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CHE ME LO HA SEGNALATO
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3
IL PAPA PARLA SEMPRE E VIENE
RIPORTATO NELL'OMELIA DEL MATTINO
ALLA CASA SANTA MARTA
SULL'OSSERVATORE ROMANO
SONO SEMPRE 2-3 PENSIERI CON LE SUE
OSSERVAZIONI SEMPRE TANTO CONCRETE
SI PUO LEGGERE GRATUITAMENTE
O SCARICARE IN PDF TUTTO IL GIORNALE
ECCO IL COLLEGAMENTO DA SALVARE SE VOLETE
ALLEGO PER COMODITA'
QUI SOTTO IL COMMENTO DI OGGI
Oggi — ha detto — benediciamo san Giuseppe come lavoratore:
ma questo ricordo di san Giuseppe lavoratore ci rimanda a Dio lavoratore,
a Gesù lavoratore. E questo del lavoro è un tema molto, molto, molto evangelico.
“Signore — dice Adamo — col lavoro guadagnerò da vivere”.
Ma è di più. Perché questa prima icona di Dio lavoratore ci dice
che il lavoro è qualcosa di più che guadagnarsi il pane: il lavoro ci dà la dignità!
Chi lavora è degno, ha una dignità speciale, una dignità di persona:
l’uomo e la donna che lavorano sono degni».
Chi non lavora, dunque, non ha questa dignità. Ma ci sono tante persone
«che vogliono lavorare e non possono». E questo «è un peso per la nostra coscienza,
perché quando la società è organizzata in tal modo» e «non tutti hanno
la possibilità di lavorare, di essere “unti” dalla dignità del lavoro,
quella società non va bene: non è giusta! Va contro lo stesso Dio,
che ha voluto che la nostra dignità incominci di qua».
«Anche Gesù — ha proseguito il Pontefice — sulla terra ha lavorato tanto,
nella bottega di san Giuseppe. Ma ha lavorato anche fino alla Croce.
Ha fatto quello che il Padre gli aveva comandato di fare. Io penso
oggi a tante persone che lavorano e portano questa dignità... Ringraziamo il Signore!
E siamo consci che la dignità non ce la dà il potere, il denaro, la cultura, no!
... La dignità ce la dà il lavoro», anche se la società non consente a tutti di lavorare.
Il Papa si è poi riferito a quei sistemi sociali, politici ed economici
che in diverse parti del mondo hanno basato la loro organizzazione
sullo sfruttamento. Hanno scelto, cioè, di «non pagare il giusto»
e di cercare di ottenere il massimo profitto a ogni costo, approfittando
del lavoro degli altri, senza peraltro preoccuparsi minimamente della loro dignità.
Questo «va contro Dio!» ha esclamato riferendosi alla drammaticità
di situazioni che si ripetono nel mondo e della cui denuncia — ha detto —
«tante volte abbiamo letto sull’Osservatore Romano».
In proposito il Santo Padre ha citato il titolo di un articolo apparso
sulla prima pagina dell’edizione di domenica 28 aprile e dedicato
al crollo di una fabbrica a Dacca, dove sono morti centinaia di operai
che lavoravano in condizioni di sfruttamento e di mancanza di sicurezza:
«Un titolo — ha commentato — che mi ha colpito tanto il giorno d
ella tragedia del Bangaldesh: “Come morire per 38 euro al mese”».
E «questo — è stata l’esplicita denuncia del Pontefice —
è “lavoro schiavo”», che sfrutta «il dono più bello che Dio ha dato all’uomo:
la capacità di creare, di lavorare, di farne la propria dignità.
Quanti fratelli e sorelle nel mondo sono in questa situazione
per colpa di questi atteggiamenti economici, sociali, politici!».
Il Papa ha poi attinto ai tesori della sapienza ebraica per sottolineare
come la dignità della persona umana sia un valore universalmente
riconosciuto e dunque da proteggere e conservare. «Ricordo
— ha detto — un bel racconto ebraico medievale. Un rabbino parlava
ai suoi fedeli della costruzione della torre di Babele. In quel tempo
si costruiva con il mattone. Ma per fabbricare il mattone, per fare
il mattone ci voleva tanto, no?: prendere la terra, fare il fango,
prendere la paglia, cuocerlo. E un mattone era una cosa preziosa.
Portavano ogni mattone fin su in alto, per costruire la torre di Babele.
Quando un mattone, per sbaglio, cadeva, era un problema tremendo,
uno scandalo: “Ma guarda cosa hai fatto!”. Ma se cadeva uno di quelli
che facevano la torre dicevano solo “riposi in pace!” e lo lasciamo tranquillo.
Era più importante il mattone che la persona! Questo raccontava
quel rabbino del medioevo e questo succede adesso! Le persone
sono meno importanti delle cose che danno profitto a quelli che
hanno il potere politico, sociale, economico». Siamo arrivati al punto
che non siamo consapevoli «di questa dignità della persona; di questa
dignità del lavoro. Ma oggi la figura di san Giuseppe, di Gesù, di Dio
che lavorano ci insegnano la strada per andare verso la dignità».
Concludendo Papa Francesco ha esortato a chiedere
«a San Giuseppe la grazia di essere consci che soltanto
nel lavoro abbiamo dignità». E ha suggerito l’atteggiamento
da tenere nei confronti di quanti non hanno lavoro: non dire
«chi non lavora, non mangia», ma «chi non lavora, ha perso la dignità!»;
e quando ci si trova davanti a chi «non lavora perché non trova
la possibilità di lavorare», dire: «la società ha spogliato questa persona di dignità!».
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