"Giovanni raccontò che padre Pio era più felice di lui."
Da padre Pio andavano anche comunisti convinti. Come, per esempio, un toscano di Prato chiamato Giovanni. Andò a San Giovanni Rotondo per far diventare a sua volta padre Pio un membro del PCI. Ma non andò come aveva programmato. Durante la confessione, il santo frate smascherò il “toscanaccio” e lo mandò via: non permetteva che si giocasse con i sacramenti. Giovanni ci rimase malissimo. «Padre, mi tratta così solo perché sono “rosso”», disse. «No, figlio mio», spiegò P. Pio. «Perché la tua anima è nera». Giovanni capì e, tornato a Prato, riprese ad andare, ogni domenica, alla Messa e s’impegnò a non bestemmiare più. Contento e soddisfatto di se stesso, dopo un paio di mesi, Giovanni tornò a San Giovanni Rotondo per confessarsi nuovamente. Mettendosi in ginocchio, chiese: «Padre, si ricorda di me?». Il santo confessore rispose: «Le brutte facce non le dimentico». «Non cominciamo bene…», pensò il “toscanaccio”. «Sei andato alla Messa?», riprese padre Pio. «Tutte le domeniche, Padre». «Perché non vai nella tua parrocchia?». Giovanni strabuzzò gli occhi dalla sorpresa. «Ma lei come fa a saperlo?». «Rispondi e basta». Arrossendo, il penitente di Prato spiegò: «Perché non voglio che qualcuno che mi conosce vada a riferire ai compagni di partito che vado alla Messa». Non poté terminare la frase, perché padre Pio cominciò a gridare: «Vattene! Vattene! Sei peggio di prima! Prima era miscredente, ma ora sei ipocrita». Tornato a Prato, Giovanni affrontò i “compagni di partito”; comunicò loro che aveva deciso di andarsene perché la sua ritrovata fede in Cristo non gli permetteva di avere a che fare con quel mondo. Non fu facile, perché gli ex “compagni” giurarono vendetta, ma il “toscanaccio” tenne duro. Non ebbe più paura di farsi riconoscere durante la Santa Messa, né si vergognò di inginocchiarsi quando passava davanti ad una chiesa. Alla terza confessione, finalmente ebbe il perdono sacramentale. Giovanni raccontò che padre Pio era più felice di lui.
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