicata all’Alighieri che Giovanni Pascoli teneva, insieme a quella sulla letteratura latina e all’altra di letteratura italiana. Penso a Eugenio Montale, laicissimo, che diceva: «In fondo, dopo Dante, non è stato scritto niente altro di significativo».
D. Dunque anche degli spiriti laici possono_
R. Certo, se lo fanno con lealtà, con una domanda seria sulle grandi questioni della vita, se sono insomma, in questo senso, autenticamente religiosi, cioè aperti.
D. Torniamo all’oggi e alla scuola. Ma il fenomeno Benigni, che ha fatto tornare il sommo poeta di moda, non ha aiutato una riscoperta?
R. Benigni ha un merito storico, gli darei il Nobel per la letteratura, che magari è stato dato ad altri con manica larga. Lui ha disseppellito Dante, lo ha sottratto, lo ha liberato dal chiuso delle accademie, cenacoli di intellettuali, lo ha restituito al popolo come avrebbe voluto lui, Dante. Si immagini che nel 1373 i fiorentini fecero una petizione_
D. A proposito di cosa?
R. Chiedevano pubbliche lettura del poema «el dante» attraverso il quale sentivano possibile «di fuggire il vizio e perseguire la virtù» e domandavano «un corso per non grammatici», cioè accessibile a tutti. Detto questo_
D. Detto questo?
R. Mi sembra che Benigni ed io abbiamo due compiti e due modi diversi. Lui è uno strepitoso recitatore, il mio compito è quello dell’educatore, d’essere attento all’aspetto da cogliere, alla possibilità di un dialogo con una proposta umana, esistenziale, cristiana, che Dante rappresenta
D. Serve a noi, in mezzo a una crisi profonda, economica ma anche esistenziale, rileggere oggi quelle terzine?
R. Quel che Dante fa lo fa a questo scopo: «In pro del mondo che mal vive» o, come dice altrove, per «uscire da stato di miseria e condurre a stato di felicità». Fu una crisi vera anche quella che visse il suo tempo e lui indicò una possibilità di salvezza. I suoi erano richiami, sollecitazioni non semplicemente a rimettere in ordine le cose ma a ridargli ordine. Ché le cose «hanno ordine tra loro, e questo è forma Che l’universo a Dio fa somigliante». Non sottovaluta il mondo, la carne, la vita, ma indica il modo per rendere tutto ciò proficuo, bello, pieno di magnanimità. Non c’è canto che non riconduca questo.
D. E la politica, professore, può essere utile che si rilegga la Divina Commedia? Ieri il sindaco di Verona, Flavio Tosi, paragonava Umberto Bossi al conte Ugolino. Matteo Renzi, anni fa, scese in strada con gli studenti a leggere le terzine_
R. Dante continuamente richiama le dimensioni dell’umano che sono la preoccupazione del proprio destino, il problema dell’amare, la propria donna e anche gli altri, cioè il Bene comune. La stessa scansione della Commedia è fatta così: il II, III e IV canto riguardano il destino, il V, con Paolo e Francesca, il problema affettivo ma il VI canto è il primo politico. Sì, certo, i nostri politici ne avrebbero da leggere di cose. Ma così anche i preti e gli insegnanti.
D. Professore ma oggi, che non si crede più, non le pare tutto un po’ difficile?
R. È la cosa più affascinante che ci sia. Siamo tornati alle condizioni dei tempi apostolici. L’altro ieri una studentessa di vent’anni ma chiesto il significato della parola «seminarista». A Bergamo, capisce? Cosa c’è di più avvincente di raccontare, con Dante, che cosa è accaduto 2000 anni fa?
Le risposte di Dante nella crisi – Intervista su ItaliaOggi
giovedì 14 novembre 2013
ANDREW
Andrew Cozzens, 39 anni, è stato nominato vescovo ausiliario di St. Paul in Minnesota lo scorso 11 ottobre. A parlare della sua storia è la madre Judy, che in un’intervista al Catholic Spirit racconta di quando cercarono di farla abortire e di come Andrew sentì la vocazione al sacerdozio fin dalla prima infanzia.
«SCHERZO DELLA NATURA». Sposata con Jack a 30 anni Judy resta presto incinta del suo secondogenito Andrew. Al quinto mese di gravidanza viene però ricoverata in ospedale: «Stavo per perdere mio figlio, ma i medici fermarono le contrazioni». Il giorno dopo, però, i medici le chiedono di abortire: «Sei incinta di un feto deformato, hai in pancia uno scherzo della natura e non dovresti proseguire con la gravidanza». Judy si rifiuta in modo categorico: «È mio figlio. E quello che Dio ci manda noi lo accogliamo».
A quel punto la donna decide di andare da un secondo medico, che è così convinto che Andrew nascerà sano che scommette col collega 1.200 dollari. Quando il bambino nasce, il 3 agosto 1968, ha solo un eczema sul corpo, l’asma e un’allergia che costringe i genitori a nutrire fino a due anni il bambino con un latte in polvere speciale.
«LAVORERÒ PER DIO». Già dai primi anni di vita, nonostante le condizioni precarie di salute, Andrew manifesta una fede fuori dal comune. A soli 4 anni, risvegliatosi una notte dopo un’operazione al polmone nell’ospedale di Denver, dice al dottore che lo assiste: «Puoi andare a letto. Io starò bene, crescerò e lavorerò per Dio». Il dottore rimane molto colpito e dirà poi a Judy e al marito che quell’incontro l’ha fatto convertire. Andrew intanto cresce a Denver, spende molto del suo tempo con un monsignore, Thomas Barry, con cui va spesso a pesca: «Ha fatto il catechismo così – continua Judy – sulla barca».
Entrato poi in seminario, il ragazzo si distingue anche per le sue doti intellettuali, per cui viene mandato a Roma a studiare e dopo il conseguimento del sacerdozio a insegnare presso il seminario di St. Paul. Infine l’ennesima sorpresa, la nomina da vescovo: «Potevo immaginarlo, ma non così presto», conclude Judy commossa e certa che Andrew sia già «pronto».
DALLA RIVISTA TEMPI
«SCHERZO DELLA NATURA». Sposata con Jack a 30 anni Judy resta presto incinta del suo secondogenito Andrew. Al quinto mese di gravidanza viene però ricoverata in ospedale: «Stavo per perdere mio figlio, ma i medici fermarono le contrazioni». Il giorno dopo, però, i medici le chiedono di abortire: «Sei incinta di un feto deformato, hai in pancia uno scherzo della natura e non dovresti proseguire con la gravidanza». Judy si rifiuta in modo categorico: «È mio figlio. E quello che Dio ci manda noi lo accogliamo».
A quel punto la donna decide di andare da un secondo medico, che è così convinto che Andrew nascerà sano che scommette col collega 1.200 dollari. Quando il bambino nasce, il 3 agosto 1968, ha solo un eczema sul corpo, l’asma e un’allergia che costringe i genitori a nutrire fino a due anni il bambino con un latte in polvere speciale.
«LAVORERÒ PER DIO». Già dai primi anni di vita, nonostante le condizioni precarie di salute, Andrew manifesta una fede fuori dal comune. A soli 4 anni, risvegliatosi una notte dopo un’operazione al polmone nell’ospedale di Denver, dice al dottore che lo assiste: «Puoi andare a letto. Io starò bene, crescerò e lavorerò per Dio». Il dottore rimane molto colpito e dirà poi a Judy e al marito che quell’incontro l’ha fatto convertire. Andrew intanto cresce a Denver, spende molto del suo tempo con un monsignore, Thomas Barry, con cui va spesso a pesca: «Ha fatto il catechismo così – continua Judy – sulla barca».
Entrato poi in seminario, il ragazzo si distingue anche per le sue doti intellettuali, per cui viene mandato a Roma a studiare e dopo il conseguimento del sacerdozio a insegnare presso il seminario di St. Paul. Infine l’ennesima sorpresa, la nomina da vescovo: «Potevo immaginarlo, ma non così presto», conclude Judy commossa e certa che Andrew sia già «pronto».
DALLA RIVISTA TEMPI
mercoledì 13 novembre 2013
PERCHE' DIO NON MI ASCOLTA?
INSEGNAMENTO SULLA PREGHIERA
come mai Dio
non accoglie subito le nostre preghiere?
...almeno in certi casi?
per 2 motivi
...per farci crescere nella fede in lui
...sarebbe diseducativo esaudirci subito
...quando mai un papa' e una mamma hanno
sempre concesso tutto quello che i figli hanno chiesto loro
...creerebbero dei piccoli mostri
dunque Dio non ci esaudisce
subito per non rovinarci
oltre a questo motivo
Dio non ci esaudisce subito
perche' non sempre quello che gli chiediamo
ci puo' giovare
a volte chiedere la salute non viene accolta
...perche' io userei questa
per fare dei peccati
e lu se ne guarda bene
...fidiamoci di lui...sempre e comunque
col tempo capiremo
serata sacerdotale
radio maria
17 ottobre 2013
don tino
come mai Dio
non accoglie subito le nostre preghiere?
...almeno in certi casi?
per 2 motivi
...per farci crescere nella fede in lui
...sarebbe diseducativo esaudirci subito
...quando mai un papa' e una mamma hanno
sempre concesso tutto quello che i figli hanno chiesto loro
...creerebbero dei piccoli mostri
dunque Dio non ci esaudisce
subito per non rovinarci
oltre a questo motivo
Dio non ci esaudisce subito
perche' non sempre quello che gli chiediamo
ci puo' giovare
a volte chiedere la salute non viene accolta
...perche' io userei questa
per fare dei peccati
e lu se ne guarda bene
...fidiamoci di lui...sempre e comunque
col tempo capiremo
serata sacerdotale
radio maria
17 ottobre 2013
don tino
domenica 10 novembre 2013
CHIARA ...LUCE 1 e la regola delle 2 ESSE SEMPRE SI'
Questa e' chiara
...ma un'altra Chiara
e' Chiara Luce Badano
c'e anche una registrazione di 20 secondi della sua bella voce
di Chiara mi sembra di avere parlato anche ai ragazzi del catechismo
...se avessi visto questo filmato sarebbe stato bellissimo farglielo vedere
anche lei aveva 1 dritta particolare
la regola delle
2 ESSE
SEMPRE SI'
unica crisi 25 minuti
...si e' chiarita con Gesu' del perchè
e da lì non e' piu tornata indietro
"io ho tutto e posso ancora dare tanto"
"dimenticatevi di me...guardatevi negli occhi e ditevi ti voglio bene!"
suo padre ad un certo punto ha un dubbio
"Non capivo se mia figlia fingesse , lei sorrideva sempre,
allora incominciai a spiarla dal buco. della serratura
...non fingeva"
...ma un'altra Chiara
e' Chiara Luce Badano
c'e anche una registrazione di 20 secondi della sua bella voce
di Chiara mi sembra di avere parlato anche ai ragazzi del catechismo
...se avessi visto questo filmato sarebbe stato bellissimo farglielo vedere
anche lei aveva 1 dritta particolare
la regola delle
2 ESSE
SEMPRE SI'
unica crisi 25 minuti
...si e' chiarita con Gesu' del perchè
e da lì non e' piu tornata indietro
"io ho tutto e posso ancora dare tanto"
"dimenticatevi di me...guardatevi negli occhi e ditevi ti voglio bene!"
suo padre ad un certo punto ha un dubbio
"Non capivo se mia figlia fingesse , lei sorrideva sempre,
allora incominciai a spiarla dal buco. della serratura
...non fingeva"
PERCHE' PREGARE?...PER VIVERE
Bruno Forte
Lettera sulla preghiera
Mi chiedi: perché pregare? Ti rispondo: per vivere.
Sì: per vivere veramente, bisogna pregare. Perché? Perché vivere è amare: una vita senza amore non è vita. È solitudine vuota, è prigione e tristezza. Vive veramente solo chi ama: e ama solo chi si sente amato, raggiunto e trasformato dall’amore. Come la pianta che non fa sbocciare il suo frutto se non è raggiunta dai raggi del sole, così il cuore umano non si schiude alla vita vera e piena se non è toccato dall’amore. Ora, l’amore nasce dall’incontro e vive dell’incontro con l’amore di Dio, il più grande e vero di tutti gli amori possibili, anzi l’amore al di là di ogni nostra definizione e di ogni nostra possibilità. Pregando, ci si lascia amare da Dio e si nasce all’amore, sempre di nuovo. Perciò, chi prega vive, nel tempo e per l’eternità. E chi non prega? Chi non prega è a rischio di morire dentro, perché gli mancherà prima o poi l’aria per respirare, il calore per vivere, la luce per vedere, il nutrimento per crescere e la gioia per dare un senso alla vita.
Mi dici: ma io non so pregare! Mi chiedi: come pregare? Ti rispondo: comincia a dare un po’ del tuo tempo a Dio. All’inizio, l’importante non sarà che questo tempo sia tanto, ma che Tu glielo dia fedelmente. Fissa tu stesso un tempo da dare ogni giorno al Signore, e daglielo fedelmente, ogni giorno, quando senti di farlo e quando non lo senti. Cerca un luogo tranquillo, dove se possibile ci sia qualche segno che richiami la presenza di Dio (una croce, un’icona, la Bibbia, il Tabernacolo con la Presenza eucaristica…). Raccogliti in silenzio: invoca lo Spirito Santo, perché sia Lui a gridare in te "Abbà, Padre!". Porta a Dio il tuo cuore, anche se è in tumulto: non aver paura di dirGli tutto, non solo le tue difficoltà e il tuo dolore, il tuo peccato e la tua incredulità, ma anche la tua ribellione e la tua protesta, se le senti dentro.
Tutto questo, mettilo nelle mani di Dio: ricorda che Dio è Padre – Madre nell’amore, che tutto accoglie, tutto perdona, tutto illumina, tutto salva. Ascolta il Suo Silenzio: non pretendere di avere subito le risposte. Persevera. Come il profeta Elia, cammina nel deserto verso il monte di Dio: e quando ti sarai avvicinato a Lui, non cercarlo nel vento, nel terremoto o nel fuoco, in segni di forza o di grandezza, ma nella voce del silenzio sottile (cf. 1 Re 19,12). Non pretendere di afferrare Dio, ma lascia che Lui passi nella tua vita e nel tuo cuore, ti tocchi l’anima, e si faccia contemplare da te anche solo di spalle.
Ascolta la voce del Suo Silenzio. Ascolta la Sua Parola di vita: apri la Bibbia, meditala con amore, lascia che la parola di Gesù parli al cuore del tuo cuore; leggi i Salmi, dove troverai espresso tutto ciò che vorresti dire a Dio; ascolta gli apostoli e i profeti; innamorati delle storie dei Patriarchi e del popolo eletto e della chiesa nascente, dove incontrerai l’esperienza della vita vissuta nell’orizzonte dell’alleanza con Dio. E quando avrai ascoltato la Parola di Dio, cammina ancora a lungo nei sentieri del silenzio, lasciando che sia lo Spirito a unirti a Cristo, Parola eterna del Padre. Lascia che sia Dio Padre a plasmarti con tutte e due le Sue mani, il Verbo e lo Spirito Santo.
All’inizio, potrà sembrarti che il tempo per tutto questo sia troppo lungo, che non passi mai: persevera con umiltà, dando a Dio tutto il tempo che riesci a darGli, mai meno, però, di quanto hai stabilito di poterGli dare ogni giorno. Vedrai che di appuntamento in appuntamento la tua fedeltà sarà premiata, e ti accorgerai che piano piano il gusto della preghiera crescerà in te, e quello che all’inizio ti sembrava irraggiungibile, diventerà sempre più facile e bello. Capirai allora che ciò che conta non è avere risposte, ma mettersi a disposizione di Dio: e vedrai che quanto porterai nella preghiera sarà poco a poco trasfigurato.
Così, quando verrai a pregare col cuore in tumulto, se persevererai, ti accorgerai che dopo aver a lungo pregato non avrai trovato risposte alle tue domande, ma le stesse domande si saranno sciolte come neve al sole e nel tuo cuore entrerà una grande pace: la pace di essere nelle mani di Dio e di lasciarti condurre docilmente da Lui, dove Lui ha preparato per te. Allora, il tuo cuore fatto nuovo potrà cantare il cantico nuovo, e il "Magnificat" di Maria uscirà spontaneamente dalla tue labbra e sarà cantato dall’eloquenza silenziosa delle tue opere.
Sappi, tuttavia, che non mancheranno in tutto questo le difficoltà: a volte, non riuscirai a far tacere il chiasso che è intorno a te e in te; a volte sentirai la fatica o perfino il disgusto di metterti a pregare; a volte, la tua sensibilità scalpiterà, e qualunque atto ti sembrerà preferibile allo stare in preghiera davanti a Dio, a tempo "perso". Sentirai, infine, le tentazioni del Maligno, che cercherà in tutti i modi di separarti dal Signore, allontanandoti dalla preghiera. Non temere: le stesse prove che tu vivi le hanno vissute i santi prima di te, e spesso molto più pesanti delle tue. Tu continua solo ad avere fede. Persevera, resisti e ricorda che l’unica cosa che possiamo veramente dare a Dio è la prova della nostra fedeltà. Con la perseveranza salverai la tua preghiera, e la tua vita.
Verrà l’ora della "notte oscura", in cui tutto ti sembrerà arido e perfino assurdo nelle cose di Dio: non temere. È quella l’ora in cui a lottare con te è Dio stesso: rimuovi da te ogni peccato, con la confessione umile e sincera delle tue colpe e il perdono sacramentale; dona a Dio ancor più del tuo tempo; e lascia che la notte dei sensi e dello spirito diventi per te l’ora della partecipazione alla passione del Signore. A quel punto, sarà Gesù stesso a portare la tua croce e a condurti con sé verso la gioia di Pasqua. Non ti stupirai, allora, di considerare perfino amabile quella notte, perché la vedrai trasformata per te in notte d’amore, inondata dalla gioia della presenza dell’Amato, ripiena del profumo di Cristo, luminosa della luce di Pasqua.
Non avere paura, dunque, delle prove e delle difficoltà nella preghiera: ricorda solo che Dio è fedele e non ti darà mai una prova senza darti la via d’uscita e non ti esporrà mai a una tentazione senza darti la forza per sopportarla e vincerla. Lasciati amare da Dio: come una goccia d’acqua che evapora sotto i raggi del sole e sale in alto e ritorna alla terra come pioggia feconda o rugiada consolatrice, così lascia che tutto il tuo essere sia lavorato da Dio, plasmato dall’amore dei Tre, assorbito in Loro e restituito alla storia come dono fecondo. Lascia che la preghiera faccia crescere in te la libertà da ogni paura, il coraggio e l’audacia dell’amore, la fedeltà alle persone che Dio ti ha affidato e alle situazioni in cui ti ha messo, senza cercare evasioni o consolazioni a buon mercato. Impara, pregando, a vivere la pazienza di attendere i tempi di Dio, che non sono i nostri tempi, ed a seguire le vie di Dio, che tanto spesso non sono le nostre vie.
Un dono particolare che la fedeltà nella preghiera ti darà è l’amore agli altri e il senso della chiesa: più preghi, più sentirai misericordia per tutti, più vorrai aiutare chi soffre, più avrai fame e sete di giustizia per tutti, specie per i più poveri e deboli, più accetterai di farti carico del peccato altrui per completare in te ciò che manca alla passione di Cristo a vantaggio del Suo corpo, la chiesa. Pregando, sentirai come è bello essere nella barca di Pietro, solidale con tutti, docile alla guida dei pastori, sostenuto dalla preghiera di tutti, pronto a servire gli altri con gratuità, senza nulla chiedere in cambio. Pregando sentirai crescere in te la passione per l’unità del corpo di Cristo e di tutta la famiglia umana. La preghiera è la scuola dell’amore, perché è in essa che puoi riconoscerti infinitamente amato e nascere sempre di nuovo alla generosità che prende l’iniziativa del perdono e del dono senza calcolo, al di là di ogni misura di stanchezza.
Pregando, s’impara a pregare, e si gustano i frutti dello Spirito che fanno vera e bella la vita: "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Gal 5,22). Pregando, si diventa amore, e la vita acquista il senso e la bellezza per cui è stata voluta da Dio. Pregando, si avverte sempre più l’urgenza di portare il Vangelo a tutti, fino agli estremi confini della terra. Pregando, si scoprono gli infiniti doni dell’Amato e si impara sempre di più a rendere grazie a Lui in ogni cosa. Pregando, si vive. Pregando, si ama. Pregando, si loda. E la lode è la gioia e la pace più grande del nostro cuore inquieto, nel tempo e per l’eternità.
Se dovessi, allora, augurarti il dono più bello, se volessi chiederlo per te a Dio, non esiterei a domandarGli il dono della preghiera. Glielo chiedo: e tu non esitare a chiederlo a Dio per me. E per te. La pace del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con te. E tu in loro: perché pregando entrerai nel cuore di Dio, nascosto con Cristo in Lui, avvolto dal Loro amore eterno, fedele e sempre nuovo. Ormai lo sai: chi prega con Gesù e in Lui, chi prega Gesù o il Padre di Gesù o invoca il Suo Spirito, non prega un Dio generico e lontano, ma prega in Dio, nello Spirito, per il Figlio il Padre. E dal Padre, per mezzo di Gesù, nel soffio divino dello Spirito, riceverà ogni dono perfetto, a lui adatto e per lui da sempre preparato e desiderato. Il dono che ci aspetta. Che ti aspetta
Lettera sulla preghiera
Mi chiedi: perché pregare? Ti rispondo: per vivere.
Sì: per vivere veramente, bisogna pregare. Perché? Perché vivere è amare: una vita senza amore non è vita. È solitudine vuota, è prigione e tristezza. Vive veramente solo chi ama: e ama solo chi si sente amato, raggiunto e trasformato dall’amore. Come la pianta che non fa sbocciare il suo frutto se non è raggiunta dai raggi del sole, così il cuore umano non si schiude alla vita vera e piena se non è toccato dall’amore. Ora, l’amore nasce dall’incontro e vive dell’incontro con l’amore di Dio, il più grande e vero di tutti gli amori possibili, anzi l’amore al di là di ogni nostra definizione e di ogni nostra possibilità. Pregando, ci si lascia amare da Dio e si nasce all’amore, sempre di nuovo. Perciò, chi prega vive, nel tempo e per l’eternità. E chi non prega? Chi non prega è a rischio di morire dentro, perché gli mancherà prima o poi l’aria per respirare, il calore per vivere, la luce per vedere, il nutrimento per crescere e la gioia per dare un senso alla vita.
Mi dici: ma io non so pregare! Mi chiedi: come pregare? Ti rispondo: comincia a dare un po’ del tuo tempo a Dio. All’inizio, l’importante non sarà che questo tempo sia tanto, ma che Tu glielo dia fedelmente. Fissa tu stesso un tempo da dare ogni giorno al Signore, e daglielo fedelmente, ogni giorno, quando senti di farlo e quando non lo senti. Cerca un luogo tranquillo, dove se possibile ci sia qualche segno che richiami la presenza di Dio (una croce, un’icona, la Bibbia, il Tabernacolo con la Presenza eucaristica…). Raccogliti in silenzio: invoca lo Spirito Santo, perché sia Lui a gridare in te "Abbà, Padre!". Porta a Dio il tuo cuore, anche se è in tumulto: non aver paura di dirGli tutto, non solo le tue difficoltà e il tuo dolore, il tuo peccato e la tua incredulità, ma anche la tua ribellione e la tua protesta, se le senti dentro.
Tutto questo, mettilo nelle mani di Dio: ricorda che Dio è Padre – Madre nell’amore, che tutto accoglie, tutto perdona, tutto illumina, tutto salva. Ascolta il Suo Silenzio: non pretendere di avere subito le risposte. Persevera. Come il profeta Elia, cammina nel deserto verso il monte di Dio: e quando ti sarai avvicinato a Lui, non cercarlo nel vento, nel terremoto o nel fuoco, in segni di forza o di grandezza, ma nella voce del silenzio sottile (cf. 1 Re 19,12). Non pretendere di afferrare Dio, ma lascia che Lui passi nella tua vita e nel tuo cuore, ti tocchi l’anima, e si faccia contemplare da te anche solo di spalle.
Ascolta la voce del Suo Silenzio. Ascolta la Sua Parola di vita: apri la Bibbia, meditala con amore, lascia che la parola di Gesù parli al cuore del tuo cuore; leggi i Salmi, dove troverai espresso tutto ciò che vorresti dire a Dio; ascolta gli apostoli e i profeti; innamorati delle storie dei Patriarchi e del popolo eletto e della chiesa nascente, dove incontrerai l’esperienza della vita vissuta nell’orizzonte dell’alleanza con Dio. E quando avrai ascoltato la Parola di Dio, cammina ancora a lungo nei sentieri del silenzio, lasciando che sia lo Spirito a unirti a Cristo, Parola eterna del Padre. Lascia che sia Dio Padre a plasmarti con tutte e due le Sue mani, il Verbo e lo Spirito Santo.
All’inizio, potrà sembrarti che il tempo per tutto questo sia troppo lungo, che non passi mai: persevera con umiltà, dando a Dio tutto il tempo che riesci a darGli, mai meno, però, di quanto hai stabilito di poterGli dare ogni giorno. Vedrai che di appuntamento in appuntamento la tua fedeltà sarà premiata, e ti accorgerai che piano piano il gusto della preghiera crescerà in te, e quello che all’inizio ti sembrava irraggiungibile, diventerà sempre più facile e bello. Capirai allora che ciò che conta non è avere risposte, ma mettersi a disposizione di Dio: e vedrai che quanto porterai nella preghiera sarà poco a poco trasfigurato.
Così, quando verrai a pregare col cuore in tumulto, se persevererai, ti accorgerai che dopo aver a lungo pregato non avrai trovato risposte alle tue domande, ma le stesse domande si saranno sciolte come neve al sole e nel tuo cuore entrerà una grande pace: la pace di essere nelle mani di Dio e di lasciarti condurre docilmente da Lui, dove Lui ha preparato per te. Allora, il tuo cuore fatto nuovo potrà cantare il cantico nuovo, e il "Magnificat" di Maria uscirà spontaneamente dalla tue labbra e sarà cantato dall’eloquenza silenziosa delle tue opere.
Sappi, tuttavia, che non mancheranno in tutto questo le difficoltà: a volte, non riuscirai a far tacere il chiasso che è intorno a te e in te; a volte sentirai la fatica o perfino il disgusto di metterti a pregare; a volte, la tua sensibilità scalpiterà, e qualunque atto ti sembrerà preferibile allo stare in preghiera davanti a Dio, a tempo "perso". Sentirai, infine, le tentazioni del Maligno, che cercherà in tutti i modi di separarti dal Signore, allontanandoti dalla preghiera. Non temere: le stesse prove che tu vivi le hanno vissute i santi prima di te, e spesso molto più pesanti delle tue. Tu continua solo ad avere fede. Persevera, resisti e ricorda che l’unica cosa che possiamo veramente dare a Dio è la prova della nostra fedeltà. Con la perseveranza salverai la tua preghiera, e la tua vita.
Verrà l’ora della "notte oscura", in cui tutto ti sembrerà arido e perfino assurdo nelle cose di Dio: non temere. È quella l’ora in cui a lottare con te è Dio stesso: rimuovi da te ogni peccato, con la confessione umile e sincera delle tue colpe e il perdono sacramentale; dona a Dio ancor più del tuo tempo; e lascia che la notte dei sensi e dello spirito diventi per te l’ora della partecipazione alla passione del Signore. A quel punto, sarà Gesù stesso a portare la tua croce e a condurti con sé verso la gioia di Pasqua. Non ti stupirai, allora, di considerare perfino amabile quella notte, perché la vedrai trasformata per te in notte d’amore, inondata dalla gioia della presenza dell’Amato, ripiena del profumo di Cristo, luminosa della luce di Pasqua.
Non avere paura, dunque, delle prove e delle difficoltà nella preghiera: ricorda solo che Dio è fedele e non ti darà mai una prova senza darti la via d’uscita e non ti esporrà mai a una tentazione senza darti la forza per sopportarla e vincerla. Lasciati amare da Dio: come una goccia d’acqua che evapora sotto i raggi del sole e sale in alto e ritorna alla terra come pioggia feconda o rugiada consolatrice, così lascia che tutto il tuo essere sia lavorato da Dio, plasmato dall’amore dei Tre, assorbito in Loro e restituito alla storia come dono fecondo. Lascia che la preghiera faccia crescere in te la libertà da ogni paura, il coraggio e l’audacia dell’amore, la fedeltà alle persone che Dio ti ha affidato e alle situazioni in cui ti ha messo, senza cercare evasioni o consolazioni a buon mercato. Impara, pregando, a vivere la pazienza di attendere i tempi di Dio, che non sono i nostri tempi, ed a seguire le vie di Dio, che tanto spesso non sono le nostre vie.
Un dono particolare che la fedeltà nella preghiera ti darà è l’amore agli altri e il senso della chiesa: più preghi, più sentirai misericordia per tutti, più vorrai aiutare chi soffre, più avrai fame e sete di giustizia per tutti, specie per i più poveri e deboli, più accetterai di farti carico del peccato altrui per completare in te ciò che manca alla passione di Cristo a vantaggio del Suo corpo, la chiesa. Pregando, sentirai come è bello essere nella barca di Pietro, solidale con tutti, docile alla guida dei pastori, sostenuto dalla preghiera di tutti, pronto a servire gli altri con gratuità, senza nulla chiedere in cambio. Pregando sentirai crescere in te la passione per l’unità del corpo di Cristo e di tutta la famiglia umana. La preghiera è la scuola dell’amore, perché è in essa che puoi riconoscerti infinitamente amato e nascere sempre di nuovo alla generosità che prende l’iniziativa del perdono e del dono senza calcolo, al di là di ogni misura di stanchezza.
Pregando, s’impara a pregare, e si gustano i frutti dello Spirito che fanno vera e bella la vita: "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Gal 5,22). Pregando, si diventa amore, e la vita acquista il senso e la bellezza per cui è stata voluta da Dio. Pregando, si avverte sempre più l’urgenza di portare il Vangelo a tutti, fino agli estremi confini della terra. Pregando, si scoprono gli infiniti doni dell’Amato e si impara sempre di più a rendere grazie a Lui in ogni cosa. Pregando, si vive. Pregando, si ama. Pregando, si loda. E la lode è la gioia e la pace più grande del nostro cuore inquieto, nel tempo e per l’eternità.
Se dovessi, allora, augurarti il dono più bello, se volessi chiederlo per te a Dio, non esiterei a domandarGli il dono della preghiera. Glielo chiedo: e tu non esitare a chiederlo a Dio per me. E per te. La pace del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con te. E tu in loro: perché pregando entrerai nel cuore di Dio, nascosto con Cristo in Lui, avvolto dal Loro amore eterno, fedele e sempre nuovo. Ormai lo sai: chi prega con Gesù e in Lui, chi prega Gesù o il Padre di Gesù o invoca il Suo Spirito, non prega un Dio generico e lontano, ma prega in Dio, nello Spirito, per il Figlio il Padre. E dal Padre, per mezzo di Gesù, nel soffio divino dello Spirito, riceverà ogni dono perfetto, a lui adatto e per lui da sempre preparato e desiderato. Il dono che ci aspetta. Che ti aspetta
CHIARA 5 e la regola delle 3 P
...quindi dopo 4 post di Chiara
...eccola finalmente
ho fatto vedere
suo marito ,
il suo direttore spirituale,
suo papa
...adesso sentiamo lei
Chiara aveva una regola ben chiara
che aveva imparato penso ad assisi
LE 3 P
PICCOLI PASSI POSSIBILI
quando andava alla riunione dei medici
e si doveva decidere a quale settimana o giorno fare nascere Francesco prematuro
erano tutti spaesati dal suo comportamento proprio non la capivano
sembrava cambiasse idea ogni volta
ma non era cosi'
...lei attuava la regola delle 3 p
...sceglieva sempre il medico che dava un giorno in piu' rispetto agli altri
...non poteva fermare niente
...ma sceglieva di volta in volta il meglio possibile
ecco il link
...eccola finalmente
ho fatto vedere
suo marito ,
il suo direttore spirituale,
suo papa
...adesso sentiamo lei
Chiara aveva una regola ben chiara
che aveva imparato penso ad assisi
LE 3 P
PICCOLI PASSI POSSIBILI
quando andava alla riunione dei medici
e si doveva decidere a quale settimana o giorno fare nascere Francesco prematuro
erano tutti spaesati dal suo comportamento proprio non la capivano
sembrava cambiasse idea ogni volta
ma non era cosi'
...lei attuava la regola delle 3 p
...sceglieva sempre il medico che dava un giorno in piu' rispetto agli altri
...non poteva fermare niente
...ma sceglieva di volta in volta il meglio possibile
ecco il link
venerdì 8 novembre 2013
NON TEMERE
SAPETE NELLA BIBBIA
QUANTE VOLTE
C'E SCRITTA LA PAROLA NON TEMERE??
365
...OGGI GESU' TI DICE NON TEMERE
ENRICO PETRILLO MARITO DI CHIARA
QUANTE VOLTE
C'E SCRITTA LA PAROLA NON TEMERE??
365
...OGGI GESU' TI DICE NON TEMERE
ENRICO PETRILLO MARITO DI CHIARA
giovedì 7 novembre 2013
CHIARA 4
...scusate e' il quarto filmato che mando
...ma non posso non farlo
...questo e' il papa'
LA VICENDA VISTA DALLA SUA PARTE
E' ALTRETTANTO BELLA
...E' PROPRIO UNO SPETTACOLO
QUESTA CHIARA HA DETTO SI TOTALMENTE
AL PROGETTO BUONO DI DIO SU DI LEI
E SI E' FIDATA
GESU' SECONDO MARIA VALTORTA...DIO E' BUONO...BUONO TANTO
SIAMO NEGLI ULTIMI MESI DELLA VITA DI GESU'
SU DI LUI E' EMESSA LA CONDANNA DA PARTE DEL TEMPIO
E' RICERCATO IN TUTTO ISRAELE
E LUI SCAPPA IN SAMARIA
PER PREGARE E PREPARARSI
...LA' LO RAGGIUNGE MARIA SUA MADRE CON LE DONNE
...LEI SA GIA TUTTO
...E' DIMAGRITA E' SOFFERENTE
...ANCHE SE NON PARLA STA PER ANDARE ASSIEME AL FIGLIO
PER L'ULTIMA VOLTA A GERUSALEMME
PERO' PER LEI E' GIA LA MORTE ORA
RISPONDE AD UN'ALTRA MARIA
...RICORDA CHE, SE IL TUO DOLORE E' GRANDE,
UN DOLORE PIU' GRANDE DEL MIO NON C'E'
E NON CI SARA' SULLA TERRA. MAI!
RICORDATI DELLA DOLOROSA MARIA DI NAZARETH...ADDIO!
PAG 149 VOL 9 GESU SECONDO MARIA VALTORTA
...DIO E' BUONO! BUONO TANTO.
ME LO SONO DETTO OGNI GIORNO DA QUANDO SO PENSARE.
ED ORA...LO DICO OGNI ORA, OGNI ATTIMO D'ORA.
...TI HA DATO A ME POVERA FANCIULLA ELEVATA A MADRE DEL SUO VERBO INCARNATO
...E QUESTA GIOIA DI POTERTI DIRE FIGLIO, O MIO ADORATO SIGNORE, E' TANTA CHE NON DOVREBBE
IL PIANTO CADER DAL MIO CIGLIO PER MARTIRIO ALCUNO, SE PERFETTA IO FOSSI COME TU INSEGNI.
MA SONO UNA POVERA DONNA , FIGLIO MIO!
E TU SEI LA MIA CREATURA, E SA?...FIGLIO MIO, SOCCORRI LA TUA SERVA
...CERTO ERA ANCORA IN ME SUPERBIA QUANDO PENSAVO DI ESSERE FORTE
...MA ALLORA ERA ANCORA LONTANO IL TEMPO...ORA E' QUI...LO SENTO SOCCORRIMI, GESU' MIO DIO!
CERTO, SE DIO MI LASCIA SOFFRIRE COSI', E' PER FINE DI BONTA' PER ME.
PERCHE' SE VOLESSE , POTREBBE NON FARMI SOFFRIRE DI CIO' CHE ACCADE
...EGLI TI HA PUR FORMATO NEL SENO MIO COSI'!...COME ... NON VI E' PARAGONE
A DIR COME TU TI SEI FATTO
...MA VUOLE CHE IO SOFFRA...E NE SIA BENEDETTO...SEMPRE.
MA TU AIUTAMI, GESU'.
AIUTATEMI TUTTI...TUTTI...PERCHE' E' UN COSI' AMARO MARE QUELLO IN CUI IO MI DISSETO..."
PAG. 150 VOL 9 GESU' SECONDO MARIA VALTORTA
ARRIVO SUBITO AL PUNTO
QUESTA PREGHIERA ED IL CONTESTO A ME PIACE TANTO
MARIA E' UMANA
...DICE CHE STA SOFFRENDO
COME NESSSUN'ALTRA DONNA SOFFRIRA' MAI
E DA' UNA RISPOSTA CHE DENOTA LA SUA PSICOLOGIA
IL SUO MODO DI PENSARE
...UN TOTALE AFFIDAMENTO
LEI DICE SE DIO VUOLE PUO' TIRARMI VIA QUESTO DOLORE
VISTO CHE LO HA GIA FATTO NELLA NASCITA DI GESU'
...HA DELLE PROVE CONCRETE...UMANAMENTE UN PARTO E' DOLOROSO
LO SA...ECCO LA PROVA...SE DIO PERMETTE QUESTO DOLORE
E' PERCHE' NE RICAVERA' FRUTTO ENORME
...SE NON LO FA'...VUOLE DIRE CHE HA UN SENSO
QUINDI ???
DIO E' BUONO ...E' TANTO BUONO
INOLTRE PUNTO SECONDO
C'E UN ACCELERAZIONE NELLA PREGHIERA
PRIMA DICE NON E' PASSATO GIORNO DA QUANDO HO LA RAGIONE
CHE NON L'ABBIA DETTO
ADESSO CHE E' IN TOTALE PROVA
NON PASSA ATTIMO
...E' COME LA PREGHIERA INCESSANTE DEL PELLEGRINO RUSSO
...DIO E' BUONO...E' TANTO BUONO
...CAPIVA??
...NO ...NON CAPIVA...MA SI FIDAVA!!!
GRAZIE MARIA
IO MI FIDO
...PERCHE' TU TI SEI FIDATA
...CHE BELLO USARE
DIO E' BUONO...E' TANTO BUONO!
SU DI LUI E' EMESSA LA CONDANNA DA PARTE DEL TEMPIO
E' RICERCATO IN TUTTO ISRAELE
E LUI SCAPPA IN SAMARIA
PER PREGARE E PREPARARSI
...LA' LO RAGGIUNGE MARIA SUA MADRE CON LE DONNE
...LEI SA GIA TUTTO
...E' DIMAGRITA E' SOFFERENTE
...ANCHE SE NON PARLA STA PER ANDARE ASSIEME AL FIGLIO
PER L'ULTIMA VOLTA A GERUSALEMME
PERO' PER LEI E' GIA LA MORTE ORA
RISPONDE AD UN'ALTRA MARIA
...RICORDA CHE, SE IL TUO DOLORE E' GRANDE,
UN DOLORE PIU' GRANDE DEL MIO NON C'E'
E NON CI SARA' SULLA TERRA. MAI!
RICORDATI DELLA DOLOROSA MARIA DI NAZARETH...ADDIO!
PAG 149 VOL 9 GESU SECONDO MARIA VALTORTA
...DIO E' BUONO! BUONO TANTO.
ME LO SONO DETTO OGNI GIORNO DA QUANDO SO PENSARE.
ED ORA...LO DICO OGNI ORA, OGNI ATTIMO D'ORA.
...TI HA DATO A ME POVERA FANCIULLA ELEVATA A MADRE DEL SUO VERBO INCARNATO
...E QUESTA GIOIA DI POTERTI DIRE FIGLIO, O MIO ADORATO SIGNORE, E' TANTA CHE NON DOVREBBE
IL PIANTO CADER DAL MIO CIGLIO PER MARTIRIO ALCUNO, SE PERFETTA IO FOSSI COME TU INSEGNI.
MA SONO UNA POVERA DONNA , FIGLIO MIO!
E TU SEI LA MIA CREATURA, E SA?...FIGLIO MIO, SOCCORRI LA TUA SERVA
...CERTO ERA ANCORA IN ME SUPERBIA QUANDO PENSAVO DI ESSERE FORTE
...MA ALLORA ERA ANCORA LONTANO IL TEMPO...ORA E' QUI...LO SENTO SOCCORRIMI, GESU' MIO DIO!
CERTO, SE DIO MI LASCIA SOFFRIRE COSI', E' PER FINE DI BONTA' PER ME.
PERCHE' SE VOLESSE , POTREBBE NON FARMI SOFFRIRE DI CIO' CHE ACCADE
...EGLI TI HA PUR FORMATO NEL SENO MIO COSI'!...COME ... NON VI E' PARAGONE
A DIR COME TU TI SEI FATTO
...MA VUOLE CHE IO SOFFRA...E NE SIA BENEDETTO...SEMPRE.
MA TU AIUTAMI, GESU'.
AIUTATEMI TUTTI...TUTTI...PERCHE' E' UN COSI' AMARO MARE QUELLO IN CUI IO MI DISSETO..."
PAG. 150 VOL 9 GESU' SECONDO MARIA VALTORTA
ARRIVO SUBITO AL PUNTO
QUESTA PREGHIERA ED IL CONTESTO A ME PIACE TANTO
MARIA E' UMANA
...DICE CHE STA SOFFRENDO
COME NESSSUN'ALTRA DONNA SOFFRIRA' MAI
E DA' UNA RISPOSTA CHE DENOTA LA SUA PSICOLOGIA
IL SUO MODO DI PENSARE
...UN TOTALE AFFIDAMENTO
LEI DICE SE DIO VUOLE PUO' TIRARMI VIA QUESTO DOLORE
VISTO CHE LO HA GIA FATTO NELLA NASCITA DI GESU'
...HA DELLE PROVE CONCRETE...UMANAMENTE UN PARTO E' DOLOROSO
LO SA...ECCO LA PROVA...SE DIO PERMETTE QUESTO DOLORE
E' PERCHE' NE RICAVERA' FRUTTO ENORME
...SE NON LO FA'...VUOLE DIRE CHE HA UN SENSO
QUINDI ???
DIO E' BUONO ...E' TANTO BUONO
INOLTRE PUNTO SECONDO
C'E UN ACCELERAZIONE NELLA PREGHIERA
PRIMA DICE NON E' PASSATO GIORNO DA QUANDO HO LA RAGIONE
CHE NON L'ABBIA DETTO
ADESSO CHE E' IN TOTALE PROVA
NON PASSA ATTIMO
...E' COME LA PREGHIERA INCESSANTE DEL PELLEGRINO RUSSO
...DIO E' BUONO...E' TANTO BUONO
...CAPIVA??
...NO ...NON CAPIVA...MA SI FIDAVA!!!
GRAZIE MARIA
IO MI FIDO
...PERCHE' TU TI SEI FIDATA
...CHE BELLO USARE
DIO E' BUONO...E' TANTO BUONO!
DON GIUSEPPE
A PIACENZA C'E STATA UNA FIACCOLATA
CONTRO LA PROSTITUZIONE
ECCO UN CONSACRATO DI PIACENZA
LO CONOSCO PERCHE'
DA PICCOLO HO FATTO LO SCOUT
SULL'APPENNINO PARMENSE CON LUI
E POI E' STATO ANCHE IN S. ANNA LA MIA PARROCCHIA
DELL'INFANZIA
IL SIGNORE GLI HA DATO UNA GRAZIA
...QUELLA DI VEDERE
I RISULTATI DEL SUO LAVORO
GIA SU QUESTA TERRA
ASSIEME AI VOLONTARI
100 PROSTITUTE USCITE DAL GIRO
IN 15 ANNI
...GRAZIE DON GIUSEPPE
CONTRO LA PROSTITUZIONE
ECCO UN CONSACRATO DI PIACENZA
LO CONOSCO PERCHE'
DA PICCOLO HO FATTO LO SCOUT
SULL'APPENNINO PARMENSE CON LUI
E POI E' STATO ANCHE IN S. ANNA LA MIA PARROCCHIA
DELL'INFANZIA
IL SIGNORE GLI HA DATO UNA GRAZIA
...QUELLA DI VEDERE
I RISULTATI DEL SUO LAVORO
GIA SU QUESTA TERRA
ASSIEME AI VOLONTARI
100 PROSTITUTE USCITE DAL GIRO
IN 15 ANNI
...GRAZIE DON GIUSEPPE
La carità sta al vertice della perfezione
Per mortificare i vizi , per avanzare nella grazia ,
per conseguire la perfezione assoluta ,
non si può dire nulla di meglio ,
ne si può pensare cosa più utile della carità.
La carità ha tanta forza che essa sola chiude l'inferno ,
apre il paradiso ,
sola da la speranza della salute,
sola rende grati a Dio.
È di tanto valore che essa tra le altre
è detta la virtù per antonomasia ;
chi ha la carità è ricco abbastanza ,
e beato; chi non l'ha è povero ,
misero e infelice.
Dagli opuscoli mistici di San Bonaventura vescovo
18 novembre ufficio delle letture
beata salomea di Cracovia, vergine
per conseguire la perfezione assoluta ,
non si può dire nulla di meglio ,
ne si può pensare cosa più utile della carità.
La carità ha tanta forza che essa sola chiude l'inferno ,
apre il paradiso ,
sola da la speranza della salute,
sola rende grati a Dio.
È di tanto valore che essa tra le altre
è detta la virtù per antonomasia ;
chi ha la carità è ricco abbastanza ,
e beato; chi non l'ha è povero ,
misero e infelice.
Dagli opuscoli mistici di San Bonaventura vescovo
18 novembre ufficio delle letture
beata salomea di Cracovia, vergine
LA CHIAVE SBAGLIATA PUO' APRIRE UNA PORTA?
E ALLORA MI RISPONDA A QUESTA DOMANDA
SE IL CRISTIANESIMO E' ILLUSIONE
E L'ATEISMO E' REALTA'
...COME MAI CHI SEGUE L'ILLUSIONE E' SERENO
ANCHE QUANDO E' NELLA SOFFERENZA
...E RISOLVE IL PROBLEMA DELLA VITA.
E CHI STA' NELLA VERITA' FALLISCE??
LE SEMBRA RAGIONEVOLE TUTTO QUESTO??
LE SEMBRA RAGIONEVOLE CHE CON UNA CHIAVE
SBAGLIATA SI RIESCA AD APRIRE UNA PORTA
E CON UNA GIUSTA...NON SI RIESCA??
DIALOGO CON UNA GIORNALISTA
IN MERITO ALLA RAZIONALITA' DELL'ATEISMO
...DON LUIGI GIUSSANI
E' RAGIONEVOLE COLUI CHE SOTTOMETTE
LA RAGIONE
ALL'ESPERIENZA
DIALOGO TRA GIUSSANI E GUITTON
DAL LIBRO
VITA DI DON GIUSSANI
DI ALBERTO SAVORANA
SE IL CRISTIANESIMO E' ILLUSIONE
E L'ATEISMO E' REALTA'
...COME MAI CHI SEGUE L'ILLUSIONE E' SERENO
ANCHE QUANDO E' NELLA SOFFERENZA
...E RISOLVE IL PROBLEMA DELLA VITA.
E CHI STA' NELLA VERITA' FALLISCE??
LE SEMBRA RAGIONEVOLE TUTTO QUESTO??
LE SEMBRA RAGIONEVOLE CHE CON UNA CHIAVE
SBAGLIATA SI RIESCA AD APRIRE UNA PORTA
E CON UNA GIUSTA...NON SI RIESCA??
DIALOGO CON UNA GIORNALISTA
IN MERITO ALLA RAZIONALITA' DELL'ATEISMO
...DON LUIGI GIUSSANI
E' RAGIONEVOLE COLUI CHE SOTTOMETTE
LA RAGIONE
ALL'ESPERIENZA
DIALOGO TRA GIUSSANI E GUITTON
DAL LIBRO
VITA DI DON GIUSSANI
DI ALBERTO SAVORANA
martedì 5 novembre 2013
CHIARA 1
QUESTA E' LA STORIA DI
UNA RAGAZZA CHIARA CORBELLA
...HO LETTO IL LIBRO
ALLEGO VIDEO
SE VI PIACE NE MANDO ALTRI DA VEDERE
A SEGUIRE
UNA RAGAZZA CHIARA CORBELLA
...HO LETTO IL LIBRO
ALLEGO VIDEO
SE VI PIACE NE MANDO ALTRI DA VEDERE
A SEGUIRE
DIO NON ESISTE...SI MA ANCHE IL BARBIERE NON ESISTE!!!
ECCO IL COLLEGAMENTO
DI QUESTO VIDEO BASTA CLICCARE SOTTO
...GRAZIE ALLA ROBY E A MARIA
DI QUESTO VIDEO BASTA CLICCARE SOTTO
...GRAZIE ALLA ROBY E A MARIA
domenica 3 novembre 2013
L'ULTIMA CIMA...ED IL PIANO A + B PER ESSERE SEMPRE GIOIOSI
non ho ancora visto il film
...mi sono dimenticato
..ma ho visto la recensione...che vi allego
...inoltre non ho capito chi la scrive
non so se e' Juan Manuel Cotelo
....che sarebbe il regista
...ma e' la pura verita'
...ed e' per me l'unica strada
..che al momento garantisce
tutto quello che promette
"...l'ho sperimentata soprattutto nel perdono"
e poi mi sono fermato li'...già dava gioia
...la sottoscrivo
...con grande GIOIA
...pero' mi chiedo...ma io conosco diverse persone che credono in Cristo
e diverse persone che non lo hanno ancora incontrato
...pero' in molti non vedo la gioia...perche??
...ancora non l'ho capito
...quello che penso ...per quelli che hanno fede...perche' degli altri
...e beh gli manca proprio la sostanza per iniziare...ad essere nella gioia
...e fanno una fatica ...ma una fatica...lo so' perche' al punto A
mi sono fermato tanto...quindi non e' un sentito dire
l'ho proprio sperimentato
...ma quelli che hanno fede...perche' non hanno gioia...che tiene??
...forse non hanno ancora detto si...completamente a cristo??
...forse non si sono ancora arresi del tutto a cristo??
...forse hanno detto si all'emozione quando lo hanno incontrato e poi hanno rallentato??
...ma potrei sbagliarmi...anzi gia dicendo una cosa cosi di getto
puo' essere pericoloso
...anche io come quel tale ...la prima idea che mi viene e' sempre pericolosa
...e poi me ne pento.
...pero' direi che...
...no non la dico!!!
...ci penso su ancora un po!!!
...magari la confermo piu avanti, o magari la cambio in corsa
devo guardare un po di piu la realta',
per avere la conferma
...cioe' devo vivere di piu con le anime
di chi mi sta accanto
ecco il piano A ...e poi ci sara il piano B
...sembra la pubblicita' di uno yogurt
...ma non e' cosi'
e' molto di piu'
...e' la tua vita
...se hai la voglia di provare una strada nuova
...ti conviene
un abbracciooooo
Si può essere sempre gioiosi? (Piano A)
12 settembre 2013 alle ore 3.03Juan Manuel Cotelo, "Infinito+Uno" (25/02/2013)
Ho il sospetto che qualche volta ci siamo fatti la stessa domanda che mi ha posto Amparo, attraverso Internet. Come essere felici senza rimanere ciechi o sordi alla realtà? Si può forse essere felici dopo aver letto il giornale in un giorno qualsiasi, o dopo aver ascoltato o visto un telegiornale? Truffe, disoccupazione, tradimenti, omicidi, guerre, vendette, risentimenti... sono la sintesi di tante notizie, tutti i giorni, ogni giorno. Basterebbe la notizia "padre e madre, aiutati da un team di medici e legislatori, decidono di porre fine alla vita del bambino che hanno generato" per togliere il sorriso a chiunque. E tutti i giorni accade un milione di volte. Basta un'occhiata alla spazzatura che abbiamo nel cuore per toglierci ogni voglia di sorridere. L'esame coraggioso e onesto della propria coscienza rivela con chiarezza e precisione, in modo immediato, le carenze personali e il pozzo d'egoismo che ben conosciamo ma che vorremmo ignorare. Sì... questa diagnosi può togliere qualsiasi felicità. Se ai nostri peccati sommiamo la tristezza generata dalla malattia, dalla solitudine e dalla morte... potremmo facilmente cadere nella tentazione della tristezza, dicendo che la felicità... non è possibile. Gulp!
Tuttavia... vogliamo essere felici! E ci sono proposte in tal senso. Sono di due tipi. La prima si chiama "evasione". È la formula di felicità che ci offrono sempre gli annunci pubblicitari, le canzoni, gli spettacoli e i film. Se vuoi la felicità, evadi dalla realtà di oggi e acquistane una nuova. Così come si cambia un telefono, un vestito, un'auto... puoi cambiare tutto quello che non ti piace. Non ti piace il tuo corpo? Acquistane uno nuovo. I tuoi genitori ti fanno soffrire? Puoi allontanarti da loro lasciandoli all'ospizio. È la malattia di tuo figlio che ti impedisce di essere felice? Abortiscilo. Non ha senso soffrire, potendo fuggire dalla sofferenza. Fuggi!
Chiunque di noi abbia provato questa ricetta... ha dimostrato che può funzionare efficacemente, ma solo per un po'. Fuggi da ciò che ti logora... ti droghi con una dose di felicità... e sei felice! Ma... oh, oh... il peso della verità è troppo grande. Un milione di bugie non riescono ad annullare la verità. E prima o poi... proprio come quel maledetto difetto che ho coperto tante volte con successo... ci sarà un nuovo terremoto a danno della mia felicità. Andiamo avanti così, a forza di droghe con effetti di breve durata, finché la disperazione ha la meglio... e decidiamo di lasciarci vincere definitivamente dalla tristezza, che è più forte di tutte le droghe che abbiamo a portata di mano.
Conclusione del piano A: NON FUNZIONA. Non si può essere felici fuggendo dalla realtà, evitando i problemi. Prima o poi, vince la disperazione. È questione di tempo.
Ma... attenzione! C'è un piano B! Quando sembra che tutto è perduto, che sono un caso senza soluzione e che il mondo intero è un grande letamaio decorato con musica festaiola... Qualcuno propone un piano per la mia felicità, che non ha una data di scadenza, ma promette la felicità eterna! A priori sembra una follia, la paranoia di un tarato intellettuale. Tuttavia, non abbiamo nulla da perdere se l'ascoltiamo, solo provare e, se non funziona, lasciarlo nel cestino insieme al piano A. Diamogli una possibilità. Il candidato alla follia ci dice quanto segue: (continua nel prossimo post... così creiamo po' di suspense per il piano B...)
ed ecco il piano B
Si può essere sempre gioiosi? (2° parte: il Piano B)
13 settembre 2013 alle ore 9.56Juan Manuel Cotelo, "Infinito+Uno" (01/03/2013)
Nel post precedente abbiamo visto che il "piano A" per conquistare la felicità funziona... ma le sue batterie si consumano presto. C'è un piano B! E promette la felicità eterna! A priori sembra folle, ma... ascoltiamo la proposta:
Siamo stati disegnati per godere della felicità, della verità, della bontà e della bellezza e, quindi, tutto il nostro essere si ribella contro ciò che è triste, falso, malvagio e brutto. Se il piano A propone la fuga dai problemi, il Piano B propone giusto il contrario: quando si presenta un ostacolo alla felicità, affrontalo frontalmente, con gli occhi aperti, anche se ti tremano le gambe. Stai andando a vincere, perché sei più forte di qualsiasi minaccia, compresa la minaccia di morte. Sì... siamo più forti... perché siamo figli di Dio! Di Dio! Di Dio! Lo ripeto con il punto esclamativo, perché è la grande verità della nostra vita: siamo figli di Dio! E nostro padre non è solo Dio, ma è l'unico Dio possibile e credibile: un Dio buono.
Tutti i nostri problemi nell'essere felici provengono da una sola causa: la nostra mancanza di fiducia in Lui. Abbiamo voluto essere felici senza seguire il tracciato del GPS perfetto che Dio ha messo, come marchio di fabbrica, in ognuno di noi... e restiamo sempre lì. Abbiamo triturato i 10 comandamenti... sostituendoli con una serie infinita di percorsi sbagliati. Abbiamo messo condizioni e limiti all'amore... e ne vediamo il risultato. Non funziona, finisce, si rompe. Invece, l'amore che Dio ci offre e ci propone di offrire agli altri è eterno, incondizionato, senza limiti. Proprio perché è incondizionato, non è mai troppo tardi né troppo presto per riceverlo e per donarlo. Anche se uno accumula tonnellate di odio, paura, tristezza e tutti i tipi di peccati orribili... può godere la pace che dà solo l'amore, oggi. Poiché nostro Padre, Dio, non ci guarda mai come un giudice severo, ma con amore. E il suo amore non costa un centesimo, a differenza del piano A. Questa felicità si compra con tre parole che devono scaturire da un cuore libero. Ecco la prima: "perdono".
Avvertimento per gli inesperti: non ti stupire se nel momento in cui ti disponi a chiedere "perdono" sperimenti una pressione interna opprimente, che ti impedisce di parlare. Succede a tutti noi. Allo stesso tempo, sentirai un enorme desiderio di pronunciare quella parola. Tranquillo. È iniziato il primo assalto nel combattimento per la tua felicità, un braccio di ferro interno, capace di toglierti il sonno. Tutto si scioglie nella conquista di un istante d'amore. Chiedi "perdono" una sola volta e ti togli di dosso quel peso che oggi ti impedisce di essere felice. Dillo, coraggio! Dillo... oggi, ora, subito. E se le tue labbra non possono aprirsi... basta un gesto, una sola lacrima di pentimento, per ottenere il perdono che cerchi. Mettiti difronte alla persona che hai offeso... e parla o piangi. La ricetta funziona nel cento per cento dei casi. Sia che l'altra persona ti perdoni... come fa sempre Dio... sia che non ti perdoni. Inizierai ad essere libero, basta dire "perdono". Garantito.
Nel caso sia tu quello che deve perdonare... sperimenterai la stessa pressione per dire "ti perdono". Ma non dubitare neanche per una frazione di secondo. Se vuoi essere felice, prima ancora di sentire la richiesta di perdono, perdona. Addirittura, prima ancora che ti offendano, perdona. Sì, prima! Respingi con forza gli argomenti che ti impediscono di perdonare. Perché ti impediscono di essere felice! Se perdoni, sei libero. Altrimenti, sei schiavo. Scegli il perdono. Prima, durante e poi, scegli il perdono. Gratuitamente.
La seconda parola efficace, dopo "perdono" è "grazie". Iniziamo a ringraziare per tutto... e tutti. E saremo più felici. Non siamo così ottusi da pensare che abbiamo conquistato da soli ciò che siamo o che possediamo. Non è vero. Acquistiamo forse la nostra vita, la nostra intelligenza, la nostra capacità di ridere, piangere, immaginare, respirare, sentire...? Tutto ci è stato regalato, tutto senza eccezioni. Compreso il denaro che maneggiamo. Sì, è vero, lo abbiamo guadagnato con fatica. Ma... non è stato forse un regalo la nostra capacità di lavorare? Non siamo frutto del caso, non ci convince chi dice che veniamo dal nulla, o da uno strano incidente senza causa o direzione. Tutto il nostro essere si ribella difronte a una tale assurdità intellettuale. E non abbiamo ringraziato ancora, per la vita? Perché questa arroganza? Se ringraziamo l'Autore della tua vita... l'Autore della vita ci sorriderà. DiamoGli questa gioia, reagiamo al Suo costante sguardo di amore su noi, i Suoi figli. Non accusiamoLo di nessun male che ci è capitato... perché nessun male procede da Lui. Nessuno. Chiamiamo "cattivo" ciò che merita questo attributo. Ma non siamo così ingiusti da definire "cattivo" il buono del film. Può anche accadere che chiamiamo "cattive" realtà ottime per noi. E che chiamiamo "buone" realtà pessime. La vicinanza con Dio e la conoscenza del Suo cuore ci permette di scoprire, poco a poco, la grande ingiustizia di chiamare "cattivo" il più buono di tutti, il solo che ci dà la possibilità di amare, e quindi, di crescere.
Se ci costa ringraziarLo per le cose che percepiamo essere cattive, iniziamo a ringraziare per quelle che percepiamo come buone. Non si ammette una risposta in bianco. Ci sono cose buone dentro e intorno a noi. Possiamo vederle se apriamo gli occhi alla bellezza e alla bontà della nostra vita. Diamo grazie per il grande e il piccolo. A Dio e a coloro che Dio mette al nostro fianco. I nostri genitori, fratelli, figli, insegnanti, ai compagni di vita che durano o che passano. Saremo felici e renderemo felici gli altri. La parola "grazie" funziona.
Infine, la terza parola magica per conquistare la felicità è: "aiutami". E costa dire anche questa! Perché preferiamo ottenere le cose senza dovere nulla a nessuno. Chiediamo "aiuto" a Dio... e aspettiamo. Affrettiamoci a dirlo... ma restiamo pazienti nell'ottenere una risposta. Il dono dell'aiuto di Dio è in viaggio. Dovrà superare ostacoli, a partire dalla nostra mancanza di fiducia. Ma arriverà. Lungo la strada, dovrà vincere anche chi si impegna a far sì che Dio non entri nella nostra vita. Sì... sembra fantascienza... ma è vero. Ci sono quelli che tentano di non farci arrivare l'aiuto di Dio. Ma... si sfiniranno per lo sforzo. Vinceremo. Piuttosto, Dio vincerà in noi. Ci conquisterà, ci vincerà per Sé. Torneremo fra le Sue braccia, con pochissimo sforzo da parte nostra. Basta chiederlo.
Non siamo soli in questa lotta per riconquistare la felicità perduta. Abbiamo l'aiuto invisibile che possiamo però sentire nel cuore in modo ineffabile, della nostra Madre Celeste, chiamata Maria, con cui possiamo parlare in questo istante anche se non l'abbiamo fatto prima. Inoltre, anche quello di una legione di angeli buoni, la cui missione sei tu, sono io. Insieme a loro, innumerevoli santi, persone qualunque, né migliori né peggiori, che hanno però già testato la ricetta e godono la felicità eterna, come noi la godremo molto presto. Oltretutto, abbiamo persone vicine che, per volontà di Dio, rappresentano e offrono gratuitamente l'amore di Dio sulla terra. Si chiamano sacerdoti e sono di tutti i tipi: giovani e anziani, brillanti e goffi, simpatici e burberi, magri e grassi, calvi e capelloni. Tutti, portatori di Dio senza alcun merito, come dono gratuito di Dio a noi, i suoi figli. Quando in un sacerdote vediamo Gesù Cristo, abbiamo fatto centro.
Possiamo usare tutto questo aiuto... o prescindere da esso. Siamo liberi. Dio non ci costringe neanche ad amarLo. Ci supplica. Vuole solo servirci, se Lo lasciamo fare. La tua felicità... da oggi, è nelle tue mani. Il consiglio è chiaro: non continuare da solo, con le tue forze, perché si esauriranno. Lascia che Dio stesso, incarnato in Cristo, vivo oggi con te, ti porti per mano verso la tua felicità. Non devi cercarLo né in modo etereo, astratto, poetico o filosofico. Una persona viva, la si cerca tra i vivi e le si parla. CercaLo nel luogo dove Lui stesso ha detto di essere presente, non immaginarti un altro luogo. Se Lui stesso ha detto che è nell'Eucaristia, nella Messa... cercaLo lì. E cercaLo, anche, negli altri, in coloro che soffrono accanto a te. Perché ha anche detto: "Ogni volta che darete il cibo a un affamato, lo darete a Me." Insieme a te ci sono così tante persone affamate d'amore... che se lo doni loro, stai amando Dio stesso, stai adempiendo al più grande dei Suoi Comandamenti. Se vediamo Cristo nell'altro... chiunque sia... Lo troveremo.
E come reagire adesso difronte alle notizie di guerre, aborti, suicidi, povertà, corruzione...? La cosa migliore è smettere di perdere tempo in analisi o lamentele... e passare all'azione. Smettiamola di essere spettatori della sofferenza altrui e nostra, per diventare protagonisti e prendere le redini della realtà. Smettiamo di parlare di amore e cominciamo ad amare. Passiamo dall'esame di coscienza al proposito di fare ammenda. Passiamo dal giudicare gli altri, il mondo e noi stessi... e cominciamo a conquistare la felicità oggi, ora, con me.
Sintesi dei due post: si può essere sempre felici? Mettiamo alla prova il piano... e cancelliamo ogni dubbio con la pratica. La mia felicità, la tua felicità, la sua felicità... a distanza di tre semplici parole, riunite in una conclusione: "ti voglio bene".
https://www.facebook.com/pages/LUltima-Cima-Italia/483354971729569
...mi sono dimenticato
..ma ho visto la recensione...che vi allego
...inoltre non ho capito chi la scrive
non so se e' Juan Manuel Cotelo
....che sarebbe il regista
...ma e' la pura verita'
...ed e' per me l'unica strada
..che al momento garantisce
tutto quello che promette
"...l'ho sperimentata soprattutto nel perdono"
e poi mi sono fermato li'...già dava gioia
...la sottoscrivo
...con grande GIOIA
...pero' mi chiedo...ma io conosco diverse persone che credono in Cristo
e diverse persone che non lo hanno ancora incontrato
...pero' in molti non vedo la gioia...perche??
...ancora non l'ho capito
...quello che penso ...per quelli che hanno fede...perche' degli altri
...e beh gli manca proprio la sostanza per iniziare...ad essere nella gioia
...e fanno una fatica ...ma una fatica...lo so' perche' al punto A
mi sono fermato tanto...quindi non e' un sentito dire
l'ho proprio sperimentato
...ma quelli che hanno fede...perche' non hanno gioia...che tiene??
...forse non hanno ancora detto si...completamente a cristo??
...forse non si sono ancora arresi del tutto a cristo??
...forse hanno detto si all'emozione quando lo hanno incontrato e poi hanno rallentato??
...ma potrei sbagliarmi...anzi gia dicendo una cosa cosi di getto
puo' essere pericoloso
...anche io come quel tale ...la prima idea che mi viene e' sempre pericolosa
...e poi me ne pento.
...pero' direi che...
...no non la dico!!!
...ci penso su ancora un po!!!
...magari la confermo piu avanti, o magari la cambio in corsa
devo guardare un po di piu la realta',
per avere la conferma
...cioe' devo vivere di piu con le anime
di chi mi sta accanto
ecco il piano A ...e poi ci sara il piano B
...sembra la pubblicita' di uno yogurt
...ma non e' cosi'
e' molto di piu'
...e' la tua vita
...se hai la voglia di provare una strada nuova
...ti conviene
un abbracciooooo
Si può essere sempre gioiosi? (Piano A)
12 settembre 2013 alle ore 3.03Juan Manuel Cotelo, "Infinito+Uno" (25/02/2013)
Ho il sospetto che qualche volta ci siamo fatti la stessa domanda che mi ha posto Amparo, attraverso Internet. Come essere felici senza rimanere ciechi o sordi alla realtà? Si può forse essere felici dopo aver letto il giornale in un giorno qualsiasi, o dopo aver ascoltato o visto un telegiornale? Truffe, disoccupazione, tradimenti, omicidi, guerre, vendette, risentimenti... sono la sintesi di tante notizie, tutti i giorni, ogni giorno. Basterebbe la notizia "padre e madre, aiutati da un team di medici e legislatori, decidono di porre fine alla vita del bambino che hanno generato" per togliere il sorriso a chiunque. E tutti i giorni accade un milione di volte. Basta un'occhiata alla spazzatura che abbiamo nel cuore per toglierci ogni voglia di sorridere. L'esame coraggioso e onesto della propria coscienza rivela con chiarezza e precisione, in modo immediato, le carenze personali e il pozzo d'egoismo che ben conosciamo ma che vorremmo ignorare. Sì... questa diagnosi può togliere qualsiasi felicità. Se ai nostri peccati sommiamo la tristezza generata dalla malattia, dalla solitudine e dalla morte... potremmo facilmente cadere nella tentazione della tristezza, dicendo che la felicità... non è possibile. Gulp!
Tuttavia... vogliamo essere felici! E ci sono proposte in tal senso. Sono di due tipi. La prima si chiama "evasione". È la formula di felicità che ci offrono sempre gli annunci pubblicitari, le canzoni, gli spettacoli e i film. Se vuoi la felicità, evadi dalla realtà di oggi e acquistane una nuova. Così come si cambia un telefono, un vestito, un'auto... puoi cambiare tutto quello che non ti piace. Non ti piace il tuo corpo? Acquistane uno nuovo. I tuoi genitori ti fanno soffrire? Puoi allontanarti da loro lasciandoli all'ospizio. È la malattia di tuo figlio che ti impedisce di essere felice? Abortiscilo. Non ha senso soffrire, potendo fuggire dalla sofferenza. Fuggi!
Chiunque di noi abbia provato questa ricetta... ha dimostrato che può funzionare efficacemente, ma solo per un po'. Fuggi da ciò che ti logora... ti droghi con una dose di felicità... e sei felice! Ma... oh, oh... il peso della verità è troppo grande. Un milione di bugie non riescono ad annullare la verità. E prima o poi... proprio come quel maledetto difetto che ho coperto tante volte con successo... ci sarà un nuovo terremoto a danno della mia felicità. Andiamo avanti così, a forza di droghe con effetti di breve durata, finché la disperazione ha la meglio... e decidiamo di lasciarci vincere definitivamente dalla tristezza, che è più forte di tutte le droghe che abbiamo a portata di mano.
Conclusione del piano A: NON FUNZIONA. Non si può essere felici fuggendo dalla realtà, evitando i problemi. Prima o poi, vince la disperazione. È questione di tempo.
Ma... attenzione! C'è un piano B! Quando sembra che tutto è perduto, che sono un caso senza soluzione e che il mondo intero è un grande letamaio decorato con musica festaiola... Qualcuno propone un piano per la mia felicità, che non ha una data di scadenza, ma promette la felicità eterna! A priori sembra una follia, la paranoia di un tarato intellettuale. Tuttavia, non abbiamo nulla da perdere se l'ascoltiamo, solo provare e, se non funziona, lasciarlo nel cestino insieme al piano A. Diamogli una possibilità. Il candidato alla follia ci dice quanto segue: (continua nel prossimo post... così creiamo po' di suspense per il piano B...)
ed ecco il piano B
Si può essere sempre gioiosi? (2° parte: il Piano B)
13 settembre 2013 alle ore 9.56Juan Manuel Cotelo, "Infinito+Uno" (01/03/2013)
Nel post precedente abbiamo visto che il "piano A" per conquistare la felicità funziona... ma le sue batterie si consumano presto. C'è un piano B! E promette la felicità eterna! A priori sembra folle, ma... ascoltiamo la proposta:
Siamo stati disegnati per godere della felicità, della verità, della bontà e della bellezza e, quindi, tutto il nostro essere si ribella contro ciò che è triste, falso, malvagio e brutto. Se il piano A propone la fuga dai problemi, il Piano B propone giusto il contrario: quando si presenta un ostacolo alla felicità, affrontalo frontalmente, con gli occhi aperti, anche se ti tremano le gambe. Stai andando a vincere, perché sei più forte di qualsiasi minaccia, compresa la minaccia di morte. Sì... siamo più forti... perché siamo figli di Dio! Di Dio! Di Dio! Lo ripeto con il punto esclamativo, perché è la grande verità della nostra vita: siamo figli di Dio! E nostro padre non è solo Dio, ma è l'unico Dio possibile e credibile: un Dio buono.
Tutti i nostri problemi nell'essere felici provengono da una sola causa: la nostra mancanza di fiducia in Lui. Abbiamo voluto essere felici senza seguire il tracciato del GPS perfetto che Dio ha messo, come marchio di fabbrica, in ognuno di noi... e restiamo sempre lì. Abbiamo triturato i 10 comandamenti... sostituendoli con una serie infinita di percorsi sbagliati. Abbiamo messo condizioni e limiti all'amore... e ne vediamo il risultato. Non funziona, finisce, si rompe. Invece, l'amore che Dio ci offre e ci propone di offrire agli altri è eterno, incondizionato, senza limiti. Proprio perché è incondizionato, non è mai troppo tardi né troppo presto per riceverlo e per donarlo. Anche se uno accumula tonnellate di odio, paura, tristezza e tutti i tipi di peccati orribili... può godere la pace che dà solo l'amore, oggi. Poiché nostro Padre, Dio, non ci guarda mai come un giudice severo, ma con amore. E il suo amore non costa un centesimo, a differenza del piano A. Questa felicità si compra con tre parole che devono scaturire da un cuore libero. Ecco la prima: "perdono".
Avvertimento per gli inesperti: non ti stupire se nel momento in cui ti disponi a chiedere "perdono" sperimenti una pressione interna opprimente, che ti impedisce di parlare. Succede a tutti noi. Allo stesso tempo, sentirai un enorme desiderio di pronunciare quella parola. Tranquillo. È iniziato il primo assalto nel combattimento per la tua felicità, un braccio di ferro interno, capace di toglierti il sonno. Tutto si scioglie nella conquista di un istante d'amore. Chiedi "perdono" una sola volta e ti togli di dosso quel peso che oggi ti impedisce di essere felice. Dillo, coraggio! Dillo... oggi, ora, subito. E se le tue labbra non possono aprirsi... basta un gesto, una sola lacrima di pentimento, per ottenere il perdono che cerchi. Mettiti difronte alla persona che hai offeso... e parla o piangi. La ricetta funziona nel cento per cento dei casi. Sia che l'altra persona ti perdoni... come fa sempre Dio... sia che non ti perdoni. Inizierai ad essere libero, basta dire "perdono". Garantito.
Nel caso sia tu quello che deve perdonare... sperimenterai la stessa pressione per dire "ti perdono". Ma non dubitare neanche per una frazione di secondo. Se vuoi essere felice, prima ancora di sentire la richiesta di perdono, perdona. Addirittura, prima ancora che ti offendano, perdona. Sì, prima! Respingi con forza gli argomenti che ti impediscono di perdonare. Perché ti impediscono di essere felice! Se perdoni, sei libero. Altrimenti, sei schiavo. Scegli il perdono. Prima, durante e poi, scegli il perdono. Gratuitamente.
La seconda parola efficace, dopo "perdono" è "grazie". Iniziamo a ringraziare per tutto... e tutti. E saremo più felici. Non siamo così ottusi da pensare che abbiamo conquistato da soli ciò che siamo o che possediamo. Non è vero. Acquistiamo forse la nostra vita, la nostra intelligenza, la nostra capacità di ridere, piangere, immaginare, respirare, sentire...? Tutto ci è stato regalato, tutto senza eccezioni. Compreso il denaro che maneggiamo. Sì, è vero, lo abbiamo guadagnato con fatica. Ma... non è stato forse un regalo la nostra capacità di lavorare? Non siamo frutto del caso, non ci convince chi dice che veniamo dal nulla, o da uno strano incidente senza causa o direzione. Tutto il nostro essere si ribella difronte a una tale assurdità intellettuale. E non abbiamo ringraziato ancora, per la vita? Perché questa arroganza? Se ringraziamo l'Autore della tua vita... l'Autore della vita ci sorriderà. DiamoGli questa gioia, reagiamo al Suo costante sguardo di amore su noi, i Suoi figli. Non accusiamoLo di nessun male che ci è capitato... perché nessun male procede da Lui. Nessuno. Chiamiamo "cattivo" ciò che merita questo attributo. Ma non siamo così ingiusti da definire "cattivo" il buono del film. Può anche accadere che chiamiamo "cattive" realtà ottime per noi. E che chiamiamo "buone" realtà pessime. La vicinanza con Dio e la conoscenza del Suo cuore ci permette di scoprire, poco a poco, la grande ingiustizia di chiamare "cattivo" il più buono di tutti, il solo che ci dà la possibilità di amare, e quindi, di crescere.
Se ci costa ringraziarLo per le cose che percepiamo essere cattive, iniziamo a ringraziare per quelle che percepiamo come buone. Non si ammette una risposta in bianco. Ci sono cose buone dentro e intorno a noi. Possiamo vederle se apriamo gli occhi alla bellezza e alla bontà della nostra vita. Diamo grazie per il grande e il piccolo. A Dio e a coloro che Dio mette al nostro fianco. I nostri genitori, fratelli, figli, insegnanti, ai compagni di vita che durano o che passano. Saremo felici e renderemo felici gli altri. La parola "grazie" funziona.
Infine, la terza parola magica per conquistare la felicità è: "aiutami". E costa dire anche questa! Perché preferiamo ottenere le cose senza dovere nulla a nessuno. Chiediamo "aiuto" a Dio... e aspettiamo. Affrettiamoci a dirlo... ma restiamo pazienti nell'ottenere una risposta. Il dono dell'aiuto di Dio è in viaggio. Dovrà superare ostacoli, a partire dalla nostra mancanza di fiducia. Ma arriverà. Lungo la strada, dovrà vincere anche chi si impegna a far sì che Dio non entri nella nostra vita. Sì... sembra fantascienza... ma è vero. Ci sono quelli che tentano di non farci arrivare l'aiuto di Dio. Ma... si sfiniranno per lo sforzo. Vinceremo. Piuttosto, Dio vincerà in noi. Ci conquisterà, ci vincerà per Sé. Torneremo fra le Sue braccia, con pochissimo sforzo da parte nostra. Basta chiederlo.
Non siamo soli in questa lotta per riconquistare la felicità perduta. Abbiamo l'aiuto invisibile che possiamo però sentire nel cuore in modo ineffabile, della nostra Madre Celeste, chiamata Maria, con cui possiamo parlare in questo istante anche se non l'abbiamo fatto prima. Inoltre, anche quello di una legione di angeli buoni, la cui missione sei tu, sono io. Insieme a loro, innumerevoli santi, persone qualunque, né migliori né peggiori, che hanno però già testato la ricetta e godono la felicità eterna, come noi la godremo molto presto. Oltretutto, abbiamo persone vicine che, per volontà di Dio, rappresentano e offrono gratuitamente l'amore di Dio sulla terra. Si chiamano sacerdoti e sono di tutti i tipi: giovani e anziani, brillanti e goffi, simpatici e burberi, magri e grassi, calvi e capelloni. Tutti, portatori di Dio senza alcun merito, come dono gratuito di Dio a noi, i suoi figli. Quando in un sacerdote vediamo Gesù Cristo, abbiamo fatto centro.
Possiamo usare tutto questo aiuto... o prescindere da esso. Siamo liberi. Dio non ci costringe neanche ad amarLo. Ci supplica. Vuole solo servirci, se Lo lasciamo fare. La tua felicità... da oggi, è nelle tue mani. Il consiglio è chiaro: non continuare da solo, con le tue forze, perché si esauriranno. Lascia che Dio stesso, incarnato in Cristo, vivo oggi con te, ti porti per mano verso la tua felicità. Non devi cercarLo né in modo etereo, astratto, poetico o filosofico. Una persona viva, la si cerca tra i vivi e le si parla. CercaLo nel luogo dove Lui stesso ha detto di essere presente, non immaginarti un altro luogo. Se Lui stesso ha detto che è nell'Eucaristia, nella Messa... cercaLo lì. E cercaLo, anche, negli altri, in coloro che soffrono accanto a te. Perché ha anche detto: "Ogni volta che darete il cibo a un affamato, lo darete a Me." Insieme a te ci sono così tante persone affamate d'amore... che se lo doni loro, stai amando Dio stesso, stai adempiendo al più grande dei Suoi Comandamenti. Se vediamo Cristo nell'altro... chiunque sia... Lo troveremo.
E come reagire adesso difronte alle notizie di guerre, aborti, suicidi, povertà, corruzione...? La cosa migliore è smettere di perdere tempo in analisi o lamentele... e passare all'azione. Smettiamola di essere spettatori della sofferenza altrui e nostra, per diventare protagonisti e prendere le redini della realtà. Smettiamo di parlare di amore e cominciamo ad amare. Passiamo dall'esame di coscienza al proposito di fare ammenda. Passiamo dal giudicare gli altri, il mondo e noi stessi... e cominciamo a conquistare la felicità oggi, ora, con me.
Sintesi dei due post: si può essere sempre felici? Mettiamo alla prova il piano... e cancelliamo ogni dubbio con la pratica. La mia felicità, la tua felicità, la sua felicità... a distanza di tre semplici parole, riunite in una conclusione: "ti voglio bene".
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