mercoledì 31 dicembre 2014

san massimiliano kolbe - verità




"Alcuni non cercano la verità 

perché hanno paura di trovarla."

San Massimiliano Kolbe

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fulton sheen - la chiesa



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pascal - 2 categorie di uomini



Ci sono due categorie di uomini:

"I giusti che si credono peccatori,
e i peccatori che si credono giusti." 

Blaise Pascal

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Santa Teresa d'Avila - salire ...in cordata!!!




"Colui che cammina deciso 
verso le vette della perfezione,
non sale mai al cielo da solo;
trascina sempre una folla al suo seguito.

"Santa Teresa D'Avila"

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vero amore - 2


Erano circa le 8.30 di una mattinata intensa quando un anziano signore ottantenne è arrivato per far rimuovere i punti dal suo pollice. Disse subito che era di fretta perché aveva un appuntamento alle 9.00.
Presi nota dei suoi dati e lo invitai a prendere posto. Sapevo che ci sarebbe voluto più di un’ora prima che qualcuno potesse occuparsi di lui. Lo vidi controllare l’orologio ansiosamente per tutto il tempo e poi decisi di valutare io stesso la sua ferita dal momento che non ero occupato con altri pazienti.

All’esame la ferita risultava ben guarita. Parlai con uno dei medici per ottenere il materiale per rimuovere i punti di sutura e lo feci, ma mentre mi stavo prendendo cura di lui è iniziata una conversazione. Gli domandai se avesse un altro appuntamento medico in seguito, se era per questo che aveva così tanta fretta. Il signore mi disse di no e rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie.
Mi informai della sua salute. Mi disse che era nella casa di cura da tempo, essendo una vittima del morbo di Alzheimer. Sondai ulteriormente la questione chiedendo se la moglie si sarebbe molto alterata per il suo ritardo. Mi rispose che la donna non sapeva più chi lui fosse, non era in grado di riconoscerlo da cinque anni.
Sorpreso gli chiesi: “E va ancora ogni mattina, anche se lei non sa chi sei?” L’uomo sorrise e batté la mano e disse: “Mia moglie non mi conosce, ma io so ancora chi lei è.”

madre teresa - il vero amore



Il vero amore deve sempre fare male.
Deve essere doloroso amare qualcuno, 

doloroso lasciare qualcuno.
Solo allora si ama sinceramente.


Madre Teresa di Calcutta

S. AGOSTINO - a che pensi??



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A proposito del film "Terra di Maria"

In meno di 2 mesi di proiezioni nel nostro paese, grazie alle vostre preghiere e all'aiuto che ci avete donato, Terra di Maria è stato visto da più di 15.000 persone, sempre senza l'ausilio di alcuna pubblicità. Il lavoro di diffusione è ancora lungo perché vorremmo che il messaggio lanciato dal film arrivasse in tutta Italia, anche nelle città o nei piccoli paesi dove ancora non si sa dell'esistenza di questo importante strumento di evangelizzazione e di respiro profondo dell'anima. Noi possiamo fare ben poco, come sapete. Per questo motivo, vi chiediamo ancora di poterci aiutare a diffondere il film...
Trovate la lista delle proiezioni:        http://www.terradimaria.it/vuoi-vederlo/italia/ 
         Potete richiedere il film nella vostra città:                                                        http://www.terradimaria.it/vuoi-vederlo/

Enfants de Medjugorje 2014
Questo testo può essere divulgato a due condizioni: 1) non cambiare alcuna parola del testo, 2) citare l’origine "Enfants de Medjugorje" assieme al nostro sito in francese www.enfantsdemedjugorje.fr; e-mail gospa.fr@gmail.com

PER RINGRAZIARE...DI MAURO LEONARDI



In ogni chiesa del mondo oggi, in serata, tutta la comunità si riunirà e canterà il Te Deum, l’inno di ringraziamento per eccellenza. È un atto liturgico che si farà a prescindere. Non importa se ci sia stato lo tsunami, un figlio morto di cancro, la guerra civile, o il tasso di disoccupazione che ha raggiunto la doppia cifra. Non si fa se è andato bene il raccolto e altrimenti no. La chiesa ci insegna che si ringrazia di tutto. Si ringrazia per tutto e per tutti. Ce lo ha insegnato la mamma, da piccoli, a dire grazie. Grazie alla zia perché ci ha dato una caramella. Un grazie facile. Tu mi dai la caramella. La caramella è buona. Io dico grazie. Poi cresciamo un po’ e la mamma ci insegna di nuovo a dire grazie alla zia anche se il regalo della zia proprio non ci piace. Sono dei grazie più difficili da dire. Oggi la chiesa, che è madre, ci insegna questo grazie, un grazie che può essere difficile da dire. Ci aspetta alla fine di un anno denso, intenso. Riuscirò a dirlo di cuore, mi sono chiesto? E forse ho trovato la scorciatoia quando ho scoperto che il Te Deum – preghiera antichissima – sembra sia stato composto a due mani da Ambrogio ed Agostino il giorno di battesimo di quest’ultimo, avvenuto a Milano nel 386. Per questo, pare, è stato chiamato anche “inno ambrosiano”. Ora, studi più approfonditi, scarterebbero quest’ipotesi, ma io mi sono documentato e persone esperte mi hanno spiegato che nessuno potrà mai dire l’ultima parola. E quindi, allora e invece, io me la tengo bella incartata quest’ipotesi, la faccio vera, lungi da me l’idea di scartarla. Perché la strada giusta, nella Chiesa, è sempre quella della comunione, della relazione. È bello pensare che un inno che loda Dio, il Verbo incarnato, lo Spirito Santo, gli angeli, i santi e a tutta la Chiesa – che poi siamo noi e le nostre vite -, sia diventato un inno così perché fatto a quattro mani. Non solo perché sono le mani di due santi ma perché sono le mani di due amici. Che si sono conosciuti quando Agostino veniva da una vita affaticata e pesante e pensosa e Ambrogio era già Ambrogio. Perché di tutte le cose che si possono fare anche da soli, ce n’è una che ha bisogno di qualcuno accanto, ed è il ringraziamento, la gioia. E questo me lo insegna non l’erudizione ma Maria in persona che esplode nell’inno di ringraziamento per eccellenza di tutto il vangelo – il Magnificat – non dopo l’Annunciazione ma dopo la Visitazione. Il motivo della gioia è l’Annunciazione – cioè l’Incarnazione – ma l’esultanza è possibile solo assieme alla cugina. Per dire “sì” a tutto – il fiat – si può anche essere soli (a volte, anzi, bisogna essere soli) ma per un canto di ringraziamento, ci vuole un altro. Ci vogliono almeno due paia di braccia e di mani e di bocche. Maria, per erompere nel Magnificat, ha bisogno dell’incontro con Elisabetta. Per fare di un anno che non è stato tutto bello un’occasione di gratitudine, ci vuole una comunità, una famiglia, o almeno due amici. Così posso guardare all’anno nuovo con realismo. Senza sperare che vada tutto bene e tutto meglio, ma d’imparare ad essere di più con un amico.



http://mauroleonardi.it/2014/12/31/ilsussidiario-net-te-deum-per-ringraziare-dio-ci-vogliono-degli-amici/

http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2014/12/31/TE-DEUM-Per-ringraziare-Dio-ci-vogliono-degli-amici/568592/

martedì 30 dicembre 2014

Madre Teresa - Signore...



Siamo a sua disposizione. 
Se vuole che tu sia malato in un letto, 
se vuole che tu proclami la sua Parola nelle strade, 
se vuole che ogni giorno tu pulisca i gabinetti, va bene, 
va sempre tutto benissimo. 
Devi dire: "Signore, sono tuo. 
Puoi fare di me ciò che vuoi". 
Questa, Fratelli, è la nostra forza e questa è la gioia del Signore.

Madre Teresa di Calcutta

GUARESCHI - la poesia di natale



“Fu a Natale, nel ’47”, da Lo Zibaldino, 1948
(…) Forse Margherita ha ragione quando dice che occorre la maniera forte coi bambini: il guaio è che, a poco a poco, usando e abusando della maniera forte, in casa mia si lavora soltanto con le note sopra il rigo. La tonalità, anche nei più comuni scambi verbali, viene portata ad altezze vertiginose e non si parla più, si urla. Ciò è contrario allo stile del “vero signore”, ma quando Margherita mi chiede dalla cucina che ore sono, c’è la comodità che io non debbo disturbarmi a rispondere perché l’inquilino del piano di sopra si affaccia alla finestra e urla che sono le sei o le dieci.
Margherita, una sera del mese scorso, stava ripassando la tavola pitagorica ad Albertino, e Albertino s’era impuntato sul sette per otto.
«Sette per otto?» cominciò a chiedere Margherita. E, dopo sei volte che Margherita aveva chiesto quanto faceva sette per otto, sentii suonare alla porta di casa. Andai ad aprire e mi trovai davanti il viso congestionato dell’inquilino del quinto piano (io sto al secondo).
«Cinquantasei!» esclamò con odio l’inquilino del quinto piano.
Rincasando, un giorno del dicembre scorso, la portinaia si sporse dall’uscio della portineria e mi disse sarcastica: «È Natale. è Natale — è la festa dei bambini — è un emporio generale — di trastulli e zuccherini!».
“Ecco” dissi tra me “Margherita deve aver cominciato a insegnare la poesia di Natale ai bambini.”
Arrivato davanti alla porta di casa mia, sentii appunto la voce di Margherita: «È Natale, è Natale — è la festa dei bambini!…».
«È la festa dei cretini» rispose calma la Pasionaria. Poi sentii urla miste e mi decisi a suonare il campanello.
Sei giorni dopo, il salumaio quando mi vide passare mi fermò.
«Strano» disse «una bambina così sveglia che non riesce a imparare una poesia così semplice. La sanno tutti, oramai, della casa, meno che lei.»
«In fondo non ha torto se non la vuole imparare» osservò gravemente il lattaio sopravvenendo.
«È una poesia piuttosto leggerina. È molto migliore quella del maschietto: “O Angeli del Cielo — che in questa notte santa — stendete d’oro un velo — sulla natura in festa…”.»
«Non è così» interruppe il garzone del fruttivendolo. « “o Angeli del Cielo — che in questa notte santa — stendete d’oro un velo — sul popolo che canta…”» Nacque una discussione alla quale partecipò anche il carbonaio, e io mi allontanai. Arrivato alla prima rampa di scale sentii l’urlo di Margherita:
«”… che nelle notti sante — stendete d’oro un velo – sul popolo festante”».
Due giorni prima della vigilia, venne a cercarmi un signore di media età molto dignitoso.
«Abito nell’appartamento di fronte alla sua cucina» spiegò. «Ho un sistema nervoso molto sensibile, mi comprenda. Sono tre settimane che io sento urlare dalla mattina alla sera: “È Natale, è Natale — è la festa dei bambini — è un emporio generale — di trastulli e zuccherini”. Si vede che è un tipo di poesia non adatto al temperamento artistico della bambina e per questo non riesce a impararla. Ma ciò è secondario; il fatto è che io non resisto più: ho bisogno che lei mi dica anche le altre quartine. Io mi trovo nella condizione di un assetato che, da quindici giorni, per cento volte al giorno, sente appressarsi alla bocca un bicchiere colmo d’acqua. Quando sta per tuffarvi le labbra, ecco che il bicchiere si allontana. Se c’è da pagare pago, ma mi aiuti.»
Trovai il foglio sulla scrivania della Pasionaria.
Il signore si gettò avidamente sul foglio: poi copiò le altre quattro quartine e se ne andò felice.
«Lei mi salva la vita» disse sorridendo.
La sera della vigilia di Natale passai dal fornaio, e il brav’uomo sospirò.
«È un pasticcio» disse. «Siamo ancora all’emporio generale. La bambina non riesce a impararla, questa benedetta poesia. Non so come se la caverà stasera. Ad ogni modo è finita!» si rallegrò.
Margherita, la sera della vigilia, era triste e sconsolata.
Ci ponemmo a tavola, io trovai le regolamentari letterine sotto il piatto. Poi venne il momento solenne.
«Credo che Albertino debba dirti qualcosa» mi comunicò Margherita.
Albertino non fece neanche in tempo a cominciare i convenevoli di ogni bimbo timido: la Pasioraria era già ritta in piedi sulla sua sedia e già aveva attaccato decisamente: «”O Angeli del Cielo — che in questa notte santa stendete d’oro un velo — sul popolo festante…”».
Attaccò decisa, attaccò proditoriamente, biecamente, vilmente, e recitò, tutta d’un fiato, la poesia di Albertino.
«È la mia!» singhiozzò l’infelice correndo a nascondersi nella camera da letto.
Margherita, che era rimasta sgomenta, si riscosse, si protese sulla tavola verso la Pasionaria e la guardò negli occhi.
«Caina!» urlò Margherita.
Ma la Pasionaria non si scompose e sostenne quello sguardo. E aveva solo quattro anni, ma c’erano in lei Lucrezia Borgia, la madre dei Gracchi, Ma-fa Hari, George Sand, la Dubarry, il ratto delle Sabine e le sorelle Karamazoff.
Intanto Abele, dopo averci ripensato sopra, aveva cessata l’agitazione. Rientrò Albertino, fece l’inchino e declamò tutta la poesia che avrebbe dovuto imparare la Pasionaria.
Margherita allora si mise a piangere e disse che quei due bambini erano la sua consolazione.
La mattina un sacco di gente venne a felicitarsi, e tutti assicurarono che colpi di scena così non ne avevano mai visti neanche nei più celebri romanzi gialli.


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TESTORI - il suo papà


Ringrazio il cielo che qualcosa d’altro mi ha dato l’educazione di mio padre. Nella nostra casa di Novate, a Natale arrivava Gesù Bambino. Stavamo a ridosso dello stabilimento dei miei e c’era lì la portineria. Il portinaio aveva due figli, uno era Peppino e sarebbe diventato mio amico. Gesù quel Natale portò i doni come sempre: com’è naturale a me portò molto più che a lui. A Santo Stefano giocavo nel cortile dello stabilimento e il Peppino mi porta a casa a vedere i suoi regali. Era felice. E io poi l’ho portato a casa mia. «Guarda i mè, quanti me n’à purtuàa ul Bambin Gesù! Perché mi sunt el fioeu del padrun!» Lo vidi uscire piangendo come un disgraziato. Avevamo cinque anni. Mio papà lo incontra e gli dice: «’Ste ghet?», cos’hai? E il Peppino: «Il Gianni mi ha detto..» «Ah sì! Adess, al ciapi mì», lo prendo io. Alle cinque della sera, quando uscivano gli operai che allora, prima del 1930, erano 25-30, mi mise sulla porta, in ginocchio. Li conoscevo tutti. Timbravano il cartellino: tac-tac, tac-tac. E lui mi picchiava e diceva: «Chi credi di essere tu? Dumanda perdùn! Domanda perdùn! Scemo, stupit. Così imparai che cos’è la vita. Perdùn!» Il tac-tac dei cartellini, gli sguardi degli operai che avevano compassione, mi sono rimasti qui. Sante sberle. Aveva il coraggio di essere padre.
Giovanni Testori, intervistato da Renato Farina, Il Sabato, 5 dicembre del 1992


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beata maria di Gesù crocifisso - da allora sto in pace



S. Vergine a beata maria di Gesù crocifisso

Mi ha raccomandato di obbedire
Di amare gli altri più di me stessa


E di non affliggermi di nulla , 

da allora sto in pace

S. Vergine a beata maria di Gesù crocifisso

s.tommaso - fede



La fede quanto è bella e potente:
Un'anima che possiede la fede può fare tutto.
                                                                                                                        
S. Tommaso a beata maria di Gesù crocifisso

PADRE AMORTH - credo



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Chesterton: babbo natale



 «Quello che mi è successo è l’opposto di quello che sembra essere l’esperienza della maggior parte dei miei amici. Invece di rimpicciolire fino ad un puntino, Babbo Natale è divenuto sempre più grande nella mia vita fino a riempire la quasi totalità di essa. È successo in questo modo. Da bambino mi trovai di fronte ad un fenomeno che richiedeva una spiegazione. Avevo appeso alla sponda del mio letto una calza vuota, che al mattino si trasformò in una calza piena. Non avevo fatto nulla per produrre le cose che la riempivano. Non avevo lavorato per loro, né le avevo fatte o aiutato a farle. Non ero nemmeno stato buono – lungi da me! E la spiegazione era che un certo essere che tutti chiamavano Santa Claus era benevolmente disposto verso di me… Ciò che credevamo era che una determinata agenzia benevola… ci avesse davvero dato quei giocattoli per niente. E, come affermo, io ci credo ancora. Ho semplicemente esteso l’idea. Allora chiedevo solo chi metteva i giocattoli nella calza, ora mi chiedo Chi mette la calza accanto al letto, e il letto nella stanza, e la stanza della casa, e la casa nel pianeta, e il grande pianeta nel vuoto. Una volta mi limitavo a ringraziare Babbo Natale per pochi soldi e qualche biscotto. Ora, lo ringrazio per le stelle e le facce in strada, e il vino e il grande mare. Una volta pensavo fosse piacevole e sorprendente trovare un regalo così grande da entrare solo per metà nella calza. Ora sono felice e stupito ogni mattina di trovare un regalo così grande che ci vogliono due calze per tenerlo, e poi buona parte ne rimane fuori; è il grande e assurdo regalo di me stesso, perché all’origine di esso io non posso offrire alcun suggerimento tranne che Babbo Natale me l’ha dato in un particolare fantastico momento di buona volontà».

la bussola on line

Martin Healy - felicità


Il dramma degli uomini 
non consiste nell'impossi­bilità 
di trovare la felicità, 
ma nel cercarla dove non c'è.

Martin Healy

laparola.it

confessione


IL SEGNALE.... STORIA DI UN FIGLIO CHE RITORNA ...
Un giovane era seduto da solo nell'autobus; teneva lo sguardo fisso fuori del finestrino. Aveva poco più di vent’anni ed era di bell’aspetto, con un viso dai lineamenti delicati. Una donna si sedette accanto a lui. Dopo avere scambiato qualche chiacchiera a proposito del tempo, caldo e primaverile, il giovane disse, inaspettatamente:
«Sono stato in prigione per due anni. Sono uscito questa mattina e sto tornando a casa».
Le parole gli uscivano come un fiume in piena mentre le raccontava di come fosse cresciuto in una famiglia povera ma onesta e di come la sua attività criminale avesse procurato ai suoi cari vergogna e dolore. In quei due anni non aveva più avuto notizie di loro. Sapeva che i genitori erano troppo poveri per affrontare il viaggio fino al carcere dov’era detenuto e che si sentivano troppo ignoranti per scrivergli.
Da parte sua, aveva smesso di spedire lettere perché non
riceveva risposta. Tre settimane prima di essere rimesso in libertà,
aveva fatto un ultimo, disperato tentativo di mettersi in contatto con il padre e la madre. Aveva chiesto scusa per averli delusi, implorandone il perdono. Dopo essere stato rilasciato, era
salito su quell’autobus che lo avrebbe riportato nella sua città e che passava proprio davanti al giardino della casa dove era cresciuto e dove i suoi genitori continuavano ad abitare.
Nella sua lettera aveva scritto che avrebbe compreso le loro ragioni. Per rendere le cose più semplici, aveva chiesto loro di dargli un segnale che potesse essere visto dall'autobus. Se lo avevano
perdonato e lo volevano accogliere di nuovo in casa, avrebbero legato un nastro bianco al vecchio melo in giardino. Se il segnale non ci fosse stato, lui sarebbe rimasto sull'autobus
e avrebbe lasciato la città, uscendo per sempre dalla loro vita.
Mentre l’automezzo si avvicinava alla sua via,
il giovane diventava sempre più nervoso, al punto di aver paura a guardare fuori del finestrino, perché era sicuro che non ci sarebbe stato nessun fiocco. Dopo aver ascoltato la sua storia, la donna si limitò a chiedergli: «Cambia posto con me. Guarderò io fuori del finestrino».L’autobus procedette ancora per qualche isolato
e a un certo punto la donna vide l'albero.
Toccò con gentilezza la spalla del giovane e, trattenendo le lacrime, mormorò: «Guarda! Guarda! Hanno coperto tutto l’albero di nastri
bianchi». Anche Dio nostro Padre ci ha dato un segno del Suo infinito amore per noi: Gesù Suo Figlio che sul legno della croce ha dato la sua vita per la nostra salvezza e per accoglierci come figli riconciliati e perdonati. Andiamo senza timore al Padre e confidiamo nel Suo amore e perdono in Cristo Gesù.

francesco - ricchezza

paolino


Questo è Paolino,
lui ancora non lo sa ma nascerà orfano di mamma (anzi, paradossalmente già lo è), nonostante il fatto che la sua mamma goda di ottima salute e che non sia una condannata a morte, in qualche carcere nel mondo.
Né è la storia di un ennesimo abbandono di un neonato da parte della mamma. Lui è stato concepito, su commissione, per essere cresciuto e allevato dal suo padre biologico e dal suo compagno.
All’anagrafe, Paolino verrà registrato come figlio di due uomini. La mamma per lui non esisterà, è come se non ci fosse mai stata, tranne per il concepimento e per i nove mesi di gestazione. Qualcuno ha deciso per lui che la mamma può essere considerata solo un entità meccanica: praticamente un’incubatrice, seppur umana. Come per un forno: ci si infila dentro il lievito, si aziona il timer e alla fine della cottura si tira fuori la pizza. Mica il forno potrà rivendicare come sua la pizza? Certo che no.
Per Paolino, quel rumore del battito del cuore della mamma e della sua voce, rimarranno soltanto agli albori della sua vita, così come, il suo viso che vedrà alla nascita. Il suo rapporto con la madre cesserà al taglio del cordone ombelicale. E chissà se un giorno, la scienza, sempre più autoreferenziale a sé stessa, si adopererà perfino ad eliminare la cicatrice stessa dell’ombelico, per cancellare ogni traccia della mamma.
Eh sì, nel XXI secolo, in nome di un progressismo schizofrenico, l’uomo è riuscito a mettere in dubbio persino la figura del Padre e della Madre, riscrivendone le loro funzioni. L’uomo, nella sua presunzione, può persino credere che ci si possa dissetare con il fuoco e che si possa incendiare qualcosa con l’acqua, l’importante è solo convincersi che sia possibile. E quando un fatto appare sgradevole, l’uomo si illude che basti sostituire qualche parola per farlo sembrare più accettabile o che basti plasmare la realtà alle proprie convinzioni.
A Paolino, infatti, diranno non che lui è stato ospite di un “utero in affitto”, né che la sua mamma sia stata un genitore surrogato (in realtà il vero genitore “surrogato” è il convivente del suo papà biologico), né che è stato ceduto (per soldi o gratuitamente, non conta), gli diranno che la sua mamma ha compiuto “una gestazione per altri”, un atto apparentemente generoso verso una coppia di uomini, finalmente liberati da una cultura discriminatoria, oscurantista e arretrata.
Potere delle parole: far sembrare verità una menzogna e viceversa. Potere delle parole: far apparire come una estensione di diritti civili, la contemporanea perdita del diritto di avere una mamma (o di un papà). Se Paolino fosse rapito alla nascita, i suoi sequestratori sarebbero incriminati ma trattandosi di una cessione “volontaria” ci si illude che tutto ciò sia lecito, che sia solo l’attuazione di un diritto ad avere un figlio, a tutti i costi.
E se a tutti va riconosciuto il diritto alla filiazione, va da sé che dovrà essere garantito universalmente l’accesso agli uteri in affitto. Qualora non si conoscano di persona delle “gestanti per altri”, dovranno sorgere agenzie e compagnie (come già succede nel Mondo) che possano offrire tale servizio, con promozioni commerciali, con tariffe chiare, ecc. ecc. Pertanto, persino la nascita di bambini verrà sottoposta alla legge economica della domanda e offerta, del mercato. Tutto può e deve essere oggetto di contrattazione, purché ci sia un accordo, ovvio… il contratto dovrà essere fatto a norma di legge.
Ma un accordo per essere ritenuto legittimo, soprattutto quando riguardano la vita delle persone, occorrerebbe che venisse valutato secondo tutti i punti di vista, allo scopo di poter tutelare gli interessi e i diritti di tutte le parti in causa.
Certo, questo accordo procurerà un guadagno per la Clinica, dove è stato concepito, farà felice la mamma di Paolino, che avrà una ricompensa materiale o morale, e la coppia che avrà finalmente un bambino da crescere e da allevare. E Paolino? Per lui hanno deciso gli altri, loro hanno stabilito che non ha bisogno della mamma, ha solo bisogno di ammore e null’altro.
Come si diceva, tanto Paolino non ricorderà nulla della mamma, all’inizio gli sembrerà normale crescere con due uomini (a proposito li chiamerà “papà 1” e “papà 2”, o “mammo” e “papà”?), poi però si confronterà con i suoi coetanei. Vedrà che loro hanno anche una strana creatura che li viene a prendere all’asilo, una persona con la gonna e con i capelli lunghi e a quel punto inizierà a farsi delle domande: “ma che strane famiglie ci sono in giro?”.
Se lo prenderanno in giro per il suo contesto familiare, i suoi due papà lo difenderanno, gli diranno che le persone, e soprattutto i credenti, hanno ancora una mentalità retrograda per poter accettare come normale una famiglia come la loro, gli diranno che la sua è una famiglia speciale, “arcobaleno” (a proposito ma se dovessimo assegnare un colore ad un sesso, le coppie omosessuali non dovrebbero definirsi monocromatiche?). Tenteranno insomma di riversare sul mondo brutto e crudele le proprie responsabilità, per aver messo il “proprio” figlio in una situazione discriminatoria.
Poi, Paolino comincerà a chiedere della sua mamma ai suoi due papà, che nome e che viso avesse, di che colore avesse i capelli, gli occhi, se era gentile, bella e di come avesse conosciuto il papà biologico. Chissà che risposte avrà e se soddisferanno in pieno la sua curiosità.
Forse comincerà pure ad osservare il suo ombelico, interrogandosi su quel rapporto carnale interrotto con una paio di forbici. Chissà come immaginerà sua mamma e chissà se avrà dei rimpianti provando ad immaginare come sarebbe stata la sua vita avendola vicino a sé.
Povero Paolino, come si fa a credere di poter dare amore ad un bambino, se, come primo atto, gli si toglie la mamma?

comunione sulla mano

A commento del post di Don Leonardo Maria Pompei sull'argomento "Comunione sulla mano",leggo che diversi membri hanno dato una personale opinione.. a tal riguardo aggiungo citando un articolo della Facoltà Teologica dell'Italia Centrale...sperando che questo porti un po di chiarezza.
"Se ci guardiamo indietro vediamo come nelle prime comunità cristiane era normale ricevere il corpo di Cristo direttamente sulle mani; al riguardo vi sono numerose testimonianze, sia nell’area orientale, sia in quella occidentale: molti Padri della Chiesa - Tertulliano, Cipriano, Cirillo di Gerusalemme, Basilio, Teodoro di Mopsuestia… -, diversi canoni giuridici sanciti durante sinodi e concili (il Sinodo di Costantinopoli del 629; i Sinodi delle Gallie tra VI e VII secolo; il Concilio di Auxerre avvenuto tra il 561 e il 605...), fino alle testimonianze dell’VIII secolo di s. Beda il Venerabile e s. Giovanni Damasceno: tutti attestano la medesima diffusa tradizione.
In questi documenti si chiede sempre che il comunicarsi sulla mano avvenga con grande rispetto e devozione: pulizia delle mani per gli uomini, velo sulla mano per le donne, mani disposte a forma di croce… ed inoltre si indica la profonda attenzione da avere contro il pericolo di profanazione (da sempre tenuto di conto).
Dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, attraverso l’Istruzione Memoriale Domini promulgata dalla S. Congregazione per il culto Divino il 29 maggio 1969, la Chiesa ha lasciato alle singole Conferenze Episcopali la possibilità di richiedere la facoltà di introdurre l’uso di ricevere la Comunione sulla mano.
In Italia tale prassi è stata richiesta dalla Conferenza Episcopale nel maggio 1989 ed è entrata in vigore il 3 dicembre dello stesso anno, prima domenica di Avvento. Il testo dell’Istruzione sulla Comunione eucaristica, datato 19 luglio 1989, circa la modalità di questo ulteriore modo di ricevere l’ostia consacrata spiega: «Particolarmente appropriato appare oggi l’uso di accedere processionalmente all’altare ricevendo in piedi, con un gesto di riverenza, le specie eucaristiche, professando con l’Amen la fede nella presenza sacramentale di Cristo. Accanto all’uso della comunione sulla lingua, la Chiesa permette di dare l’eucaristia deponendola sulla mano dei fedeli protese entrambe verso il ministro, (la sinistra sopra la destra), ad accogliere con riverenza e rispetto il corpo di Cristo. Chi la riceve sulle mani la porterà alla bocca davanti al ministro o appena spostandosi di lato per consentire al fedele che segue di avanzare. Se la comunione viene data per intenzione, sarà consentita soltanto nel primo modo» (n° 14-15).
È importante sottolineare come ricevere la Comunione sulla mano non è un obbligo, ma una possibilità, lasciando al singolo fedele la facoltà di scegliere la modalità più confacente alla propria sensibilità spirituale. Ed è altrettanto importante ribadire come questa duplice prassi non è prevista in tutte le nazioni, ma solo in quelle in cui la Conferenza Episcopale ha richiesto ed ottenuto tale facoltà dalla Santa Sede.
Il Papa ha chiesto espressamente che nelle celebrazioni da lui presiedute si distribuisca la Comunione solo sulle labbra dei fedeli; l’elevato numero dei partecipanti e le condizioni stesse del luogo della celebrazione (spesso in luoghi aperti) fanno ben comprendere l’opportunità di questa decisione.
sicuramente entrambi gli usi hanno significati propri e profondi. Di certo occorre ricevere il corpo di Cristo sempre con fede, rispetto e adorazione indipendentemente dalla specifica modalità, stando attenti ad ogni singolo frammento dell’eucaristia ed al decoro dei nostri gesti («…fai delle tua mano sinistra un trono per la tua mano destra, poiché questa deve ricevere il Re…» s. Cirillo di Gerusalemme, Catechesi mistagogiche, 5,21).
Come sempre, la sostanza delle azioni liturgiche ci chiede di unire e fondere insieme l’interiorità dello spirito con le modalità esteriori della loro celebrazione"


DIO...ogni secondo

medjgorie 25 gennaio 2001



SIGNORE...donami




IO SONO CONTRO L'ABORTO ...E TU??



si commenta da sola... 
che cucciolo  


VIAGGIO A FATIMA 28 FEBBRAIO - 3 MARZO 2015 - 365,00 €




QUESTO E' ROBERTO organizza un viaggio a Fatima,prezzi molto contenuti...e se viene anche lui...vi renderà il viaggio ancora più bello..come lo ha reso bellissimo a noi portandoci a medjgorie dal 5 al 10 dicembre.... è un uomo che sta portando avanti un bel progetto in brasile...lui è nato là , sta costruendo una casa per bimbi e si chiamerà CASA APARECIDO DE OLIVEIRA CON MARIA REGINA DELLA PACE e la CAPPELLA DELLE MILLE AVE MARIA!
Come accennato da Padre Silvano i lavori sono iniziati a novembre. A gestire questa casa saranno tre sorelle della Congregazione Suore Missionarie di Gesù Ostia....quindi ha già trovato anche le consacrate...guardate il volantino...vi consiglio di fare una volta un viaggio con lui...ne vale la pena...che d.v.b.







venerdì 26 dicembre 2014

s. curato d'ars - i martiri



il martirio non è nulla in confronto alla messa,
perché il martirio è il sacrificio dell'uomo a Dio,
mentre la messa è il sacrificio
di Dio per l'uomo"

S. Curato d'Ars


SOCRATE - il mercato



Socrate, 
nel guardare le merci esposte 
in vendita al mercato, 
esclamava: 
«Di quante cose non ho bisogno!».

Diogene Laerzio

oggi e' venerdi

vi ricordo che oggi è venerdi


martedì 23 dicembre 2014

s. faustina - il punto di vista di Dio

ho salvato la vita di mia figlia e lei ha salvato la mia

Incinta a dodici anni, a causa di uno stupro: “Ho salvato la vita di mia figlia e lei ha salvato la mia”
Lianna-Rebolledo
Mi aggrappai alla vita
Lianna è stata invitata dal gruppo Jóvenes Libres de Ecuador per raccontare la tragedia vissuta quando aveva appena 12 anni. Narrò che prima dell’abbandono di suo padre, con sua madre andò negli Stati Uniti per cercare migliori condizioni di vita, ma nella città di Los Angeles fu vittima di stupro da parte di due uomini che la lasciarono inconscente.
Ferita fisicamente e moralmente a questa età non capisci perché i medici ti raccomandano di abortire, che la tua vita era rovinata, che in qualsiasi modo il ‘prodotto’ non si sarebbe ottenuto. Una bambina di 12 anni sente quelle parole e non capisce che cos’è il ‘prodotto’, perché non si otterrà e perché è successo a lei” .
Lianna ha parlato della tragedia che ha vissuto per lanciare un messaggio di vita: “Quando mi dissero che alla bambina che portavo nel ventre già batteva il cuore, desiderai a tutti i costi che lei vivesse.”
Attualmente sua figlia ha 22 anni, è in procinto di terminare gli studi in una università di Los Angeles.
Specialista nel settore della comunicazione, con un amore grandissimo verso sua figlia, Lianna ha dato ai giovani ecuadoriani un messaggio di vita:
In nessun caso dovremmo porre fine alla vita di un essere umano, indipendentemente da come viene al mondo, ha uno scopo nella vita e ha gli stessi diritti di qualsiasi altra persona.
E ha aggiunto: “Non lasciatevi ingannare, non lasciatevi manipolare, una vita non si cancella, non si termina, non s’interrompe; una vita deve essere protetta, indipendentemente da come venga, nel nostro caso due vite sono state salvate, ho salvato quella di mia figlia e lei, ha salvato la mia.”
Fonte: Hazteoir
http://www.notizieprovita.it/notizie-dal-mondo/incinta-dodici-anni-causa-di-uno-stupro-ho-salvato-la-vita-di-mia-figlia-e-lei-ha-salvato-la-mia/

SAN CHARBEL - il segno della croce



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SIGNORE...

FRANCESCO...siamo ammalati...leggermente cronici!!!



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S. TERESA EUSTORCHIO VERZERI - l'occhio



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lasciati fare...da chi ti conosce



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GESU'...ehi tu...vieni e seguimi



La differenza tra uno che si lamenta 
e uno che non lo fa
...sta tutto qui
...dare senso alla sofferenza
...o ci ragioni su o sei morto!!!
...anche se ancora respiri
...sei già morto dentro.

IL VIAGGIO



...esattamente
...ho capito 
il bello sta nel viaggiare in buona compagnia



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NASCIAMO...moriamo...e in mezzo???



..e così
...ci perdiamo il meglio
...sono così pieno di peccati
...e qualcuno deve pagare per quelli
...lui è sceso per salvarmi.



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DIO - potrà piegarti...ma



.ti toglierà forse tutto
...ma in cambio lui si darà a te
 ...e lo capirai...finalmente!!!!



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DIO...tu sei un miracolo!!!






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MADRE TERESA - malattia


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...non perdere tempo
...gireresti solo in tondo
...Dio ti ama!!!



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FRANCESCO - la tenerezza

lunedì 22 dicembre 2014