mercoledì 18 novembre 2015

Franz Jägerstätter

“Scrivo con le mani legate, ma preferisco 
questa condizione al sapere incatenata 
la mia volontà. Non sono il carcere, 
le catene e nemmeno una condanna 
che possono far perdere la fede a 
qualcuno o privarlo della libertà […]. 
Perché Dio avrebbe dato  a ciascuno di noi
 la ragione ed il libero arbitrio se bastava 
soltanto ubbidire ciecamente? O, ancora, 
se ciò che dicono alcuni è vero,  e cioè 
che non tocca a Pietro e Paolo affermare 
se questa guerra scatenata dalla Germania 
è giusta o ingiusta, che importa saper 
distinguere tra il bene ed il male? ”.
(Dal testamento, Berlino, luglio 1943)
       Franz Jägerstätter nasce il 20 maggio 1907 in un paesino 
St.Radegung, nell’Alta Austria a pochi chilometri dal confine con la Baviera.
Può essere definito come un “resistente” al nazismo, un semplice 
contadino che rappresenta uno dei pochissimi testimoni che in terra tedesca, 
abbia osato opporsi al regime hitleriano. La sua è una storia non 
“etichettabile”, vissuta in totale solitudine, del tutto staccata da 
qualsiasi movimento di opposizione interna al nazismo. Rifiutò ogni 
collaborazione con il nazionalsocialismo dopo l’annessione del suo Paese 
alla Germania (1938).
Chiamato alle armi nel 1943, in pieno conflitto mondiale, dichiarò 
che come cristiano non poteva servire l’ideologia hitleriana e combattere 
una guerra ingiusta.
La scelta e la vita di Franz, sono riferibili ad una radicalità evangelica 
che non ammette repliche, anzi provoca ed interroga. Non è senza 
significato che il suo parroco Josef Karobath, dopo la discussione decisiva 
nel 1943, pochi giorni prima della chiamata all’arruolamento, abbia scritto:
”Mi ha lasciato ammutolito, perché aveva le argomentazioni migliori. 
Lo volevamo far desistere ma ci ha sempre sconfitti citando le Scritture”. 
In Franz c’è una serenità, anche se mediata e sofferta, di adesione 
al pieno significato del messaggio evangelico: in lui la coerenza diventa 
fattore distintivo, non per preconcetti ideologici o per un astratto pacifismo, 
ma perché si lascia condurre dalla concreta e vissuta adesione ai valori,
 ai significati, alle esigenze di ciò in cui crede.
Nella vicenda umana e religiosa di F.Jägerstätter emerge con forza il
primato della coscienza, vero faro per il comportamento di un semplice 
laico cristiano. Senza eccedere a posizioni eterodosse, Franz si pone 
in fermo ascolto di ciò che “gli sembra giusto”. Lo fa con enorme 
sofferenza, perché deve andare contro ciò che ha di più caro, la famiglia 
(la moglie e le tre figlie in tenera età) contro i pastori della Chiesa 
(ma non tutti), contro i suoi concittadini, di cui “sente” la disapprovazione, 
lui a cui era stato chiesto di diventare sindaco.
Il suo ascolto non è improvvisato, Franz studia la Bibbia, legge i documenti 
della Chiesa, si confronta con persone di cui ha fiducia, prega molto, 
medita, digiuna. Si sottopone ad un percorso di formazione della coscienza, 
pur nelle condizioni proibitive di quegli anni.
L’atteggiamento etico di Franz fa leva sulle “cose ultime”, le cerca e le 
desidera. Non le pone sullo sfondo del proprio agire, ma le fa 
diventare determinanti per decisioni e comportamenti. Anche davanti alla 
moglie, nei 20 minuti di colloquio concesso in carcere, a Berlino, poche 
settimane prima dell’epilogo, ricorda che ciò che li attende è il Cielo e 
“chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me ” (Mt. 8,37).
Franz viene ghigliottinato a Brandeburgo (Berlino, nello stesso carcere si 
trovava anche Bonhoffer) il 9 agosto 1943.
La testimonianza di Franz si fonda su un altissimo senso della dignità 
della persona, sul valore della coscienza, sull’importanza della 
responsabilità individuale anche di fronte alle scelte collettive.
Essa ricorda inoltre il sacrificio di coloro che hanno lottato contro 
le barbarie dei regimi totalitari.

Per saperne di più:


La maggior parte dei testi sono in tedesco gli unici 
disponibili in italiano sono:
-Zahn Gordon, Il testimone solitario. Vita e morte di Franz Jägerstätter, 
Gribaudi, Torino 1968 (traduzione di Dino T. Donadoni).
-Erna Putz, Franz Jägerstätter. "Un contadino contro Hitler", Editrice Berti.

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