lunedì 21 ottobre 2013

CLEMENTE VISMARA 2 - 15 GIUGNO MEMORIA




sempre in missione in Bangladesh
a Monglin

Qui null'altro di nuovo e di strano, cioè di strano c'è che i ragazzi
dormono colle anitre, per timore dei topi ognuno tiene la propria anitrella
vicino al capo, per cui andando a vedere il loro dormitorio sembra una babele
che mi fa tanto piacere. Facevo così anche io quand'ero birba
(ora non lo sono proprio più e mi spiace, ora sono padre di famiglia con numero
di prole ed ho fastidi)

un missionario è un rivoluzionario ed è un vero rivoluzionario pacifico,
uno che va alle radici non può non essere un missionario.

La gente raccolta da noi (come tradizione ed uso dei missionari)
è quella che più sta in basso in ambedue i sensi: spirituale e materiale,
di più tutti i rifiuti d'ogni genere, specie, divisione, famiglia, storpi,
epilettici, lebbrosi, inguaribili e simili categorie senza eccezione alcuna, sono nostri.
Ma appunto questo rifiuto sarà la nostra eredità, la nostra corona.

Forse non le ho parlato del mio bestiame.
Eccetto quello personale (pidocchi ecc)
ho qui 5 cavalli con un ragazzo addetto
4 maiali con una donna addetta;
tanti topi con prete addetto.

Spero risparmiare un po di Purgatorio, quindi non mi lamento

Leggo su un opuscolo stampato a New York nel 1916
dalla American Bible Society che due missionari
di quella società protestante visitarono la regione
del Kengtung e furono "meravigliati dell'ottima preparazione
al vangelo incontrata nella gente"
...Appena ebbero udito la storia di Gesù
erano già pronti per la conversione"
Sono balle?
E' nostra incapacità?
Noi , quando parliamo di Gesù che è risorto dai morti, la gente scappa.

Dicono che noi mangiamo l'anima della gente scriveva Clemente-
che prendiamo i ragazzi e li spediamo al nostro paese ove c'è un grande spirito
dall'aspetto di tigre-capra che li mangia...
Credono che siamo qui per far denari...

Padre Clemente si convince presto che le speranze di molte conversioni
sono illusorie.
...le poche conversioni erano tutte interessate:
i villaggi vengono alla Chiesa se sono aiutati.

Questa gente è fatta così e p. Guilardi spiegava nelle lezioni di morale
che il mondo bisogna prenderlo com'è

All'inizio della missione, in un ambiente radicalmente
pagano dove il principio del gratuito è assolutamente
impensabile, queste lettere meritano una premessa e una piccola riflessione.
-La premessa è questa: padre Clemente, visitando i villaggi, prendeva i bambini
(e quando vengono le suore a Monglin anche le bambine)
che erano orfani o handicappati o gemelli e venivano abbandonati in foresta
perchè morissero, per educarli nella missione,
allevarli e portarli all'età adulta con una professione.

Ebbene, anche questi bambini li "comperava" come scriveva nelle sue lettere,
cioè dava a chi gli e li consegnava una piccola somma di denaro
per acquistarne la proprietà di fronte al villaggio,
in modo da poterli allevare come un padre e quindi salvarli
dalla morte e farli diventare cristiani.
Anche questo comperare i bambini ha scandalizzato.

-la spiegazione è questa. Lo Spirito Santo si serve di ogni mezzo umano
per entrare in una persona col battesimo, poi lavora nei cuori
e nelle anime in modo molto più profondo di quanto possiamo
fare noi preti. I primi missionari del Pime in Borneo comperavano gli schiavi cristiani,
che i mussulmani avevano razziato sulle coste delle Filippine,
per riportarli alla libertà e alla fede.
...hanno poi dato i loro figli e nipoti, grandiose testimonianze di fedeltà a Cristo
e alla Chiesa durante la persecuzione maoista.
lo stesso si può dire dei cristiani Birmani
e siamo solo alla seconda o terza generazione di famiglie cristiane.

visita del superiore generale

L'anno seguente 1928 un altro avvenimento memorabile,
specie per p.Vismara; la visita di p.Paolo Manna,
superiore generale del Pime e grande amico e benefattore di Clemente.
La nostra casa era provvista di quasi il necessario per due persone,
ma eravamo cinque preti presenti, contemporaneamente
Un avvenimento! le sedie erano quattro, i letti due, ma ci si accomodò
egualmente. Nessun commensale sapeva che tutta la posateria
e stoviglieria di Monglin consisteva in tre posate complete e
sei piatti in alluminio. Le stanze o reparti per dormire sono due,
pure ognuno dormì al coperto: p. Manna occupò la stanza di p.Farronato
la migliore; Mons. Bonetta dormì nel luogo delle medicine; p: Portaluppi
si ebbe il mio letto; io mi riservai un canto e p. Ferronato
prese tre panchine della chiesa e vi dormì sopra.
A notte venne la pioggia e non tutto il tetto di paglia era impermeabile.
Si sentiva p.Ferronato che di tanto in tanto trasportava le sue tre panchine
ora in un canto ora nell'altro. Io mi copersi con un telone da cavallo,
ma poi trovai piu comodo aprire l'ombrello e appenderlo sopra la testa.
Però si dormì ugualmente molto bene, perchè durante il giorno
s'era cavalcato per oltre dieci ore.
Dei topi s'accorse solo p.Portaluppi,
perchè gli erano andati proprio sul letto.

Farronato, che era anche cuoco, preparò le tagliatelle e le mise
ad asciugare al sole, difendendole dalle galline che furono le prime
(e le uniche) ad assaggiarle. Il giorno dell'arrivo di p.Manna,
Ferronato disse al ragazzo della cucina di mettere l'acqua a bollire
verso sera. Ma il ragazzo, per cuocerle meglio, mette a bollire le
tagliatelle alle due del pomeriggio e noi siamo arrivati alle sei di sera.
Quattro ore di cottura! Era una specie di polentina, col sugo di pomodoro
già versato dentro.
Mons. Bonetta offre all'ospite: "Ecco i nostri maccheroni fatti in casa,
i primi che si fanno da queste parti"
ma erano immangiabili, Mons. Bonetta riuscì a trangugiare qualcosa,
ma p.Manna, col cucchiaio che rimaneva piantato nel piatto,
non tentò nemmeno. "Non vengo più a trovarvi, perchè vi mando in malora.
Chissa cosa avete speso per farmi gli spaghetti e guarda qui che porcheria."
Si mangiarono in cinque le ultime due scatole di sardine.

il 21 aprile si misero di nuovo in sella ed io li riaccompagnai
per un tratto di strada. Per rispetto umano, cercai di non commuovermi
e di non fare storie, quindi tenni sempre accesa la mia pipa.
Salutai e baciai il mio Superiore, poi zitto zitto, come un cagnolino
che vuol seguire il suo padrone ma è riccacciato a casa,
me ne tornai alla mia capanna.

Impressionante l'elenco dei padri morti nella missione di Kengtung
oltre a quelli rimpatriati in tempo per salvargli la vita:
Luigi Sironi, morto nel 1925 a 29 anni
p.Paolo Barbagallo morto nel 1931 a 27 anni
Antonio Farronato morto nel 1931 a 33 anni
Angelo Cassia morto nel 1932 a 30 anni
Antonio Zeni morto nel 1938 a 38 anni
p. Emilio Rossi morto nel 1944 a 41 anni
Giovanni Deledda morto nel 1950 a 38 anni
queste morti premature venivano dalla denutrizione,
dalla mancanza di assistenza sanitaria,
dal "troppo zelo a scapito della salute"

dopo la visita al futuro martire padre Pietro Manghisi, scrive nel suo diario:

Deve avere una vita dura. E' però assai contento.
Mi cede la sua piccola cabina per dormire e io, stendendomi sulla pelle di tigre,
penso che nella pratica della povertà e delle privazioni i nostri missionari hanno
superato di molto i camaldolesi e i trappisti.

Tornato in Italia, padre Manna scrive una forte lettera
di rimprovero a mons.Bonetta, con questa minaccia
(che poi non mette in atto):
Se a Kengrtung muore ancora un missionario giovane
per denutrizione e mancanza di medicine,
non mando più nessuno e chiudiamo la missione.!"
In realtà , il vescovo stesso di Kengtung viveva in quelle misere condizioni
di vita, semplicemente perchè i missionari del Pime, infiammati di zelo
per "salvare le anime dei poveri infedeli" già partivano per la missione
con la disponibilità di dare tutta la vita per il vangelo.

Finalmente le suore a Monglin 1931

Le tre suore che sono quì sono fin troppo buone,
la superiora eccellente...La superiora è una gran buona donna.
Non sa tenere la penna in mano e scrivendo fa errori ch'io rido tra me,
ma ha molto spirito di sacrificio e non sa d'essere buona.
Quando andò a Mongpyak a curare p.Barbagallo
si ruppe una spalla cadendo da cavallo.

5 agosto 1932
-la superiora è andata con un'altra suora fino a Mongpyak (42 km),
a piedi e sotto l'acqua in un solo giorno! Per conto mio,
se avessi qui mia madre o mia sorella, non mi potrebbe fare di più.
Le suore sono come il miele,attirano tanta gente.
Io debbo andare fuori a cercare, loro si ritrovano la casa piena.
Ci sono sempre malati in giro in cerca di medicine...
Ora che ci sono le suore-scrive all'amico Pietro Migone-
ti puoi ben immaginare quante precauzioni bisogna prendere
per non fare dubitare questa gente pagana, a cui riesce impossibile
pensare alla verginità. parlo solo con la superiora e spesso a mezzo
scritto e non entro mai in convento, che dista da casa mia 1300 piedi
in rettilineo.

Per Natale spero l'Ospedale sarà completato...Ad opera
compiuta verrà a costare 3000 rupie, quindi il suo aiuto
ci voleva,anzi la vorrei incoraggiare ad aiutare ancora. Però
non mi mandi immagini, mi bastano le tre già ricevute.

Clemente si riferisce a quanto ha scritto all'inizio della lettera
che mentre stava costruendo il convento, dopo aver scritto
e riscritto per avere aiuto,"mi vidi giugere tre immaginette della Beata Capitanio
e tante belle parole di apostolo, eroe, e tutto fini lì.
tenni le tre immaginette e mi grattai la pera, pero' quando Dio volle, me la son cavata"
Questo lo stile del beato Clemente.
Ai superiori del Pime , vedremo più avanti, ha scritto ben di peggio.

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