venerdì 29 maggio 2015

Noi abbiamo bisogno della realtà



Noi abbiamo bisogno della realtà, abbiamo bisogno della moglie, del marito, dei figli, del lavoro o degli amici. Abbiamo perfino bisogno del dolore. Perché altrimenti il cuore si fermere
MIRACOLO DEL NAVIGLIO
Michi, solo un Altro può far battere il nostro cuore ghiacciato
Federico Pichetto
C'è una storia.
È quella del giovane Michi, 14 anni, rimasto per più di quaranta minuti immerso nelle gelide acque del Naviglio di Castelletto di Cuggiono, in provincia di Milano, dopo uno sciagurato tuffo in cui un piede incastrato lo ha imprigionato per troppo tempo sott'acqua.
Salvato dai sommozzatori, il ragazzo è stato però sorprendentemente rianimato e portato all'ospedale San Raffaele dove l'équipe del professor Zangrillo ha tentato un intervento sulla carta totalmente irrazionale considerando che sono venti i minuti in cui si può sopravvivere in immersione ad una temperatura non superiore ai 5 gradi, mentre per ben quaranta minuti Michi è rimasto bloccato a 15 gradi.
Eppure l'intervento è riuscito ed oggi, a più di un mese, il giovane ride, scherza e inizia il suo percorso di riabilitazione.
Molti dibattono sul fatto che tutto ciò sia attribuibile alla scienza piuttosto che all'intervento di Dio e, se la madre di Michi ringrazia chi ha pregato per lui, altri parenti sottolineano il coraggio dei medici nell'intraprendere una procedura che non aveva altro fondamento se non qualche caso analogo avvenuto anni addietro nei mari del nord.
Ma dietro la storia, dietro i dibattiti, c'è molto di più.
C'è anzitutto una domanda molto semplice: che differenza c'è tra miracolo e scienza?
La coscienza del miracolo sorge in noi sempre da un'intuizione, da una conoscenza che trova il suo fondamento nella percezione di un qualcosa che va oltre quello che si vede, ma che inesorabilmente c'è. Il miracolo è sempre una forma di conoscenza, una forma di credito verso la realtà nella sua globalità, fino a considerarne il punto ultimo, il punto sorgivo, il Mistero che la fa.
Ecco, allora, la seconda verità che sta dietro tutta questa storia: il simbolo.
La vicenda di Michi racconta la storia di ognuno di noi, di chi — come me e come te — ha il cuore fermo, ghiacciato, che solo l'intervento carnale e tangibile di un Altro può far ricominciare a battere.
Nessuno torna in vita, si rianima, da solo: tutti abbiamo sempre bisogno di un Altro che ci ridesti, che ci riporti alla vita. Per questo sono due le cose più grandi dell'esistenza: il cuore e la realtà. Senza la realtà il cuore si ghiaccerebbe e il tempo sarebbe solo uno scorrere inutile di istanti.
Noi abbiamo bisogno della realtà, abbiamo bisogno della moglie, del marito, dei figli, del lavoro o degli amici. Abbiamo perfino bisogno del dolore. Perché altrimenti il cuore si fermerebbe 
e niente ci darebbe la reale possibilità di gustare la vita.
Nella storia di Michi c'è tutta la nostra povera storia, tutta la vita di chi ha bisogno ogni giorno di tornare a vivere, di sentire davvero battere questo nostro piccolo (e grande) cuore di carne.

la felicità tarocca del mondo ...non è quella vera

sotto la tua protezione



Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.

Giaculatoria:
Sede della sapienza prega per noi

Buona serata (PL)

OGGI E' VENERDI'




OGGI E' VENERDI'

TI ADORO O CROCE SANTA

(Recitata 33 volte il Venerdì Santo,


libera 33 Anime del Purgatorio,


Recitata 50 volte ogni venerdì, ne libera 5.


venne confermata dai Papi Adriano VI, Gregorio XIII e Paolo VI).

PREGHIERA:


Ti adoro, o Croce Santa,


che fosti ornata del Corpo Sacratissimo del mio Signore,


coperta e tinta del suo Preziosissimo Sangue.


Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me.


Ti adoro, o Croce Santa,


per amore di Colui che è il mio Signore.


Amen.

giovedì 28 maggio 2015

Marcia francescana 2013 Mettiti in cammino In cammino verso il perdono

40 mila i giovani passati dal Corso fidanzati dei frati minori di Assisi

40 mila i giovani passati dal Corso fidanzati dei frati minori di Assisi

Corso fidanzati“La famiglia bella? Non si improvvisa”. Lo hanno ben compreso 22 anni fa i frati minori di Santa Maria degli Angeli. Lo confermano gli oltre 40 mila giovani che sono passati dal corso Fidanzati, promosso dal SOG, il Servizio Orientamento Giovani di Assisi. “Una tre giorni – spiega Fra Francesco Piloni, da 14 anni impegnato in questo servizio – rivolta a coppie di fidanzati o anche a single dai 18 ai 33 anni, che vogliono formarsi sul tema dell’amore e riscoprirne i fondamenti biblici”. Tra i temi, il corteggiamento nobile, il fidanzamento aureolato, l’esperienza della sofferenza e l’annuncio del kerygma, i nuclei di morte di una coppia, l’amore a sé e il significato del matrimonio cristiano. “Non sostituisce un corso prematrimoniale ma vuole dare un fondamento biblico, teologico, esistenziale all’aspetto dell’affettività e della relazione interpersonale di coppia e con Dio”.
Quattro i corsi attivati ogni anno: “l’estate arrivano anche in 600. Abbiamo addirittura le liste d’attesa, incredibile!”. E tutto per passaparola.
Lo conferma Chiara, 21 anni, che lo ha frequentato a febbraio: “Ero in un momento di crisi, per un rapporto immaturo e autoreferenziale, un momento di buio anche nel mio cammino. Così sono partita da sola, consigliata dai miei catechisti. Ho trovato sostegno e nuova fiducia per riprendere la via, impegno innanzitutto personale, per un rapporto vero con Dio”.
Poi la curiosità di tanti che hanno visto cambiare i loro amici. “Al corso vengono da tutta Italia” spiega Fra Francesco. “Coppie non credenti che si fanno 10-12 ore di ascolto della Parola di Dio, altre che hanno perso slancio e vitalità, altre ancora serene ma immerse in una cultura che non crede all’amore, propone modelli fasulli e deboli impaurendo i giovani che invece trovano in questa esperienza ganci belli per ripartire”. Tutti vengono per capire l’amore, “perché fallire nell’amore è fallire nella vita”. Strano che le risposte, credenti o meno, vadano a chiederle a chi ha scelto la castità e la consacrazione: “vogliono capire cosa uccide l’amore e cosa lo rende vivo; lo chiedono a noi che abbiamo scelto in modo totale di conoscere Dio, sorgente dell’amore che non possiede, ma è libero e liberante”.
E il dopo? “Un percorso che andrebbe coltivato poi nelle diocesi, perché i giovani trovino luoghi dove il corso fidanzati possa essere sviscerato, masticato tutto l’anno. Non bastano gli incontri con psicologi, ginecologi, avvocati – sottolinea Piloni – serve una catechesi che dalla Parola di Dio, continui a nutrire la coppia, dandole il fondamento, la roccia sulla quale costruire la relazione”.
Molti ad Assisi tornano, chiedono, bussano. “Siamo a ridossodel sinodo – aggiunge – non dobbiamo solo curare il dopo, ma investire nella prevenzione. Un bravo medico è chi non solo sa curare la malattia ma soprattutto sa prevenirla. E’ tempo per la Chiesa di prestare attenzione a rievangelizzare l’amore”.
On line già le date dei prossimi corsi. A luglio dal 9 al 12, ma anche ad ottobre (22-25) e nel 2016 a gennaio, aprile e luglio. Anche Chiara Corbella ed Enrico Petrillo sono passati di qui e qui sono sempre di casa. “I giovani lo sanno bene” sorride Piloni. “La famiglia bella, non si improvvisa!”.
Redazione Papaboys (Fonte di www.altrodadire.org / Laura Galimberti)

La vita a partire dalla meta!

LE RICCHEZZE

MEDJGORIE VARESE

LA MESSA - Padre Slavko Barbaric del 18.5.1985

foto di Stefano Salvanelli.


Da una catechesi di Padre Slavko Barbaric del 18.5.1985
Sono convinto e vedo l’esperienza di questa S.Messa qui e di tante altre S. Messe anche da voi:la gente viene all’ultimo momento quando suonano le campane e dopo alla fine esce subito; se ha avuto difficoltà per trovare un posto per parcheggiare la macchina diventa anche un po’ nervosa ed entra in chiesa quando la S.Messa è già incominciata, trova forse un po’ di pace durante la S.Messa ma appena finita va via.Se si fa così c’è sempre un rischio: che la S.Messa non può diventare in questo modo una esperienza viva di Dio; cioè ci si deve preparare.
Una volta la Madonna ha detto: «Venite un po’ prima nella chiesa », dopo ho capito: il tempo di un S.Rosario, venti minuti prima per prepararsi e restare dopo la S.Messa dieci minuti.
Guardate, quando si vuole educare qualcuno non si dice dieci minuti, venti minuti, ma si deve restare un tempo durante il quale può succedere qualche cosa. (…)
Vedete, forse adesso potete capire perché si prega da noi un' ora prima della Messa e perché si resta per i sette Padre Nostro e per la preghiera dei malati.Guardate, con i misteri del Rosario noi ci prepariamo e nella S.Messa succedono le grazie, ho visto che non è molto importante capire le parole, molto importante è pregare nella propria lingua, meditare e poi vengono le grazie.
Alla Comunione si dice: « Mio Signore non sono degno di riceverti nella mia anima, ma dì una parola e la mia anima sarà guarita »; ora, se corriamo via subito dopo la S.Messa, Gesù non ha tempo di guarire la nostra anima, se tutto diventa un meccanismo.
Allora restate, pregate, ringraziate, pregate sempre per la vostra guarigione, per la guarigione degli altri con le vostre parole.Così la S.Messa diventa una esperienza viva di Dio

MARTEDI' ERO A ROMA

Questa croce posata sul colosseo dal papa. 
ha fermato la distruzione del Colosseo 
dai romani stessi che ne staccavano un pezzo alla volta
...qui ...in questo posto è stato versato sangue di martiri...
Sono a Roma perché domani c'è l'udienza del papa 

😊😊😊 
stasera se trovo una chiesa aperta per il mese di maggio
...sono l'uomo più felice del mondo.

15 anni, puro, allegro, apostolo: San Domenico Savio, una vita che stupisce

15 anni, puro, allegro, apostolo: San Domenico Savio, una vita che stupisce




Una volta i compagni riempirono di pietre una stufa della scuola e accusarono Domenico. Il maestro ne dubitava, ma dovette rimproverarlo pubblicamente perché le presunte prove indicavano che fosse colpevole, e inoltre Domenico non si difendeva. La verità venne a galla il giorno dopo. I maestro indagò allora per capire perché Domenico non si fosse giustificato. Il bambino rispose che voleva imitare Gesù, che era stato accusato ingiustamente e non si era difeso. Sapeva, inoltre, che sarebbe stato perdonato perché era il suo primo atto indisciplinato, mentre i suoi compagni, se accusati, avrebbero potuto essere espulsi dalla scuola.

Spinto da don Bosco, fu docile alla grazia di Dio e si lasciò santificare

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Domenico Savio nacque a Castelnuovo d'Asti il 2 aprile 1842, e secondo il suo direttore spirituale, che non era altri che San Giovanni Bosco, aveva “un'indole buona, un cuore propriamente nato per la pietà. Apprese con maravigliosa facilità le preghiere del mattino e della sera ed all' età di soli quattro anni già recitavate da sé”.

A cinque anni colpiva tutti per la devozione durante la Messa, nella quale già aiutava come accolito, anche se non gli era facile tenere tra le mani il grande messale.

Il programma di vita di Domenico Savio era molto chiaro:

“La morte ma non peccati”

Evitava i bambini scalmanati ed era amico di quelli che avevano una buona condotta. Si confessava spesso e venne autorizzato a ricevere la Prima Comunione a 7 anni, quando l'età minima era 12. In quell'occasione registrò i suoi propositi personali:

“Mi confesserò molto sovente e farò la comunione tutte le volte che il confessore me lo permetterà. Voglio santificare i giorni festivi.

I miei amici saranno Gesù e Maria.

La morte ma non peccati”

La famiglia Savio si era trasferita a Mondonio, a 10 chilometri da Castelnuovo. Dopo aver terminato la scuola primaria, l'unica opzione per proseguire gli studi era andare nella città vicina. Il fragile bambino di 10 anni percorreva il tragitto di andata e ritorno tutti i giorni. Aveva bisogno di studiare perché voleva diventare sacerdote. Diligente e disciplinato, Domenico era il primo della classe.


Nel 1854 il professore di Domenico andò da don Bosco per parlargli di un suo allievo che meritava un'attenzione particolare. Domenico Savio aveva 12 anni, e don Bosco lo descrive così:

Era di una complessione alquanto debole e gracile, di aspetto grave misto al dolce con un non so che di grande e piacevole. Era d’indole mitissima e dolcissima, di un umore sempre uguale. Aveva costantemente tale contegno nella scuola e fuori, in chiesa ed ovunque, che quando l’occhio, il pensiero od il parlare del maestro volgevasi a lui, vi lasciava la più bella e gioconda impressione. (…) Tutte quelle virtù, che noi abbiamo veduto nascere e crescere nei vari stadi di sua vita, crebbero ognora maravigliosamente e crebbero insieme senza che una fosse di nocumento all’altra. (…) Di qui ebbe cominciamento quell’esemplare tenor di vita, quel continuo progredire di virtù in virtù, quella esattezza nell’adempimento dei suoi doveri, oltre cui difficilmente si può andare”.

Il piccolo Domenico era profondamente devoto alla Madonna. L'8 dicembre 1854, data della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione, rinnovò con questa preghiera i suoi propositi della Prima Comunione:

Maria, vi dono il mio cuore. Fate che sia sempre vostro. Gesù e Maria, siate voi sempre gli amici
miei! Ma, per pietà, fatemi morire piuttosto che mi accada la disgrazia di commettere un solo peccato”.

Nell'Oratorio di don Bosco, spinto da lui a cercare la santità, Domenico Saviò andò a cercarlo e gli disse:

Sento un grande desiderio, un vero bisogno di farmi santo. Io non credevo di potermi far santo con tanta facilità. Ma ora che ho capito che si può diventar santi stando allegri, voglio assolutamente, ho assolutamente bisogno di farmi santo”.

Don Bosco allora consigliò al bambino di guadagnare anime per Dio, perché “la più divina delle cose divine è cooperare con Dio alla salvezza delle anime”.

Domenico non perdeva l'occasione per dare buoni consigli e si preoccupava in particolare dei bambini che, arrivando all'adolescenza, si corrompevano moralmente e perdevano l'anima, forse eternamente, perché non c'era nessuno che li istruisse nella fede.

Il 9 marzo 1857, a 15 anni di età, Domoenico Savio morì in santità.


[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]
sources: ALETEIA

ECCO IL PASS

Aborto: in 2 casi su 3 vince la vita

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L’aborto si può concretamente evitare. Nell’interesse non solo del bambino, ma anche della madre.
Rilanciamo il comunicato stampa dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, all’indomani della conferenza stampa tenutasi a Bologna, ieri, 25 maggio.
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In essa sono stai presentati i dati relativi all’attività dell’Asociazione del 2014.
Aborto: in 2 casi su 3 vince la vita
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha preso in carico nel 2014 in Italia per una maternità difficile 586 donne, 162 in Emilia-Romagna. Poco più del 50% sono donne straniere.
81 mamme incinta o con neonati sono state accolte nelle famiglie e case famiglia dell’associazione (18 in Regione).
E’ aumentato al 32% il numero delle donne indecise, o intenzionate ad abortire, che hanno chiesto aiuto.
Il 65% di queste (2 su 3), dopo una proposta di aiuto e di condivisione, ha scelto di continuare la gravidanza.
Riparametrando questo valore ai 107.192 aborti volontari legalmente eseguiti che avvengono in Italia (Dati del Ministero della Salute, 2013) emerge che, se questa modalità di aiuto venisse standardizzata a livello nazionale, 69.674 bambini (il 65%) vedrebbero la luce.
Tra le gestanti indecise, più di 1 su 3 (precisamente il 37%) è stata fatta oggetto di pressioni o istigata ad abortire, dato in crescita rispetto al 2013.
In 2 casi su 3 le pressioni hanno avuto origine dall’ambiente familiare: dal partner nel 48% dei casi, dalla famiglia nel 20%, da personale sanitario nel 25%.
E’ migliorata la collaborazione con le istituzioni, in particolare in Emilia-Romagna dove oggi in quasi 1 caso su 3 le mamme ci vengono inviate da strutture pubbliche.
["quasi": meno male che è "migliorata" - N.d.R.]
Come segnale di dialogo con il territorio, a Bologna la Comunità Papa Giovanni XXIII ha spostato il luogo di preghiera dal marciapiede di via Massarenti, antistante le finestre della Clinica Ginecologica, per spostarsi in via Albertoni, in prossimità di uno degli ingressi dell’ospedale.
[In democrazia, è normale che chi prega per strada,in modo pacifico e silenzioso, venga insultato e minacciato? N.d.R.]
Giovanni P.Ramonda, responsabile generale della Comunità, ha commentato: «I dati incoraggiano alproseguimento della ‘Preghiera pubblica per la vita nascente’, che continuerà con una metodologia tipicamente nonviolenta. Non solo tutti i bambini che sono uccisi ogni anno hanno diritto di nascere, ma la società ha bisogno di loro per far ripartire la natalità e la ripresa economica».

Denzel Washington parla ai laureati con molti riferimenti alla sua fede

Denzel Washington parla ai laureati con molti riferimenti alla sua fede

Denzel Washington
La cerimonia di consegna dei diplomi di laurea a 247 studenti della Dillard University di New Orleans (Louisiana, Stati Uniti) ha avuto quest’anno un oratore d’eccezione: il famoso attore Denzel Washington. Quello che ha spiccato nel suo discorso, pronunciato il 9 maggio, è stato il costante riferimento a Dio, chiedendo ai laureati di metterlo davanti a tutto. “Numero uno: mettete Dio al primo posto”, ha detto loro. “Mettete Dio al primo posto in tutto ciò che che fate”. “Tutto ciò che ho è per grazia di Dio. È un dono”, ha riconosciuto l’attore.“Ho tenuto Dio nella mia vita e questo mi ha mantenuto umile. Non sono rimasto sempre accanto a lui, ma lui è rimasto sempre accanto a me. State vicini a Dio, in tutto ciò che fate. Se pensate di voler fare quello che pensate abbia fatto io, allora fate quello che ho fatto: state vicini a Dio”. Washington ha offerto ai laureati altri due consigli. “Numero due”: “vivete una sola volta, e allora fate ciò che vi appassiona, cogliete le opportunità a livello professionale, non abbiate paura di fallire”. “Non abbiate paura di uscire dagli schemi prestabiliti, non abbiate paura di pensare al di fuori degli schemi prestabiliti, (…) di sognare in grande. Ma ricordate: i sogni senza obiettivi sono solo sogni, e alla fin fine provocano delusione. Abbiate sogni ma abbiate anche obiettivi, obiettivi di vita, (…), obiettivi mensili, obiettivi giornalieri. Io cerco di darmi obiettivi ogni giorno”. L’attore ha quindi ricordato ai ragazzi che per raggiungere quegli obiettivi servono “disciplina e coerenza”: “Lavorare funziona. Lavorare sodo è quello che fa la gente di successo. Ma ricordate che il fatto che voi facciate molto di più non significa che otterrete molto di più”. Il terzo consiglio è stato quello di fare attenzione a non attaccarsi troppo alle cose materiali. “Non importa quanto denaro farete, non lo potrete portare con voi. (…) Non conta tanto ciò che avete, ma ciò che fate con quello che avete”. E ha aggiunto un pensiero interessante: “La cosa più egoista che potete fare in questo mondo è aiutare qualcun altro (…) per i buoni sentimenti che suscita in voi
Clicca qui per vedere il video
Redazione Papaboys (Fonte www.aleteia.org/Roberta Sciamplicotti)

Card. Parolin: nozze gay in Irlanda, sconfitta per l’umanità

Card. Parolin: nozze gay in Irlanda, sconfitta per l’umanità

Card. Parolin: nozze gay in Irlanda, sconfitta per l’umanitàNon solo una sconfitta dei principi cristiani, ma anche una sconfitta per l’umanità.  Il segretario di Stato vaticano, il card. Parolin, ha definito in questo modo il risultato del referendum sulle nozze gay in Irlanda. Il cardinale è intervenuto ieri sera al premio per la Dottrina Sociale della Chiesa, bandito dalla Fondazione Centesimus Annus. Il servizio di Alessandro Guarasci per la Radio Vaticana:
La famiglia, fondata dall’unione tra due persone di sesso diverso, va sempre  tutelata. La Chiesa ritiene, comunque, che si debba tenere conto del risultato del referendum in Irlanda. Il cardinale Pietro Parolin:
“Questi risultati mi hanno reso molto triste. Certo, come ha detto l’arcivescovo di Dublino, la Chiesa deve tenere conto di questa realtà, ma deve tenerne conto nel senso che, a mio parere, deve rafforzare proprio tutto il suo impegno e fare uno sforzo per evangelizzare anche la nostra cultura. Ed io credo che non sia soltanto una sconfitta dei principi cristiani, ma un po’ una sconfitta dell’umanità”.
Sulla vicenda dell’ambasciatore francese presso la Santa Sede, il dialogo con Parigi è ancora aperto. E poi la situazione in Grecia, con le trattative con la Troika sul rientro del debito. Il rischio è la destabilizzazione per l’intero continente?
“E’ una situazione che potrebbe portare appunto ad una certa destabilizzazione. Quindi ci auguriamo che al più presto si possa giungere ad un accordo, si possa giungere ad una soluzione”.
Durante la premiazione per le opere sulla Dottrina Sociale della Chiesa, il cardinale ha detto che la crisi attuale non è solo economica e finanziaria, ma anche antropologica. In sostanza si è creata l’idolatria del denaro, senza radici e senza un vero scopo umano, colpendo in tal modo la stessa economia e riducendo la persona al consumo e allo spreco. Dunque, bisogna sempre più legare economia e sviluppo.
E al convegno della fondazione Centesimus Annus su economia e vita sociale svoltosi in Vaticano l’Europa è stata al centro dell’attenzione:  la disoccupazione nel Vecchio Continente è all’11.3%, con punte del 25% in Grecia e del 23% in Spagna. Dunque il pericolo è di una ripresa che non porti con sé posti di lavoro. Dall’Osservatore della Santa Sede a Ginevra mons. Tomasi l’invito ad una maggiore solidarietà nei confronti della Grecia. Il servizio di Alessandro Guarasci:
La ripresa per la maggior parte dei Paesi europei e per le aree industrializzate è arrivata. Secondo il Fondo Monetario Internazionale il Pil globale dovrebbe crescere quest’anno del 3.5%. Eppure i posti di lavoro mancano. Insomma, l’economia sembra sempre meno a servizio dell’uomo, dicono dalla Fondazione Centesimus Annus. La riflessione dell’economista Enrico Giovannini:
R. – Sappiamo che una rivoluzione industriale distrugge inizialmente lavoro e magari crea lavoro in altre nuove attività. Il secondo rischio è che in un mondo globalizzato non è detto che si crei lavoro laddove questo è stato distrutto. Questo è il tema che riguarda la capacità di un Paese di essere innovatore, di essere in alto nella gamma dei prodotti, proprio per evitare di soffrire troppo della concorrenza di chi basa soltanto questa sui prezzi bassi, come per esempio i Paesi emergenti.
D. – In Italia, prendendo un po’ esempio dagli altri Paesi anglosassoni, si stanno applicando nuove normative sul lavoro: il “Jobs Act”. Lei quanta fiducia ha in queste normative?
R. – In questo momento, questa normativa – anche perché è stato dato un forte incentivo fiscale – sta consentendo di trasformare i contratti a termine in contratti che si chiamano a tempo indeterminato anche se in realtà l’impresa può sempre sospenderli, ancorché pagando un’indennità al lavorare licenziato. Il punto è la struttura pubblica e non solo, anche privata, per le politiche attive del lavoro, cioè per aiutare le persone che perdono il lavoro a ritrovarlo. Par darle solo una cifra, in Germania c’è un sistema di 90 mila persone che si occupa di ritrovare lavoro alle persone che l’hanno perso; in Italia ne abbiamo circa ottomila, alcune delle quali hanno contatti a tempo determinato. Quindi va bene un certo tipo di flessibilità, ma solo nella misura in cui c’è un sostegno forte per le persone che sono in difficoltà. Questo riguarda non solo chi perde il lavoro ma anche chi è povero, magari non ha mai lavorato. Questa è la ragione per cui quando ero ministro ho molto spinto per questo reddito a un minimo condizionato e mi fa molto piacere che il Papa l’altro giorno durante l’incontro con le Acli abbia ritenuto che questa sia un’infrastruttura necessaria per una società moderna.
L’area dell’Euro è destabilizzata dalla situazione in Grecia, una crisi che per molti va governato. Di questa opinione anche mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra:
R. – Naturalmente un aspetto fondamentale dell’essere umano è anche quello di sentirsi solidale con gli altri perché è parte di quello che siamo: se noi partiamo da questa premessa, la solidarietà diventa una strategia anche politica che porta a conseguenze operative e pratiche che sono di beneficio per tutti. Quindi se c’è un Paese che ha dei problemi non è che isolandolo ci proteggiamo; ci proteggiamo partecipando ai problemi del Paese che è in crisi e aiutandolo a risolverli.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

Ferrara, “jizya grillina”. M5S propone di tassare le manifestazioni religiose in piazza

Ferrara, “jizya grillina”. M5S 

propone di tassare le manifestazioni religiose in piazza

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Maggio 27, 2015 Redazione
I pentastellati hanno proposto «una tariffa oraria di 5.000 euro all’ora per le manifestazioni di carattere religioso». Solo una provocazione?
Presentazione libro 'Il sangue di Abele'

Non è la jizya, la tassa islamica imposta ai non musulmani, ma poco ci manca. Come racconta il quotidiano La Nuova Ferrara, i grillini della città hanno proposto «una tariffa oraria di 5.000 euro all’ora per le manifestazioni di carattere religioso svolte in piazza Trento Trieste».
PAGATE LA TASSA. Il movimento 5 Stelle ha avuto questa bella pensata per compensare l’aumento dell’addizionale Irpef. A nome di tutti i consiglieri pentastellati, la capogruppo Ilaria Morghen ha spiegato che le manifestazioni religiose «nonostante si svolgano nell’area del sagrato, quindi di competenza non puramente comunale» tuttavia esse impegnano «indirettamente» il Comune che deve garantire «l’ordine pubblico e la pulizia del loco». Ergo, che i cattolici paghino la tassa.
L’emendamento è stato respinto con 21 voti contrari, 4 astenuti e 2 favorevoli. Leonardo Fiorentini (Sel) ha detto che «come emendamento non è votabile», ma ha consigliato ai suoi colleghi di trasformarlo di una «risoluzione».
IL CORPUS DOMINI. Solo una provocazione? Può darsi. Già qualche giorno fa gli stessi grillini, che stanno protestando per le manovre economiche del sindaco Pd Tiziano Tagliani, avevano proposto una tassa ad esclusivo carico dei cittadini iscritti al Partito Democratico.
Ma al di là della bislacca idea, resta il segnale politico di un partito che non sa più cosa inventarsi per attirare l’attenzione e per dimostrare tutta la propria antipatia nei confronti dell’arcivescovo monsignor Luigi Negri che, proprio a maggio, ha festeggiato i suoi dieci anni di episcopato a Ferrara. E in occasione della celebrazione del prossimo Corpus Domini, l’arcivescovo ha indirizzato ai fedeli delle città un messaggio nel quale ricorda l’importanza della testimonianza pubblica della fede. «Il Corpus Domini – ha scritto Negri – ha segnato e segna anche, nella processione che si snoderà da Santa Maria in Vado fino alla Cattedrale, un momento di manifestazione pubblica della nostra fede, un momento di autentica e significativa evangelizzazione: nulla è più semplice e più radicale del Corpo eucaristico del Signore portato lungo i luoghi della nostra vita e della nostra convivenza».
foto Ansa


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