IL CONFLITTO IN SIRIA
NUOVO GIORNALE
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Ne parla Samaan Dauod: quella “primavera araba” ora è un autunno che non finisce mai
Samaan Daoud da tempo lei è conosciuto dai piacentini. Che cos’ha lasciato in Siria?
Tutto. I parenti, le nostre cose... In Italia sono arrivato con mia moglie e i miei due figli il 6 settembre con il visto turistico. Ora siamo in attesa di una risposta per la richiesta di asilo.
— Com’è Damasco oggi?
La situazione è grave. Il giorno in cui siamo partiti è arrivata una tempesta di sabbia e i ribelli, sfruttando la mancanza di visibilità, hanno conquistato un aeroporto militare. Un missile ha ucciso in una zona vicino a noi 15 persone. Sono state bruciate tante macchine. Ad Aleppo sono state uccise vicino alla chiesa francescana sei persone.
— Da che cosa è nato il conflitto in Siria?
Tutto è partito da un’analisi sbagliata del mondo arabo da parte dell’Occidente. Si è deciso di appoggiare le varie forme di “Primavera araba” che in pratica hanno portato a un autunno che non finisce mai. Il risultato di tutto ciò è apparso chiaro in Tunisia: con la caduta del Presidente, sono arrivati i Fratelli Musulmani. Il vuoto viene riempito da persone che non credono nella democrazia. E l’islam non crede nella democrazia.
— Ne è sicuro?
Il concetto di democrazia non esiste nella loro cultura religiosa. L’islam vuole il califfo, l’emiro, il comandante sia sul piano religioso che politico. In Siria l’Occidente voleva la caduta del presidente Asad. Ora invece dice: non è bene che Asad se ne vada ora. Si è capito che al suo posto arriverebbe il caos. Lo si è già visto in Libia, che è diventata una fabbrica del fanatismo.
La maggioranza degli stranieri che in Siria combattono con l’Isis è costitutita da tunisini, libici, sauditi ed egiziani, per non parlare di ceceni e afghani. E infine, si sono aggregati parecchi europei, fra cui 87 italiani: si tratta per lo più di immigrati islamici di seconda generazione. Sono nati in Italia, hanno il passaporto italiano, ma non si sono integrati.
Tutto. I parenti, le nostre cose... In Italia sono arrivato con mia moglie e i miei due figli il 6 settembre con il visto turistico. Ora siamo in attesa di una risposta per la richiesta di asilo.
— Com’è Damasco oggi?
La situazione è grave. Il giorno in cui siamo partiti è arrivata una tempesta di sabbia e i ribelli, sfruttando la mancanza di visibilità, hanno conquistato un aeroporto militare. Un missile ha ucciso in una zona vicino a noi 15 persone. Sono state bruciate tante macchine. Ad Aleppo sono state uccise vicino alla chiesa francescana sei persone.
— Da che cosa è nato il conflitto in Siria?
Tutto è partito da un’analisi sbagliata del mondo arabo da parte dell’Occidente. Si è deciso di appoggiare le varie forme di “Primavera araba” che in pratica hanno portato a un autunno che non finisce mai. Il risultato di tutto ciò è apparso chiaro in Tunisia: con la caduta del Presidente, sono arrivati i Fratelli Musulmani. Il vuoto viene riempito da persone che non credono nella democrazia. E l’islam non crede nella democrazia.
— Ne è sicuro?
Il concetto di democrazia non esiste nella loro cultura religiosa. L’islam vuole il califfo, l’emiro, il comandante sia sul piano religioso che politico. In Siria l’Occidente voleva la caduta del presidente Asad. Ora invece dice: non è bene che Asad se ne vada ora. Si è capito che al suo posto arriverebbe il caos. Lo si è già visto in Libia, che è diventata una fabbrica del fanatismo.
La maggioranza degli stranieri che in Siria combattono con l’Isis è costitutita da tunisini, libici, sauditi ed egiziani, per non parlare di ceceni e afghani. E infine, si sono aggregati parecchi europei, fra cui 87 italiani: si tratta per lo più di immigrati islamici di seconda generazione. Sono nati in Italia, hanno il passaporto italiano, ma non si sono integrati.
Leggi articolo alla pagina 8 dell’edizione di venerdì 25 settembre 2015
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