È una grazia che il Signore ci ha insegnato
a chiedere ogni giorno nella preghiera.
Ma è una contraddizione pregare
che si faccia la volontà di Dio, e poi,
quando Egli ci chiama e ci invita ad uscire da questo mondo,
mostrarsi riluttanti ad obbedire al comando della sua volontà!
Ci impuntiamo e ci tiriamo indietro come servitori caparbi.
Siamo presi da paura e dolore
al pensiero di dover comparire davanti al volto di Dio.
E alla fine usciamo da questa vita non di buon grado,
ma perché costretti e per forza.
Pretendiamo poi onori e premi da Dio
dopo che lo incontriamo tanto di malavoglia!
Ma allora, domando io,
perché preghiamo e chiediamo
che venga il regno dei cieli,
se continua a piacerci la prigionia della terra?
Perché con frequenti suppliche domandiamo
ed imploriamo insistentemente che si affretti
a venire il tempo del regno,
se poi coviamo nell'animo maggiori desideri
e brame di servire quaggiù il diavolo
anziché di regnare con Cristo?
Dal momento che il mondo odia il cristiano,
perché ami chi ti odia e non segui piuttosto Cristo,
che ti ha redento e ti ama?
Giovanni in una sua lettera grida
per esortarci a non amare il mondo,
andando dietro ai desideri della carne.
«Non amate né il mondo, ci dice,
né le cose del mondo.
Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui;
perché tutto quello che è nel mondo
è concupiscenza della carne,
concupiscenza degli occhi e superbia della vita.
E il mondo passa con la sua concupiscenza;
ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!»
(1Gv 2,15-16).
Piuttosto, fratelli carissimi, con mente serena,
fede incrollabile e animo grande,
siamo pronti a fare la volontà di Dio.
Cacciamo la paura della morte,
pensiamo all'immortalità che essa inaugura.
Mostriamo con i fatti ciò che crediamo di essere.
...
Seconda Lettura
Dal trattato «Sulla morte» di san Cipriano, vescovo e martire
(Cap. 18.24.26; CSEL 3,308.312-314)
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