lunedì 18 aprile 2016

I sette giorni di Edison

I sette giorni di Edison

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Aprile 17, 2016 Benedetta Friegrio
I genitori Nancy e Charlie: «Siamo stati con nostro figlio una settimana, ma siamo confortati dal fatto che ha conosciuto soltanto amore»
Edison
Sono bastati pochi scatti del fotografo australiano James Day per mostrare che «siamo stati con nostro figlio solo sette giorni, ma siamo immensamente confortati dalla verità del fatto che in quei sette giorni ha conosciuto soltanto amore». Nancy e Charlie, genitori del piccolo Edison, hanno voluto mostrare al mondo la loro storia chiedendo aiuto a Day, che circa due mesi prima del parto aveva già fotografato il loro matrimonio. Le immagini hanno avuto larga diffusione che si è poi amplificata quando la Bbc le ha pubblicate descrivendo prima le nozze, avvenute il 24 gennaio scorso, e poi il parto.
PICCOLO LOTTATORE. «A Edison, il nostro bel bambino, era stata diagnosticata una malattia metabolica estremamente rara (iperglicemia non chetosica) durante il terzo giorno della sua breve vita. Alle 19.30 del quinto giorno il ventilatore, che respirava per lui, venne spento e noi lo salutammo». Invece, continuano i coniugi, «il nostro piccolo lottatore aveva altre idee. Ha ripreso a respirare da solo e ci ha dato altri due bellissimi giorni in cui siamo stati sufficientemente benedetti da riuscire a portarlo a fare un picnic sulla spiaggia e di portarlo a casa per altre 24 ore di coccole nel nostro letto. Il nostro angelo ha lasciato il nostro mondo alle 22.25 del settimo giorno».
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LA LUCE NEL BUIO. È inimmaginabile il dolore per la morte di un figlio donato e immediatamente tolto, eppure dalle fotografie e dalle parole dei suoi genitori emergono un amore e una gioia di un’intensità rara: «È difficile trovare aspetti positivi nella perdita di un figlio», hanno spiegato Nancy e Charlie, tuttavia «abbiamo passato quei giorni a ridere il più possibile» e «ogni volta che uno di noi stava per essere sopraffatto dal dolore ci ricordavamo che il piccolo Eddy era ancora con noi». Cercare di «ringraziare per il momento presente che ci era dato di passare con lui senza farci spaventare dal futuro» ha fatto sì che «tutto quello che abbiamo vissuto fosse nient’altro che amore». Ma Edison non ha insegnato ai sui genitori solo ad apprezzare «ogni momento che ti è dato con coloro che ami», ma che nelle difficoltà, anche se «devo ammettere che non me lo aspettavo e questo è triste», è possibile «circondarmi da persone che hanno un cuore buono». È stato «questo amore condiviso fra noi la luce nei momenti più duri» e «la scala per risalire alla luce del sole». E proprio grazie a questa compagnia Nancy e Charlie hanno compreso la fecondità «del pianto di un grande dolore». Senza di loro, hanno concluso, «non riusciremmo a guardare ai bei momenti condivisi con nostro figlio con lo stesso amore e la stessa gioia con cui lo facciamo». Proprio come spiegò Chiara Corbella, la donna che prima di morire perse due figli subito dopo il parto: «È stato un momento di festa: se io avessi abortito cercherei solo di dimenticare, invece potrò raccontare di questo giorno speciale».
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COMFORT CARE. Fino al punto da far sentire Nancy e Charlie riconoscenti: «Aiutateci a raccogliere soldi per altre mamme e papà», affinché anche altre famiglie nelle stesse condizioni siano accompagnate da uno staff che si è speso prima «per salvare il nostro bambino» e poi «per offrirci il modo più bello di passare il tempo rimasto con lui».
Le foto in questa pagina sono di James Day che ha cortesemente consentito a tempi.it di publicarle


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