Non si placano le polemiche sulla sentenza di primo grado della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo che ingiunge all'Italia di riconoscere i «diritti fondamentali» dei conviventi omosessuali.
«Il governo Renzi - afferma in una nota il sociologo torinese Massimo Introvigne, presidente dei comitati Sì alla famiglia - ha l'obbligo morale, civile e politico di presentare appello alla Grande Camera e di coltivare seriamente l'appello, sulla base dell'esperienza di governi precedenti che, mobilitando accortamente anche alleanze internazionali, riuscirono a rovesciare in appello la sentenza di primo grado sul crocefisso nelle scuole. La sentenza sulle unioni gay si basa su grossolani errori di diritto e di fatto e su statistiche folcloristiche, come quella che dichiara senza sorridere come solo nell'Italia Centrale ci sarebbero un milione di omosessuali, e su sondaggi citati unilateralmente ignorandone altri di segno opposto».
«Non presentare e coltivare l'appello - conclude Introvigne - contro una sentenza che contiene rilievi offensivi sull'Italia e il suo Parlamento significherebbe che il dialogo a trecentosessanta gradi annunciato dal presidente Renzi su questi temi nei confronti di tutti gli italiani, compresi quelli che sono contrari al matrimonio e alle adozioni omosessuali sotto qualunque nome, è finito o forse non è mai cominciato. Le forze politiche che fanno parte del governo e sono a favore della famiglia dovrebbero trarne le conseguenze».
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