lunedì 10 novembre 2014

MARTINO DI TOURS - 11 novembre



Martino previde molto tempo prima il giorno della sua morte. 
Avvertì che ben presto avrebbe cessato di vivere. 
Nel frattempo un caso di particolare gravità 
lo chiamò a visitare la diocesi di Candes. 
I chierici di quella chiesa 
non andavano d’accordo tra loro e Martino, 
ben sapendo che ben poco gli restava da vivere, 
desiderando di ristabilire la pace, 
non ricusò di mettersi in viaggio.

...se fosse riuscito a rimettere 
l’armonia in quella chiesa 
avrebbe degnamente coronato la sua vita . 

Si trattenne dove si era recato finché 
la pace non fu ristabilita. 
Ma quando già pensava di fare ritorno al monastero, 
sentì che le forze del corpo lo abbandonavano. 
Chiamati i fratelli, li avvertì della morte. 
Tutti dicevano: 
"perché, o padre, ci abbandoni? 
 Lupi rapaci assaliranno il tuo gregge 
e chi ci difenderà dai loro morsi, 
una volta colpito il pastore? 
Sappiamo bene che tu desideri di essere con Cristo; 
ma il tuo premio è al sicuro. 
Se sarà rimandato non diminuirà. 
Muoviti piuttosto a compassione 
di coloro che lasci quaggiù. 
commosso da queste lacrime, 
egli che, ricco dello spirito di Dio, 
si muoveva sempre a compassione, 
si associò al loro pianto e, 
rivolgendosi al Signore, 
così parlò dinanzi a quelli che piangevano: 
Signore, se sono ancora necessario al tuo popolo, 
non ricuso la fatica: 
sia fatta la tua volontà. 

Egli non fece alcuna scelta per sé. 
Non ebbe paura di morire e di non rifiutò di vivere. 
Intanto sempre rivolto con gli occhi 
e con le mani al cielo, 
non rallentava l’intensità della sua preghiera. 
I sacerdoti che erano accorsi intorno a lui, 
lo pregavano di sollevare un poco 
il suo povero corpo mettendosi di fianco. 
Egli però rispose: 
"Lasciate, fratelli, lasciate che io guardi il cielo,
piuttosto che la terra, 
perché il mio spirito che sta per salire al Signore, 
si trovi già sul retto cammino". 
Detto questo si accorse che il diavolo gli stava vicino. 
Gli disse allora: 
"che fai qui, bestia sanguinaria? 
Non troverai nulla in me, sciagurato! 
Il seno di Abramo mi accoglie". 
Nel dire queste parole rese la sua anima a Dio. 

Dalle "Lettere" di Sulpicio Severo.

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