giovedì 5 marzo 2015

NON GIUDICARE L'ALTRO...PENSA SOLO A TE...BASTA E AVANZA



Al fratello che manca non va fatto insulto.
...NON GIUDICARE

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Gesù li guarda fissi uno ad uno, sorride alla vedova e specie agli orfanelli. Anzi, ordina a Giovani:
“Costoro siano messi là, nell’orto. Voglio parlare con essi.” Ma diviene severo, e con l’occhio
fiammeggiante, quando a Lui si presenta un vecchietto. Però non dice nulla per il momento.
Chiama Pietro e si fa dare la borsa ricevuta poco avanti d un’altra piena di monetine minori, oboli
diversi raccolti fra i buoni. Rovescia tutto sulla panchina che è presso al pozzo, conta e divide. Fa
sei parti. Una molto grossa, tutta di monete d’argento, e cinque minori per mole e con molto bronzo
e solo qualche grossa moneta. Chiama poi i poverelli malati e chiede: “Non avete nulla da dirmi?”
I ciechi tacciono, il rattratto dice: “Che Colui da cui Tu vieni ti protegga.” Nulla di più.
Gesù gli pone nella mano sana l’obolo.
L’uomo dice: “Te ne ricompensi Dio. Ma più di questo, ecco, Io da Te vorrei la guarigione.”
“Non l’hai chiesta.”
“Sono povero, un verme che i grandi calpestano, non osavo sperare che Tu avessi pietà del
mendico.”
“Io sono la Pietà che si curva su ogni miseria che mi chiama. Non ricuso nessuno. Non chiedo che
amore e fede per dire: ti ascolto”.
“Oh! Signore mio! Io credo e Ti amo! Salvami allora! Guarisci il tuo servo!”
Gesù pone la sua mano sul dorso curvato, la fa scorrere come per carezza e dice: “Voglio che tu sia
sanato.”
L’uomo si raddrizza, agile ed integro, con benedizioni infinite.
Gesù dà l’obolo ai ciechi e attende un attimo a congedarli.... poi li lascia andare.
Chiama i vecchi. Fa al primo l’elemosina e lo conforta e aiuta a porre nella cintura le monete.
Si interessa pietoso alle sventure del secondo, che gli racconta una malattia di una figlia. “Non ho
che lei! E ora mi muore! Che sarà di me? Oh? se Tu venissi! Lei non può, non si regge. Vorrebbe...
ma non può. Maestro, Signore, Gesù, pietà di noi!”
“Dove stai, padre?”
A Corazim. Chiedi di Isacco di Giona, detto l’Adulto. Verrai proprio? Non ti dimenticherai della
mia sventura? E me la guarirai, la figlia?”
“Puoi credere che Io la possa guarire?”
“Oh! se lo credo! Per questo te ne parlo.”
“Va’ a casa, padre. Tua figlia sarà sull’uscio a salutarti.”

“Ma è a letto e non può alzarsi da tre... Ah! ho compreso! Oh! Grazie, Rabboni! Benedetto Te e
Colui che ti ha mandato! Lode a Dio e al suo Messia.” Il vecchio và piangendo, arrancando il più
lesto che può. Ma quando è quasi fuor dell’orto dice: “Maestro, ma verrai lo stesso nella mia povera
casa? Isacco ti attende per baciarti i piedi, lavarteli col pianto e offrirti il pane dell’amore. Vieni,Gesù, dirò ai cittadini di Te.”
“Verrò. Va' in pace e sii felice.”
Viene avanti il terzo vecchietto, che pare il più cencioso. Ma Gesù non ha più che il grosso
mucchio di monete. Chiama forte: “ Donna, vieni con i tuoi piccini.”
La donna. giovine, macilenta, viene avanti a capo chino. Pare una triste chioccia fra la sua triste
chiocciata.
“Da quanto sei vedova, donna?”
“Sono tre anni alla luna di tisri.”
“Quanti anni hai?”
“Ventisette.”
“Sono tutti tuoi figli’”
“Sì, Maestro e... e non ho più nulla. Tutto finito... Come posso lavorare se nessun mi vuole, con tutti
questi piccini?”
“Dio non abbandona neppure il verme che ha creato. Non ti abbandonerà, donna. Dove stai?”
“Sul lago. A tre stadi fuor di Betsaida. Lui mi ha detto di venire.... Mio marito è morto nel lago, era
pescatore...” ‘Lui, è Andrea, che diventa rosso e vorrebbe scomparire.
“Bene hai fato, Andrea, a dire alla donna di venire da Me.”
Andrea si rinfranca e mormora: “ L’uomo era mio amico, era buono, ed è morto nella tempesta
perdendo anche la barca.”
“Tieni, donna. Questo ti aiuterà per molto tempo, e poi verrà altro sole sul tuo giorno. Sii buona e
alleva nella Legge i tuoi figli e non ti mancherà l’aiuto di Dio. Ti benedico, te e i tuoi piccoli.” e li
carezza un per uno con pietà grande.
La donna se ne va col suo tesoro stretto al cuore.
“E a me?” chiede il vecchietto ultimo rimasto?”

Gesù lo guarda e tace.
“Nulla, per me?” Non sei giusto! A lei hai dato sei volte più degli altri, e a me nulla. Ma già... era
donna!”
Gesù lo guarda a tace.
 “Guardate tutti se c’è giustizia! Vengo da lontano, perché mi hanno detto che qui si dà denaro, e
poi, ecco, vedo che c’è chi ha troppo e a me niente. Un povero vecchio che è malato! E vuole che si
creda in Lui!...”
“Vecchio, non ti vergogni di mentire così? Hai la morte alle spalle e menti e cerchi di rubare a chi
ha fame. Perché vuoi derubare ai fratelli l’obolo che Io ho preso per darlo con giustizia?”
“Ma io...”
“Taci! Avresti dovuto capire dal mio silenzio e dal mio atto che ti avevo conosciuto e seguire il mio
esempio in silenzio. Perché vuoi che ti svergogni?”
“Io sono povero.”
“No. Sei avaro e ladro. Vivi per il denaro e per l’usura.”
“Non ho mai prestato ad usura. Dio m’è testimone.”
“E non è usura questa, della più feroce, rubare a chi ha veramente bisogno? Va’. Pentiti. Perché Dio
ti perdoni.”
“Ti giuro...”
“Taci! Te lo comando! E’ detto: ‘Non giurare il falso’. Se non portassi rispetto alla tua canizie, tu
frugherei e nel seno troverei la borsa piena d’oro: il tuo vero cuore. Va’ via!”
Ma ormai il vecchietto, svergognato, vedendosi scoperto nel suo segreto, se ne va senza bisogno del
tuono che è nella voce di Gesù.
La folla lo minaccia e lo schermisce, lo insulta come ladro.
“Tacete! Se egli ha sbagliato, non vogliate voi pure sbagliare. Egli manca verso la sincerità: è un
disonesto. Voi insultandolo mancate alla carità. Al fratello che manca non va fatto insulto. Ognuno
ha il suo peccato. Nessuno è perfetto fuorché Dio. Ho dovuto svergognarlo perché non è lecito esser
ladri mai, e men che mai ladri coi poveri. Ma solo il Padre sa se di dover fare questo ho sofferto.
Voi pure abbiatene sofferenza, vedendo che un d’Israele manca alla Legge cercando di defraudare il povero e la vedova. Non siate cupidi. Il vostro tesoro sia l’anima, non il denaro. Non siate spergiuri.
Il vostro linguaggio sia schietto e onesto come le vostre azioni. La vita non è eterna e l’ora della
morte viene. Vivete in modo che nell’ora della morte la pace possa essere nel vostro spirito. La pace
di chi è vissuto da giusto. Andate alle vostre case...”
“Pietà, Signore! Questo mio figlio è muto per un demonio che lo vessa.”
“E questo mio fratello è simile ad una bestia immonda, e si avvolta nel fango e mangia escrementi.
A questo lo porta un maligno spirito e, non volendo, fa cose immonde.”
Gesù va verso il gruppo che lo implora. Alza le braccia e ordina: “Uscite da costoro. Lasciate a Dio
le creature sue.”
Fra urla e strepiti si guariscono i due infelici. Le donne che li conducevano, si prostrano
benedicendo.
“Andate alle case e siate riconoscenti a Dio. La pace a tutti. Andate.”
La folla se ne va commentando i fatti. I quattro discepoli si serrano al Maestro.
“Amici, in verità vi dico che in Israele sono tutti i peccati e i demoni vi hanno messo dimora. Né
sono uniche possessioni quelle che fanno mute le labbra e spingono a vivere da bruti, mangiando
lordure. Ma le più vere e numerose sono quelle che fanno muti i nostri cuori all’onestà e all’amore e
fanno dei cuori una sentina di vizi immondi. Oh! Padre mio!” Gesù si siede accasciato.
“Sei stanco, Maestro?”
“Non stanco, Giovanni mio. Ma desolato per lo stato dei cuori e per la poca volontà di emendarsi.
Io sono vento... ma l’uomo... l’uomo... Oh! Padre mio!”
“Maestro, io ti amo, noi tutti ti amiamo...”
“Lo so. Ma tanto pochi siete.... e il mio desiderio di salvare è tanto grande!”
Gesù ha abbracciato Giovanni e tiene il capo sul suo. E’ triste. Pietro, Andrea, Giacomo, attorno a
Lui, lo guardano con amore e tristezza.
E la visione cessa così.

l'evangelo come mi è stato rivelato
CAP 1
maria valtorta

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