sabato 30 luglio 2016

Meditazione di Papa Francesco alla Via Crucis con i giovani nel Parco Jo...

Papa gmg via crucis dei giovani

Voi giovani
come volete tornare
questa sera alle vostre case?
...come volete tornare
con voi stessi?
rispondete nel vostro cuore
...nel silenzio
Papa gmg via crucis dei giovani
cracovia

Papa via crucis

la via della croce
non è un'abitudine sadomasochista
...la via della croce
è l'unica che guarisce il male e il peccato
..è la via del futuro
chi la percorre
con generosità e con fede
dona speranza
...semina speranza
e io vorrei che voi
foste seminatori di speranza
Papa via crucis
con i giovani
cracovia 2016

Papa - via crucis con i giovani

di fronte al peccato,
l'unica risposta di Gesù è il dono di sè
...uno che si dice Cristiano e non vive per servire
...non serve per vivere
...con la sua vita rinnega Gesù Cristo
Papa - via crucis con i giovani
gmg 2016 cracovia

papa via crucis cracovia

Dove è Dio quando persone innocenti muoiono
a causa della violenza, delle guerre?
Dove è Dio quando malattie spietate
rompono legami di vita e affetto?
o quando i bambini vengono sfruttati, umiliati?
...esistono domande davanti alle quali
non ci sono risposte umane
...possiamo solo guardare a Gesù
e domandare a lui.
La risposta di Gesù è questa:
Io sono in loro
soffro profondamente in loro.
Egli è unito talmente ad essi
quasi ...quasi da formare un solo corpo
Gesù stesso ha accettato di identificarsi
in questi fratelli e sorelle
gratuitamente abbiamo ricevuto
gratuitamente diamo
siamo chiamati ad aiutare chi è escluso
, profugo, perseguitato, carcerato, affamato
...li tocchiamo il nostro Dio
li tocchiamo il signore
...ce lo ha detto il nostro Dio
."..ogni volta che avremo fatto questo
al più piccolo dei nostri fratelli
lo avremo fatto a lui"
li si gioca la nostra credibilità come cristiani
nell'accoglienza all'ultimo
...non nelle idee...ma lì
oggi l'umanità ha bisogno di giovani come voi
che non vogliono vivere la propria vita a metà
...giovani pronti a spendere la loro vita

papa
via crucis
cracovia 

7 stazione via crucis con i giovani Polonia gmg



Distruggi l'uomo vecchio che è in noi
uccidi il debitore impietoso
insegnaci a perdonare volentieri
in anticipo, senza aspettare
la richiesta e il risarcimento
da parte dei colpevoli.
Come è incredibile la tua misericordia
voglio fidarmi di essa
anche quando mi chiami
per donarla al prossimo
perdonando senza esitazione
Amen
7 stazione via crucis
con i giovani Polonia
gmg

Oggi tra le 17,30 e le 18,00, la trasmissione "il Diario di Papa Francesco"

Oggi tra le 17,30 e le 18,00, la trasmissione "il Diario di Papa Francesco" si collegherà per alcuni minuti con il Centro Giovani Don Vittorione di Moroto, dove oltre 400 giovani karimojong stanno celebrando la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù uniti ai loro coetanei presenti a Cracovia.
Africa Mission - Don Vittorione
penso sia su sat 2000!!!

Ti adoro, o Croce Santa,

Recitata 33 volte il Venerdì Santo,
 libera 33 Anime del Purgatorio, 
Recitata 50 volte ogni venerdì, ne libera 5. 
venne confermata dai Papi Adriano VI, Gregorio XIII e Paolo VI).

PREGHIERA:
Ti adoro, o Croce Santa,
che fosti ornata del Corpo Sacratissimo del mio Signore, 
coperta e tinta del suo Preziosissimo Sangue.
Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me.
Ti adoro, o Croce Santa, 
per amore di Colui che è il mio Signore. Amen

Papa Francesco in Polonia, Via Crucis con i Giovani

domenica 24 luglio 2016

Oggi, non domani.

Daniele Bai
Lasciarsi abitare dal Cristo, il Risorto, 
e vivere con intensità il momento presente
...La sua parola è così limpida: 
"Oggi io voglio fermarmi a casa tua". 
Oggi, non domani.

dios

Verbo essere! Mmhmm...per me...numero 1 😊😊😊


Diario di un curato di campagna
essere utile 
devo fare qualcosa e non semplicemente essere qualcuno. 
Sono storture che ci portiamo fin dall'infanzia. 
Ma la verità è che il verbo essere 
è nettamente superiore al verbo fare.


Verbo essere! Mmhmm...per me...numero 1 😊😊😊


io sparo ad uno che sta per uccidere


io sparo ad uno che sta per uccidere
...non commetto un peccato
non si può negare il principio di legittima difesa
se io non uccido pero' 
vivo una beatitudine evangelica
qualunque strada tu voglia prendere
è una strada senza via di uscita
se imbocchi la guerra
puoi distruggere l'umanità
...se non fai nulla peggio che peggio
puoi scegliere in quel momento quando capiterà
...io me lo sono posto questo problema
un'anno fa ed adesso ho le idee chiare
...la mia risposta...va bene per me
...ma non per te
...per te non so cosa chiede Dio
gli e lo devi chiedere tu
se le idee non le hai chiare
...vai a fondo della questione
rifletti
...non aspettare l'ultimo momento
questa è una domanda importante!!
se questo principio si applica a livello internazionali
è un'altro fatto
molto più complicato
la preghiera è ascoltare effettivamente
quello senti giusto dentro di te
...che non è agire di pancia
...di pancia ci agisce un'altro
...che è specializzato nel creare conflitti
...la pancia lasciala perdere
la pancia non ti da pace
guarda quello che gira con il camion
...pensi avesse pace mentre uccideva?
...vai un po più su
ricorda...tu che leggi non hai molto potere
(e di questo ringrazia Dio)
quindi questi atti che sceglierai
di applicare dentro di te
li userai con quelli che incontrerai oggi,
domani,
domenica prossima
a partire dalla tua famiglia
da li si parte per cambiare il mondo

dell’orfano tu sei l’aiuto.

Luigi Maria Epicoco Ft
Perché, Signore, ti tieni lontano,
nei momenti di pericolo ti nascondi?
Con arroganza il malvagio perseguita il povero:
cadano nelle insidie che hanno tramato!
Il malvagio si vanta dei suoi desideri,
l’avido benedice se stesso.
Nel suo orgoglio il malvagio disprezza il Signore:
«Dio non ne chiede conto, non esiste!»;
questo è tutto il suo pensiero.
Di spergiuri, di frodi e d’inganni ha piena la bocca,
sulla sua lingua sono cattiveria e prepotenza.
Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l’innocente.
Eppure tu vedi l’affanno e il dolore,
li guardi e li prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell’orfano tu sei l’aiuto. (Salmo 8)
...non ho molto altro da aggiungere.

Pretaccio,

foto di Stefano Salvanelli.

«Pretaccio, ti ricordi come t’insultavo quando ti vedevo? Pensavo che fossi come tanti altri, falso e doppia-faccia. Però devo dire che mi sono ricreduto. Non è da tutti essere sempre pronti a dare una mano dove è necessario, non è da tutti, anzi quasi da nessuno. E va bene… le cose cambiano, siamo nel 2016 e ho addirittura amici preti, pensa un po’! A proposito, a volte mi viene l’idea di andare insieme a te e a mio fratello a fare una rapina, ma pazienza, mi passerà…».
“Rubare” le anime e portarle a Dio, mi piace!

La sera prendo un treno che da Mosca arriva alla stazione di Pot’ma


foto di Stefano Salvanelli.

Da tre anni visito regolarmente il carcere che si trova nella repubblica Mordova. La sera prendo un treno che da Mosca arriva alla stazione di Pot’ma alle 4 del giorno dopo e aspetto fino alle 9 che un poliziotto mi accompagni in carcere. Nell’attesa, ho il tempo per riposare e pregare in una delle camere della stazione. Durante uno dei primi viaggi, Elena Ivanovna, l’impiegata che si occupa dell’ospitalità, mi aveva chiesto: «Perché lo fa? È pagato, vero?». Quando le risposi che lo facevo gratuitamente, per sostenere la fede e la speranza delle persone che incontravo, Elena mi raccontò la sua vita: il marito alcolizzato, i figli ormai grandi. «Che senso ha tutto quello che ho fatto se ora resto sola?» mi chiese. Da quel giorno, questa donna sconosciuta non è più un’estranea per me: ci unisce lo stesso desiderio che la vita abbia un senso. Non comprende – lei che non riesce nemmeno più a guardare in faccia il padre dei suoi figli – come sia possibile avere tanta attenzione per gente che ha commesso gravi delitti. È vero, le rispondo: è impossibile all’uomo ma non a Dio. È possibile se sai di essere stato amato senza averlo meritato. È la vocazione, la scoperta che all’origine della propria vita c’è un atto d’amore assolutamente gratuito che è misericordia. Quando accade, non puoi non desiderare che tutti ne facciano esperienza.

maria medjgorie

felicidad

spegni il fuoco con il fuoco?

facciamo 2 gruppi

chi usa Dio come...

il successo

Marcia Francescana

Marcia Francescana


La marcia è alle porte! Oggi ripercorriamo quei giorni così fondamentali per le nostre vite … scriviamo a quattro mani per provare a mettere insieme quei due mondi così diversi e lontani di allora e ora così uniti.

Fra — Ho un ricordo nitido, chiaro, della sera prima dell’inizio. Eravamo accanto ad un muro diroccato, immersi nella natura, mentre contemplavamo un magnifico tramonto di fine luglio. Allora il frate ci disse: “non sprecate questa occasione, camminate per qualcosa, marciate verso Assisi chiedendo qualcosa al Signore, qualcosa di concreto”. Ed io perché ero li? Avevo da poco iniziato il cammino con fra Massimo e dopo tanto ascoltare avevo bisogno di fare qualcosa di pratico. D’altra parte a me piace mettere km sotto le gambe, la marcia era perfetta. In fondo se non sei capace ad addolcire il tuo cuore, ci penserà la fatica, il caldo e i piedi doloranti a farlo per te … allora di fronte a quel tramonto chiesi al Signore di guarire la mia affettività. Camminavo per questo, per poter essere guarito dalle mie storie d’amore disastrose, i fallimenti affettivi e da tutte quelle relazioni mai chiuse del tutto (rimaniamo amici?) … ero li per questo, ora lo sapevo.
Ale — Arrivare alla marcia fu un’impresa. Io avevo 16 anni e, venendo da un paesello sperduto della basilicata dove le pecore e gli abitanti messi insieme non arrivano a ottomila, non ero assolutamente capace di prendere un treno da sola. Ci andai con la mia amica Giusy, più grande di me e soprattutto più esperta. Il problema era peró che Giusy due giorni prima non ne aveva più voglia, ma alla fine, per mia insistenza, ci avventurammo lo stesso. Il primo ricordo della marcia é la tappa iniziale: 40 km! a causa di un imprevisto abbiamo fatto due tappe in una. Un’impresa indicibile per le mie gambe ma soprattutto per il mio “sono forte io, non lo lascio lo zaino, io ce la faccio, io non sono come gli altri, io arrivo alla fine” … e fu così che lasciai prima lo zaino e poi salii umiliata dai km su quel camioncino raccatta moribondi.
Fra — La prima tappa fu devastante. Quasi quaranta km. Caldo, sudore, sete. Alla meta arrivammo a brandelli, a gruppetti di uno o due persone. All’arrivo ci aspettavamo delle belle bacinelle di acqua fresca per rigenerare i piedi distrutti. E ad ogni arrivo ci aspetta anche una sorpresa. È incredibile la condivisione che si crea tra persone che hanno patito la medesima “sofferenza”. Succede negli sport di fatica come il ciclismo e l’atletica — li c’era lo stesso sentimento: ce l’avevamo fatta, con le nostre gambe, col nostro sudore, nessuna scorciatoia, nessuna raccomandazione. Con le barriere difensive così abbassate, le maschere di tutti i giorni cadute per strada, parlare e conoscere le persone è così facile! Fra Max mi aveva “proibito” di entrare in una nuova storia d’amore finché non fossi guarito da quelle ferite (e non avessi chiuso una situazione in particolare che mi impegnava ancora la mente e il cuore). Di me stesso dicevo che ero in “bonifica”. Ma appunto per questo, non avendo alcuna aspettativa, mi veniva spontaneo di andare a conoscere tutte (tutte) le ragazze della marcia … alla sera del primo giorno, c’era appunto un gruppetto di ragazze sedute a terra a godersi il meritato riposo. Baldanzoso mi infilai e feci conoscenza:
- come ti chiami?
Alessandra — (ok memorizzato)
- da dove vieni?
dalla Basilicata — (uhmmmm)
- quanti anni hai?
Sedici, ho appena finito la terza superiore — (pffrrr … cof cof)
Ok passiamo oltre, mi dissi.
Ale — Durante il cammino ogni tanto appare un ragazzo, simpatico tra l’altro. Un giorno mi disse: “Ciao Alessandra, ti cercavo, volevo camminare un po’ con te!” ed io che ero nella fase “Santa Maria Goretti” risposi: “Uhm, ah, beh….” e pensavo “Ma come cacchio si chiama questo? Lui mi chiama per nome, forse avremo parlato, ma io però non me lo ricordo, mo questo chi é?”. Ma più i giorni passavano, più Francesco continuava a spuntare all’improvviso. La cosa strana era che in generale non mi si filava nessuno al paese quindi io ero diventata davvero “la simpatica”, ma con lui non era così , non c’era stato il tempo né le energie per essere qualcuno, quindi ero io, me stessa fino in fondo. La cosa che mi aiutava ad essere tanto tranquilla era il fatto che era chiarissimo che eravamo troppo diversi: Francesco aveva otto anni più di me e a sedici anni fa la differenza; lui era laureato in fisica (!!!!) e faceva il dottorato (ignoravo il significato e l’esistenza di questa parola) a Zurigo e parlava normalmente in inglese con la gente; io, una cretina qualsiasi, facevo il terzo liceo, abitavo nel paese a fianco a quello in cui hanno confinato Carlo Levi, fra le capre e mi sentivo evoluta a parlare italiano anziché il dialetto. Ero molto stupita di come Francesco vedesse le cose. Quando parlavo con lui mi sembrava di prendere una boccata d’aria di libertà, libertà a pieni polmoni. Mi diceva: “Tu ti iscrivi ad una facoltà che pensi possa piacerti, dai gli esami, ti impegni al massimo e poi dopo un anno ti fermi e vedi se davvero é quello che vuoi fare, altrimenti cambi facoltà, che problema c’è?!”
Fra — I giorni passavano limpidi e sereni. Il silenzio del mattino, il rosario quotidiano e i piedi sempre pieni di polvere per il cammino percorso mi davano una grande pace. La meta si avvicinava. La Porziuncola e il Perdono del Padre. Non so se per caso o volontà passai tantissimo tempo con Alessandra. La sua semplicità, la sua purezza — “sono la figlia più bella del re” — mi piacevano, erano ossigeno per me. Mi purificavano dalla mia vita vanagloriosa, tutto tesa alla competizione sul lavoro, ad essere il più bravo, il più brillante in tutto. Con Ale invece bastava che io fossi me stesso. Bastava camminare, parlare. E così senza accorgersene arrivammo alla meta. Il frate disse:
“Ora potete baciare a terra”
ed entrammo in Porziuncola. Ho i brividi mentre rivivo questi momenti. Entrammo insieme, uno affianco all’altra. Eravamo davanti al Padre. A molti uscirono lacrime di commozione, calde lacrime di gioia. Ce l’avevamo fatta, avevamo compiuto la nostra corsa ed avevamo vinto, avevamo mantenuto la fede come dice S. Paolo. E li’ ci attendeva il Perdono del Padre che sempre vorrebbe darcelo ma noi così poco lo chiediamo. Entravamo nella storia, facendo anche noi un po’ parte di quelle vecchie pietre che avevano fatto compagnia a Santo Francesco e alla sua pazzia d’amore per Gesù.
Ale — Dopo la marcia avevo programmato di andare a trovare mia sorella a Roma per fare qualche giorno di vacanza, ma quando Francesco mi invitò ad andarci con lui, io dissi: “Ma, non lo so …”. L’imbarazzo era massimo, quindi chiamai da una cabina telefonica mia sorella per dirle che non sarei andata:
Mary, guarda che non …
- Meno male che hai chiamato! Ho un problema a lavoro: é venuta meno una ragazza, devi assolutamente lavorare con me domani, meno male!
No, veramente io ti sto chiamando perché …
- Mi hai salvato! Meno male, non so come fare
Mary, guarda che … 
finiscono i soldi, cade la linea e non riesco più a contattare mia sorella. Alla fine, sotto un’acquazzone estivo, io e Francesco raggiungemmo insieme la stazione di Assisi alla volta di Roma. Tre giorni indimenticabili. Al mattino lavoravo con mia sorella e dal pranzo in poi Francesco mi portava in giro per tutta Roma. Camminammo molto. Pregavamo il rosario in ogni chiesa che incontravamo sul Capitolino, o a S. Paolo. Un’amicizia davvero bella, profonda, pura.
Fra — Finita la marcia, era tempo di tornare all’ordinario. Ma come fare dopo aver vissuto un tale momento di Grazia! Non chiedetemi perché ma chiesi ad Ale di passare qualche giorno con me a Roma. Volevo mostrarle la mia città, non da turista ma da romano. E non c’era malizia, e non c’erano secondo fini (per me la differenza di eta’ ma soprattutto la differenza di situazione, lei al liceo, io in svizzera, erano insormontabili). Lei andò a sistemarsi dalla sorella ed io le feci girare tutta Roma con la moto per tre giorni (veramente scene da “vacanze romane”). Tre giorni meravigliosi.
Nei mesi successivi, Ale mi mando’ una foto di S. Pietro scattata dal Pincio proprio in quei giorni. Passai tanto tempo a guardare e riguardare quella foto. In fondo al mio cuore, forse … avevo già intuito di aver incontrato la donna della mia vita.
Il Signore mi aveva ascoltato. Non solo guarì le mie ferite, ma fece in modo che io ed Ale ci potessimo rivedere ancora molte volte ad Assisi in quell’anno, proprio attraverso una serieinspiegabile di Dio-incidenze che ci avrebbero portato un anno dopo a fidanzarci.

menos preocupacion y mas oracion

jesus

segreto spirituale

un padre al figlio

Si dimette il vicepresidente degli imam di Francia

Si dimette il vicepresidente degli imam di Francia: «Basta ripetere che l’estremismo islamico non esiste»



Davanti al silenzio delle istituzioni islamiche di Francia davanti all’attentato di Nizza, l’imam Hocine Drouiche si è dimesso: «Dobbiamo svegliarci e dire la verità. Queste istituzioni non fanno nulla per la pace sociale»

Oggi si è dimesso in Francia Hocine Drouiche, imam di Nimes, importante esponente della comunità islamica francese, già vicepresidente degli imam francesi e candidato alla carica di rettore della Grande moschea di Parigi. Il religioso ha abbandonato ogni carica pubblica all’interno della comunità in polemica con tutti quegli imam e predicatori che non hanno ancora speso una parola per denunciare la strage di Nizza.
LA STRAGE. Ieri verso le 23 un tunisino al volante di un camion si è lanciato sulla folla riunita sul lungomare di Nizza per la festa del 14 luglio, quando si celebra la presa della Bastiglia, uccidendo almeno 84 persone. Anche se ancora non si conoscono le motivazioni dell’attentatore, ucciso dalla polizia, per la prima volta il presidente della Repubblica François Hollande ha detto che la Francia deve far fronte all’attacco del «terrorismo islamista».
«MI DIMETTO». Davanti al silenzio di molti imam francesi di fronte alla tragedia, che Drouiche definisce «terrorismo islamista», ha dichiarato sul suo account Facebook: «Annuncio le mie dimissioni e il mio rifiuto di queste istituzioni incompetenti che non fanno nulla per la pace sociale e che non la smettono di ripetere che l’estremismo non esiste, che è prodotto dai mass media. Spero che gli imam di Francia lascino perdere le loro riserve negative e, soprattutto, che non parlino nelle loro prediche del venerdì di argomenti che non hanno nulla a che fare con l’attentato. Il loro ruolo è quello di combattere l’odio e l’integralismo religioso».
«IDEOLOGIA DI MORTE». A inizio settimana, AsiaNews aveva pubblicato un importante discorso dell’imam di Nimes, nel quale dichiarava che «la religione oggi è il più grande problema della Umma [comunità globale dei musulmani]. Fra sciiti, sunniti, salafiti, Fratelli musulmani, l’islam politico e il jihadismo, decine di migliaia di giovani musulmani non trovano più la razionalità e la capacità di adattarsi ai tempi moderni. L’islam politico ha trasformato l’islam della vita e della speranza in un’ideologia di morte e di attentati nel nome del jihad e della difesa della Umma!».
«CRISI DELL’ISLAM». Riconoscendo che la «crisi religiosa musulmana diviene sempre più grave e complicata», affermava che «la primavera araba ha mostrato con chiarezza che il problema dell’islamismo è legato alla crisi teologica e giuridica dell’islam». Da qui la richiesta di una riforma della religione: «Gli ultimi attentati avvenuti in occidente e nel mondo musulmano mostrano come la riforma religiosa sia divenuta necessaria per la continuità dell’esistenza dell’islam e dei musulmani. Tali avvenimenti hanno mostrato l’importanza di questa riforma per la pace mondiale!».
«MUSULMANI EUROPEI, SVEGLIATEVI». Infine, l’imam francese faceva un appello ai musulmani europei: «I musulmani europei che aderiscono a questi gruppi pseudo-religiosi non si rendono ancora conto della paura e della collera dei cittadini europei verso di loro, a causa del loro silenzio incomprensibile e ambiguo verso gli attentati terroristi in Europa e nel mondo! L’islam politico, che descrive queste persone come razziste, fasciste, islamofobe non fa che aggravare la situazione: dipende dai musulmani europei e da questi gruppi razionalizzare il discorso e staccarsi dalle visioni importate dal mondo arabo».
E al Foglio ribadiva: «Non si potranno mai fare passi avanti se i musulmani europei non si mettono in testa che l’estremismo è diventato un fenomeno evidente all’interno della loro stessa comunità. Dobbiamo dire la verità. Io auspico che gli eventi di Parigi possano svegliare i musulmani in Francia, in Italia e in tutta Europa per salvare la nostra convivenza e il futuro delle nostre società».


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fare o pregare... cosa mi dice Gesù?

Qual è il rischio, quando qualcuno, in modo netto e categorico, ci dice: «Vai e fai?». Cosa succede nella mente quando una personamini_004658autorevole ci fa capire che è fondamentale «fare» in un certo modo per vivere bene? Semplice! Rischi di credere che tutta la vita si riduca a quel fare. E allora per rimetterci sulla buona strada, lontano da rischi di derive, il buon evangelista Luca, esperto narratore, alla parabola del buon samaritano, centrata un po’ più sul fare (Lc 10,29-37), fa seguire l’incontro di Gesù con Marta e Maria (Lc 10,38-42). Casuale o strategica questa collocazione? Avete mai pensato che in un film le scene siano casuali? Penso di no. Ebbene, così è nei Vangeli: di casuale non c’è nulla.
E allora non ci resta che dare voce alle parole di Gesù, rivolte a Marta: non hanno il gusto del rimprovero… Diciamocelo: si fa fatica a credere che un maestro che non rimprovera una prostituta rimproveri poi una donna che si è spezzata la schiena pur di aprirgli casa.
pregare
Le parole forti di Gesù verso Marta puntano a renderla consapevole di una cosa: il suo cuore non è più interamente né di Dio né del prossimo. Marta, senza accorgersene, ha regalato il suo cuore alle cose. Di quel comandamento: «Ama Dio con tutto il tuo cuore, la tua mente, le tue forze… E ama il tuo prossimo» , non è più rimasto nulla. Le preoccupazioni ruotano solo attorno alle cose (v. 42), questo annota Luca. Ascoltando e riempiendosi di Parola invece ci si svuoterà, liberandosi, dalle cose e ci si riempirà di Dio… e degli altri.

vita vita


pregando tanto ti lasci trasformare da lui
...pregare poco 
...diventi anoressico
...non mangi Dio
...mangi solo cose che hanno energia limitata
...ti danno fino a li
...poca poca vita...

le risposte alle nostre domande

SeminaLà

Le risposte alle nostre domande siamo noi stessi
...il problema spesso è che non ci conosciamo abbastanza
...scaviamo nella profondità del nostro cuore 
e troveremo la giusta via da seguire!

Un uomo andò in paradiso.

foto di Stefano Salvanelli.

Un uomo andò in paradiso. Appena giunto alla porta coperta di perle incontrò S. Pietro che gli disse: "Ci vogliono 1.000 punti per essere ammessi. Le buone opere da te compiute determineranno i tuoi punti".
L'uomo rispose: "A parte le poche volte in cui ero ammalato, ho ascoltato la Messa ed ho cantato nel coro". "Quello fa 50 punti", disse San Pietro.
"Ho sempre messo una bella sommetta nel piatto dell'elemosina che il sacrestano metteva davanti a me durante la Messa". "Quello vale 25 punti", disse San Pietro. Il pover'uomo, vedendo che aveva solo 75 punti, cominciò a disperarsi.
"La domenica ho fatto scuola di Catechismo - disse - e mi pare che sia una bella opera per Iddio". "Sì - disse san Pietro - e quello fa altri 25 punti".
L'uomo ammutolì, poi aggiunse: "Se andiamo avanti così, sarà solo la Grazia di Dio che mi darà accesso al paradiso". San Pietro sorrise: "Quello fa 900 punti. Entra pure".
Smettiamola di voler accumulare i cosiddetti "punti Paradiso": se siamo salvi, è prima di tutto per Grazia di Dio!

cari figli

"Cari figli,
la mia presenza reale e vivente in mezzo a voi deve rendervi felici, perché questo è il grande amore di mio Figlio.
Egli mi manda in mezzo a voi affinché, con materno amore, io vi dia sicurezza; affinché comprendiate che dolore e gioia, sofferenza e amore fanno sì che la vostra anima viva intensamente; affinché vi inviti nuovamente a celebrare il Cuore di Gesù, il cuore della fede: l’Eucaristia.
Mio Figlio, di giorno in giorno, nei secoli ritorna vivente in mezzo a voi: ritorna a voi, anche se non vi ha mai abbandonato.
Quando uno di voi, miei figli, ritorna a Lui, il mio Cuore materno sussulta di felicità.
Perciò, figli miei, ritornate all’Eucaristia, a mio Figlio.
La strada verso mio Figlio è difficile e piena di rinunce ma, alla fine, c’è sempre la luce.
Io capisco i vostri dolori e le vostre sofferenze e, con materno amore, asciugo le vostre lacrime.
Confidate in mio Figlio, poiché Egli farà per voi quello che non sapreste nemmeno chiedere.
Voi, figli miei, voi dovete preoccuparvi soltanto per la vostra anima, perché essa è l’unica cosa che vi appartiene sulla terra.
Sudicia o pura, la porterete davanti al Padre Celeste.
Ricordate: la fede nell’amore di mio Figlio viene sempre ricompensata.
Vi chiedo di pregare in modo particolare per coloro che mio Figlio ha chiamato a vivere secondo Lui e ad amare il loro gregge.
Vi ringrazio!"
TESTO DEL COMMENTO DI P. LIVIO
È un messaggio dove ogni frase è un poema. Sono persino imbarazzato a commentare questo messaggio della Madonna, per cui la prima raccomandazione che vi faccio è di leggerlo e meditarlo parola per parola, per tutto il mese, perché è di una ricchezza spirituale straordinaria.
“La mia presenza reale e vivente in mezzo a voi deve rendervi felici, perché questo è il grande amore di mio Figlio”.
La Madonna rileva, come già in altri messaggi, che c’è il pericolo che la sua presenza diventi un’abitudine, qualcosa di scontato, qualcosa che non commuove, che non interpella, come quando andiamo a Messa per abitudine e non ci rendiamo conto che Cristo è vivo sull’altare, così può avvenire per quanto riguarda questa esperienza straordinaria delle sue Apparizioni, non dico per i veggenti, ma per noi che ormai ci abbiamo fatto l’abitudine e non ci rendiamo conto che la Madonna è presente in modo reale, viva e ci dà parole che non passeranno.
Prima di tutto ricordiamoci di questa grazia immensa che ci ha concesso Gesù: la presenza reale e vivente della Madonna in mezzo a noi.
È Gesù stesso che La invia: “Egli mi manda affinché, con materno amore, vi dia sicurezza”. La Madonna dà oggi una nuova spiegazione a motivo di questa sua presenza, perché ci vede incerti nella fede, ci vede stanchi, ci vede dubbiosi, ci vede barcollanti o ci vede che vaghiamo nel mare dell’effimero senza una direzione e, con quella dolcezza che la Madonna trasmette in tutti messaggi, ci rende saldi nella fede,
“affinché comprendiate che dolore e gioia, sofferenza e amore”, che sono le vicende della vita, sono animate dalla grazia, e nelle vicende quotidiane possiamo scrivere una pagina di amore nei libri dell’eternità,
“dolore e gioia, sofferenza e amore” non sono qualcosa che ci schianta o qualcosa di effimero che passa, ma sono realtà che “fanno sì che la vostra anima viva intensamente”, vivendo tutto nella fede.
E poi dice la ragione forse ultima, più profonda per cui Gesù l’ha mandata: “affinché vi inviti nuovamente a celebrare il Cuore di Gesù, il cuore della fede: l’Eucaristia”.
Le parole della Madonna sono l’interpretazione materna del Vangelo di suo Figlio, Lei è l’Ancella del Signore e ci fa capire che è qui per riportarci a suo Figlio, presente nell’Eucarestia.
Il fine ultimo per cui suo Figlio L’ha mandata è perché ci riporti a Lui, e ci riporti a Lui attraverso la chiamata alla preghiera, la chiamata alla fede, la chiamata alla conversione, la chiamata alla Confessione, ma tutto questo ha come scopo l’unirci a Cristo nell’Eucarestia.
Per tanto tempo la Madonna ha insistito sulla conversione e sulla Confessione, ma è perché conversione e Confessione sono per portarci all’Eucarestia, che è il cuore della fede.
La Madonna già dall’inizio aveva organizzato la parrocchia di Medjugorje sulla Santa Messa quotidiana ogni sera e aveva invitato tutti i parrocchiani a partecipare e fino ad oggi si celebra anche con tutti i pellegrini.
Nell’Eucarestia è presente Cristo vivo, nella formulazione teologica, catechetica diciamo che nell’Eucarestia è presente Gesù Cristo realmente presente col suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità.
La Madonna ci spiega l’Eucarestia con una frase molto semplice: “mio Figlio ritorna vivente in mezzo a voi”, Cristo ritorna realmente vivente, risorto, nello splendore della sua gloria, è realmente presente.
La Madonna fa una certa analogia tra la sua presenza reale e vivente, Lei appare con il Corpo reale e i veggenti l’hanno toccata più volte, diversa dalla presenza spirituale della Madonna che c’è ovunque nel mondo, come in tutti i santuari mariani, ma lì a Medjugorje è reale e vivente.
Così per analogia possiamo dire che Gesù è spiritualmente presente ovunque, ma nell’Eucarestia, ogni giorni, attraverso “i secoli ritorna vivente in mezzo a voi”, realmente presente, con la sua umanità e la sua divinità, “ritorna a voi, anche se non vi ha mai abbandonato”.
“Io sono con voi fino alla fine dei secoli”, dice Gesù, non ci ha mai abbandonato, Lui è presente con il suo spirito, con la sua grazia, con la sua parola, con i Sacramenti, ma nell’Eucarestia ritorna vivente in mezzo a noi. Quindi l’Eucarestia non solo ci dà la grazia, come tutti i Sacramenti, ma ci dà l’Autore stesso della grazia che è il Figlio di Maria.
Il ritorno a Cristo non è qualcosa di impalpabile, è un cammino di fede, di preghiera, di conversione, di Confessione e poi l’Eucarestia.
Solo nell’Eucarestia Gesù è presente, realmente vivente.
“Quando uno di voi, miei figli, ritorna a Lui, il mio Cuore materno sussulta di felicità”. Quando la Madonna ci vede che, in grazia di Dio, con fede noi torniamo a Gesù e Lo riceviamo nell’Eucarestia, il suo Cuore sussulta di felicità.
“Perciò, figli miei, ritornate all’Eucaristia, a mio Figlio”, tornare a Gesù significa tornare alla Confessione e alla Comunione.
“La strada verso mio Figlio è difficile”, lo sappiamo benissimo. Gesù ha detto di passare dalla porta stretta e camminare sulla via ripida, che non è larga come quella del demonio piena di false luci, di false gioie e di trappole, ma “piena di rinunce”, bisogna rinunciare alle seduzioni, all’effimero e al male, “ma, alla fine, c’è sempre la luce”.
Si è contenti, mai nessuno si troverà pentito per aver seguito Gesù, invece sempre si troverà pentito di aver seguito il demonio.
“Io capisco i vostri dolori e le vostre sofferenze e, con materno amore, asciugo le vostre lacrime”, non sempre la Madonna ci toglie i dolori e le sofferenze, però ci toglie la disperazione, ci asciuga le lacrime, ci dà sempre la speranza.
“Confidate in mio Figlio, poiché Egli farà per voi quello che non sapreste nemmeno chiedere”. La Madonna ha detto un volta che la preghiera ottiene miracoli, chi confida in Gesù vedrà le meraviglie della sua potenza, e la sua potenza sarà quella di far trionfare l’amore nel momento in cui sembra che il principe di questo mondo stia per vincere. Se ci convertiamo, se ci pentiamo, se ci affidiamo, se siamo umili, farà “quello che non sapreste nemmeno chiedere”, ci porterà nel Cuore stesso della Santissima Trinità.
Voi, figli miei, voi dovete preoccuparvi soltanto per la vostra anima”. Di cosa dobbiamo preoccuparci: dei problemi economici, della salute? I tempi nei quali viviamo sono talmente difficili e pieni di trappole che noi dobbiamo stare attenti, raccolti, fissi su questo obiettivo: la salvezza eterna della nostra anima, dobbiamo conservarci puri, umili, semplici, in modo tale che il Padre Celeste ci abbracci nel momento della nostra morte. Preoccupandoci delle anime degli altri, noi operiamo anche per la nostra anima, “perché essa è l’unica cosa che vi appartiene sulla terra”, noi di là andiamo soltanto con la nostra anima, non con le nostre case, con le nostre cose, né con i nostri soldi, di fronte all’anima tutto il resto è polvere, l’anima è tutto ciò che noi abbiamo e che siamo.
Questa anima, “sudicia o pura, la porterete davanti al Padre Celeste”. Quante volte la Madonna ci ha richiamato allo sbocco della vita, all’Eternità, al giudizio personale. La Madonna ci ricorda questa realtà che a volte noi preti abbiamo quasi paura di dire. “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la sua anima?” Con parole materne la Madonna commenta questa frase del Vangelo.
“Ricordate: la fede nell’amore di mio Figlio viene sempre ricompensata”, chi si affida a Gesù e alla sua misericordia, sa che Gesù non lo tradirà mai.
Poi quella meravigliosa espressione con cui parla dei sacerdoti: “Vi chiedo di pregare in modo particolare per coloro che mio Figlio ha chiamato a vivere secondo Lui e ad amare il loro gregge”, a vivere come Lui, poveri, obbedienti, casti e pieni di fede, ci chiede di pregare per tutti i sacerdoti, i vescovi e il Papa. “Vi ringrazio!"
Da quale cuore può venire questo messaggio? Questi sarebbero messaggi banali come dice qualche studioso da quattro soldi? Ogni frase è un poema divino. Queste parole possono venire soltanto dal Cuore di Maria.


ti amo

i problemi...come risolverli

una ragione per andare avanti

venerdì 22 luglio 2016

IL CRISTIANESIMO COME LO VEDE L’ISLAM

Cari amici,
Il terrorismo di matrice islamica rappresenta uno dei pericoli più gravi che incombe sulla nostra società. Il problema non è soltanto politico, ma anche e soprattutto religioso. Non vi è dubbio che la grande maggioranza di musulmani che vive in Occidente sia gente che vuole fare una vita tranquilla. Tuttavia è doveroso chiedersi che cosa i musulmani pensino di noi e della religione cristiana.
Vostro Padre Livio
IL CRISTIANESIMO COME LO VEDE L’ISLAM
Per la tradizione musulmana il Corano è la fonte principale della dottrina e della legge islamica.
Esso non è “ispirato”, come le Sacre Scritture cristiane, le quali, pur avendo Dio come autore principale, ritengono gli autori umani come “veri autori”, con la loro libertà e la loro personalità. E’ invece “dettato” da Dio stesso attraverso l’angelo Gabriele ed è una copia del libro celeste che è presso Dio ed è a Lui coesistente. Per i musulmani, viene dunque da Allah non solo ciò che riguarda la loro religione, ma anche la corretta interpretazione del cristianesimo. Inutilmente, in un ipotetico dialogo interreligioso, i cristiani proporrebbero la visione della fede cristiana ai musulmani. Per essi il cristianesimo è quello che viene interpretato dal Corano e nessun argomento umano potrebbe cambiare quella che per loro è una rivelazione divina. Nella prospettiva musulmana è Maometto che, in nome di Allah, ci dice chi era veramente Gesù Cristo e quale è stato il suo insegnamento.
Il primo dogma cristiano riguarda la fede in Dio che è Uno nella natura e Trino nelle persone.
I cristiani hanno sempre professato l’unità e l’unicità di Dio, espressa all’inizio della loro professione di fede: “Credo in un solo Dio”. La distinzione delle tre persone divine avviene all’interno della SS. Trinità, che non è infinita solitudine, ma eterna comunione di amore. Il Corano, echeggiando le numerose eresie antitrinitarie e gli insegnamenti del giudaismo talmudico, non solo respinge con sdegno il dogma trinitario, ma accusa i cristiani di essere dei miscredenti: “Sono miscredenti quelli che dicono: In verità Dio è un terzo di tre” (Corano 5,73). Altrove si afferma: “Egli, Dio, è uno! Dio, l’Eterno! Non generò né fu generato, e nessun gli è pari!” (Corano 112,1-4).
Alla luce di queste affermazioni non si può certo sostenere che i cristiani e i musulmani adorino lo stesso Dio. Infatti il Dio cristiano è trinitario e i musulmani non adorano come Dio né Gesù né lo Spirito Santo. Di qui l’equivoco che potrebbe nascere quando si pongono l’ebraismo, il cristianesimo e l’Islam sotto l’etichetta comune del monoteismo. La conclusione è che invano i cristiani affermano di credere “in un solo Dio”. Per i musulmani essi sono idolatri in quanto adoratori di tre divinità.
Oltre a ciò, il modo stesso di concepire il rapporto con Dio è molto diverso. L’Islam, negando la paternità divina, non riesce a considerare Dio come un vero padre verso gli uomini, pur essendo il loro creatore. Per un musulmano Allah è l’Altissimo, col quale non è possibile instaurare un rapporto filiale di confidenza. La stessa parola “Islam” significa “sottomissione”, che esclude una relazione di familiarità persino in Paradiso (Corano 78, 37). Indubbiamente Allah, oltre ad essere il Creatore, il Potente e il Dispensatore, è anche il Misericordioso, ma continuando a rimanere inaccessibile e troppo alto per le sue creature. Date queste premesse, viene escluso anche il concetto di mediazione e di intercessione, in quanto nulla e nessuno potrebbe colmare questa distanza infinita. E’ significativo il fatto che non di rado dei musulmani vadano a pregare nei santuari mariani al fine di ottenere delle grazie.
L’altro dogma di fede, che l’Islam respinge con orrore, è quello dell’incarnazione. A differenza del giudaismo talmudico, il Corano parla sempre di Gesù con grande rispetto, però in quanto è un profeta precursore di Maometto. Ridurre Gesù Cristo a dimensione puramente umana è indubbiamente la tentazione perenne dell’umanità. A questo riguardo la nostra generazione non si differenzia certo da quella dei contemporanei di Gesù che l’hanno giudicato reo di morte per essersi fatto uguale a Dio (Gv 10,33).Tuttavia Maometto non solo pone Gesù sulla linea dei profeti, ma lo chiama al servizio dell’Islam, avendo Egli preannunciato la venuta di un profeta e di una legge più perfetta della sua (Corano 61,6). La grandezza di Gesù Cristo non starebbe in ciò che gli uomini, anche i non credenti, hanno sempre ammirato nella sua persona e nella sua dottrina, ma esclusivamente nell’aver preparato la via all’avvento di Maometto.
La negazione della divinità di Gesù Cristo è categorica e polemica: “Certo, sono miscredenti quelli che dicono: “Il Messia, figlio di Maria, è Dio” (Corano 5,72). “I cristiani dicono: “Il Cristo è figlio di Dio”. Questo è ciò che dicono con la loro bocca, imitando ciò che dicevano i miscredenti che li hanno preceduti. Dio li maledica! Come sono fuorviati!” (Corano 9,30). “I Cristiani dicono che il Misericordioso si è preso un figlio. Rispondi loro: avete detto una cosa mostruosa! Non si addice al Misericordioso di prendere per sé un figlio, né di associare alcuno al suo regno” (Corano 19, 91-93).
Appare chiaro che il cuore stesso della fede cristiana, il mistero dell’incarnazione, è per l’Islam una cosa mostruosa. Lo scandalo dell’incarnazione si manifesta nel Corano con la stessa veemenza con cui è esploso durante la predicazione di Gesù e la negazione non è meno recisa di quella di molti nostri contemporanei. Quello che dicono i musulmani di Gesù Cristo è ciò che dice “la gente”, cioè la carne e il sangue (Matteo 16,18). Invece di essere “qualcuno dei profeti”, come credevano le folle che seguivano Gesù, per i musulmani è colui che ha preannunciato la venuta di Maometto. Non è da sottovalutare questa obbiettiva alleanza fra le grandi religioni contemporanee (Islamismo, Buddismo, Induismo) e l’ateismo dilagante in occidente nel rifiutare come uno scandalo la divinità di Gesù Cristo.
Tuttavia Maometto si rende conto che i cristiani credono nella divinità di Gesù Cristo perché sono i vangeli ad affermarla. A suo modo, cioè attribuendosi una rivelazione divina, nega la storicità dei vangeli e mette in bocca a Gesù l’affermazione di non aver mai preteso di farsi uguale a Dio e di non aver fondato nessuna Chiesa (Corano 5, 116-117). “ I misteri centrali del messaggio evangelico – afferma Mons. H. Tissier – Vescovo di Algeri - sono considerati dalla quasi totalità dei musulmani (…) come la prova dell’infedeltà dei cristiani. Sicché l’Islam non riconosce nella Chiesa odierna la comunità dei discepoli di Gesù. Per i musulmani, i cristiani non sono la Chiesa di Gesù (…) e né la Bibbia né il Vangelo sono libri autentici”.
Giovanni Paolo II, che non ha mancato di sottolineare la religiosità dei musulmani, specie per quanto riguarda la loro fede in Dio e la fedeltà alla preghiera, prende atto di queste distanze teologiche incolmabili: “ L’Islamismo – afferma – non è una religione di redenzione. Non vi è spazio in esso per la Croce e la Resurrezione. Viene menzionato Gesù, ma solo come profeta in preparazione dell’ultimo profeta, Maometto. E’ ricordata anche Maria, sua Madre verginale, ma è completamente assente il dramma della redenzione. Perciò non soltanto la teologia, ma anche l’antropologia dell’Islam è molto distante da quella cristiana” (Giovanni Paolo II in Vittorio Messori - Varcare la soglia della speranza - Mondadori, pag. 104).
Da sottolineare in modo particolare la reazione di ripulsa del Corano nei confronti della croce, così viva anche oggi negli atteggiamenti dei seguaci dell’Islam. Infatti Maometto non si fa scrupoli nel negare il fatto storico della crocifissione di Gesù, che non è mai stato messo in discussione da nessun avversario del cristianesimo, né nell’antichità, né nei tempi moderni: “Gli ebrei affermano: ”Abbiamo ucciso il Messia, Gesù figlio di Maria, messaggero di Dio”. In realtà non l’hanno né ucciso né crocifisso, ma qualche altro fu reso ai loro occhi simile a lui” (Corano 4,156-158). Nessuna argomentazione di critica storica potrà mai convincere un musulmano che l’affermazione del Corano non è sostenibile. “Nel Corano l’Islam pretende di detenere il monopolio assoluto di ogni verità e di ogni bene (…) Di conseguenza tutto ciò che non è racchiuso nel Corano è privo di qualsiasi interesse ed anzi sospetto.” (Stefano Nitoglia – op. cit pag 35). Il rifiuto della croce è in realtà il rifiuto del dogma cristiano della redenzione: “ Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo”. Per L’Islam non vi è peccato originale, non vi è quindi bisogno di liberare l’uomo dalla schiavitù del male e di risanare la natura umana mediante la grazia. L’Agnello di Dio che porta su di sé i peccato del mondo, per redimerli mediante la croce, è per l’Islam non solo incomprensibile ma persino ripugnante.
Il rispetto dei musulmani per Gesù, in quanto precursore di Maometto, si estende anche a Maria sua Madre verginale. Tuttavia la prospettiva è quella tipica del Corano. Poiché l’Islam nega la divinità di Gesù Cristo, nega ovviamente anche la divina maternità di Maria, la quale non è la “Theotokos” (Madre di Dio), ma la madre del profeta Gesù. Nel Corano infatti Gesù è costantemente chiamato “il figlio di Maria” in contrapposizione alla professione di fede cristiana per la quale è il “Figlio di Dio”: “Questi è Gesù, figlio di Maria, parola di verità di cui alcuni dubitano. Non si addice a Dio prendersi un figlio! Gloria a lui! Quando egli decide una cosa, basta che dica: “Sia”, ed essa è” (Corano 19, 34-36). Non sappiamo come Maometto intendesse l’espressione “Figlio di Dio”, che è il caposaldo della fede cristiana in Gesù Cristo. Sta di fatto che egli si scandalizza, ritenendola un'offesa alla divina maestà: “Dicono: “Il Clemente si è preso un figlio”. Dite una cosa mostruosa! Poco manca che si spalancano i cieli, si squarci la terra e crollino in frantumi i monti, per avere essi attribuito un figlio al Clemente! Non si addice al Clemente prendersi un figlio” (Corano 19,88-92).
E’ curioso come il Corano, riferendosi a Maria, incappi in numerosi errori storici e contraddizioni. Fra l’altro viene confusa con la sorella di Mosé e di Aronne, vissuta mille e cinquecento anni prima (Corano 19, 27-28). Tuttavia è innegabile che la Madre di Dio, pur considerata la Madre verginale di un semplice profeta (i musulmani riconoscono la verginità di Maria), eserciti la sua presenza discreta fra i seguaci di Maometto, specialmente le persone semplici. Verso di lei non di rado vi è non solo rispetto e ammirazione, ma anche un atteggiamento di devozione. Si può intravedere in questo un segno di speranza posto dalla Provvidenza nel contesto di una religione così decisamente anti-cristiana? O non è forse un’inconscia compensazione per la mancanza nell’islam di figure femminili significative?
La negazione dei fondamenti stessi del cristianesimo fa parte dell’insegnamento del Corano ed è comune a tutti i musulmani. Non bisogna infatti dimenticare che “Se i metodi e le strategie di azione dell’Islamismo cosiddetto moderato differiscono da quelli dell’Islamismo cosiddetto radicale e da quello di matrice terrorista, nondimeno i fini appaiono i medesimi: la soggezione di tutto il mondo all’Islam, considerato il sigillo e il compimento di tutte le rivelazioni. La dottrina classica dell’Islam, accettata da tutti i musulmani, divide, infatti, il mondo in due parti: “territorio dell’Islam (Dar al – Islam) dove vige la legge dell’Islam, e “territorio di Guerra” (Dar al Harb), dove sono gli infedeli. Quest’ultimo territorio deve essere conquistato e assoggettato all’Islam”. (Stefano Nitoglia – op. cit. - pag 11).
Tratto da: "Non prevalebunt, manuale di resistenza cristiana"
di Padre Livio Fanzaga - Edizioni Sugarco
fine della citazione

...sembrerebbe una situazione senza via di uscita
...quando le cose sono impossibili agli uomini
per Dio non lo sono