giovedì 20 novembre 2014

IL VIAGGIO DI SUOR PAOLINA - dalle corsie degli ospedali ai malati di aids





gli ospiti arrivano ed arrivavano alla nostra porta soli,
senza alcun punto di riferimento,
nel disagio e povertà più assoluti.
Non solo povertà economica ma morale, spirituale,
persone distrutte che andavano verso la morte.
...Ricordo dialoghi infervorati a tavola nel momento
del pranzo, anche su Chiesa, Papa, Paradiso.
Mi dicevano "Paolina, tu credi a queste cose?
Cosa vuoi che ci sia dopo la morte?.
Ed io urlavo "No, c'è Gesù Cristo".
pag.21

Ricordo Vincenzo, appena compiuto 22 anni
Era preoccupato perchè in quegli anni chi moriva
di aids in ospedale veniva lasciato 
a volta senza indumenti, coperto solo con un lenzuolo;
mi chiedeva: 
"Paolina, quando sarò morto ci sarà qualcuno che mi vestirà"
Nei primi anni abitavo a Rivergaro; ricordo che tutte
le volte che uscivo dalla casa e salivo in macchina
per andare nella mia comunità, mi mettevo a piangere
e intanto pregavo.
Piangevo e pregavo, pregavo e piangevo.
Li affidavo al Signore, alla Madonna.
pag.23

"l'amore vale più della vita"
Suor Silvia ci spiega che durante la lettura 
di un Salmo questo verso verso 
fece tornare il sorriso alla zia 
che oramai a stento parlava 
ma trovò la forza per dire che era di suo gradimento.
pag. 26

Sono entrato in questa casa oggi pomeriggio
malato di ignoranza e mi avete guarito
grazie
pensiero lasciato 
da studenti in visita alla Casa "Don venturini"
pag. 43

Ricordo che i primi anni veniva da noi un sacerdote,
si sedeva tranquillo a leggere e i ragazzi,
quando ne sentivano il bisogno,
scendevano a chiaccherare con lui.
In quel modo, nella più completa semplicità,
si erano creati rapporti bellissimi che, 
per alcuni, si erano poi tradotti 
in amicizia autentica.
pag.59

Negli anni in cui ho lavorato con lei fino al 2002, 
abbiamo accolto anche i primi transessuali.
per loro erano necessarie terapie particolari
che la mettevano in crisi con la sua formazione.
ma dopo essersi confrontata con il suo confessore,
rasserenata ritornava ad essere l'infermiera seria
e professionale di sempre, perché capiva che 
era di fronte ad un nuovo profondo disagio.
Con il primo trans fu forse la sfida più dura
perché le provocazioni erano molte e la difficoltà
di rapportarsi era tanta , ma finalmente si rimise
nella veste che le confaceva: quella della mamma.
Ascoltò i soprusi che Erika aveva subito 
nella sua infanzia e adolescenza. ...rintracciò
anche una sua zia di questa persona, con la quale
si ricucirono i rapporti familiari.
pag. 62

i primi tempi concludevo la giornata annunciando:
forse domani non torno.
Ricordo che la prima volta che vidi un ammalato aggravarsi
di colpo e poi morire: non riuscivo a perdonarmi 
di essere scappata a chiamarla.
Si ero scappata! e non riuscivo a perdonarmelo.
Lei seppe darmi il giusto conforto ed incoraggiamento.
"Adesso sai...Vedrai che la prossima 
volta saprai agire meglio". 
"E così è stato".
Nel 2009 l'ho avuta ancor più vicina.Nei momenti
della giornata in cui mi chiudevo in ufficio per sbrigare
alcune pratiche al computer, lei entrava si sedeva qui
accanto e si appisolava un po.
Qui, finalmente si rilassava.
c'erano anche volte che entrava con la faccia scura
e me ne diceva di tutti i colori, se c'era qualcosa
che non la convinceva.
La vedevo nei momenti più pieni di vita della 
nostra quotidianità, con gli stivaloni di gomma
che gioiosa andava a raccogliere l'uva per i suoi ragazzi,
in cucina a farsi l'uovo fritto che le piaceva tanto.
...quante pentole ha bruciato per il budino.

Francesca Sali
pag. 64-67

Quando i suoi ragazzi le facevano scappare la pazienza.
erano nomi e accidenti che volavano da tutte le parti,
fino a sbottare: "Adesso basta! Devo andare a confessarmi 
perché mi avete proprio fatto arrabbiare".
pag 71

Ho scoperto quanto fa bene fare qualcosa
per gli altri.
"No suor Paolina non mi manca. 
Perché me la sento addosso"
Giovanni Cicalini 
pag. 72

Le nostre chiaccherate fortificavano la mia fede
Fauzia Ferrari

"Sgridatelo-ci ripeteva-, ditegli quel che gli va 
detto perché è per il suo bene,
bisogna aver rispetto della sua persona.
Paola Sartori

Era solare e dolce, ma pure capace di usare
parole forti, talvolta non propriamente
consone per una suora (salvo poi pentirsi)
per richiamare qualcuno a comportarsi come doveva.
...se puoi non dimenticarti di noi
Francesca Vincenti
pag. 75

Quale era l'atteggiamento di suor Paolina 
verso i giovani tossicodipendenti?
E verso chi, cadeva e ricadeva?
"Li rimproverava qualche volta e li curava sempre."
Don Giorgio Bosini
pag. 86

Può succedere, ed è successo, che colui
che ho aiutato non solo non mi ringrazi
ma mi rubi l'auto.
Non sempre gli sforzi sono premiati ed è facile
andare in crisi o sentirsi inadeguati.
C'è bisogno di persone che si impegnino
senza alcun interesse.
Come suor Paolina, che aveva come obiettivo
unicamente quello di fare del bene.
Don Giorgio Bosini
pag 87

Sbagliavo quando non le dicevo cose legate
a vissuti di devianza di alcuni nostri ospiti,
cose che ritenevo potessero metterla
in difficoltà, perché il problema
- capito più avanti- era più il mio
che il suo.
lei era capace di comprendere tutto.
Daniela Scrollavezza
pag. 89

"Correva continuamente.
E spesso per medicarli, 
dimenticava di indossare i guanti:
La sgridavo tanto per questo, 
perché per poter praticare
le medicazioni ai nostri malati era strettamente
necessario: Fu uno di loro a convincerla.
le disse: Smettila! rischi il contagio
e io non voglio che tu ti ammali. 
Non lo sopporterei.
soffrirei troppo se tu prendessi l'infezione.
Se non proteggi te stessa, non mi curare più.

Nelle fondamenta della casa, sotto il salone centrale,
aveva collocato una scatola con un'immaginetta
di madre Rosa Gattorno"
diceva..."Non dobbiamo lasciarci prendere
dallo sconforto. C'è chi ci protegge" ripeteva.
... iN certi momenti l'ho vista anche piangere di paura:
...quando lasciava uscire la sua fragilità, non la negava,
ed in questo era grande, perché ti permetteva di starle accanto:
è il massimo che puoi dare ad una persona.
Daniela Scrollavezza
pag.92

Una volta ho assistito ad un battibecco con Daniela
con cui aveva un legame profondissimo.
Daniela voleva concedere ad un malato in fase
terminale il permesso di fumare una vietatissima
sigaretta, suor Paolina si oppose fermamente
con queste parole: anche se gli restano pochi giorni
di vita, questi tre giorni li deve vivere bene, come se vivesse 
per sempre, perché è per sempre".

...Con lei l'aldilà ce l'avevi lì

...C'era anche quando qualcuno moriva e nessuno lo poteva,
 nè voleva vestire in obitorio: andava lei, lo vestiva lei,
 senza esitare mai, con l'amore di una mamma.

Ricordo quella volta che c'era da parlare con i genitori 
di una persona ospite della casa che aveva cambiato
sesso: da uomo a donna. Non erano di Piacenza.
Per venire a trovare il loro familiare, erano arrivati in treno.
Qualcuno di noi doveva andarli a prendere alla stazione.
"Vado io", disse.
Ce la vedete una suora, per di più di settant'anni suonati,
che deve spiegare ad una madre e a un padre di una certa
età che il loro figlio è diventato una lei?
Beh, lei lo ha fatto molto bene.
Paolina aveva il carisma di chi sa vedere la bellezza
nei problemi, in tutto ciò che gli altri normalmente rifiutano".

Quando arrivava mons. Monari, che spesso, tra l'altro,
veniva senza preavviso, stava ore a parlare con i malati.
lei lo adorava anche per questo".

Ad un tratto disse di non sentirsi bene.
Non ce la fece ad alzarsi dalla sedia, si strinse una mano 
al petto per il dolore. "E' una cosa da niente" sussurrò
alle suore per non allarmarle e, come era sua abitudine,
per non provocare disturbo.
Con l'ambulanza fu portata in ospedale dove i medici
diagnosticarono la necessità di un intervento alla vena aortica.

la spola ininterrotta di tanti anni con i rosari
recitati al volante era cessata per sempre.
Parlava poco, ma si esprimeva benissimo con gli occhi
e con il sorriso.
...con percorso inverso erano ora gli ospiti
della casa sull'Agazzana a recarsi da lei.
Tra loro Mauro, il "suo Maurino" come lo chiamano
le sorelle ricordando che era uno dei suoi preferiti.
legame ricambiato.

"La esortavo: "Ti voglio bene, voglio che ti rialzi".
Ma mi rispondeva di no.
E' la tua festa, devi essere contenta le dissi.
Le usci con grande sforzo un "grazie"
Insistetti e mi disse:"Sono in viaggio".
Da quel momento non parlò più.
pag 110

Abbiamo bisogno di essere amati da qualcuno,
di essere importanti per lui,
di sapere, così, che la nostra vita
non passa nell'indifferenza di tutti.
Ci ha trasmesso il testimone;
chi si sente di averlo ricevuto, deve correre.
"Tenendo fisso lo sguardo su Gesù
Mons. Luciano Monari
vescovo di Brescia
vescovo di Piacenza dal 1995 al 2007
pag.117-118

il viaggio di suor paolina
a cura di Tiziana Pisati
Congregazione Figlie di S. Anna
Casa Madre, Stradone Farnese,49
Piacenza

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