RADIO MARIA
Difendere i figli dal gender, presentata manifestazione a Roma
La maggioranza silenziosa degli italiani che non si identifica con l'ideologia gender diventi cittadinanza attiva. Questo l'auspicio del “comitato difendiamo i nostri figli" che oggi a Roma ha presentato la prossima manifestazione nazionale in programma il prossimo sabato 20 giugno alle 15,30 in piazza San Giovanni in Laterano per dire "no" a quella che il Papa ha definito "colonizzazione ideologica". Numerose le denunce da parte dei genitori di progetti nelle scuole ispirati ad un’ideologia omosessualista finalizzata a decostruire la differenza sessuale, l’umano e la famiglia. A seguire la conferenza c'era per noi, Paolo Ondarza:
Non un’adunata del mondo cattolico o di qualche movimento ecclesiale o associazione e neanche un nuovo "Family Day": quella del prossimo 20 giugno a Roma sarà una manifestazione della maggioranza silenziosa degli italiani. Il commento del portavoce del comitato promotore,alla Radio Vaticana: Massimo Gandolfini
R. – Cerchiamo di dare voce ad una larga piazza nazionale del nostro Paese, costituita da famiglie, che sono preoccupatissime da quanto sta avvenendo nelle scuole di ogni ordine e grado, con questa invasione dell’ideologia gender, attraverso dei percorsi e dei progetti di educazione all’affettività, alla sessualità, che in realtà sono dei veicoli attraverso i quali passa l’idea dell’indifferentismo sessuale. Noi riteniamo che questa strategia sia una strategia terribile, che distrugge innanzitutto il percorso evolutivo del bambino e, naturalmente, in secondo luogo, distrugge la famiglia.
D. – Il Papa per definire il gender ha parlato di “colonizzazione ideologica”…
R. – Noi ci siamo permessi di utilizzare delle bellissime, felicissime espressioni del Santo Padre. Una è quella della "colonizzazione ideologica": non si fa sperimentazione sui bambini; l’altra è "sbaglio della mente umana". Efficacissima forma di definire la ideologia di genere: uno sbaglio della mente umana. Vorremmo fare qualcosa per riportare le persone a ragionare in maniera razionale, pulita, semplice, libera dalle ideologie.
D. – Veniamo alla natura di questa manifestazione: si è formata dal basso, è partita dalle richieste di genitori allarmati…
R. – Esatto. Siamo abituati ad avere un comando, un invito che nasce dall’alto, invece questa volta è successo il contrario: si è partiti proprio dal basso! Molti di noi hanno fatto centinaia di conferenze sul territorio nazionale. La mia personale testimonianza ed esperienza è che la gente non sapeva nulla. Io uso sempre la metafora del sommergibile: non è una corazzata quella che ci viene addosso, è un sommergibile nucleare, che nessuno vede a pelo d’acqua, ma che sott’acqua è terribile. E questo è quello che stava accadendo. Allora, raccogliendo poi la preoccupazione, la sensazione di abbandono di queste famiglie, abbiamo pensato di costituire un comitato, direi quasi, organizzativo. Mettiamoci insieme e facciamo sentire la voce delle famiglie.
D. – Non è una “piazza” che vuole andare contro qualcuno…
R. – Esatto. Noi non stiamo facendo questa manifestazione contro le persone omosessuali o gay. Noi vogliamo costituire una “piazza” in cui le persone, le famiglie, possano farsi sentire. Parlando chiaro, infatti, le nostre famiglie sono totalmente oscurate nei grandi canali della comunicazione. C’è, invece, un appiattimento su tutte queste forme ideologiche, e allora speriamo che la popolazione italiana - ma in modo particolare anche coloro che poi nel Parlamento siedono e devono fare le leggi - sappia che il senso comune della gente non è quello orientato in senso ideologico gender, ma è quello della naturalità: un papà, una mamma che hanno il diritto – art. 30 della Costituzione e 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo – di allevare, di crescere, di educare i loro figli in base ai valori che loro sentono come prioritari.
D. – Proprio perché la spinta viene dal basso è difficile anche quantificare, immaginare quale sarà il risultato della piazza…
R. – E’ superfluo dire che stiamo lavorando perché la piazza sia gremita. Dare dei numeri è proprio impossibile, ovviamente, ma le assicuro che abbiamo trovato una sintonia enorme.
D. – Solo pochi giorni fa, intervenendo alla presentazione del portale web nazionale per i temi Lgbt, la vice presidente del Senato, Fedeli, che tra l’altro è la firmataria del disegno di legge sull’educazione di genere nelle scuole, ha parlato di grave ritardo dell’Italia su questi temi, quindi esortando a rincorrere gli altri Paesi, che, stando a questa metafora del ritardo, sono più avanti…
R. – Non è detto che tutto ciò che fa l’Europa sia la traduzione della verità in termini politici. L’Europa fa delle cose buone, ma fa anche delle cose pessime. Fra le cose pessime c’è sicuramente la propaganda di ordine gender nelle scuole. Per cui l’Italia dovrebbe sentirsi onorata di essere un Paese che ha il coraggio di alzare la testa, di alzare la voce, e di dire che a queste forme di traviamento, soprattutto della mentalità e della costruzione della personalità dei minori, noi non ci stiamo.
D. – Sono vari gli stimoli recepiti da questa piazza, pensiamo anche al ddl Cirinnà relativo alle unioni civili, il cui iter procede spedito...
R. – Noi ci muoviamo soprattutto sul terreno dell’educazione, cui però è strettamente correlato l’altro tema. E’ fuori discussione, infatti – ripeto – che se dovesse passare l’idea che ci sono modelli di famiglia – oggi si dice omogenitoriale – con due maschi o due femmine, è chiaro che poi i bambini nelle scuole verranno educati all’idea che può esistere una famiglia con due maschi e con due femmine. I due temi, quindi, sono molto correlati.
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