Londra, via libera al bimbo con 3 Dna
Elisabetta Del Soldato
25 febbraio 2015
Dopo una lunga giornata di acceso dibattito ieri, in tarda serata, la Camera dei Lord ha approvato la legge, già licenziata dalla Camera dei Comuni, che permette il concepimento in provetta di un bambino col Dna di tre genitori.
Con una maggioranza di 232 voti a favore anche la Camera Alta ha scelto di trasformare la Gran Bretagna nel primo Paese al mondo che autorizza la donazione mitocondriale, tecnica molto controversa che ancora non garantisce risultati sicuri e che ha sollevato preoccupazioni e critiche da parte della Chiesa, del mondo della scienza e di buona parte dell’opinione pubblica, perché, come spiega Andrea Williams di Christian Concern, «varca confini etici e morali ed entra in territori molto pericolosi dai quali sarà impossibile tornare indietro».
La procedura, messa a punto da un team dell’Università di Newcastle, prevede la fecondazione in vitro utilizzando il patrimonio genetico di padre, madre e donatrice con la sostituzione del Dna mitocondriale materno “difettoso” con quello di una donna priva di malattie genetiche. Il bambino nato avrà il 99,8% del Dna del padre e della madre naturali e lo 0,2% di Dna della donatrice. Pare poco, ma è una parte ovviamente decisiva.
Il primo bebè potrebbe già nascere l’anno prossimo e gli scienziati, che sperano di evitare che malattie genetiche gravi si trasmettano da madre a figlio, prevedono di poter aiutare 150 coppie l’anno. Ma non è tutto oro quello che luccica in questo momento nei laboratori di Newcastle, spiega ad Avvenire Trevor Stammers, professore di Bioetica alla St Mary’s University di Londra: «La tecnica non è affatto sicura, non è stata sperimentata abbastanza e le implicazioni che porta con sé sono enormi. I bambini nati in questo modo sono più a rischio di tumori come di invecchiamento precoce e vanno monitorati per tutta la vita».
La Gran Bretagna – continua Stammers – commette un «errore storico dal quale sarà impossibile tornare indietro». Dopo il voto alla Camera dei Comuni, quando deputati di tutti i partiti avevano approvato la nuova legge con 382 voti a favore e 128 contrari, «anche questa volta – continua Williams – ha vinto l’accanimento scientifico».
Preoccupazioni erano state espresse anche dalla Chiesa, sia cattolica che anglicana, che ritiene questa procedura pericolosa oltre che inaccettabile dal punto di vista etico, perché non solo introduce il concetto di “designer baby”, ovvero di bambini fatti su misura, ma perché comporta anche la distruzione dell’embrione della donna donatrice.
Con una maggioranza di 232 voti a favore anche la Camera Alta ha scelto di trasformare la Gran Bretagna nel primo Paese al mondo che autorizza la donazione mitocondriale, tecnica molto controversa che ancora non garantisce risultati sicuri e che ha sollevato preoccupazioni e critiche da parte della Chiesa, del mondo della scienza e di buona parte dell’opinione pubblica, perché, come spiega Andrea Williams di Christian Concern, «varca confini etici e morali ed entra in territori molto pericolosi dai quali sarà impossibile tornare indietro».
La procedura, messa a punto da un team dell’Università di Newcastle, prevede la fecondazione in vitro utilizzando il patrimonio genetico di padre, madre e donatrice con la sostituzione del Dna mitocondriale materno “difettoso” con quello di una donna priva di malattie genetiche. Il bambino nato avrà il 99,8% del Dna del padre e della madre naturali e lo 0,2% di Dna della donatrice. Pare poco, ma è una parte ovviamente decisiva.
Il primo bebè potrebbe già nascere l’anno prossimo e gli scienziati, che sperano di evitare che malattie genetiche gravi si trasmettano da madre a figlio, prevedono di poter aiutare 150 coppie l’anno. Ma non è tutto oro quello che luccica in questo momento nei laboratori di Newcastle, spiega ad Avvenire Trevor Stammers, professore di Bioetica alla St Mary’s University di Londra: «La tecnica non è affatto sicura, non è stata sperimentata abbastanza e le implicazioni che porta con sé sono enormi. I bambini nati in questo modo sono più a rischio di tumori come di invecchiamento precoce e vanno monitorati per tutta la vita».
La Gran Bretagna – continua Stammers – commette un «errore storico dal quale sarà impossibile tornare indietro». Dopo il voto alla Camera dei Comuni, quando deputati di tutti i partiti avevano approvato la nuova legge con 382 voti a favore e 128 contrari, «anche questa volta – continua Williams – ha vinto l’accanimento scientifico».
Preoccupazioni erano state espresse anche dalla Chiesa, sia cattolica che anglicana, che ritiene questa procedura pericolosa oltre che inaccettabile dal punto di vista etico, perché non solo introduce il concetto di “designer baby”, ovvero di bambini fatti su misura, ma perché comporta anche la distruzione dell’embrione della donna donatrice.
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