martedì 10 marzo 2015

Mons. Comastri - erano le 10 di sera



ERANO LE 10 DI SERA
quando una cosa è vera
...uno si ricorda anche l'ora

“Io esisto per gridare” di Mons. Angelo Comastri
Nel mese di giugno dell’anno 2001 ho
avuto un incontro indimenticabile. Erano le
dieci di sera: avevamo appena terminato la
preghiera serale e la piazza del Santuario di
Loreto si animava di voci, di saluti, di sorrisi
e di “buona notte”. Mi accosto a una culletta,
ma non vedo un bambino bensì una
donna adulta, un piccolissimo corpo (58
centimetri!) con un volto splendidamente
sorridente. Tendo la mano per salutare, ma
l’ammalata con gentilezza mi risponde:
“Padre, non posso darle la mano, perché
potrebbe fratturarmi le dita: io soffro di
osteogenesi imperfetta e le mie ossa sono
fragilissime. Voglia scusarmi”.
Non c’era nulla da scusare. Rimasi affascinato
dalla serenità e dalla dolcezza dell’ammalata
e volevo sapere qualcosa di più
della sua vita. Mi prevenne e mi disse:
“Padre, sotto il cuscino della mia culla c’è
un piccolo diario. È la mia storia! Se ha
tempo, può leggerla”.
Presi i fogli e lessi il titolo: Felice di
vivere! I miei occhi tornarono a guardare
quel mistero di gioia crocifissa e domandai:
“Perché sei felice di vivere? Puoi anticiparmi qualcosa di quello che hai scritto?”.
Ecco la risposta che consegno a tanti educatori
e a tutti coloro che amano veramente e
lealmente i giovani: “Padre, lei vede le mie
condizioni… ma la cosa più triste è la mia
storia! Potrei intitolarla così: abbandono!
Eppure sono felice, perché ho capito qual è
la mia vocazione.
Io, per un disegno d’amore del Signore,
esisto per gridare a coloro che hanno salute:
“Non avete il diritto di tenerla per voi, la
dovete donare a chi non ce l’ha, altrimenti la
salute marcirà nell’egoismo e non vi darà
felicità”. Io esisto per gridare a coloro che
si annoiano: “le ore in cui voi vi annoiate…
mancano a qualcuno che ha bisogno di affetto,
di cure, di premure, di compagnia; se non
regalerete quelle ore, esse marciranno e non
vi daranno la felicità”.
Io esisto per gridare a coloro che vivono
di notte e corrono da una discoteca all’altra:
“Quelle notti, sappiatelo, mancano, drammaticamente
mancano a tanti ammalati, a tanti
anziani, a tante persone sole che aspettano
una mano che asciughi una lacreima: quelle
lacrime mancano anche a voi, perché esse
sono il seme della gioia vera! Regalate le
notti che ora sciupate inutilmente, altrimenti
esse saranno la tomba della vostra felicità”.
Io guardavo l’ammalata, che parlava
dal suo pulpito autorevole, il pulpito del
dolore! Non osavo commentare, perché
tutto era stupendamente e drammaticamente
vero. L’ammalata aggiunse: “Padre, non è
bella la mia vocazione?”. Risposi abbassando
la testa: ero d’accordo!
Mons. Angelo Comastri
(tratto da: Dio è amore)

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