sabato 10 ottobre 2015

brittany maynard



LA LETTERA. «La scorsa settimana mia madre è morta», scrive la figlia Mary. «Sapevo tutto del suo tumore, sapevo cosa sarebbe successo. Ma non conta quanto credessi di essere pronta. Non lo ero. La morte ti trafigge e la tomba della mia bellissima mamma di 52 anni è stata scavata da poco».
Lei, continua la figlia, «era la personificazione della parola “fantastico”. Ha dedicato tutta la sua vita ad aiutare gli altri e a diffondere il dono meraviglioso che Gesù ha fatto a tutti: la misericordia. (…) E questo è il motivo per cui mia mamma ha usato gli ultimi giorni della sua vita in una campagna contro un uso pericoloso di questa parola: “morte compassionevole”».
«MI SI È SPEZZATO IL CUORE». Ecco perché «mi si è spezzato il cuore quando stanotte ho appreso la notizia che il governatore della California ha firmato la legge. (…) Credetemi, la malattia terminale è una merda. Non c’è modo di indorare la pillola. Mi ha rubato mia mamma (…) ma mi ha anche dato qualcosa che non potrei mai neanche cominciare a descrivere: l’opportunità di servire mia mamma».

PRIVILEGIO DI SERVIRE. Mary ricorda quando «io e la mia famiglia abbiamo avuto la possibilità di occuparci di lei, nel momento in cui lei non ha più potuto occuparsi di se stessa. Eravamo il suo braccio sinistro, quando questo si è paralizzato. E quando tutto è diventato troppo, abbiamo avuto il privilegio di andarla a visitare in una clinica durante l’ultimo mese della sua vita. Non era se stessa, si confondeva, ma poteva ridere. Fino all’ultimo giorno ha riso. Abbiamo riso dei gabbiani quando li scambiava per macchine, abbiamo riso di quanto amasse la cioccolata e il McFlurry di McDonald’s. Abbiamo riso di tutte le cose stupide che facevo da piccola. E quando non ha più potuto ridere, abbiamo cantato per lei e pregato con lei».
Come ha scritto la stessa Maggie poco prima di morire: «Il mio cervello può anche avere il cancro, ma ho ancora molto da dare alla società come donna forte, moglie e madre mentre la mia famiglia può ogni giorno imparare il valore di prendersi cura di me nelle mie ultime ore con compassione e dignità».
«MIA MAMMA AVEVA RAGIONE». Ma perché Mary ha raccontato tutto questo su un giornale? «Sono qui per dire che aveva ragione. Non importa quanto è stato difficile e ancora è difficile. Aveva davvero ragione. E il più grande onore della mia vita è stato occuparmi di mia mamma nei suoi ultimi giorni. Spero e prego che la sua storia continui a stimolare i premurosi cittadini americani a sostenere coloro che scelgono di spremere la vita fino all’ultima goccia. Ad appoggiare le cliniche e i programmi di cure palliative che danno davvero significato alla [locuzione] “morire con dignità”. Lasciamo che coloro che combattono malattie e disabilità sappiano che sono preziosi sempre, in ogni caso. Non dovrebbero mai, neanche per un secondo, sentire che potrebbero avere il “dovere di morire” solo perché nessun’altra opzione è disponibile».

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