Il Papa: pregare non è un “gioco intellettuale”. Ma ci crediamo?
È la notte di Natale. Solo, nel suo letto d’ospedale, Pasquale sente le campane suonare. Da sei mesi era ricoverato. Una malformazione genetica manifestatasi all’improvviso, cinque interventi chirurgici e – a detta del luminare che l’aveva in cura – poche speranze di sopravvivere. A casa, una moglie e due bambini piccoli. “«Signore, tu sei l’unico che puoi fare qualcosa, sia fatta la tua volontà», ho sussurrato. In quel momento, è accaduta una cosa che non riesco a descrivere. Dall’angoscia che provavo, ho avvertito una pace profonda, come una presenza che mi rassicurava, come quando un bambino piccolo è tra le braccia della mamma”. Solo dopo scoprirà che a pregare per lui erano stati in tanti, perfino le monache di clausura di Napoli e della Terrasanta.
Giulia al telefono viene avvisata che il figlio maggiore ha avuto un incidente. È in coma. “Mio Dio, non voglio perdere la fede, aiutami tu” è la preghiera disperata che la accompagna nel viaggio di ritorno nel suo Paese, in Centro America. Di fianco al letto del figlio prega, gli parla, legge ad alta voce libri sulla vita del beato Scalabrini che ha imparato a conoscere a Piacenza “e che parla molto dell’Eucaristia”. Un mese dopo l’intervento, il 4 dicembre, il ragazzo apre gli occhi. “Pregare non è perdere tempo. Gesù nell’Eucaristia è un oceano di misericordia, Maria è una mamma e chi meglio di lei può capire le nostre sofferenze?”. Che ci sia l’intercessione del Padre dei Migranti, nella vicenda del figlio, ne è certa. “A Piacenza le missionarie scalabriniane hanno tanto pregato, facendo novene al beato Scalabrini”.
“I miracoli esistono. Ma bisogna crederci. E pregare”: lo ha detto Papa Francesco in una delle sue memorabili omelie alla messa mattutina in Santa Marta. Non – ha precisato – “una preghiera di cortesia”, vissuta come un “gioco intellettuale”. “Diciamo al Signore: Credo, credo! Tu puoi! E quando ci chiedono di pregare per tanta gente che soffre - è stata l’esortazione di Papa Bergoglio - preghiamo, ma con il cuore, e diciamo: Signore, fallo. Credo, Signore. Ma aiuta la mia incredulità”.
Iniziamo con questo numero un viaggio nella preghiera. La preghiera di lode: riscoprire la bellezza del mondo, degli altri, di noi stessi. La celebrazione delle Lodi la domenica mattina in famiglia.
Barbara Sartori
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“Davvero tutto è buono e splendido perché tutto è verità”. I fratelli Karamazov Fedor Dostoevskij
mercoledì 26 giugno 2013
NUOVO GIORNALE
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