domenica 26 giugno 2016

etiopia ed eritrea


il papa ieri ha detto c'è libero scambio 
nelle armi e blocchi assurdi per il cibo
...con quello ci si fa i soldi... come con le armi



La tensione è alle stelle nelle montagne al confine tra Etiopia e Eritrea. In un comunicato, domenica, il governo eritreo ha accusato il suo arcinemico di aver bombardato verso l’alba le postazioni al di là del confine. E il rischio dello scoppio di una nuova guerra nel Corno d’Africa appare molto elevato. «Il regime del Fronte di liberazione del popolo tigrino ( Tplf) ha lanciato un attacco lungo il Fronte centrale di Tsorona – affermava domenica, dalla capitale eritrea Asmara una nota del ministero dell’informazione in relazione a uno dei partiti di coalizione del governo etiope –. Scopo e conseguenze di questo attacco non sono chiari».
Durante la notte tra domenica e ieri la situazione nella zona di Tsorona – 130 chilometri a sud di Asmara e 20 dal confine con l’Etiopia – era apparsa «calma». I combattimenti sono però ricominciati ancora più aggressivi ieri mattina. «Le forze eritree hanno iniziato a sparare contro le nostre posi- zioni, in particolare sulle ambulanze civili – ha replicato ieri pomeriggio Getachew Reda, ministro dell’informazione etiope, che in precedenza aveva negato che ci fossero problemi al confine –. Noi abbiamo soltanto risposto». Queste sono le più gravi violenze mai registrate negli ultimi anni tra i due Stati. Una fonte locale etiope ha raccontato alla stampa di aver sentito un «forte rumore di cannonate» e di aver visto da lontano «una grande mobilitazione dell’esercito etiope».

Le aree di frontiera tra Eritrea ed Etiopia sono da tempo altamente militarizzate. Almeno 100mila soldati (il reclutamento in Eritrea è obbligatorio anche per le donne e anche in età avanzata) sono infatti morte dal 1998 al 2000 nella guerra esplosa sempre per la stessa ragione: la mancata demarcazione precisa del confine, soprattutto nell’area di Badme, un villaggio assegnato all’Eritrea da una commissione delle Nazioni Unite. Una soluzione mai accettata dall’Etiopia. Come la questione dello sbocco sul mare da parte di Addis Abeba.

Da allora i due Paesi si sono guardati inferociti da una parte all’altra della barricata. «È possibile che gli scontri di queste ore siano direttamente legati alle pesanti critiche di violazioni dei diritti umani recentemente mosse dall’Onu contro l’Eritrea», ha detto ieri Charlotte King, analista per l’Africa del settimanale britannico The Economist. Tra le varie violazioni, il presidente eritreo, Isaias Afewerki, ha (come detto) imposto il servizio militare nazionale obbligatorio e perpetuo.

Da tempo Eritrea e Etiopia stanno anche combattendo una guerra “nascosta” in Somalia, dove Asmara è stata accusata di sostenere i ribelli jihadisti di al-Shabaab che continuano ad attaccare le forze di pace africane di cui fa parte l’Etiopia.

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