mercoledì 13 maggio 2015

il grigio - don bosco






San Giovanni Bosco, meglio noto come don Bosco, visse nell’Ottocento e fondò le congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Durante la sua vita, fu oggetto di ripetuti attentati ma riuscì sempre a scamparli, grazie anche a Grigio, un cane speciale.
Di seguito, la narrazione che don Bosco fece ai suoi discepoli:
Il Grigio fu argomento di molte conversazioni e ipotesi varie. Molti di voi lo ha visto ed anche accarezzato. Lasciando da parte le storie straordi­narie che di lui si raccontano, vi espor­rò la pura verità.
A causa dei frequenti attentati di cui io ero bersaglio, fui consigliato di non andare in giro da solo quando an­davo in città o tornavo indietro.
In un pomeriggio buio, tornavo a casa, con una certa paura, quando vi­di al mio fianco un enorme cane, che a prima vista mi impaurì; siccome però mi faceva festa come se io fossi il suo padrone, avemmo da subito una buo­na relazione, e lui mi accompagnò fino all’Oratorio.
Ciò che accadde in quel pomerig­gio si ripeté molte volte, di modo che io posso ben dire che il Grigio mi pre­stò importanti servizi. Ve ne racconto alcuni.
Alla fine di novembre del 1854, in un pomeriggio scuro e piovoso, torna­vo dalla città, per la via della Donsolata. Ad un certo punto, capii che due uomini camminavano a poca distanza davanti a me. Acceleravano o diminui­vano il passo ogni volta che io accele­ravo o diminuivo il mio.
Quando, per non incontrarmi con loro, ho tentato di passare dal lato op­posto, essi con grande abilità si collo­carono davanti a me. Volli girare sui miei passi, ma non ci fu tempo: facen­do due salti indietro, mi gettarono un mantello sulla testa. Uno di loro riu­scì a imbavagliarmi con un fazzoletto. Volevo gridare, ma non lo potevo fa­re.
In questo preciso momento appar­ve il Grigio. Ringhiando come un or­so, si lanciò con le zampe contro il viso di uno, con la bocca spalancata contro l’altro, in maniera che conveniva loro di più avvolgere il cane che me.
- Chiama il cane! Gridavano spa­ventati.
- Lo chiamo sì, ma lasciate i pas­santi in pace.
- Chiamalo subito!
Il Grigio continuava a ringhiare co­me un orso inferocito. Essi ripersero il loro cammino, ed il Grigio, sempre al mio lato, mi accompagnò. Feci ritorno all’Oratorio ben scortato da lui.
Nelle notti in cui nessuno mi accom­pagnava, non appena passavo le ultime case vedevo spuntare il Grigio da qual­che lato della strada. Molte volte i gio­vani dell’Oratorio lo videro entrare nel cortile.
Alcuni volevano batterlo, altri tirargli pietre.
- Non lo molestate, è il cane di Don Bosco – disse loro Giuseppe Bozzetti.
Allora tutti si misero ad accarezzarlo e a seguirlo fino al refettorio, dove io stavo cenando con alcuni chierici e padri e con mia madre. Davanti a tan­to inaspettata visita, rimasero tutti in­timoriti.
- Non abbiate paura, è il mio Gri­gio, lasciate che venga – dissi io. Facendo un gran giro intorno al ta­volo, venne accanto a me, facendomi festa. Anch’io lo accarezzai e gli of­frii zuppa, pane e carne, ma lui rifiutò. Anzi: neppure annusò il cibo. Continuando allora a dare segnali di soddisfazione, appoggiò la testa sul­le mia ginocchia, come se volesse par­larmi o darmi la buona notte; in segui­to, con grande entusiasmo ed allegria, i bambini lo accompagnarono fuori. Mi ricordo che quella notte ero torna­to tardi a casa ed un amico mi aveva dato un passaggio nella sua vettura.
L’ultima volta che vidi il Grigio fu nel 1866, quando andavo da Murial­do a Moncucco, a casa di Luigi Moglia, un mio amico. Il parroco di Buttigliera volle accompagnarmi per un tratto di strada, e ciò fece sì che la notte mi sor­prese nel mezzo della strada.
- Oh! Se avessi qui il mio Grigio, che buona cosa sarebbe! – pensai.
In quel momento il Grigio giunse correndo nella mia direzione, con grandi manifestazioni di allegria, e mi accompagnò per il tratto di strada che ancora dovevo percorrere, circa tre chi­lometri. Giunto a casa dell’amico, con­versai con tutta la famiglia e andammo a cenare, rimanendo il mio compagno a riposare in un angolo della sala. Ter­minato il pasto, l’amico disse: – Andiamo a dar da mangiare al tuo cane.
E prendendo un po’ di cibo, lo portò al cane, ma non riuscì a trovarlo, mal­grado avesse guardato bene in tutti gli angoli della sala e della casa. Tutti ri­manemmo stupiti perché nessuna por­ta, nessuna finestra era aperta, ed i ca­ni della casa non avevano dato nessun allarme. Cercarono il Grigio nelle ca­mere di sopra, ma nessuno lo trovò.
Fu questa l’ultima notizia che ebbi del Grigio. Mai più seppe del suo pa­drone. So solo che questo animale fu per me una vera provvidenza nei molti pericoli in cui mi vidi coinvolto

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