martedì 26 aprile 2016

padre livio newsletter la preghiera



Nessuno più della Regina della Pace ha rivelato il potere della preghiera fatta col cuore. Medjugorje stessa, nonostante mostri i limiti e le debolezze degli uomini, è un segno visibile della forza invincibile della preghiera. La vasta spianata, delimitata da una catena di colline, è un suggestivo anfiteatro dal quale sale incessante la preghiera. Non si prega soltanto nella chiesa parrocchiale e nelle numerose cappelle, ma ovunque: sulle strade trafficate e lungo i sentieri che attraversano i campi e che salgono fino al Krizevac e al monte delle prime apparizioni.
I gruppi dei pellegrini procedono spediti con il rosario in mano, l’arma invincibile che la Gospa raccomanda per le grandi battaglie. Senza la preghiera Medjugorje non sarebbe divenuta ciò che è divenuta, crescendo come un granellino di senapa, “che è il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra” (Mc 4, 31-32).
Non è stata la propaganda che ha fatto di questo oscuro villaggio dell’Erzegovina un centro irradiante di luce e di grazia, ma la forza della preghiera che attira le anime assetate da ogni parte della terra. E’ innanzitutto la preghiera della Santa Vergine, alla quale si unisce quella più tenue e sofferta di tutti quelli che rispondono alla chiamata. Medjugorje è un miracolo permanente generato dalla preghiera. Se questa fonte inesauribile di grazia dovesse cessare, l’oasi di pace creata dalla Gospa si trasformerebbe in un arido deserto. Ai pellegrini che ascoltano col cuore le sue parole, Maria rivela la potenza della preghiera con la quale si possono ottenere prodigi sia nei cuori come nel mondo.
La nostra generazione, incredula e indurita nel cuore, non crede nell’efficacia della preghiera, come avveniva in passato, quando la fede era forte e indiscussa. Si illude che l’uomo possa tutto, senza bisogno di ricorrere a Dio. Eppure basta poco per fargli toccare la sua fragilità e la sua incapacità. I limiti dell’uomo sono evidenti in ogni campo. Basta un terremoto, una siccità, un’alluvione, per spazzare via le realizzazioni di intere generazioni. La sua debolezza è ancora più grande nell’ordine morale, quando la sua libertà cede alle suggestioni del male, trasformando la terra in un agone infernale, sempre più a rischio di autodistruzione. Solo la preghiera può salvare l’umanità e aprire la prospettiva di un futuro di pace. La Gospa insiste su questa potenza della preghiera, con cui l’uomo fa appello all’amore misericordioso di Dio, al quale nulla è impossibile.

Le sue esortazioni si susseguono, specialmente nei momenti più difficili:
“Cari figli, voi avete dimenticato che con la preghiera e il digiuno, si possono allontanare anche le guerre e persino sospendere le leggi naturali” (21-10.1982). “Afferrate il Rosario. Solo il Rosario può fare miracoli nel mondo e nella vostra vita” (25-01-1991). “Solamente quando aprite i cuori e pregate succederanno miracoli”.  Nel 4° anniversario delle apparizioni, alla domanda di Marija Pavlovic “Che cosa vuoi dire ai sacerdoti?”, la Madonna ha risposto: "Cari figli, vi esorto a invitare tutti alla preghiera del Rosario. Con il Rosario vincerete tutti gli ostacoli che Satana in questo momento vuole procurare alla Chiesa cattolica. Voi tutti, sacerdoti, recitate il Rosario, date spazio al Rosario”(25-06-1985). “Figlioli credete che con la preghiera semplice si possono fare miracoli. Attraverso la vostra preghiera voi aprite il vostro cuore a Dio e lui opera miracoli nella vostra vita” (25-10 -2002). La Madre di Dio non fa che rendere attuale la parola del Figlio. Non ha forse Gesù detto: “In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati di qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile” (Mt 17,20).
Il più grande miracolo che compie la preghiera è quello della conversione. Se Medjugorje è un luogo di conversioni, testimoniate dalle file inesauribili di pellegrini che chiedono di confessarsi, la ragione va ricercata nella preghiera che sale incessante al Cielo e che caratterizza questo luogo di grazia. La conversione di un cuore è un miracolo più grande della resurrezione di un morto. Un cuore chiuso che si apre a Dio trasforma il deserto dello spirito in un oasi di grazia. A Medjugorje non mancano certo le guarigioni fisiche, anche eclatanti, che colpiscono gli occhi assetati di segni. Sono infinitamente più numerose e commuoventi le guarigioni spirituali, grazie alle quali le vite cambiano ritornando a Dio. La preghiera infatti apre le sorgenti della grazia  e infonde la vita divina nei cuori. Nulla, se non la preghiera, può rendere gli uomini buoni e rendere bella e degna la vita.
La Gospa a Medjugorje ha dato inizio al più grande rinnovamento della Chiesa che mai sia avvenuto nella storia col suo triplice: “Pregate, pregate, pregate”. La preghiera ottiene tutto, perché fa appello all’intervento divino, al quale nulla è precluso. Nulla di nuovo a pensarci bene. La fanciulla di Nazareth non si è forse sentita dire dall’angelo Gabriele che “A Dio nulla è impossibile?” (Lc 1,37). Chi potrebbe descrivere le meraviglie che la grazia compie nei cuori dei pellegrini che arrivano da ogni parte del mondo, molti dei quali come relitti che cercano un ultimo approdo? La Gospa, pochi mesi prima del crollo dell’impero sovietico, ha chiesto una novena di digiuno e di preghiera “Perché col vostro aiuto si realizzi tutto ciò che voglio realizzare secondo i segreti iniziati a Fatima” (25-10-1991). Come ci testimonia la Sacra Scrittura e la stessa storia della Chiesa è la potenza della preghiera che determina il destino dei popoli e lo stesso futuro del mondo.
Nei primi anni della sua scuola di preghiera la Gospa ha educato i parrocchiani a scoprire non solo il valore della preghiera e la sua necessità, ma anche le meraviglie che compie quando è fatta cuol cuore. I suoi insegnamenti sono perle preziose incastonate in ogni messaggio. Sarebbe imperdonabile se le dimenticassimo. In primo luogo la preghiera apre i cuori alla conoscenza di Dio e delle sue grazie. Anche il suo Cuore materno ci viene rivelato quando preghiamo: “Cari Figli, desidero dirvi soltanto questo: pregate, pregate, pregate! Non so cos’altro dirvi, perché io vi amo e desidero che nella preghiera conosciate il mio amore e quello di Dio” (15-11-1984). “Vi prego, cari figli, di accostarvi sempre e con cosciente partecipazione alla preghiera. In essa scoprirete la grandezza di Dio” (28-11-1985). “Senza la preghiera, cari figli, non potete sentire né Dio, né me, né la grazia che vi dono” (03-07-1986). “Cari figli, pregate, perché nella preghiera conosciate ciò che Dio vi dà” (23-10-1986). E’ nella preghiera che riceviamo il perdono e la pace di Dio, otteniamo la luce e la forza per risolvere le situazioni più difficili e, quando siamo stanchi, troviamo il riposo e la serenità. “Cari figli, oggi voglio rivolgervi questo invito: pregate, pregate, pregate! Nella preghiera sperimenterete una gioia grandissima e troverete una soluzione per ogni situazione difficile” (28-03-1985). "Cari figli, vi invito nuovamente alla preghiera del cuore. Che la preghiera, cari figli, sia nutrimento quotidiano per voi, soprattutto in questi giorni in cui il lavoro dei campi vi affatica a tal punto da non poter pregare con il cuore. Pregate, e così potrete superare ogni stanchezza. La preghiera sarà per voi gioia e riposo. Grazie per aver risposto alla mia chiamata". (30-05-1985)
La preghiera del cuore è l’arma invincibile con la quale ogni cristiano è chiamato a fare la sua battaglia contro satana. La presenza del maligno, con l’astuzia e la ferocia che lo caratterizza, è rievocata in numerosi messaggi della Gospa, dall’inizio fino ad oggi. Non solo i singoli, ma la Chiesa e il mondo intero devono difendersi dal drago sciolto dalle catene. La Vergine potente contro il male ci ricorda che ogni fedele può ottenere la vittoria con la preghiera umile e semplice che sgorga dal cuore. “Cari figli, pregate, perché Satana persiste nel voler mandare a monte i miei progetti. Pregate con il cuore, e nella preghiera offrite voi stessi a Gesù”(11-08-1984). “Cari figli, oggi vi invito a entrare in lotta contro Satana per mezzo della preghiera, particolarmente in questo periodo (della novena dell’Assunta). Adesso Satana vuole agire di più, dato che voi siete a conoscenza della sua attività. Cari figli, rivestitevi dell’armatura contro Satana e vincetelo con il Rosario in mano. Grazie per aver risposto alla mia chiamata” (08-08-1985). “Cari figli, sapete che vi ho promesso un’oasi di pace, ma non sapete che accanto all’oasi esiste il deserto, dove Satana sta in agguato e cerca di tentare ciascuno di voi. Cari figli, soltanto tramite la preghiera potrete vincere ogni influenza di Satana nel luogo in cui vivete. Io sono con voi, ma non posso privarvi della vostra libertà. Grazie per aver risposto alla mia chiamata. (07 – 08- 1986). Le benedizioni e gli esorcismi dei sacerdoti sono preziosi, specialmente nei casi di vera e propria possessione satanica. Tuttavia gli attacchi quotidiani del maligno possono e devono essere fronteggiati con la potenza di Dio che viene concessa a chi prega col cuore.
La Madre non si limita a dare indicazioni generali, ma, come ogni donna che si occupa delle educazione dei figli, scende nella concretezza della vita quotidiana, dove la preghiera deve essere incarnata, in modo tale che ne sia l’anima. I suoi consigli e le sue esortazioni si moltiplicano in quei primi tempi di guida della parrocchia.

Esorta a pregare all’inizio e al termine di ogni occupazione; a mettere sempre la preghiera al primo posto; a incominciare e a terminare la giornata con la preghiera; ad aiutarla con la preghiera a realizzare i suoi progetti; a mettere la preghiera al primo posto in famiglia; a spronare i piccoli alla preghiera e a portare i bambini alla S. Messa; a volgere continuamente il cuore alla preghiera; a far sì che la preghiera sia il nutrimento quotidiano; a far sì che la preghiera prenda in ogni istante il sopravvento nei cuori; a vivere la preghiera come segno dell’abbandono in Dio; a pregare davanti alla Croce; ad essere modelli di preghiera. Non manca neppure un tocco sublime di poesia che prende il cuore: ”Cari figli, di nuovo oggi desidero invitarvi alla preghiera. Quando pregate, voi siete molto più belli: come i fiori che, dopo la neve, mostrano tutta la loro bellezza e tutti i colori diventano indescrivibili. Così anche voi, cari figli, dopo la preghiera mostrate davanti a Dio tutta la bellezza per divenirgli cari. Perciò, cari figli, pregate e aprite il vostro interno al Signore affinché Lui faccia di voi un armonioso e bel fiore per il Paradiso. (18-12-1986)
L’eccelsa scuola di preghiera della Regina della Pace ha dato frutti mirabili, anche se avrebbero potuto essere più copiosi se gli scolari fossero stati più diligenti. Non vi è dubbio però che il vento della preghiera che soffia da Medjugorje porta i semi della grazia su tutta la Chiesa.

lunedì 25 aprile 2016

due-uno

Vicka condivide con noi i messaggi della Madonna

Videomessaggio festa Giubileo dei ragazzi 23-04-2016

Santa Messa Giubileo dei ragazzi, Piazza San Pietro 24-04-2016

papa francesco - giubileo dei giovani

Non fidatevi di chi vi distrae dalla vera ricchezza, che siete voi, dicendovi che la vita è bella solo se si hanno molte cose; diffidate di chi vuol farvi credere che valete quando vi mascherate da forti, come gli eroi dei film, o quando portate abiti all’ultima moda. La vostra felicità non ha prezzo e non si commercia; non è una “app” che si scarica sul telefonino ‪#‎papaFrancesco‬

Cari ragazzi e ragazze, che grande responsabilità ci affida oggi il Signore! Ci dice che la gente riconoscerà i discepoli di Gesù da come si amano tra di loro. L’amore, in altre parole, è la carta d’identità del cristiano, è l’unico “documento” valido per essere riconosciuti discepoli di Gesù.
‪#‎papaFrancesco‬





Ah, guai ai giovani che non sanno sognare, che non osano sognare! Se un giovane, alla vostra età, non è capace di sognare, già se n’è andato in pensione, non serve. L’amore si nutre di fiducia, di rispetto, di perdono. L’amore non si realizza perché ne parliamo, ma quando lo viviamo: non è una dolce poesia da studiare a memoria, ma una scelta di vita da mettere in pratica! ‪#‎papaFrancesco‬

vivere e lavorare a Dubai

Lei soffre ora ma ha la pace del giusto! 
...quelli che usano gli altri sono re comandano sugli altri
...dominano...ma non sanno cosa li attende dopo! 
... quando uno ascolta la voce del denaro ...ascolta poco Dio. 
Uno escude l'altro e quando c'è Satana non è mai un buon affare per te. 
Lui vuole incassare velocemente!!! 
questi non hanno ancora conosciuto l'amore di Dio. 
Ma ce n'è per tutti qui non facciamo queste cose...ma ne facciamo altre !!!





Harriet è nata in Uganda, ha 25 anni e un buon curriculum. Ma poiché a Kampala non è riuscita a trovare lavoro per un anno, ha deciso di tentare la fortuna a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dove 7,8 milioni di persone su 9,2 sono lavoratori stranieri. Una compagnia di assunzioni l’ha contattata per pulire gli aerei all’aeroporto internazionale di Dubai e lei ha accettato. Così è cominciato il suo incubo.
STATI SCHIAVISTI. La sua storia, insieme a quella di tante altre persone come lei ridotte a schiave nei paesi arabi, è raccontata nel libro di prossima uscita: Slave States. The practice of Kafala in the Gulf Arab Region (Stati schiavisti. La pratica della kafala nel Golfo arabo). Le storie sono state raccolte dal giornalista ugandese Yasin Kakande, che ha scritto per oltre dieci anni dal Medio Oriente.
PAGARE PER LAVORARE. Harriet ha firmato un contratto per due anni, a 800 dirham (192 euro) al mese, ma le prospettive di guadagno fin da subito si sono mostrate in salita. Infatti, in cambio del privilegio del lavoro, ha dovuto pagare un pizzo di 2.400 dirham, pari a tre mesi di salario. Dopo sei mesi, le braccia e il volto le si sono ricoperti di sfoghi e irritazioni a causa di un detergente, il Bacoban, dannoso per la pelle. Dopo essersi lamentata con i suoi superiori, è stata subito portata in ospedale e curata.
CURE A PAGAMENTO. Solo a fine mese ha scoperto che le cure erano a suo carico e così, su 800 dirham pattuiti, ne ha ricevuti solo 200. Harriet avrebbe voluto tornare all’ospedale nei mesi successivi, dal momento che le irritazioni peggioravano, ma il suo datore di lavoro l’ha avvisata che se avesse lavorato meno delle ore pattuite, sarebbero scattate delle penalità. Non poteva permetterselo.
VIETATO BERE. In generale, interrompere il lavoro era proibito: non ci si poteva fermare né per mangiare, né per bere un bicchiere d’acqua. Un collega della ragazza, proveniente dal Kenya, un giorno è svenuto al pomeriggio per il caldo dentro l’aeroplano: l’aria condizionata non funzionava e lui non aveva mai potuto fermarsi per bere dal mattino. Molti rubavano delle bottigliette d’acqua all’interno degli aeroplani, con il terrore di essere scoperti.
ABUSI SESSUALI. Ogni volta che si chinava a terra, uno dei superiori di Harriet si allungava su di lei toccandole il fondoschiena con le natiche o con le parti basse. Se si lamentava per quel trattamento, quelli rispondevano: «Scusami, è la posizione della banana». Tutte le sue colleghe venivano trattate allo stesso modo e chi denunciava ufficialmente un caso veniva «accusata di essere una prostituta».
COSTRETTE A PROSTITUIRSI. In effetti, molte sue colleghe finivano per prostituirsi perché non avevano altra scelta. Lo stipendio, già di per sé misero, a volte non bastava neanche per mangiare. Nei miserabili container o logori appartamenti in cui venivano alloggiate le lavoratrici era vietato cucinare. Così si era costretti a comprare il cibo fuori. La stessa cosa valeva per i vestiti: bisognava per forza recarsi alle lavatrici automatiche. Solo per pulire l’uniforme (ed era obbligatorio), bisognava pagare quattro dirham.
CUCINARE DI NASCOSTO. Per sopravvivere, era indispensabile violare le regole, facendosi da mangiare all’aperto. Ma di nascosto e a notte fonda, per timore di essere scoperti. Al di fuori del suo complesso, costruito per sole donne, era in realtà pieno di uomini che gridavano perché uscissero in strada. Molte donne lo facevano, non per fare conoscenza, ma per prostituirsi e raggranellare qualche soldo in più. Molte si rifiutavano e finivano per essere stuprate anche solo nel breve tragitto dagli appartamenti al ristorante.
KAFALA. Dopo neanche un anno, Harriet ha deciso di cambiare lavoro, inviando a diverse aziende il suo curriculum. Tutte le risposte dicevano la stessa cosa: abbiamo bisogno che il tuo datore di lavoro dia il consenso. Stupita, chiese all’ufficio risorse umane della sua impresa di che cosa si trattava. E quelli le risposero che non poteva cambiare lavoro fino alla scadenza del contratto e che se l’avesse fatto, sarebbe stata cacciata dal paese. Il sistema chiamato kafala prevede appunto che il datore di lavoro possa disporre a piacimento del dipendente.
«FELICE DI PIANGERE». Fortunatamente, Harriet è riuscita a convincerlo e ora è impiegata in un negozio di cosmetici di Dubai. Anche qui deve affrontare molte difficoltà, ma è nulla rispetto a prima. Parlando con l’autore del libro, ricorda il suo primo lavoro: «Considero ancora quei due anni passati a pulire gli aerei come la peggiore esperienza della mia vita». In realtà, c’era una sola cosa che le dava sollievo. Il giorno libero: era una dei pochi lavoratori ad averlo. «Passavo tutto quel giorno a letto a piangere. Ero davvero felice di avere la possibilità di piangere in privato. Solo questo mi impediva di crollare in pubblico».

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#GiubileoRagazzi La testimonianza di Bianca e Isabella, Time4life

la gioia

MISERICORDIOSO - Robert Cheaib

 
chi è misericordioso ha il palato spirituale
allenato per gustare la misericordia di Dio,
quella che siamo chiamati ad esercitare
anche verso noi stessi, in nome di Cristo.
Ce lo ricorda Agostino quando afferma
"Un uomo di fede esercita la misericordia
prima di tutto verso se stesso ; lo prescrive
anche la Scrittura quando dice :
Abbi pietà della tua anima piacendo a Dio"
 
Robert Cheaib
 

SFIDA IL PRETE


foto di Stefano Salvanelli.

Fratello Manuel, 29 anni, è un seminarista messicano, tifoso dell’Inter. Sabato, a Roma, ha giocato una trentina di partite di calcio-tennis (“forse anche di più, a dire il vero”), prima a Campo de’ Fiori, poi in piazza del Popolo, a due passi dalla basilica di Santa Maria in Montesanto. L’iniziativa, organizzata dai Legionari di Cristo e chiamata “Sfida il prete”, è nata in occasione della canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, racconta Manuel: “Avevamo cercato un modo di coinvolgere i pellegrini, in un clima di festa”. Ha funzionato, al punto che il gruppetto di seminaristi (sì, il nome “Sfida il prete” contiene una piccola bugia) ha continuato a proporre le partite di calcio-tennis accanto alle parrocchie. La regola è semplice: se perdi, vai in chiesa a pregare per due minuti. Se vinci, si va in chiesa lo stesso e saranno i seminaristi a pregare per te. “Ma noi non abbiamo quasi mai perso”, precisa Manuel, che però fa un passo indietro quando si domanda se sia lui il più talentuoso del gruppo: “No, ce ne sono tanti. Diciamo che è Luis Fernando, d’altra parte è brasiliano…”. Molti passanti sono rimasti stupiti: “Ci hanno raccontato che era da tempo che non pregavano, e siamo contenti per il fatto che, con un semplice gioco, ci hanno almeno riflettuto”. E la difficoltà più grande? “È stata un’altra – risponde Manuel –. Alcuni proprio non pensavano che la partita fosse gratis. ‘Davvero non si paga nulla?’, continuavano a chiederci”. Il 19 dicembre si torna a Campo dei Fiori. Provare per credere.

il Papa che confessa a sorpresa in Piazza S. Pietro










non esiste




Il cristiano è gioioso
perché sperimenta ora
la vicinanza con Cristo
Cit.
Non si è mai sentito
di un santo triste
o di una santa con il muso lungo
Non è possibile... non esiste
Papa francesco

Silvana De Mari ...la bellezza

Se penso a qualcosa che mi ha dato dolore nel passato, soffro inutilmente di nuovo. 
Se cerco la bellezza attorno a me e nella bellezza vedo un segno della mia natura divina, ho il passaporto per la felicità.
L’apprezzamento, il vedere la bellezza attorno a sé, mi renderà felice, la critica alla vita e al mondo è la strada per l’infelicità.
La bellezza ci salverà, dice Dostoevskij. La verità è bellezza, è l’ultimo verso dell’Ode a un’ urna greca di Keats. Nella capacità umana di vedere la bellezza c’è la verità: il fatto che dentro di noi c’è una scintilla divina. Una volta che prendiamo coscienza di questa scintilla, arriva la potenzialità di guarire, quella di vivere nell’equilibrio, quella di creare la situazione che in inglese indicano con la parola flow, flusso: una somma di gratificazione e passione, quando viviamo talmente intensamente che non ci accorgiamo del tempo che passa. L’amore che muove il sole e le altre stelle muove anche la psiche umana, portandola alla guarigione.
La strada dell’equilibrio passa dalla bellezza, dalla capacità di vederla, di trovarla, questo si chiama “apprezzamento”, e di esserne grati. Si chiama smelling la consapevolezza di godere della bellezza, ricuperando i sensi, in particolare l’olfatto. L’olfatto può salvarci la vita, facendoci spesso evitare il putrido e il velenoso, ha una potenza emozionale enorme e non contrastabile. È al mattino, mentre sola nella mia cucina sento il profumo del caffè, che penso a tutte le cose di cui sono grata, e ripeto l’operazione tutte le volte che nella giornata prendo un altro caffè. Ne prendo un numero spropositato, per cui di tanto in tanto finisco in tachicardia, ma in compenso: fiumi di gratitudine. L’odore di ospedale è odore di ospedale, l’odore di casa mia è l’odore di casa mia. Metto il naso nel cuscino di mio marito o nei suoi maglioni per sentirne l’odore e l’operazione è più potente di guardare una foto. Dato che madre natura ci aveva poggiato sopra la sopravvivenza il cervello che sente gli odori, il rinoencefalo, è arcaico e potente e plastico, conserva la capacità di generare neuroni anche in età adulta, quindi l’esercizio di camminare in mezzo al bello sentendo gli odori è particolarmente raccomandato dai neuroscienziati, che alla fine, dicono cose piuttosto logiche. 


Silvana De Mari


https://www.facebook.com/silvana.demari.5?pnref=story

Molti fidanzati pensano più alla festa di nozze che all'impegno che contraggono per tutta la vita


Una buona preparazione al matrimonio, al sacramento del matrimonio, è fondamentale perché le coppie siano ben consapevoli di ciò che celebreranno. In questa preparazione bisogna insegnare ai fidanzati in primo luogo “i segnali di pericolo che potrà avere la relazione, per trovare prima di sposarsi i mezzi che permettano di affrontarli con successo.Purtroppo molti arrivano alle nozze senza conoscersiSi sono solo divertiti insieme, hanno fatto esperienze insieme, ma non hanno affrontato la sfida di mostrare sé stessi e di imparare chi è realmente l’altro” (esortazione apostolicaAmoris Laetitia, n. 210).
L’esortazione apostolica La gioia dell’amore(Amoris Laetitia) dedica una sezione ai fidanzati nel contesto della pastorale familiare eavverte che i fidanzati spesso danno troppa importanza alla festa di nozze, trascurando la celebrazione di un sacramento che li unirà per tutta la vita.
Come hanno fatto anche varie conferenze episcopali, papa Francesco avverte che quando i fidanzati decidono di contrarre il sacramento del matrimonio, che è un “sacramento grande” (sacramentum magnum), spesso la preoccupazione non è per la cerimonia ma per il banchetto, per il luogo in cui il matrimonio verrà celebrato, gli invitati, i tavoli, la musica, i fiori, gli ornamenti…
Bisogna invece aiutare i fidanzati a vedere se ci sono “incompatibilità e rischi, perché l’abbaglio iniziale può impedire di far luce su molte cose, che potrebbero far capire che “non è ragionevole puntare su quella relazione, per non esporsi ad un fallimento prevedibile che avrà conseguenze molto dolorose” (AL, 209).
È giusto che la sposa si preoccupi del vestito, perché è il suo grande giorno, ma non è l’aspetto più importante. Lo stesso vale per il viaggio di nozze. Bisogna fare tutto con tranquillità, senza perdere di vista ciò che conta davvero, prepararsi bene per celebrare il sacramento.
Quello che importa è l’amore che vi unisce, fortificato e santificato dalla grazia. Voi siete capaci di scegliere un festeggiamento sobrio e semplice, per mettere l’amore al di sopra di tutto” (AL, 213).
A volte, “i fidanzati arrivano sfiancati e sfiniti al matrimonio, invece di dedicare le migliori energie a prepararsi come coppia per il gran passo che faranno insieme” (AL, 210).
In realtà, segnala papa Francesco, alcune unioni di fatto “non arrivano mai al matrimonio perché pensano a festeggiamenti troppo costosi, invece di dare priorità all’amore reciproco e alla sua formalizzazione davanti agli altri” (AL 212).
Troppo concentrati sul giorno delle nozze, i futuri sposi si dimenticano che stanno preparandosi per un impegno che dura tutta la vita” (AL 215). “Bisogna aiutare a comprendere che il sacramento non è solo un momento che poi entra a far parte del passato e dei ricordi, perché esercita la sua influenza su tutta la vita matrimoniale, in modo permanente”.
I fidanzati devono conoscere il significato procreativo della sessualità, il linguaggio del corpo e i gesti d’amore vissuti nella storia di una coppia di coniugi, e devono conoscere il Catechismo della Chiesa Cattolica.
Non sarebbe bene, dice il papa, che i fidanzati arrivassero al matrimonio “senza aver pregato insieme, l’uno per l’altro, chiedendo aiuto a Dio per essere fedeli e generosi, domandando insieme a Dio che cosa Lui si aspetta da loro, e anche consacrando il loro amore davanti a un’immagine di Maria” (AL 216).
Probabilmente quelli che arrivano meglio preparati a sposarsi sono coloro che hanno imparato dai propri genitori che cos’è un matrimonio cristiano, in cui entrambi si sono scelti senza condizioni e continuano a rinnovare quella decisione”, sottolinea l’esortazione apostolica (AL, 208).
E non bisogna preparare e accompagnare solo i fidanzati, perché è molto importante anche l’accompagnamento ecclesiale delle coppie già formate, nei primi anni di matrimonio, quelli più delicati. Il grido “Viva gli sposi!” all’uscita della Chiesa va accolto come un grido di speranza nel futuro e di permanenza nell’amore su cui si deve lavorare giorno per giorno.

sul mio fango - MARIE NOÈL




Quando Dio ha soffiato sul mio fango 
per infondergli la mia anima, 
egli ha di certo soffiato troppo forte. 
Non mi sono mai ripresa da questo soffio di Dio. 
Non ho mai cessato di tremare 
come un cero vacillante tra i due mondi.

MARIE NOÈL


l'amore

Chiara Corbella, le frasi più belle

"Grazie a Papa Francesco mio figlio avrà un futuro": dalla Siria a Roma ...

mese di maggio piacenza centro

cuore e ragione - cuore o ragione?

Ogni giorno, mi rinchiudo in un triplice castello


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La bellissima omelia del cardinale Sarah (dal blog romualdica.blogspot.it), tenuta in occasione del funerale di fr. Vincent-Marie de la Résurrection*, al quale aveva già dedicato il suo libro “Dio o niente”.
Carissimi Fratelli e Sorelle,
Sono emozionato e alquanto felice di essere con voi in questo momento per accompagnare con l’affetto e le preghiere alla sua ultima dimora il nostro fratello Vincent-Marie de la Résurrection. Egli sul suo letto di malato, come Gesù, nei giorni della sua vita carnale, ha trascorso giorni e notti a offrire preghiere e suppliche, con un potente grido di fede, per ottenerci da Dio l’aiuto e le grazie di cui abbiamo bisogno. Oggi siamo noi che preghiamo per lui, onde attirare su di lui la misericordia e il perdono di Dio. Poiché siamo tutti peccatori. Il bambino è simbolo di una purezza che non dobbiamo mai smettere di volere, ma che sappiamo, anche nell’agonia, che non raggiungeremo mai.
Mio carissimo Vincent, ringrazio Dio e la comunità dei Canonici Regolari di sant’Agostino, che ci hanno permesso di conoscerci e di camminare assieme durante un piccolo tratto della nostra esistenza. Ti eri impegnato, e avevi preso la decisione di sostenermi e accompagnare il mio ministero con le tue preghiere e i tuoi sacrifici. Tutti i nostri incontri si sono svolti nel silenzio e nella preghiera. Ogni volta che Dio mi ha permesso di venirti a trovare, abbiamo pregato intensamente il Rosario, sotto lo sguardo della Vergine Maria. E siamo rimasti durante lunghi momenti in silenzio. Tu perché Dio ti chiedeva di essere un’offerta silenziosa per la salvezza del mondo. Io perché diventassi tuo allievo, per apprendere il mistero della sofferenza.
Osservandoti in silenzio, ho sempre considerato che il tuo volto splendeva. Il tuo corpo portava la sofferenza e il dolore. Ma sul tuo viso si poteva vedere una grande gioia, un’immensa pace e un abbandono totale a Dio. Pregando con te e ascoltando il mistero della vita, mi hai insegnato che le sofferenze e le gioie esistono insieme. Mi hai insegnato che la preghiera non asciuga le lacrime. E il silenzio ha insegnato a entrambi che l’unità della sofferenza e della beatitudine, è il segreto di Dio che dobbiamo accogliere nella fede e con una grande serenità. Quando, qualche volta, ti ho telefonato da Roma, la sola parola che tu volevi scolpire nel mio cuore, era: Sì, sì, sì! Eri diventato un Fiat continuo. Eri diventato interamente olocausto per un amore per Dio. Qualche volta non eri più capace di dire Sì, ma sentivo un respiro forte e doloroso. E mi hai rivelato così che l’espressione la più sublime dell’amore, è la sofferenza.
Ciò che Dio mi dava da percepire intuitivamente, tu stesso me ne dai conferma nel momento in cui ci lasci. In effetti, questa notte ho letto nel tuo diario personale questi pensieri di una densità spirituale eccezionale che hanno nutrito la tua vita interiore. Ti cito: “Credo che la sofferenza è stata accordata da Dio all’uomo in un grande pensiero di amore e di misericordia. Credo che la sofferenza è per l’anima la grande operaia della redenzione e della santificazione”.
Sì, la sofferenza è uno stato di felicità e di santificazione delle anime. Ad ascoltarti, sembra di sentire santa Teresa del Bambino Gesù, che scriveva: “Ho trovato la felicità e la gioia sulla terra, ma unicamente nella sofferenza, perché quaggiù ho molto sofferto”.
Ma per arrivare ad assumere in tal modo la sofferenza e per trovare la gioia nella sofferenza, oggi tu ci consegni il tuo segreto. Questo segreto io l’ho trovato nel tuo quaderno:
“Ogni giorno, mi rinchiudo in un triplice castello:
Il primo è il Cuore purissimo di Maria, contro tutti gli attacchi dello spirito maligno.
Il secondo è il Cuore di Gesù, contro tutti gli attacchi della carne.
Il terzo è il Santo Sepolcro, dove mi nascondo vicino a Gesù contro il mondo”.
Questa mattina, la tua camera è vuota come il sepolcro, perché tu sei vivente.
Ti dico nuovamente il mio immenso grazie, Vincent, per ciò che sei stato per me e per noi.
Continua a pregare per i tuoi fratelli, i Canonici Regolari di sant’Agostino, per la Chiesa, per la tua famiglia e per noi. Anche noi preghiamo per te. Dio ci ha separati per un momento, ma restiamo uniti.
Tu sei di più in più profondamente nel cuore di Dio, ma rimani nel più profondo del nostro cuore. Ora che contempli il volto di Dio, prega per noi, per i tuoi fratelli i Canonici Regolari di sant’Agostino. Tu ci hai preceduto presso il Padre per essere nostro protettore. E imploriamo la misericordia di Dio su di te. Ti affido alla Vergine nostra Madre. Lei che invocheremo nell’ora della nostra morte.
Amen!


frere_vincent*[Domenica 10 aprile 2016 si è addormentato nella pace del Signore – all’età di 39 anni, di cui 12 nella vita religiosa – fr. Vincent-Marie de la Résurrection (Benoît Carbonell), canonico regolare della Madre di Dio presso l’abbazia Sainte-Marie de Lagrasse, una comunità legata alla forma extraordinaria del Rito romano. Da qualche anno fr. Vincent era affetto da sclerosi multipla, che un poco alla volta lo ha completamente immobilizzato. Invitiamo a leggere la bella e toccante testimonianza sulla sua vita resa dai suoi fratelli canonici. La Messa di esequie, celebrata in rito romano antico, è stata celebrata sabato 16 aprile dal R.P. Emmanuel-Marie, Abate di Lagrasse, alla presenza di Sua Eminenza il cardinale Robert Sarah, che ha svolto l’omelia e in seguito benedetto la salma. Da qualche anno si era stretto un forte legame di amicizia e intimità spirituale fra il card. Sarah e fr. Vincent, che portava dentro di sé con un senso di missione di preghiera e di silenzio le intenzioni per la Chiesa che il porporato veniva ad affidargli regolarmente; ha scritto di lui il cardinale africano: “Ho dedicato a fr. Vincent il mio libro Dio o nienteperché ho compreso dal nostro primo incontro che Cristo aveva poggiato il suo cuore contro il suo”. 

mercoledì 20 aprile 2016

CVJETNICA - Međugorje || 2016

Molti hanno criticato il gesto di papa Francesco di portare con sé, tornando da Lesbo, tre famiglie musulmane.



Molti hanno criticato il gesto di papa Francesco di portare con sé, tornando da Lesbo, tre famiglie musulmane.

Alcuni la ritengono un’offesa e tacciano anche di insensibilità il sostegno del Vaticano a queste famiglie di fronte alla terribile situazione dei cristiani siriani e iracheni.

Bisogna ricordare che in precedenza il papa aveva ospitato due famiglie cristiane rifugiate, e che la Santa Sede sta aiutando costantemente i cristiani del Medio Oriente.

Un giovane volontario molto impegnato nella raccolta di donazioni per aiutare i cristiani perseguitati nel mondo ha posto una domanda al suo parroco, padre Damián: “Papa Francesco ha fatto bene a tornare dal suo viaggio a Lesbo con 12 rifugiati, tutti musulmani? E i cristiani perseguitati? Non avevano più diritto di essere aiutati?”

Il sacerdote lo ha guardato negli occhi con affetto e gli ha raccontato una storia:

“Il diluvio colpì un arcipelago, terra di pescatori. Le famiglie di varie confessioni aspettavano sui tetti di essere salvate.

Le case di paglia e bambù non resistevano alla calamità. Un pescatore non esitò a salire sulla sua imbarcazione e a sfidare la tormenta. Era consapevole di non poter salvare tutti.

L’uomo si trovò davanti all’odissea di una famiglia che aveva l’acqua ormai al collo, e chiese al padre che lottava con le onde per tenere a galla un bambino piccolo: ‘Fratello, sei cristiano?’

Poi alzò la voce di fronte al rimbombo del mare: ‘Sei cristiano?’

A questa domanda insistente, il papà preoccupato non sapeva come rispondere mentre l’acqua gli entrava nella gola e le sue forze venivano meno nel tentativo disperato di salvare la creatura. Alla fine entrambi scomparvero inghiottiti dalla burrasca.

Il pescatore vide poi una donna che, aggrappata al bordo del tetto della capanna, saltò nell’acqua senza pensarci due volte, sconvolta dalla sorte del marito e del suo bambino, per non riemergere più.

Il pescatore proseguì con maggior lena la sua ricerca di cristiani da salvare. Poi un’onda anomala travolse la barca, e i remi gli sbatterono sulla testa.

L’uomo iniziò ad affogare. Poi venne una luce dal cielo e una voce di tuono gli chiese: ‘Sei cristiano?’

Stordito dai colpi, il pescatore gridò con tutte le sue forze: ‘Sì, sono cristiano, sono cristiano. Signore, sono cristiano’. La voce dal cielo gli rimbombò nella testa dicendo: ‘Perché non hai salvato i tuoi fratelli e hai lasciato che affogassero?’

Da lontano un’imbarcazione infranse le onde del mare grosso per andare a salvare l’uomo. Una mano callosa lo tirò quasi per i capelli salvandolo da una morte certa.

‘Sei un buon cristiano! Ti ha mandato il Signore!’, disse con gioia il pescatore. L’uomo lo guardò sorpreso dicendo: ‘Non sono cristiano’.

E aggiunse; ‘Ma sono certo che tu avresti fatto lo stesso per me’. E il pescatore iniziò a piangere senza riuscire a fermarsi”.

Il giovane volontario è rimasto senza parole. Stringendolo in un abbraccio, il sacerdote gli ha detto: “Ricordati del buon samaritano”.

da aleteia

Ero forestiero: videomessaggio di Papa Francesco per i 35 anni del Centr...

LUCA 7,47

studente di medicina favorevole all'aborto



studente di medicina favorevole all'aborto.
"Per cominciare, devo dire che fino a ieri, ero fortemente a favore dell’aborto. Sono uno studente pre-medico, ed essendo molto scientifico, capivo che la massa di cellule che forma il corpo del feto non è spesso capace di sopravvivere prima di 24 settimane nell’utero. Sono anche piuttosto liberal, e credevo che ogni donna dovrebbe avere il diritto di scegliere cosa fare del proprio corpo e di quello che potrebbe potenzialmente crescere dentro di lei. Questa estate sono stato accettato in un programma pre-medico nella città di New York in cui ci consentono di stare dietro ai dottori e vedere tutti i tipi di procedure mediche. Quando mi fu data la possibilità di vedere un aborto non ho esitato ad accettare l’offerta. Era qualcosa di nuovo, audace ed eccitante che non avevo mai visto. Quando entrai nella sala operatoria, sembrava come ogni altra in cui ero entrato. Vidi una donna, con le gambe alzate come se stesse partorendo, sebbene fosse addormentata. Vicino a lei c’era un vassoio di strumenti per l’aborto e un aspiratore per aspirare i tessuti fetali dall’utero. I medici si misero camici e maschere e cominciò la procedura. La cervice era tenuta aperta con uno strumento metallico grezzo e un largo tubo trasparente era infilato all’interno della donna.
Nel giro di pochi secondi fu acceso il motore della macchina e…sangue, tessuto e piccoli organi furono tirati via dal loro ambiente e per finire in un filtro. Un minuto dopo l’aspiratore ebbe una battuta d’arresto. Fu rimosso il tubo, e attaccato ad esso c’era un corpicino e una testa attaccata a caso ad esso, ciò che era formato dal collo spezzato. Le costole erano formate, con una sottile pelle che le copriva, gli occhi erano formati, e gli organi interni avevano cominciato a funzionare. Il cuoricino del feto, evidentemente un maschietto, si era appena fermato, per sempre. Il filtro dell’aspiratore fu aperto, e furono contati i piccoli bracci e gambe che erano stati strappati dal feto. Le dita delle mani e dei piedi avevano l’inizio delle unghie sopra. I medici, orgogliosi del loro lavoro, riassemblarono il corpo per mostrarmelo. I miei occhi si gonfiarono di lacrime mentre toglievano il bambino dal tavolo e mettevano il suo corpo in un contenitore per rifiuti. Da ieri alle 10,30 non sono stato capace di pensare ad altro che a cosa sarebbe stato quel maschietto. Non penso che le persone capiscano che cosa sia davvero un aborto finché non lo vedono accadere. Sono stato torturato da queste immagini, così reali e vivide, per due giornnu i, ed io ero solo uno spettatore."
Fonte: Testimony of a Medical Student.

Non è così male avere Gesù come genero




Santa Caterina parlava di Gesù come il suo sposo.
I familiari e suo padre le facevano opposizione
finché un giorno il babbo entrò nella sua stanza
e vide la colomba dello Spirito Santo
su sua figlia in preghiera.
Allora disse “basta!”
e proibì ai figli di importunarla, aggiungendo:
«Che poi non è così male avere Gesù come genero».
L’amore è la guida della nostra, della mia vita.
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Maria Valtorta...sarai grande!!!


“Ricordati che non sarai grande per le contemplazioni
le rivelazioni, ma per il tuo sacrificio.
Le prime te le concede Iddio non per tuo merito
ma per sua infinita bontà.
Il secondo è fiore del tuo spirito
ed è quello che ha merito agli occhi miei”.
(Gesù a Maria Valtorta 26 dicembre 1943)

lunedì 18 aprile 2016

L'uomo che piantava gli alberi

padre Jozo Zovko,


“Non aspettatevi la pace dai vostri politici!
La pace verrà per la vostra preghiera”.

padre Jozo Zovko,

Suor Emmanuel +



Tradotto dal francese

«L'uomo supera infinitamente l'uomo».

«L'uomo supera infinitamente l'uomo».
Pascal
Abbiamo un bel dire che egli può essere plagiato, declassato a consumatore, imbottito di luoghi comuni, avviato nel branco; egli conserva sempre in sé una stimmata del divino.
È quell'«immagine di Dio»
...che lo porta ad amare senza calcolo,
a donarsi per un ideale,
a interrogarsi sul senso della vita,
a penetrare il grembo oscuro del male,
a sentire il rimorso e il fremito del bene.
È su questa base costante che ha un senso sperare nel futuro dell'umanità e impegnarsi per essa.
È in questa linea che devono collocarsi le religioni per far balenare alla creatura umana la possibilità di una trascendenza,
la fiducia in un oltre, la capacità di credere e amare.
L'uomo non è una mera macchina biologica,
è un mikròs kósmos, un «piccolo mondo»,
come diceva uno dei Sette Sapienti,
Democrito di Abdera (V-IV sec a.C).

(Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori)

I sette giorni di Edison

I sette giorni di Edison

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Aprile 17, 2016 Benedetta Friegrio
I genitori Nancy e Charlie: «Siamo stati con nostro figlio una settimana, ma siamo confortati dal fatto che ha conosciuto soltanto amore»
Edison
Sono bastati pochi scatti del fotografo australiano James Day per mostrare che «siamo stati con nostro figlio solo sette giorni, ma siamo immensamente confortati dalla verità del fatto che in quei sette giorni ha conosciuto soltanto amore». Nancy e Charlie, genitori del piccolo Edison, hanno voluto mostrare al mondo la loro storia chiedendo aiuto a Day, che circa due mesi prima del parto aveva già fotografato il loro matrimonio. Le immagini hanno avuto larga diffusione che si è poi amplificata quando la Bbc le ha pubblicate descrivendo prima le nozze, avvenute il 24 gennaio scorso, e poi il parto.
PICCOLO LOTTATORE. «A Edison, il nostro bel bambino, era stata diagnosticata una malattia metabolica estremamente rara (iperglicemia non chetosica) durante il terzo giorno della sua breve vita. Alle 19.30 del quinto giorno il ventilatore, che respirava per lui, venne spento e noi lo salutammo». Invece, continuano i coniugi, «il nostro piccolo lottatore aveva altre idee. Ha ripreso a respirare da solo e ci ha dato altri due bellissimi giorni in cui siamo stati sufficientemente benedetti da riuscire a portarlo a fare un picnic sulla spiaggia e di portarlo a casa per altre 24 ore di coccole nel nostro letto. Il nostro angelo ha lasciato il nostro mondo alle 22.25 del settimo giorno».
Edison-01
LA LUCE NEL BUIO. È inimmaginabile il dolore per la morte di un figlio donato e immediatamente tolto, eppure dalle fotografie e dalle parole dei suoi genitori emergono un amore e una gioia di un’intensità rara: «È difficile trovare aspetti positivi nella perdita di un figlio», hanno spiegato Nancy e Charlie, tuttavia «abbiamo passato quei giorni a ridere il più possibile» e «ogni volta che uno di noi stava per essere sopraffatto dal dolore ci ricordavamo che il piccolo Eddy era ancora con noi». Cercare di «ringraziare per il momento presente che ci era dato di passare con lui senza farci spaventare dal futuro» ha fatto sì che «tutto quello che abbiamo vissuto fosse nient’altro che amore». Ma Edison non ha insegnato ai sui genitori solo ad apprezzare «ogni momento che ti è dato con coloro che ami», ma che nelle difficoltà, anche se «devo ammettere che non me lo aspettavo e questo è triste», è possibile «circondarmi da persone che hanno un cuore buono». È stato «questo amore condiviso fra noi la luce nei momenti più duri» e «la scala per risalire alla luce del sole». E proprio grazie a questa compagnia Nancy e Charlie hanno compreso la fecondità «del pianto di un grande dolore». Senza di loro, hanno concluso, «non riusciremmo a guardare ai bei momenti condivisi con nostro figlio con lo stesso amore e la stessa gioia con cui lo facciamo». Proprio come spiegò Chiara Corbella, la donna che prima di morire perse due figli subito dopo il parto: «È stato un momento di festa: se io avessi abortito cercherei solo di dimenticare, invece potrò raccontare di questo giorno speciale».
Edison-02
COMFORT CARE. Fino al punto da far sentire Nancy e Charlie riconoscenti: «Aiutateci a raccogliere soldi per altre mamme e papà», affinché anche altre famiglie nelle stesse condizioni siano accompagnate da uno staff che si è speso prima «per salvare il nostro bambino» e poi «per offrirci il modo più bello di passare il tempo rimasto con lui».
Le foto in questa pagina sono di James Day che ha cortesemente consentito a tempi.it di publicarle


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