mercoledì 20 maggio 2015

le oasi di bene, di amore, di giustizia, di libertà, di verità. I. CALVINO



L'INFERNO IN TERRA
L'inferno è già qui. Due modi ci sono per non soffrirne. 

 Il primo riesce facile a molti: 
accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. 
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: 
cercare e sapere riconoscere chi e che cosa, 
in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Italo Calvino 



La riflessione
Tanti autori del Novecento, popolarissimi alloro tempo, 

sono oggigiorno quasi usciti di scena (un nome per tutti, Moravia). 
Ce n'è uno invece che continua a interessare e a essere letto, 
Italo Calvino, e anche noi contribuiamo a tenerlo vivo 
con questa sua suggestiva considerazione sull'inferno in terra. 
Effettivamente basta solo sfogliare i giornali per avere il sospetto 
che il fumo mefitico degli inferi si sia fatto strada attraverso 
qualche crepa e sia dilagato inquinando la nostra atmosfera morale. 
Di fronte a questa nube oscura e maleodorante lo scrittore descrive due atteggiamenti.

Ci sono, infatti, coloro che si rassegnano al male 

oppure vi sguazzano come nel loro ambiente naturale. 
In pratica si adattano a questo «impero delle tenebre», 
come l'aveva chiamato Gesù (Luca 22,53), 
e se ne fanno persino ministri. 
C'è, però, una porzione di umanità - più consistente di quanto si creda 
- che non accetta questa irruzione ed erige argini o, meglio,
 come suggerisce Calvino, 
si preoccupa di custodire e allargare gli spazi di paradiso 
 che pure sono già quaggiù. 
Sono le oasi di bene, di amore, di giustizia, di libertà, di verità. 
Ecco, allora, un compito per tutti coloro 
che non si lasciano andare alla deriva: 
allargare quegli spazi, alimentare quelle oasi con la loro opera, 
impedire che il deserto infernale prevalga.

(Testo tratto da: G. Ravasi, Le parole e i giorni, Mondadori)

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