lunedì 27 giugno 2016

Quel profumo della «caritativa fatta a me»

foto di Stefano Salvanelli.

Quel profumo della «caritativa fatta a me»
Era un po' che non facevo un gesto di caritativa. Non ne sentivo nemmeno la mancanza, in verità. In questo periodo dell'anno in cui un'insegnante come me deve portare a compimento tante cose, aggiungere un altro impegno non mi attirava e non ne sentivo l'esigenza. Ma si sono incrociati, non certo per caso, due fatti.
Alla messa quotidiana del mattino, qualche volta si aggiunge anche mio marito, impegni permettendo. E c'è sempre anche il nostro responsabile del Banco alimentare Alla fine di una celebrazione ci invita a una cena del Banco, alla quale, però, non possiamo andare perché già impegnati. E tutto apparentemente finisce lì.
Dopo qualche giorno mio marito, pediatra, torna a casa e mi racconta di una visita particolare che ha fatto nel suo ambulatorio. Una signora, con una bambina di circa nove mesi, alla fine della visita di controllo si confida dicendo che il marito è in carcere e che lei, non lavorando, è in gravi difficoltà economiche. Ci viene in mente il Banco. Alla messa del giorno dopo chiediamo aiuto e dopo qualche giorno riusciamo a portarle il pacco a casa.
Ecco, tutto potrebbe sembrare semplice e facile. Individuo un bisogno, trovo una soluzione, risolvo. Non è così, in realtà.
La signora ci vede arrivare dalla finestra. Ci stava aspettando. Anzi, ci stava desiderando. Da quanto tempo qualcuno non mi desiderava così?
Attraversiamo la strada ed entriamo. La sua casa è un corridoio lungo, con in fondo la cucina. Certo ci sarà sicuramente almeno il bagno e una camera ma l’immagine che mi rimane negli occhi è che questa casa è un corridoio. Lei è vestita un po' malamente, braghe del pigiama e maglietta con lustrini, ciabatte e capelli scomposti. Con lei c'è una giovane donna con una bambina, e scopriamo che è la compagna del figlio. Quindi la piccola è sua nipote.
Abbiamo la scatola e la cassetta della frutta in mano che poggiamo sul tavolo e per terra. Restiamo lì un attimo, un po' in imbarazzo, non sappiamo bene cosa dire, mentre la bimba s'intrufola curiosa tra le gambe della nonna per guardarmi. Provo a farle qualche coccola, ma lei scappa via e si rifugia dalla mamma.
Nella cucina ci si muove appena. Un tavolo con la cerata, le sedie e i pensili opprimono uno spazio già piccolo. Il resto è corridoio. Ma io incrocio lo sguardo della signora che mi dice: «Ma io lei l'ho già vista da qualche parte». E io: «Può darsi, sono sempre in giro». Poche parole e senza grande significato, ma rompono il ghiaccio.
La signora insiste per offrire il caffè che io, spiego, non posso bere per la caffeina a ora tarda. Accetto volentieri un bicchierone d'acqua fresca. La mia sedia è a metà tra la soglia della cucina e il corridoio, perchè tutta dentro non ci sta.
Viene preparata la caffettiera. Da quanto non bevo il caffè della caffettiera! Ormai solo la mia mamma non ha la macchinetta dell'espresso. La signora controlla la fiamma e l'uscita del liquido. Al primo borbottio alza il fuoco e poi spegne. Gesti fluidi, abituali, che non ha bisogno di controllare. Apre il frigo che è lì accanto a me. Sbircio dentro. Oltre alle bottiglie di acqua poco altro: latte, mezza mela, una pentolina con il coperchio, un incarto da salumi. La signora chiude subito e apre per me la bottiglia di acqua ancora sigillata. Un gesto di gentilezza e di raffinatezza. All'ospite gradito o di riguardo si apre la bottiglia nuova. Lo si faceva anche a casa mia. Io non lo faccio più.
Il profumo del caffè lasciato a riposare ha invaso tutto il corridoio. La signora apre uno stipetto e prende dei bicchieri grandi di carta. Mi versa un bicchiere di acqua fresca. Chiede a mio marito se il caffè lo vuole zuccherato e versa lo zucchero direttamente nella caffettiera, mescolando con il manico di un cucchiaio da cucina. Un gesto che ha sapienza antica. Mescolando lo zucchero amalgama anche il caffè e il suo aroma. Prende un bicchierino, sempre di carta, ma più piccolo e versa il caffè.
Io guardo ogni suo gesto. È una donna dignitosa e fiera. Nelle parole che ormai si susseguono non c'è rabbia, recriminazione, delusione. Parla del marito in carcere. Stanno aspettando una sentenza che dovrebbe permettergli di lavorare all'esterno, con un piccolo impiego che potrebbe essere un nuovo inizio per la famiglia. Poche parole, con mio marito. Io sono lì che ascolto affascinata.
Il corridoio a casa mia è un pezzo di pavimento che serve per distribuire i passi, per portarti nella stanza dove tu vuoi andare. Per questa donna è la sua casa. Nel suo corridoio c'è il divano, che forse diventa anche un letto, adesso c'è anche il profumo del caffè e l'eco delle nostre parole, semplici ma non inutili.
Sta per piovere e dalla finestra socchiusa si accavallano le nuvole sempre più scure. Mio marito ha un altro impegno e bisogna andare via. Ci alziamo per salutare. La donna saluta, tende una mano che io stringo volentieri ricambiando. Si incrociano gli occhi e non vedo tracce di fastidioso ossequio, sdolcinato o affettato. La mano mi restituisce una presa salda. Come la mia. Usciamo ripercorrendo a ritroso il corridoio che con le nuvole, adesso, è anche più buio. La signora ci saluta di nuovo sulla porta e noi siamo fuori.
Non c'è più il profumo del caffè e l'aria è quasi frizzante. Mi rimane il profumo della dignità di quella donna e il riacquistato significato della caritativa. La caritativa fatta a me.
Monica, Chioggia (VE)

tempi
http://www.tracce.it/?id=285&id_n=54464

domenica 26 giugno 2016

Antoine de Saint-Exupéry,



Non ti chiedo né miracoli né visioni
ma solo la forza necessaria per questo giorno!
Rendimi attento e inventivo per scegliere
al momento giusto
le conoscenze ed esperienze
che mi toccano particolarmente.
Rendi più consapevoli le mie scelte
nell’uso del mio tempo.
Donami di capire ciò che è essenziale
e ciò che è soltanto secondario.
Io ti chiedo la forza, l’autocontrollo e la misura:
che non mi lasci, semplicemente,
portare dalla vita
ma organizzi con sapienza
lo svolgimento della giornata.
Aiutami a far fronte,
il meglio possibile,
all’immediato
e a riconoscere l’ora presente
come la più importante.
Dammi di riconoscere
con lucidità
che le difficoltà e i fallimenti
che accompagnano la vita
sono occasione di crescita e maturazione.
Fa’ di me un uomo capace di raggiungere
coloro che hanno perso la speranza.
E dammi non quello che io desidero
ma solo ciò di cui ho davvero bisogno.
Signore, insegnami l’arte dei piccoli passi.
Antoine de Saint-Exupéry,

sono piena di gioia



"Cari figli sono piena di gioia 
per tutti voi che vi trovate 
sul cammino della santità" 

amate



non amate per la bellezza
perché un giorno finirà
non amate per l'ammirazione
perché un giorno vi deluderà
amate e basta
perché il tempo 
non può far finire un'amore
che non ha spiegazioni

Madre Teresa

Quando il gioco si fa duro

Marco Ferrari
Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare! Quando manca la speranza, quando ogni istante della nostra vita è morte apparente, è buio e incertezza, lì bisogna giocarsi. Quando anche il fratello sembra nemico, quando anche la vita sfiorisce... Lì splende l'amore vero, semplice e luminoso: lì splendono come oro le ferite del Risorto. Noi passiamo di lì, per quella porta stretta! ‪#‎discepolo‬

la croce - don tonino


La croce l’abbiamo attaccata con riverenza
alle pareti di casa nostra,
ma non ce la siamo piantata nel cuore.
Don Tonino Bello

Gesù all’anima: - don dolindo

foto di Stefano Salvanelli.
Gesù all’anima:
Tu non sei smarrita nella vita perché preghi. La preghiera è l’unica forza dell’uomo ed è l’unica debolezza di Dio…
L’Onnipotente è vinto dalla preghiera, cede alla preghiera, dona a chi prega, conforta chi prega. Due grandi doni Dio ha fatto all’uomo nel crearlo: la libertà e la preghiera. Per la libertà l’uomo può meritare, per la preghiera può guadagnare. Per la libertà può possedere Dio, amandolo; per la preghiera può possedere la Potenza, la Misericordia, la Provvidenza e la Carità di Dio.
Il Signore ha voluto che l’uomo pregasse per ottenere grazie, e lo ha voluto per l’infinita bontà, pur conoscendo le necessità della sua creatura, facendola con la preghiera cooperatrice della grazia che riceve. Per accendere la luce, per attivare un motore, per produrre il calore ci vuole la corrente elettrica; ma se non c’è il polo negativo che si unisce al polo positivo, la corrente non agisce. L’anima che prega è come il polo negativo che si accosta al polo positivo, è la negazione di ogni potenza che si accosta all’Infinita Potenza, all’Infinita Sapienza, all’Infinito Amore, ed ottiene grazie. L’umiltà, il riconoscimento della propria miseria che include il pentimento, può rendere efficace anche la preghiera di un peccatore, come rese efficace la preghiera del pubblicano che si batteva il petto alla porta del Tempio. La Stessa confessione è una preghiera alla misericordia di Dio, che ottiene per il Sacramento il perdono, la grazia, la gioia. Prega perciò, togli ogni ostacolo alla preghiera, non ti considerare migliore degli altri, riconosci la tua nullità confidando in Dio, e la preghiera diventa onnipotente. Non ti stancare, prega ripetutamente, perché chi picchiò alla porta dell’amico per avere il pane, non fece un colpo solo con la mano, né disse una sola volta quel che voleva (cfr. Luca 11,5-8). L’insistenza della preghiera orienta l’anima a Dio, accresce il senso della umiltà, accende l’amore. Se non ti vedi esaudito non cedere alla tentazione di lasciare la preghiera: insisti con profonda umiltà, con vera fede, con forte amore. Avrai certamente grazie in armonia con la tua eterna salvezza. Dà nella carità e ti sarà dato nella misericordia. Abbi il cuore largo e Dio sarà largo con te.
Don dolindo

Il nostro cuore

Gesù mette la tua felicità davanti alla sua: tu sei la sua vita!
Marco Ferrari
Il nostro cuore ha sempre bisogno di essere rassicurato; 
vorremmo essere il centro delle attenzioni di tutti.
 Come a Mosè bastava la parola di Dio, a noi... 
Cosa può bastare? 
Ti basta sapere che c'è Qualcuno che ti ama da morire? 
Sì, Gesù mette la tua felicità davanti alla sua: tu sei la sua vita!

francesco - no comment

padre pio -2



"Giovanni raccontò che padre Pio era più felice di lui."
Da padre Pio andavano anche comunisti convinti. Come, per esempio, un toscano di Prato chiamato Giovanni. Andò a San Giovanni Rotondo per far diventare a sua volta padre Pio un membro del PCI. Ma non andò come aveva programmato. Durante la confessione, il santo frate smascherò il “toscanaccio” e lo mandò via: non permetteva che si giocasse con i sacramenti. Giovanni ci rimase malissimo. «Padre, mi tratta così solo perché sono “rosso”», disse. «No, figlio mio», spiegò P. Pio. «Perché la tua anima è nera». Giovanni capì e, tornato a Prato, riprese ad andare, ogni domenica, alla Messa e s’impegnò a non bestemmiare più. Contento e soddisfatto di se stesso, dopo un paio di mesi, Giovanni tornò a San Giovanni Rotondo per confessarsi nuovamente. Mettendosi in ginocchio, chiese: «Padre, si ricorda di me?». Il santo confessore rispose: «Le brutte facce non le dimentico». «Non cominciamo bene…», pensò il “toscanaccio”. «Sei andato alla Messa?», riprese padre Pio. «Tutte le domeniche, Padre». «Perché non vai nella tua parrocchia?». Giovanni strabuzzò gli occhi dalla sorpresa. «Ma lei come fa a saperlo?». «Rispondi e basta». Arrossendo, il penitente di Prato spiegò: «Perché non voglio che qualcuno che mi conosce vada a riferire ai compagni di partito che vado alla Messa». Non poté terminare la frase, perché padre Pio cominciò a gridare: «Vattene! Vattene! Sei peggio di prima! Prima era miscredente, ma ora sei ipocrita». Tornato a Prato, Giovanni affrontò i “compagni di partito”; comunicò loro che aveva deciso di andarsene perché la sua ritrovata fede in Cristo non gli permetteva di avere a che fare con quel mondo. Non fu facile, perché gli ex “compagni” giurarono vendetta, ma il “toscanaccio” tenne duro. Non ebbe più paura di farsi riconoscere durante la Santa Messa, né si vergognò di inginocchiarsi quando passava davanti ad una chiesa. Alla terza confessione, finalmente ebbe il perdono sacramentale. Giovanni raccontò che padre Pio era più felice di lui.

padre pio





Un uomo raccontò che, al termine dell’accusa dei peccati, padre Pio gli chiese se pregasse spesso. Rispose negativamente, perché aveva poco tempo e poca voglia. «Figliolo, chi prega si salva, chi non prega si danna, chi prega poco è in pericolo», replicò il santo frate. Per penitenza gli disse di recitare, per tre mesi, 90 Pater, Ave e Gloria tutti i giorni. Al termine dei tre mesi, alla confessione successiva, gli disse di recitare, per quarantacinque giorni, 45 Pater, Ave e Gloria al giorno. Alla terza confessione, la penitenza fu la la recita quotidiana, per quindici giorni, di 15 Pater, Ave, Gloria. Da allora, quell’uomo ha recitato 15 Pater, Ave e Gloria ogni giorno fino al termine della sua vita.

35° anniversario delle apparizioni



Cari amici,
siamo nella novena che ci prepara al 35° anniversario delle apparizioni della Madonna a Medjugorje. Ecco cosa è accaduto quel 24 Giugno del 1981, festa della natività di S. Giovanni Battista.
24 GIUGNO 1981 – IL PRIMO INCONTRO CON LA GOSPA
Non c’è pellegrino che non abbia percorso a piedi la strada stretta ed affollata che attraversa Bijakovici e si allunga, oltre l’abitato, costeggiando la montagna. I punti attuali di riferimento sono molteplici. Prima si incontra la casa natale di Vicka, con la scalinata esterna dalla quale la veggente ancora oggi parla ai pellegrini. Qualche metro più avanti un sentiero si inerpica fino al luogo delle prime apparizioni. Procedendo oltre si incontra la casa natale di Marija, quindi, verso la fine dell’abitato, si può salire, per due sentieri diversi, alla croce blu, alla portata anche dei pellegrini più anziani. Qui la Madonna appare tuttora, sia per gli incontri con il gruppo di preghiera di Ivan, sia, ogni due del mese, per pregare per i non credenti con la veggente Mirjana. Sono migliaia le persone che accorrono in occasione di queste apparizioni. Una volta il paesaggio appariva molto diverso. Al termine dell’abitato la strada, allora polverosa, procedeva silenziosa e deserta. Da una parte il monte, pietroso e cosparso di cespugli spinosi, dall’altra una fitta vegetazione, difficilmente accessibile, dove in diverse occasioni, in quell’estate del 1981, i sei ragazzi si erano nascosti per poter incontrare la Madonna al riparo della polizia. Il 24 Giugno del 1981, festa della natività di S. Giovanni Battista, era una giornata estiva afosa. Le scuole erano terminate e i sei ragazzi si trovavano tutti a Bijakovici, compresa Mirjana, che allora viveva con la sua famiglia a Sarajevo, ma trascorreva l’estate presso la nonna. Mentre i mortali, qui sulla terra, organizzavano la loro giornata, il Cielo stava per mettere mano a un piano di inconcepibile audacia, progettato fin dall’eternità. Tutto ciò che sulla terra poteva apparire casuale, era stato accuratamente preparato lassù, dove la sapienza dell’Onnipotente può tutto ciò che vuole.
Mi sono sempre chiesto se la scelta del 24 Giugno fosse casuale, dal momento che la Madonna ha indicato nel 25 Giugno il giorno dell’anniversario delle apparizioni. Ho notato che Dio parla anche attraverso i tempi che sceglie per le sue manifestazioni, donandoli a noi come segni da interpretare. Il 24 Giugno è un giorno particolare, dominato dalla figura di S. Giovanni Battista, il precursore del Messia e il profeta che chiama alla conversione. La scelta di questa data preannuncia il messaggio fondamentale che la Regina della pace dà a Medjugorje, quello della conversione. Di più, come il Battista prepara la venuta del Signore, allo stesso modo la Madonna prepara la venuta di Cristo in un mondo che, come ha più volte ammonito il Beato Giovanni Paolo II, tenta di espellerlo. Vicka racconta che, nelle prime settimane delle apparizioni, il canto che, più di tutti gli altri, la Madonna intonava e cantava, anche diverse volte durante un’apparizione, era “Vieni, vieni, Signore”. La scelta della festa del precursore conteneva già una prospettiva di speranza, resa possibile dal ritorno degli uomini a Dio.

ll'86enne inglese May Ashworth



ll'86enne inglese May Ashworth che aveva digitato su Google la seguente frase: ''Per favore, tradurresti queste cifre romane MCMXCVIII grazie''. Suo nipote Ben John, 24 anni, aprendo il portatile della donna non aveva resistito dal condividere lo screenshot su Twitter scrivendo: ''Ho scoperto che quando mia nonna cerca qualcosa sul web scrive sempre ''per favore'' e ''grazie''. La vicenda ha fatto in poco tempo il giro del mondo e moltissimi utenti hanno commentato il garbo della signora, come nei post: ''E' la cosa più dolce di sempre'', oppure ''La gentilezza, prima di tutto''. E infine anche la sezione britannica di Google ha deciso di rispondere con un cinguettio: ''Cara nonna di Ben, in un mondo di miliardi di ricerche, lei ci ha fatto sorridere. Ah, il numero è 1998. Grazie''. In un'intervista alla Bbc il giovane ha spiegato che quando ha chiesto alla nonna il perché di quella formula lei ha risposto candidamente: ''Ho pensato che se una persona è educata, magari dall'altra parte rispondono prima''. (da repubblica.it)

La prima studentessa Down a diplomarsi alle scuole pubbliche di Washington cum laude


web-madison-essig-via-state-of-madison


La prima studentessa Down a diplomarsi alle scuole

 pubbliche di Washington cum laude

La madre ha esortato la scuola a trattarla come chiunque altro,

e i risultati si sono visti



madison Essig ha raggiunto un traguardo fondamentale nella sua vita, e può averne fornito uno anche al sistema di istruzione pubblica della capitale degli Stati Uniti.
La 18enne ha appena ottenuto il diploma presso la Woodrow Wilson High School ed è diventata la prima ragazza affetta dalla sindrome di Down a diplomarsi cum laude.
Secondo il The Washington Post, Madison potrebbe essere la prima studentessa Down a diplomarsi in un liceo pubblico di Washington, DC in generale da quando le scuole pubbliche della città hanno iniziato a tenere dei registri digitali nel 1996, e lo ha fatto come parte dellaNational Honor Society, diplomandosi con una media di voti del 3.7.
“Sono così felice di essermi diplomata”, ha detto Madison alla cerimonia svoltasi martedì presso la Bender Arena della American University. “Sono arrivata lontano”.
La fine di questo capitolo avrebbe potuto essere molto diversa se non fosse intervenuta la mamma di Madison, Kimberly Templeton.

“Quando Madison è nata, ci è stato detto che avrebbe potuto camminare ma non c’erano garanzie sul fatto che sarebbe mai riuscita a leggere o a scrivere”, ha spiegato la signora Templeton all’affiliato di Washington della Fox.
Madison e sua madre hanno affermato che l’ostacolo principale non sono state le capacità di Madison, ma il sistema educativo. Le scuole erano riluttanti a concederle l’accesso al curriculum completo, perché dicevano semplicemente che non era mai stato fatto prima. E allora la signora Templeton ha spinto perché le cose cambiassero.
“Volevo che non venisse etichettata come una bambina con la sindrome di Down, ma come una bambina che aveva delle opportunità”, ha dichiarato. “Finché non dimostra di non farcela, non fermiamola”.
Madison ha seguito la maggior parte dei corsi senza aiuto, mentre ne ha seguiti altri – come quello di geometria – in una classe con un insegnante speciale, seguendo però il curriculum e il carico di lavoro standard.
“Spero che Madison sia l’esempio che per una persona affetta dalla sindrome di Dowm è possibile raggiungere il massimo del proprio potenziale se ne ha l’opportunità”, ha detto la signora Templeton.
“Non gettate la spugna”, ha detto Madison dal canto suo. “Onestamente, la scuola sarà la vostra migliore amica anche se può non piacervi. Sarà la base di molte altre cose che vi aiuteranno nella vita”

Madison è stata accettata al programmaLearning Into Future Environments (LIFE) della George Mason University, ideato per studenti post­liceali con handicap intellettivi. Vuole studiare le politiche sulla disabilità e sull’assistenza, soprattutto nel sistema educativo.
Per evitare che il fratello 17enne Zach si senta messo in ombra dal risultato di Madison, va detto che anche lui si è diplomato martedì alla Wilson, insieme ad altri 400 studenti. I due sono stati nella stessa classe dalla terza elementare, quando la signora Templeton ha notato che Madison aveva problemi a livello sociale e le ha fatto perdere un anno perché potesse stare vicino a Zach e alla sua sorella gemella.
“È molto più popolare di me”, ha detto Zach alPost, aggiungendo che Madison spesso arriva a casa parlando di un nuovo amico che ha conosciuto quel giorno. “La sua felicità è contagiosa”, ha commentato.
____
John Burger apporta i suoi 23 anni di esperienza ad Aleteia. È stato editore del National Catholic Register e reporter per Catholic New York, e ha scritto per un’ampia gamma di pubblicazioni cattoliche.

san Bernardino da Siena.



Dio ti ha dato due orecchie e una lingua, 
perché tu oda più che tu non parli
san Bernardino da Siena.

lamentarsi

etiopia ed eritrea


il papa ieri ha detto c'è libero scambio 
nelle armi e blocchi assurdi per il cibo
...con quello ci si fa i soldi... come con le armi



La tensione è alle stelle nelle montagne al confine tra Etiopia e Eritrea. In un comunicato, domenica, il governo eritreo ha accusato il suo arcinemico di aver bombardato verso l’alba le postazioni al di là del confine. E il rischio dello scoppio di una nuova guerra nel Corno d’Africa appare molto elevato. «Il regime del Fronte di liberazione del popolo tigrino ( Tplf) ha lanciato un attacco lungo il Fronte centrale di Tsorona – affermava domenica, dalla capitale eritrea Asmara una nota del ministero dell’informazione in relazione a uno dei partiti di coalizione del governo etiope –. Scopo e conseguenze di questo attacco non sono chiari».
Durante la notte tra domenica e ieri la situazione nella zona di Tsorona – 130 chilometri a sud di Asmara e 20 dal confine con l’Etiopia – era apparsa «calma». I combattimenti sono però ricominciati ancora più aggressivi ieri mattina. «Le forze eritree hanno iniziato a sparare contro le nostre posi- zioni, in particolare sulle ambulanze civili – ha replicato ieri pomeriggio Getachew Reda, ministro dell’informazione etiope, che in precedenza aveva negato che ci fossero problemi al confine –. Noi abbiamo soltanto risposto». Queste sono le più gravi violenze mai registrate negli ultimi anni tra i due Stati. Una fonte locale etiope ha raccontato alla stampa di aver sentito un «forte rumore di cannonate» e di aver visto da lontano «una grande mobilitazione dell’esercito etiope».

Le aree di frontiera tra Eritrea ed Etiopia sono da tempo altamente militarizzate. Almeno 100mila soldati (il reclutamento in Eritrea è obbligatorio anche per le donne e anche in età avanzata) sono infatti morte dal 1998 al 2000 nella guerra esplosa sempre per la stessa ragione: la mancata demarcazione precisa del confine, soprattutto nell’area di Badme, un villaggio assegnato all’Eritrea da una commissione delle Nazioni Unite. Una soluzione mai accettata dall’Etiopia. Come la questione dello sbocco sul mare da parte di Addis Abeba.

Da allora i due Paesi si sono guardati inferociti da una parte all’altra della barricata. «È possibile che gli scontri di queste ore siano direttamente legati alle pesanti critiche di violazioni dei diritti umani recentemente mosse dall’Onu contro l’Eritrea», ha detto ieri Charlotte King, analista per l’Africa del settimanale britannico The Economist. Tra le varie violazioni, il presidente eritreo, Isaias Afewerki, ha (come detto) imposto il servizio militare nazionale obbligatorio e perpetuo.

Da tempo Eritrea e Etiopia stanno anche combattendo una guerra “nascosta” in Somalia, dove Asmara è stata accusata di sostenere i ribelli jihadisti di al-Shabaab che continuano ad attaccare le forze di pace africane di cui fa parte l’Etiopia.

cambia cambia

lettura passiva

Migranti: Tv2000 presenta docu ‘Diario dell’altra Europa’ su accoglienza...

minuto 5,40
io sono cilena
sono arrivata in austria 40 anni fa
sono stata profuga anche io
scappavo dal regime di pinochet
sono chirurga lavoro in ospedale Vienna
è mio dovere essere qui per
chi si trova nelle mie stesse condizioni 
di 40 anni fa
ho approntato questo ambulatorio  in stazione
ora ho consumato tutte le ferie che avevo.
sono qui perchè i miei colleghi medici 
mi stanno regalando le loro giornate di ferie

mercoledì 15 giugno 2016

CLEMENTE VISMARA 4 - 15 GIUGNO MEMORIA

Attualmente siamo in quattro padri: tre sono completamente sdentati,
solo ad uno, settantenne , rimane qualche dente.
Il più giovane ha 68 anni, il più vecchio 80

La vita è fatta per esplodere, per andare lontano.
Se essa rimane costretta entro i suoi limiti non può fiorire, se la conserviamo
solo per noi stessi la si soffoca. La vita è radiosa dal momento in cui
si comincia a donarla. Vivere solo la propria vita è asfissiante.

negli ultimi 10-12 anni della sua vita (è morto nel 1988 a 91 anni)
padre Clemente continua la sua missione con lo stesso entusiasmo di mezzo secolo prima.
E' il segno evidente che lavorava per Dio e per il prossimo,
non per se stesso, non si lasciava scoraggiare od indurire dagli acciacchi,
dalla diminuzione delle forze fisiche e nemmeno dalla guerriglia che
infuriava attorno alla missione di Mong Ping.

Ho tre ragazze che vogliono sposare tre militari, hanno messo
la condizione al fidanzato:"Se ti fai cattolico ti sposo, se no no".
E' lecito? Mi spiace perchè questi militari poi vengono
trasferiti lontano ed io perdo le mie pupille. Ne ho già perso altre.
Sposando dei militari potranno fare una vita meno miserabile
che sposare dei montanari che tutti gli anni fanno la fame.

Tale la vita così anche la morte,si applica perfettamente a Clemente Vismara.
Il 15 giugno 1988 è morto serenamente come sempre era vissuto.
In genere, per i missionari che muoiono nelle case del Pime
arriva un avviso che dice: E' morto di infarto, cancro, di polmonite".
Per Clemente, l'avviso dice semplicemente
"A Mong Ping è morto a 91 anni Padre Clemente"
non per qualche malattia, ma perchè esaurite le forze vitali,
il tempo della sua vita è finito

a 86 anni mi diceva
"Lascia perdere il mio passato, lo conosci già perchè ho scritto molto
Parliamo invece del mio futuro, del futuro di questa missione.
...non è mai andato in pensione.

Si preparava alla morte, ma la viveva con gioia,
come un passaggio naturale alla vita che non ha fine.
Anzi quando si è messo a letto gli ultimi giorni,
scherzava con le suore che lo curavano e diceva
che non avrebbe fatto nemmeno un'ora di purgatorio,
era sicuro di andare subito in Paradiso.

Nelle sue lettere Pensa sempre a come faranno ,
quelli che verranno dopo di lui, a mantenere i suoi orfani.
Questo l'unico cruccio che aveva.

Il vivere è bello, ma non è la pienezza della felicità.
Io sono nell'85mo anno di vita e mi potrebbe bastare.
Mi spiacerebbe morire non per me ma per i miei 234 orfani e compagnia bella.
Io posso mantenere questo numero di orfani (ne vorrei di più)
perchè col lo scrivere, coll'industriarmi qui ecc, ecc,
ricevo aiuti a sufficienzaper tirare sera ed anche mezzanotte

Attualmente ho 234 orfani la più parte sono femmine,
in più ho anche lattanti ecc, ecc.
Io non faccio pagare nulla e penso coll'aiuto delle suore
anche al vestito, alle medicine ecc.
Io non so quanto spendo al giorno, so però che ogni fine mese,
per il vitto solo, la suora mi manda una specifica
di oltre 3 mila kiats. Un kiats vale 10 lire e più.
Se non è un miracolo questo dove sono i miracoli?
Io sciupo molto tempo a scrivere, sono quasi stanco di scrivere e vorrei
smettere ma se smetto come vivere?

La cassa da morto l'ho già fatta mi costa kiats 150
e tutta di legno teak, legno che le formiche bianche
non mangiano.
Se sono stato male da vivo che stia bene da morto.

nel 1980 scrive a Padre Fedele Giannini

Un giovanotto prima di partire mi regalò una zampa di maiale cruda
Corre fama che al prete di Mong Ping piace lo zampetto di maiale.
Stamattina Suor Clementina sta cuocendo lo zampetto per il suo vecchio
padre e lo cuoce forte perchè sa che al suo prete mancano tutti i denti.
Mi spiace tanto per lei che, pur essendo Superiore generale,
nessuno dei suoi missionari sa offrirle uno zampetto di maiale.

Io voglio bene a loro perchè voglio che vengano in paradiso
con me, loro vogliono bene a me perchè riempio la loro pancia.

per fare il missionario a Kengtung, bisogna proprio
essere cotti di passione missionaria

...eppure è bello bello bello bello bello. Statemi tutti bene
e se vi riesce fate il missionario anche voi.
Con affetto, Clemente.

Sono stato in aereo a Rangoon a incontrare il mio Superiore
generale. C'erano anche altri padri sia d'Italia come di Toungoon.
Ci ho fatto una figura barbina! Era dal 1956 ch'io non vedevo
città, quindi per me tutto era una meraviglia.
A me pareva che tutti i missionari conducessero una vita di bosco
come la mia ed anche loro avessero i fastidi che ho io. Fatto sta
che tutti mi aiutarono.
Il Superiore Generale mi regalò mille Kiats.
Altri padri 2 mila Kiats. All'Ambasciata Italiana 1800 Kiats,
altri 1600, fatto sta che partii povero e ritornai ricco,
tanto è vero che ora sto costruendo u
na nuova residenza a 32 miglia da qui.

Padre Vismara, perchè è sempre contento?
-Eperchè non dovrei esserlo? Pensa un po' a quante fortune ho avuto:
il dono della vita e della fede, due buoni genitori e un'ottima famiglia,
la vocazione sacerdotale e missionaria e poi un popolo che mi vuol bene,
che e' il mio popolo, nella buona e nell'avversa fortuna.
Dimmi un pò, perchè mai non dovrei essere felice?
Io dico sempre al signore: voglio essere tutto Tuo,
se c'è qualcosa che in me non ti piace, toglila.
Ebbene, uando vuoi bene al Signore e lo servi,
non puoi avere paura di nulla,
non puoi provare tristezza per nulla.

Se non fossi tu, io non ci sarei",
mi diceva un giovane uomo che avevo raccolto bambino
vent'anni prima in mezzo alla strada.
Gli ho dato un mestiere, l'ho sposato, il Signore lo benedice.

La gente animista
In una festa degli spiriti va persa tutta la ricchezza
che il villaggio ha accumulato nel corso dell'annata.
Poi magari fanno la fame.

-E' venuto da me un padre di famiglia con quattro figli, ammalato gravemente.
Mi dice:"Padre, ho dato allo stregone prima un maiale, poi due, poi tre e quattro.
Ho fatto tutti i sacrifici ma non sono guarito.
"Vedi un po tu: se riesci a guarirmi mi faccio cristiano"
Ho dato da mangiare a lui, alla moglie ai quattro figli, li ho sistemati in sacrestia
e l'ho fatto curare dalle suore.
Ebbene è guarito e si è convertito con tutta la famiglia.
Tu non sai la riconoscenza che ha questa gente, quando si libera dalla paura:
guariscono dalle malattie anche solo per quello, per uno spirito nuovo di libertà,
di gioia, di serenità che gli entra nel cuore.
-Perchè se si ammalano debbono fare sacrifici di animali?
-Perchè pensano che le malattie vengono non da cause fisiche
che si possono curare, ma da cause misteriose, cioè dall'influsso degli
spiriti cattivi, dal malocchio.
Nono sono mai riuscito a convertire uno stregone.
C'è riuscito il p. Osvaldo Filippazzi, io no.
In un villaggio kachin andò da lui lo stregone dicendogli:
"Padre, sono ammalato. Ho ammazzato tutte le vacche, i maiali,
i bufali del villaggio, ma non sono guarito.
Adesso vengo da te per vedere se sei capace di guarirmi".
E' guarito e si è battezzato col nome di Angelo.
E' già in Paradiso.

Io non ci sono riuscito
Mi sono capitati diversi casi.
Mi ricordo benissimo quando lo stregone più forte di
Kentgum fu messo in prigione.
-perchè dice lo stregone più forte?
-Perchè era capace di sei bufali, cioè aveva la forza
di sei bufali ed imponeva sacrifici anche di sei bufali.
Un uomo che tutti temevano per la forza fisica
e la capacità di stregonerie.
Poi un bel giorno va a finire in prigione perchè aveva rubato.
Io sono andato a visitarlo per pietà, perchè tutti l'avevano abbandonato.
Quando è uscito era ammalato ed è venuto da me.
Gli ho dato le medicine e gli ho detto "Tu hai finito di fare lo stregone.
Convertiti al Cristianesimo, il Signore ti vuole bene e ti perdona di tutto.".
"Mi converto se mi dai 10 rupie". "Te ne do' anche venti se ti metti
a studiare il catechismo"
...Ma poi non si è mai convertito:aveva paura anche lui che gli
spiriti cattivi si vendicassero,
non poteva abbandonare gli amuleti ed i sacrifici.
Però i suoi tre figli si sono convertiti e sono diventati tutti
e tre miei catechisti:anzi la figlia adesso è suor Clementina,
una bravissima suora di Maria Bambina.

E' contento dei suoi cristiani?
-Contentissimo! Vorei tanto che in Italia prendeste esempio
da loro: fedeltà alla preghiera, alla Chiesa,
ai comandamenti di DIo, all'amore al prossimo
...Danno buon esempio anche a me.
In questi anni ho avuto diversi cristiani, famiglie o anche villaggi
interi, che per la fede hanno sofferto persecuzioni, battiture,
morte. Io sono convinto che, quando tornerà la pace, su
queste montagne e tra queste foreste vi sarà
una primavera cristiana che stupirà il mondo.

Non ho mai rifiutato nessuno: a me basta
che abbiano il certificato di povertà e sono figli miei, li aiuto
e li difendo contro i prepotenti. Sono venuti i piu poveri:
lebbrosi, orfani, vedove scacciate e sfruttate,
ladri e stregoni umiliati e bastonati, oppiomani,
bambine e bambini soli, sciacati e derisi da tutti,
ciechi senza nessuno che li aiutasse.
La Chiesa qui è nata da questi figli di DIo.
sono diventati preti, suore, maestri e funzionari pubblici
catechisti e lavoratori apprezzati in tutti i mestieri.

Qualche anno fa a Kengtung, i seminaristi hanno festeggiato
, me presente, il mio onomastico.
Avevano preparato cinque sedie per i festeggiati:
in mezzo sedevo io, a destra il p. Clemente Apha
(buonissimo prete che è stato mio ragazzo), a sinistra
la suor Clementina (la figlia dello stregone) e agli altri
due lati due seminaristi anche loro di nome Clemente.
Ma in giro per la Birmania ce ne sono altri!
Ho fatto anche un discorso ed ho detto:
"Io non voglio morire ed è impossibile che muoia.
P. Clemente Apha mi ha seguito ha battezzato due Clementi.
I due Clementi battezzeranno altri quattro Clementi,
che a loro volta ne battezzeranno otto, eccetera , eccetera.
Tutti ridevano, ma io parlavo sul serio.

Ho avuto tanti dolori, ma non so cosa sia la tristezza e lo scoraggiamento.
-Bisogna donare la propria vita con generosità , con entusiamo ed amore.
Non temere nulla per sè, non essere attaccato
nemmeno alle opere che fai e alle persone che ti vogliono bene.
Essere liberi per amare Dio e il prossimo con tutta la vita.
Se il missionario non dona tutto se stesso non vale niente.
Solo Dio ti basta.

In Italia non tornerò piu a meno che non succeda qualcosa.
Ad esempio?
Se diventassi ammalato grave, piuttosto di dare fastidio
agli altri...Oppure se tornasse in italia il p.Osvaldo Filippazzi
e la suor Battistina che sono da me da tantissimi anni, sarei tentato.
Perchè non ci sono preti locali?
-Si ma non riuscire piu' nemmeno a raccontare i tuoi peccati
in italiano mi spiacerebbe.
Così mi dice suor Battistina:"Se va via lei, vado via anch'io.
per me è stata come una sorella, una mamma,
siamo assieme da tanti anni:
senza di lei non avrei fatto tutto quello che ho fatto.

-Sveglia ragazzi!,
il mondo è grande.
Dite al SIgnore che vi chiami a seguirlo:
sarebbe la grazia più grande che vi potrebbe fare la vita.
E se vi chiama , non ditegli di no:
non ci pentiremmo mai di aver detto di si al Signore!

Alla domenica do la carne.
Tutti mangiano e nessuno paga.

continuiamo sino alla fine. La ricompensa è infinita.

Testimonianza del grande amico buddhista U sai Lane
che abitava a Mong Ping.

-Andai a trovarlo e lo implorai di chiedere a DIo di non farlo morire,
poichè c'era molto bisogno di lui su questa terra.
Egli rispose che oramai era tardi.
"Questa volta non posso più. Io devo andare a Dio. Dio mi chiama"
Io gli dicevo di stare qui ancora cent'anni e lui rispondeva: "No , no
Ora devo proprio andare, DIo mi chiama". Con queste parole lo lasciai
e poche ore dopo sentii la camapana che annunziava la morte".

Testimonianza di suor Clementina.

"In trent'anni di vita religiosa non ho mai sperimentato una cosa così
sorprendente: il padre, morente, celebrò la Messa tranquillamente
dall'inizio alla fine, senza difficoltà, e questo non per un sol giorno,
ma per cinque giorni . Ciò lascio un segno indelebile nelle nostre vite.

La sera poco prima di morire, mi chiamò e mi disse:
"Stò per raggiungere Gesù e sono estremamente felice.
Se tu vuoi provare questa gioia nella tua vita, di spesso:
Sia fatta la tua volontà"

Sapeva di essere arrivato alla fine e se n'è andato piano piano,
sempre pregando. Ad un certo momento gli chiesi:
"Cosa sta dicendo?", perchè non capivo il bisbiglio
delle sue labbra.
Mi sussurrò: "Sto dicendo l'ultima decina del rosario".
Furono le sue ultime parole.
Si può dire che è morto di stanchezza, consumato.
Vorrei morire anch'io come è morto lui.
E' morto bene, così contento, così sorridente,
che era un piacere vederlo.
Era proprio la morte del giusto

padre clemente Vismara
e' beato
la sua festa liturgica e' il 15 giugno

penso si possa invocare come protettore
degli orfani e dei bimbi in genere
...quelli per cui si e' sempre speso

...grazie Clemente