domenica 16 novembre 2014

confessione - euforia diffusa



Forse dopo l'eucarestia il dono più grande che Gesù ci abbia donato!!! 
Che spreco per i cristiani che non venga usato appieno , 
è decisamente una forte tentazione stare lontano da questo sacramento , 
ed è una gioia immensa avere un direttore spirituale!!! 
abbiamo tutto , ma ci priviamo di quello che è indispensabile
...una carezza del Nazareno...io vado se riesco tutti i sabati...ed è una festa , 
pace, ...beh che dire
...è come se uno avesse una sete terribile e sapesse 
che nella stanza accanto ci fosse una bella birra fresca
...e non si alzasse a prenderla ...ecco io mi alzo eccome!!!
...attenzione le controindicazioni sono "euforia" diffusa e persistente!!!

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La Confessione non è una condanna, ma perdono e misericordia!"
“Il confessionale per i sacerdoti rappresenta una ‘postazione’ privilegiata per contemplare, con sempre rinnovato stupore, gli effetti salvifici della Divina Misericordia”. Lo ha detto il cardinale Mauro Piacenza a conclusione del convegno “Il sigillo confessionale e la privacy pastorale”, organizzato dalla Penitenzieria Apostolica, presso il Palazzo della Cancelleria a Roma.
Il porporato ha raccontato delle tante autentiche conversioni e cambiamenti di vita che avvengono durante la confessione. “Confessare - ha constatato - significa diventare testimoni della reale potenza della Resurrezione di Cristo vincitore della morte. Si comprende che l’ultima parola sul male è sempre ed unicamente di Dio, che rivela la Sua giustizia nella grazia del perdono”.
“Nell’ordinamento della giustizia divina – ha proseguito il cardinale – il diritto che gli errori del passato non gravino per sempre sulla reputazione futura della persona è da sempre riconosciuto ad ogni penitente che, con cuore umile e contrito, si accosta al sacramento della riconciliazione. Dopo l’assoluzione impartita dal confessore, infatti, Dio ricco di misericordia non ricorda più il peccato del penitente perché è stato definitivamente cancellato dalla grandezza del Suo amore”.
In questo contesto, secondo Piacenza, l’accompagnamento spirituale è una relazione che “cerca di far scoprire sempre più la vita di Dio in ciascuno di noi e di aiutare le persone che ne sono coinvolte a fare una forte esperienza del Suo amore misericordioso”.
Per introdurre il tema del segreto della confessione, il porporato ha citato Papa Benedetto XVI che nel corso della Lectio divina al Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma, (11 giugno 2012) ha denunciato la “cultura della menzogna che si presenta sotto la veste della verità e dell’informazione, in cui il moralismo è maschera per confondere e creare confusione e distruzione […]. Non conta la verità ma l’effetto, la sensazione. Sotto il pretesto della verità si distruggono gli uomini e si vuole imporre solo se stessi come vincitori”.
A tal proposito, il Penitenziere Maggiore ha rilevato che dagli interventi svolti al convegno è emerso chiaramente come nell’ambito del sigillo e del segreto sacramentale la Chiesa abbia elaborato nel corso dei secoli una esperienza ricchissima, oltre ad una normativa dettagliata e rigorosa, volta a tutelare e proteggere quella che si può considerare senz’altro come "la forma più alta del segreto, che riguarda in particolare ogni sacerdote confessore”.
“Questa normativa – ha sottolineato - ha fortemente orientato la normativa stessa degli ordinamenti civili in tema di segreto professionale”. “La fiducia del penitente non deve essere tradita” e la Chiesa “deve garantire uno spazio protetto, in grado di attenuare l’esposizione di sé e la vulnerabilità che sempre accompagnano l’atto di confessare il proprio peccato”. Nello stesso tempo la celebrazione della Penitenza deve essere un evento spirituale e un momento di grazia non solo per il fedele ma anche per il ministro del sacramento.
“Il ministro – ha sottolineato poi il cardinale Piacenza - deve perciò sapere che mentre giudica egli viene giudicato, che mentre parla e consiglia egli è un ascoltatore dello Spirito Santo che gli dona di edificare e consolare il cammino di fede dei propri fratelli e delle proprie sorelle”
Per questo, nel Discorso ai partecipanti al XXV Corso sul Foro interno, promosso dalla Penitenzieria Apostolica, Papa Francesco rimarcò la necessità di “lavorare molto su noi stessi, sulla nostra umanità, per non essere mai di ostacolo ma sempre favorire l’avvicinarsi alla misericordia e al perdono".
"La Confessione non è un tribunale di condanna, ma esperienza di perdono e di misericordia!”, ha quindi ribadito il cardinale, citando il Pontefice. Ha quindi concluso ringraziando tutti gli illustri relatori e i convenuti, auspicando che il Convegno abbia contribuito ad una considerazione del sacramento della penitenza come occasione, forse l’unica, “dove ognuno sa di poter essere ben accolto, ascoltato e perdonato, la sua interiorità custodita e salvaguardata e la sua fiducia e speranza nella divina misericordia mai tradita!”.
Fonte: Zenit ...tratto da Radio Maria


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