martedì 20 gennaio 2015

VOGLIO VIVERE


Ancora una volta dall’Olanda ci giungono dati estremamente preoccupanti sull’eutanasia, in modo particolare su quella infantile.
Una relazione della Royal Dutch Medical Association olandese ci informa infatti che ogni anno circa 650 bambini vengono uccisi tramite eutanasia. La motivazione più comune è che la possibilità di morte imminente del neonato possa causare sofferenze e depressione nei genitori.
Per cui, invece di accoglierlo e accudirlo durante quelle poche ore di vita, lo si uccide subito!
Sono bambini che nascono con seri problemi fisici, bambini indesiderati, abbandonati nella rupe Tarpea olandese: secondo le decisioni mediche, si legge nel rapporto, "l'iniezione letale è autorizzata se la morte è inevitabile e il periodo di sofferenza è prolungato, causando così gravi sofferenze per i genitori".
Una condanna a morte frutto della cultura dello scarto alla quale ci stiamo ormai assuefacendo.
L'Olanda è stato il primo paese al mondo a legalizzare l'eutanasia nel 2002. Dal 2005 i medici che praticano l'eutanasia sui minori non sono più perseguibili legalmente se l'eutanasia stessa viene praticata secondo le linee mediche del cosiddetto protocollo di Groningen.
Secondo questo protocollo compilato nel 2004 dal dottor Eduard Verhgane, "i dottori devono risparmiare ai parenti l'abominio di vedere morire nella sofferenza i propri figli".
Ma il vero abominio rimane l’omicidio premeditato di un figlio per volere di un genitore e tutto sotto la protezione legale di uno Stato “democratico”.
Una domanda sorge perciò spontanea: oggi in Olanda, domani anche in Italia?
Un saluto cordiale,
Samuele Maniscalco
Responsabile Campagna Generazione Voglio Vivere

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