giovedì 14 maggio 2015

ANDARE ALLE FONTI - Come agnello in mezzo ai lupi: una Sentinella a un evento gender

agnello_lupi_gender

La Croce uscita in edicola il 12 maggio ha pubblicato un articolo scritto da una mamma che ha vegliato con le Sentinelle in Piedi a Pisa e che ha partecipato ad un incontro di educazione al gender.
Lo riportiamo per gentile concessione dell’autrice. Si intitola: Io, mamma e sentinella ad un incontro gender.

Metti che un sabato pomeriggio di calura decidi che è giusto non godersi il bel tempo, il mare, i fiori ed i profumi di maggio, ma essere presente, in ascolto, in piazza, per capire chi e come vorrà essere educatore di tuo figlio.
Siamo a Pisa, piccola città della Toscana di 90.000 anime.
Pisa ha aderito al progetto “Educare alle differenze”, nato a Roma nel settembre scorso. Tra le associazioni promotrici la Casa della Donna di Pisa, appunto, e numerose associazioni LGBTQ (Lesbian, Gay, Bisexual, Trans, Queer) tra cui a titolo di esempio (e questo sì che mi ha colpito fin da subito!) il Circolo Mario Mieli e l’associazione il Cassero di Bologna.
Perché penso subito a queste due associazioni come “Educatori”? Perché leggo e approfondisco sui loro siti web e la loro pagina facebook.
E sì, andare alle fonti, sempre alle fonti, no slogan, no idee preconfezionate calate dall’alto …
Leggo da “Elementi di critica omosessuale” di Mario Mieli:
“ (…) tutte le cosiddette “perversioni” fanno parte della sessualità infantile (sadismo, masochismo, coprofilia, esibizionismo, voyeurismo, omosessualità ecc.). In effetti, «la disposizione alle perversioni è l’universale disposizione originaria della pulsione sessuale umana, dalla quale si sviluppa il comportamento sessuale normale in seguito a mutamenti organici e a inibizioni del processo di maturazione». Tra le potenze inibitorie che limitano la direzione della pulsione sessuale stanno fondamentalmente “le impalcature sociali della morale e dell’autorità”. La società repressiva e la morale dominante considerano “normale” soltanto l’eterosessualità – e, in particolare, la genitalità eterosessuale. La società agisce repressivamente sui bambini, tramite l’educastrazione, allo scopo di costringerli a rimuovere le tendenze sessuali congenite che essa giudica “perverse” (e, in realtà, si può dire che ancor oggi vengano considerati “perversi” più o meno tutti gli impulsi sessuali infantili, compresi quelli eterosessuali, dal momento che ai bambini non viene riconosciuto il diritto di godere eroticamente). L’educastrazione ha come obiettivo la trasformazione del bimbo, tendenzialmente polimorfo e “perverso”, in adulto eterosessuale, eroticamente mutilato ma conforme alla Norma.
(…)
Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia [nota 88: Per pederastia intendo il desiderio erotico degli adulti per i bambini (di entrambi i sessi) e i rapporti sessuali tra adulti e bambini. Pederastia (in senso proprio) e pedofilia vengono comunemente usati come sinonimi.] è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. La società repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma il periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una “vita” latente. “
È beh, accipicchia, non è difficile capire che un po’ come mamma mi preoccupo…
Non mi sembra proprio che coloro che si rifanno alla figura di Mieli, accettandone idee e diffondendole, possano essere educatori…
E ancora, vedo foto blasfeme di una festa organizzata al centro il Cassero di Bologna, dove individui travestiti da Gesù sono in pose sado-maso con il Crocifisso e propongono lo “sbattezzo” ovvero (secondo loro) il recesso (quasi fosse un contratto commerciale!) dal Sacramento del Battesimo. Sono cristiana, cattolica, e credo che sia lecito e legittimo che educhi i miei figli ai valori cristiani e che li accompagni in un percorso di fede.
No, ma dai, approfondisci ancora, conosci le persone…
Ecco che rinuncio al mio sabato di riposo, cerco di sistemare i figli al meglio e rivedo i miei programmi, vado in piazza ad ascoltare, a vedere…
I promotori pisani di Educare alle differenze hanno organizzato un pomeriggio di giochi, fiabe e dibattito nel centro città.
Molti amici mi sconsigliano (ho partecipato alla veglia delle Sentinelle in Piedi del 5 Ottobre scorso a Pisa, tristemente saltata agli onori della cronaca, oggetto di un’interpellanza parlamentare e di indagine da parte della Questura per il configurarsi del reato penale di violenza privata).
Gli esponenti di questa sorta di “contromanifestazione” non autorizzata sono tra gli aderenti del progetto “Educare alle differenze”…
Pisa è una piccola cittadina ed è facile capire come il mio volto sia noto a questi simpaticoni (del restoin piazza siamo stati tutti schedati con foto e video e qualcuno ci ha lasciato con un di poco buono auspicio “tanto ti ritrovo!”).
Nei giorni a seguire la veglia qualche luminare pisano (cattolico adulto) ci ha appellato come personaggi di poca umiltà, “altezzosi e quasi indifferenti alla vita che scorre intorno”, dicendo anche che “quando si è convinti di aver troppa ragione, si finisce con non ragionare più” …
Beh, non sono né altezzosa né indifferente e al contrario di lui e di altri ci metto sempre la faccia, ma non dietro due righe su un giornale, ma nella quotidianità, nella vita, testimonio con le Sentinelle e sono pronta ad ascoltare l’altro, senza pregiudizio, con umiltà e sincero interessamento.
E, dunque, anche stavolta non rinuncio ad ascoltare di persona, mettendoci la faccia.
Sono sola, nessun accompagnatore, nella “tana del lupo”…
Poche persone in cerchio, una ventina che poi diventeranno alla fine una trentina, soltanto persone che hanno aderito al progetto.
Scorgo subito alcune facce note di quella tragica domenica di veglia del 5 Ottobre e percepisco che anche loro mi hanno riconosciuto.
Non ho nulla da temere, sono lì ad ascoltare con rispetto, pronta a tendere una mano (checché ne dica il luminare ed i suoi adepti!).
Pochissime notizie concrete sul progetto in sé, tante raffazzonate parole sull’inesistenza della teoria del gender che, però, ci tengono a precisare, non ha nulla a che fare con il loro progetto di “inclusione” (ma se non esiste, perché precisare?!).
Ecco poi che una “sembra referenziatissima professoressa” spiega che la fonte dello scontro è papa Benedetto XVI con un suo discorso del 2012. Insomma, il Papa si è inventato la teoria del gender e alcuni credenti creduloni ne sono spaventati a morte e per questo si stanno dando da fare per osteggiare i progetti scolastici nei quali si parla d’identità di genere (ma state tranquilli, tiene a precisare la prof, sono pochi, una minoranza del mondo cattolico…).
Secondo la “professoressa” anche Papa Francesco (che all’interno del dibattito definiscono “Autorità”, come se fosse un esponente politico o un personaggio carismatico… e vaglielo a spiegare chi è il Papa per un cattolico!) è caduto nella rete di questi pochi, pochissimi, “ultratradizionalisti” e quindi si sta chiudendo…
Faccio fatica a non urlare, tengo stretto nella mano il Crocifisso e mi dico che sono lì per ascoltare.
Intanto, si susseguono interventi sui diritti degli omosessuali ed apriti cielo quando uno di loro afferma che i diritti prevedono responsabilità e che la pratica dell’utero in affitto è da condannare. Noto che i volti di agnello si trasformano in lupi e le parole non suonano più dolci, ma vengono scagliate con una malcelata rabbia. Una biondina in evidente stato interessante accompagnata dalla sua “fidanzata” (?) afferma che perlopiù coloro che ricorrono a queste tecniche sono eterosessuali e che ormai è noto, perché ci sono molti studi scientifici, che un bambino cresce benissimo all’interno di una coppia dello stesso sesso.
Approfitto della bagarre per dire alla principale relatrice dell’incontro, una psicologa dell’AIED(Associazione Italiana Educazione Demografica), che non mi pare che ci sia una totale inclusività delle idee e dei valori e le mostro il Crocifisso.
Come sono inclusa io, come sono rispettata? Come lo sono i mei figli? Le dico che non approvo il contenuto dei suoi insegnamenti in materia di affettività e di educazione sessuale, ma che io non le impedisco di insegnare, non le “tappo la bocca” con ingiurie, ma che pretendo di educare i miei figli a valori diversi. Dopo lo sconcerto iniziale, non trovo risposta, ma di fronte alla mia pacatezza e al mio sorriso ottengo un mezzo sorriso di “quasi” approvazione.
Continua il dibattito e noto come un tizio sulla sessantina continui a parlare fissandomi, non abbasso lo sguardo, anzi, lo fisso dritto negli occhi, sorridendo…
Finalmente l’incontro finisce, saluto cordialmente le relatrici… ma ecco che subito vengo fermata da una ragazza sulla trentina… Mi guarda, mi chiede “ma tu il giorno della veglia delle Sentinelle eri in piazza con loro, ma non eri con loro, giusto? Stavi facendo soltanto le foto!” (quel giorno, infatti, avevamo deciso che io facessi il reportage fotografico e che non “sentinellassi “ con il libro).
La guardo dritta negli occhi e nonostante l’aria minacciosa le rispondo “Sì, facevo le foto, ma ero con loro! Sono con loro! Veglio anch’io da sentinella!”.
La ragazza si agita e con disappunto mi chiede che cosa ci faccia lì. Si avvicina un suo amico, un grande figuro…
Un’amica mi vede e si avvicina, ha paura per me, le dico di rientrare tranquillamente a casa, sono serena, sono nella Verità e non sono affatto sola (più tardi al telefono mi offenderà per il mio “ingenuo” atteggiamento!).
Trascorro con i due ragazzi una quarantina di minuti…
Mi rendo conto come siano vittime di slogan del pensiero unico, come abbiano le idee confuse su chi sono le sentinelle, sui diritti, sulla libertà di espressione….
Con pacatezza e istinto materno (e sì, è un mio difetto, mi sento sempre la mamma di tutti!) li invito ad andare sempre alle fonti, sì le fonti! A non farsi calare abiti e idee (non dicono di combattere gli stereotipi?!).
A riflettere….
Chiedo loro se quel giorno in piazza a sbraitare contro chi vegliava pacificamente in silenzio non abbiano perso un’opportunità, l’opportunità di usare la loro testa, l’opportunità di ascoltare davvero per cosa vegliano le sentinelle (il discorso del portavoce era stato coperto da urla e offese).
Faccio loro notare come io rispettosamente li abbia ascoltati durante il dibattito del pomeriggio, senza codazzi di personaggi rumorosi, senza provocazioni.
Alle fonti, sempre alle fonti!
Chiedo se sembra loro di aver rispettato chi ha un’idea diversa dalla loro o se invece non abbiano a loro volta discriminato e se anche oggi avvicinandosi a me con fare minaccioso non abbiano cercato di discriminarmi perché portatrice di idee diverse… Non ero lì forse in minoranza?! Non ero lì forse l’anello più debole?! Non avrebbero dovuto mettere in pratica quel loro progetto di non discriminazione?
La ragazza sembra capire e dice al ragazzo che quel 5 Ottobre hanno sbagliato…
Li saluto, li invito ad andare alle fonti, sempre, abbraccio la ragazza e le do un bacio sulla guancia.
Il pomeriggio si è concluso, “ho combattuto la buona battaglia”…
 Monica Redini

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