mercoledì 6 maggio 2015

Io non voglio fare l’idraulico o l’ingegnere, non me ne frega niente di aggiustare le cose, voglio aggiustare le persone, e anche se quasi mai ci riesco – neanche con me stessa – sono le persone l’unica cosa che mi interessa.

Io non voglio fare l’idraulico o l’ingegnere, non me ne frega niente di aggiustare le cose, voglio aggiustare le persone, e anche se quasi mai ci riesco – neanche con me stessa – sono le persone l’unica cosa che mi interessa.


“meno male che hai incontrato Cristo, sennò tu saresti una terrorista”.


Cari contestatori

DI COSTANZA MIRIANO
foto Corriere cesenate
foto Corriere cesenate
di Costanza Miriano Cari contestatori che a Cesena mi avete aspettato oltre tre ore, credo quattro, fuori, in piedi, al buio e non dico al gelo ma neanche al tepore, mi dispiace sinceramente – chi mi conosce sa che non sono ironica, potrei essere la mamma di quasi tutti voi – di avervi dato tanto disturbo inutile. So che sarebbe stata solo questione di parlarci, ma voi avete preferito non entrare (credo che dopo che hanno aperto la saletta col collegamento in streaming nessuno o quasi sia rimasto fuori) e non avete voluto fare domande, neanche anonime, eppure il moderatore aveva dato il suo cellulare a tutti, e mi ha sottoposto tutte e 35 le domande arrivate via sms. Sarebbe stato interessante confrontarci e secondo me anche scoprire di non essere poi così lontani. Mi sarei fermata volentieri con voi all’uscita, ma la Polizia mi ha gentilmente sconsigliata (e io mi sentivo in colpa anche per quegli agenti. Era mezzanotte. Saranno stati oltre l’orario di servizio?), e soprattutto mia figlia era molto spaventata, stava per piangere, ho dovuto dire che eravate amici e che scoppiavate i palloncini per farmi festa, e le persone che ci hanno accompagnate in albergo hanno coperto con le loro voci le cose che mi gridavate per non far rimanere male Lavinia. Così non ho capito neppure esattamente cosa ci fosse che non andava. Poi dal Corriere cesenate mi hanno mandato le foto, e allora ho pensato di provare a rispondervi. Non so a voce avreste voluto dirmi altro, pazienza. Prima il cartello più facile. Quello in cui l’uomo è in cima alla piramide dei viventi, con scritto sbagliato, e accanto una figura in cui tutti i viventi sono in un tondo, con pari grandezza e importanza. Sotto c’è scritto giusto. Va be’, qui è facile. Secoli, millenni di filosofia affermano la superiorità dell’uomo sull’animale, dalla tradizione platonica e aristotelica e da quella giudaica passando dal cristianesimo fino a Cartesio e oltre, nessuno – prima del nichilismo moderno – ha mai sostenuto che tu, ragazza con la felpa bianca, valessi quanto una gallina. Nessuno, giovane donna con i capelli corti, ti ha mai equiparata a un pesce ragno. Tu sei di più, sei dotata di intelletto e ragione, così tanto che puoi decidere di spendere quattro ore del tuo tempo per sostenere un’idea, e questo ti rende preziosa ai miei occhi e quello che più conta agli occhi di Dio, che per te si è fatto uomo ed è morto in croce (sì, proprio per te, anche se tu fossi l’unica donna al mondo lo avrebbe fatto lo stesso). E se non credi che Gesù Cristo è Dio, e pensi che fosse solo un pazzo megalomane schizofrenico, comunque tutta la storia dell’umanità mostra le opere di cui sono capaci i nostri simili, la Divina Commedia, i film dei fratelli Cohen, la voce di Dave Matthews, le sculture di Michelangelo, i quadri di Giotto, i romanzi di Houellebecq. Le galline e i pesci ragno non hanno idee da difendere argomentando. Questo non significa che li si debba maltrattare: servircene per nutrire gli uomini sì, però. Rispettando l’ambiente ma ricordando che l’ambiente è stato creato da un Padre per far star bene i figli.
foto Corriere cesenate
foto Corriere cesenate
Quanto all’uomo e alla donna che stirano, io penso che noi donne dobbiamo avere più fantasia, e chiedere di più ai nostri uomini e alla vita. Davvero, ragazze, volete un collaboratore domestico che stiri e lavi i piatti? Davvero sognate di fare l’idraulico? Se è così, è evidente che siamo tutte liberissime, io non ho mai scritto né detto da nessuna parte che c’è qualcosa che una donna non possa fare (anche perché, davvero, chi sarei io per dirlo?). Qui in Occidente siamo davvero avanti anni luce rispetto a questa storia che mi sa di vecchio, andiamo oltre, osiamo! Io se chiedo alle mie bambine – una l’avete vista, l’altra è la sua gemella molto molto diversa – se secondo loro una donna può fare l’astronauta mi guardano come se fossi ubriaca. Livia mi ha fatto rifare la domanda tre volte. “Non capisco qual è il problema mamma. Certo che una donna può fare l’astronauta, l’ingegnere, il capo di stato. Io per me sono indecisa se fare la maestra o il direttore del casting a Hollywood”. Io dichiarerei chiuso il capitolo, e per dire la Cristoforetti a Sanremo, se l’intento era di stupire perché anche una donna può fare certe cose, mi sembra espressione di una cultura vecchia e morta e sepolta. Io ho girato il mondo da sola, per fare la giornalista, per correre maratone, con in tasca solo un indirizzo di albergo e dei dollari dentro le scarpe, anche nei tempi in cui non c’era il cellulare. Ho corso di notte in città sconosciute, anche a Central Park (nonostante le raccomandazioni di Art Garfunkel) e ho fatto tutto quello che ho desiderato, e mai nessuno mi ha detto “no, perché sei una femmina”. Poi però sono diventata mamma, a 28 anni, e ho scoperto che quella era la cosa che più di ogni altra sognavo di fare. Io non voglio fare l’idraulico o l’ingegnere, non me ne frega niente di aggiustare le cose, voglio aggiustare le persone, e anche se quasi mai ci riesco – neanche con me stessa – sono le persone l’unica cosa che mi interessa. (Ci sono migliaia di studi che spiegano che il cervello delle donne è fatto per questo). Credo che sia così per la maggior parte delle donne, la maggioranza di loro chiede più tempo per se stesse e per i loro cari, non più lavoro e più successo. Ma se invece voi ragazze volete altro, accomodatevi. Non sarà certo l’opinione personale e privatissima di una come me a fermarvi. Scalate tutto quello che volete. E se troverete le porte chiuse, non sarà certo perché siete femmine, ma perché siete persone per bene,e il potere è autoconservativo, e ammette nella propria cerchia solo chi è in grado di garantirne la permanenza. Concordo pienamente invece, col cartello sulle pari opportunità: i maschi hanno tutti i gradini belli comodi uno in fila all’altro, noi dobbiamo fare dei saltoni esagerati per salire fino a su (dove?). È vero, il mondo del lavoro è a misura di uomo, ma non perché i maschi siano cattivi. Il mondo del lavoro è maschile perché ha dei tempi che non prevedono nella nostra vita l’esistenza di persone da accudire, di necessità da soccorrere, di relazioni da intessere, di tempo non produttivo da spendere per quelli a cui vogliamo bene. Le donne non scalano perché il prezzo da pagare è troppo alto. Se mi devo annullare per poter lavorare, se devo parcheggiare i miei figli, se devo lasciare gli anziani della famiglia in ospizio, no, preferisco non salire su quella scala.
Quanto al cartello su Eva, che “ha fatto bene a sperimentare, e a conoscere ed è stata punita per questo” (non si legge bene dalla foto, spero di interpretare il vostro pensiero correttamente), qui siamo su un piano teologico sul quale non vorrei dire stupidaggini. Comunque, innanzitutto se ne volete fare una questione di genere sappiate che la creatura per la quale la salvezza è entrata nel mondo è sempre una femmina, Maria, e spero che non crediate che la Chiesa ce la porti a esempio perché vergine. La grandezza di Maria è la sua umiltà, la sua obbedienza, il suo saper mettere Dio al primo posto nel cuore, e questa è la grandezza che viene indicata a ogni uomo e a ogni donna. Riconoscere di essere creatura, amatissima, ma creatura, e quindi bisognosa di una voce da ascoltare, obbediente, capace di umiliarsi come ha fatto Gesù. A questa cosa anche io alla vostra età – forse un po’ prima, diciamo prima della Cresima che ho fatto a 19 anni – mi ribellavo tantissimo. Ero insofferente alle regole, a scuola mi chiamavano Bastian Contrario (non molto originali, lo so), o “l’avvocato delle cause perse”. Una volta un sacerdote dell’ordine di Madre Teresa di Calcutta, un sudamericano, mi guardò fissa negli occhi e mi disse: “meno male che hai incontrato Cristo, sennò tu saresti una terrorista”. Io non so se l’ho incontrato, posso dire che con tutto il cuore lo voglio, desidero incontrarlo e mettere i miei occhi nei suoi. E posso dire che cercare di vivere l’obbedienza a lui ha senso, è una liberazione, perché è ascoltare la voce di uno che mi ama più di quanto io ami me stessa, più di mio marito, più dei miei figli e dei miei genitori. E in più è Dio. È lui che ha fatto l’universo e le galline e i pesci ragno e le molecole e il Dna. È il re dell’universo e mi ama da morire. Come non desiderare ascoltarlo?

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