lunedì 5 maggio 2014

Nessuno mi può togliere l’amore che Dio ha per me



Alle 14.17 di domani, 1 maggio, don Sergio Mantovani sarà alla curva del Tamburello. In mano l’acqua santa per benedire quel tratto del circuito di Imola dove vent’anni fa, a quell’ora esatta, la Williams di Ayrton Senna usciva rovinosamente dall’asfalto, schiantandosi contro il muro e provocando la morte del pilota brasiliano. «Credo che ora sia in paradiso. Aveva un cuore troppo grande».
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QUEL BIGLIETTO NELLA TUTA. Ma quello che più continua a commuovere don Sergio era la grande fede che il brasiliano aveva in Dio: «La serenità con cui si raccoglieva prima delle gare ce la ricordiamo tutti: ecco, secondo me in quei momenti si metteva a pregare. È stato un campione formidabile che ha portato in giro per il mondo il suo amore per Dio. Poi ci sono tante cose che non posso raccontare: sono un sacerdote, non un giornalista». Tuttavia, ancora si ricorda con precisione le parole scritte in un biglietto che fu trovato dentro la tuta di Senna dopo la sua morte: «Nessuno mi può togliere l’amore che Dio ha per me». Non era una novità che Ayrton fosse credente. Ma quelle righe, lette subito dopo la morte, sono parse a don Sergio e a tanti piloti una sorta di atto di affidamento del brasiliano

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L’AMICIZIA CON ENZO FERRARI. Di tanti eroi delle monoposto e dei paddock don Mantovani conserva nella memoria un’immagine umana, diversa da quella che la tv ha sempre offerto: «Schumacher, ad esempio, aveva un legame strettissimo con la sua famiglia. Anche Villeneuve». Andando qualche decennio indietro, dai ricordi del sacerdote emiliano affiorano anche diversi episodi legati alla sua amicizia con Enzo Ferrari, cui don Sergio dava del “tu”: «Lo conoscevo bene, e non credo a chi lo dipinge come una persona burbera. Era aspro, ma solo a parole, non col cuore. Basti pensare a quel che accadde quando un collaudatore della Ferrari morì: la madre andò da Enzo disperata. “Me l’hai ammazzato”, gridava. Lui qualche giorno dopo venne da me: “Se quella signora viene da te a chiedere aiuto, dalle 30 mila lire ogni mese, ma non dire che sono stato io a darteli”. Era una grande cifra per l’epoca. E come quella donna, Enzo ha aiutato tanti altri operai».

DAL QUOTIDIANO TEMPI


http://www.tempi.it/ayrton-senna-la-semplicita-di-cuore-e-quella-fede-impressa-perfino-dentro-la-tuta-il-ricordo-del-cappellano-delle-corse#.U2erzYF_vTo

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