07-10-2014AA+A++
“Texas House Bill 2”. È il titolo della legge firmata dal governatore repubblicano Rick Perry Il 18 luglio 2013 dopo un dibattito infuocato terminato ai tempi supplementari. Con un discorso di 11 ore ininterrotte pronunciato in piedi, la deputata democratica Wendy Davis era riuscita a fare superare i tempi utili per la votazione. Quello sforzo è servito ad assicurarle la candidatura a sfidante democratico per la carica di governatore. Ma dalle parti del grande Stato del Sud gli uomini sono uomini e così il governatore Perry ha usato i suoi poteri per aprire una sessione supplementare. In un clima che è stato una vera e propria bolgia, dove attiviste abortiste richiamate dalla multinazionale dell'aborto Planned Parenthood gettavano dall'alto sulla platea dei parlamentari ogni sorta di oggetti, contenute a stento dalle forze dell'ordine e fronteggiate da silenziosi ed espressivi pro-life che recitavano il rosario, la legge è finalmente stata approvata. L'ha difesa con le unghie e con i denti la relatrice repubblicana Jodie Laubenberg che per 36 ore non ha mollato il proprio presidio perché venissero respinti tutti i tentativi di annacquare la legge fino al colpo di scena, quando ha risposto a chi le mostrava cruccette di ferro insanguinate, mostrando un paio di scarpine da neonato.
I punti qualificanti della legge sono cinque: l'aborto è proibito dalla 20ª settimana dalla fecondazione, a meno che non sia presente una condizione che secondo un ragionevole giudizio medico può portare alla morte della donna o ad un «danno fisico sostanziale ed irreversibile di una funzione corporea maggiore diversa dalla condizione psicologica». L'aborto farmacologico tramite webcam è proibito perché deve essere presente fisicamente il medico. La somministrazione di farmaci abortivi deve seguire lo schema approvato dalla Fda (7 settimane di gestazione per la Ru-486). I medici abilitati ad eseguire gli aborti possono farlo solo se ottengono privilegi di ricovero con un ospedale posto entro 30 miglia dalla struttura abortiva dotato di servizio ginecologico. Le strutture abortive devono dotarsi entro il 1 settembre 2014 degli standards richiesti ai centri ambulatoriali chirurgici.
Sono soprattutto le ultime due misure ad avere scatenato le ire del fronte abortista perché, stante il sistema americano, esse rappresentavano un colpo mortale per molte cliniche per aborti che, sebbene siano solo il 19% delle strutture abortive, eseguono il 63% degli aborti con un carico medio annuale di oltre 2042 aborti per struttura. Il titolo della legge è "Circa la regolazione delle procedure, dei fornitori e dei servizi abortivi; sulla comminazione di sanzioni". Non si tratta di una legge abolizionista, la cosa è preclusa dalle sentenze della corte suprema Usa, ma, come dice il titolo della legge, di una regolazione delle procedure, una regolazione in senso restrittivo tra le più stringenti del Paese.
Il governatore del Texas è considerato dai pro-life americani un eroe, nel 2013 è stato oratore principale alla marcia per la vita del Texas, evento organizzato da 56 associazioni pro-life. Quest'anno è stata la volta di Gregg Abbott, avvocato generale dello Stato, che ha costruito la difesa della legge dagli attacchi legali forsennati lanciati dagli abortisti. Il governatore Perry è stato anche premiato al Congresso Nazionale pro-life di Grapevine del 27 giugno 2013. Accennavamo ai ricorsi degli abortisti. Sono stati numerosi e articolati. In primo grado hanno trovato una sponda favorevole nel giudice distrettuale Lee Yeakel che ha dato loro ragione sia sui privilegi di ricovero, sia sull'adeguamento agli standards chirurgici, da lui giudicati incostituzionali. In entrambi i casi la Corte d'Appello del 5º circuito ha rovesciato il giudizio mantenendo in vigore la legge.
Un aspetto delle sentenze emesse dai giudici della Corte d'Appello merita di essere sottolineato, soprattutto se lo confrontiamo con la debordante interferenza della magistratura Italiana con i processi legislativi: i giudici, hanno detto, non devono mettere in discussione la bontà degli strumenti messi in atto dal legislatore per perseguire dei fini legittimi, essendo sufficiente che il percorso adottato dal legislatore abbia "una base razionale". Altro elemento da valutare con attenzione è come il legislatore e la difesa processuale della legge sia stata condotta utilizzando uno degli argomenti chiave di sempre degli abortisti: la protezione della salute della donna. Se nelle aule di tribunale l'argomentazione fosse stata quella di ostacolare l'accesso all'aborto per difendere la vita del bambino, sarebbe stata arrostita sul fuoco delle sentenze della Corte a Suprema Usa che in Roe vs Wade aveva stabilito il principio del diritto all'aborto come espressione del diritto di privacy che può essere compresso soltanto se lo Stato dimostra di avere un "interesse impellente", criterio la cui stringenza è stata ridotta nella sentenza Casey in cui è il ricorrente ad essere obbligato a dimostrare che la legge pone un "peso indebito" al suo diritto di privacy.
Ma Gregg Abbott è un pro-life e non è uno sprovveduto e per questo ha impostato la propria strategia sulla difesa della salute della donna, non esitando ad usare in aula persino una pubblicazione della National Abortion Federation che avvalorava i suoi argomenti, sottraendoli al sospetto di partigianeria pro-life. È possibile che gli abortisti ricorrano alla Corte Suprema, ma si tratta per loro di un rischio. La Corte si è già pronunciata in senso favorevole alla legge nel respingere un ricorso d'urgenza e un'eventuale conferma potrebbe aprire la strada a una serie di leggi analoghe in altri Stati a maggioranza repubblicana.
Quali sono gli effetti della legge? Le cliniche per aborti si sono ridotte da 41, prima della presentazione della legge, a 33 nei mesi della sua discussione, a 22 dopo la sua approvazione, a 7 (un'altra clinica della Planned Parenthood è in costruzione) dopo l'entrata in vigore, grazie alla decisione della Corte d'Appello del 2 ottobre, dell'obbligo di adeguamento ai centri chirurgici che richiede spese per milioni di dollari reputati economicamente insostenibili dai proprietari delle cliniche che hanno chiuso. Da uno studio pubblicato sulla rivista Contraception da autori abortisti gli aborti si sono ridotti del 13,2%, ma ora che l'ultima misura della legge è entrata in vigore portando alla chiusura di altre 15 cliniche, tutto fa pensare che il numero di aborti subirà un'ulteriore contrazione. Al minore numero di aborti corrisponde un incremento dei bambini da 377.445 nel 2011 i nati sono cresciuti nel 2013 a 394.993 (+ 17.548). Si tratterà di bambini che gli abortisti considerano di seconda e terza scelta perché non sono planned (pianificati), non sono wanted (voluti), non sono timed (al momento giusto), ma si tratta "solo" di bambini saved.
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