martedì 16 giugno 2015

7 abitudini di chi confida fermamente in Dio

7 abitudini di chi confida fermamente in Dio

7 abitudini di chi confida fermamente in DioLe persone che nutrono grande fiducia nel Signore sono accomunate da alcuni aspetti
Ho letto molte biografie e memorie di persone ispiratrici che hanno riposto la propria fiducia in Dio in maniera radicale. Dicendo “in maniera radicale” non voglio dire in modo imprudente, ma mi riferisco alla difficoltà, attualmente molto controcorrente, di riconoscere Dio al di sopra di tutte le aree della nostra vita. In libri come He Leadeth Me, God’s Smuggler, Mother Angelica, The Heavenly Man e The Shadow of His Wings, ho trovato storie reali di religiosi, consacrati e laici, uomini o donne che hanno confidato pienamente in Dio, e tutti hanno chiare similitudini nei loro approcci alla vita e al Signore.
Ho trovato affascinanti i punti in comune della vita di queste persone incredibili, che si sono affidate con tanta fiducia al Signore, e ho deciso di condividerli perché servano da ispirazione ad altri.
1. HANNO ACCETTATO LA SOFFERENZA
Una delle cose più potenti che ho letto in queste memorie è la storia di fratello Yun, nel libro The Heavenly Man (L’uomo celeste), in cui si racconta come sia stato perseguitato in Cina per il fatto di essere un predicatore. Dopo essere stato torturato per settimane, con scariche elettrice, fame, e chiodi conficcati sotto le sue unghie, venne gettato in una cella di un metro quadrato di larghezza e alta poco più di uno e venti, dove avrebbe dovuto rimanere per un tempo indefinito. Il giorno dopo essere stato posto in questa minuscola cella, si sentì mosso a pregare chiedendo una Bibbia, il che sembrava un’idea ridicola visto che in quel momento molta gente era in prigione proprio perché trovata in possesso di un testo del genere. Inspiegabilmente, la mattina dopo le guardie tirarono una Bibbia nella sua cella. Scrisse:
“Mi sono inginocchiato e ho pregato, ringraziando il Signore per il suo grande dono. Non potevo credere che il mio sogno fosse diventato realtà! A nessun prigioniero era permesso di avere una Bibbia o alcun libro di letteratura cristiana, ma stranamente Dio mi ha concesso una Bibbia! Attraverso questa azione, il Signore mi ha mostrato che indipendentemente dalle malvagità che quegli uomini pianificavano per me, Egli non mi aveva dimenticato e controllava la mia vita”.
Tra di noi, qualcuno meno santo avrebbe forse reagito in modo un po’ diverso in quella situazione. Se io fossi stata torturata e gettata in una cella simile a una bara, la mia reazione ricevendo una Bibbia sarebbe stata più simile a questa: “Grazie per la Bibbia, Signore, ma POTREMMO FARE QUALCOSA PER TIRARMI PRIMA FUORI DA QUESTA CASSA?!”. Non avrei neanche considerato la Bibbia una risposta alle mie preghiere, in primo luogo perché la mia preghiera principale – ridurre la mia sofferenza fisica – continuava a non ottenere risposta.
Quello che tuttavia verifico di continuo in persone come fratello Yun è che hanno ben chiaro che soffrire non è il male peggiore di tutti. Lo è il peccato. Ovviamente preferirebbero non soffrire, ma questo è molto più in basso nella loro lista di priorità che nella nostra. Si concentrano molto più sul non peccare che sul non soffrire. Sono completamente indirizzati a portare se stessi e altri in cielo. Nel caso di fratello Yun, ha visto nella risposta a quella preghiera che Dio gli permetteva di crescere spiritualmente e di predicare ai suoi carcerieri, e così le circostanze di sofferenza e scomodità sono diventate quasi irrilevanti per lui.
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2. ACCETTANO L’INEVITABILITÀ DELLA MORTE
Come nel caso precedente, la gente che ripone una fiducia totale in Dio può farlo solo con una visione del mondo concentrata sul Cielo. Queste persone pensano in termini di eternità, non di anni di calendario. Il loro obiettivo non è massimizzare i propri anni sulla terra, ma riuscire a portare se stessi e tanti altri in cielo. E se Dio vuole ridurre il loro tempo di vita a questo scopo lo accettano. Il libro The Shadow of His Wings (L’ombra delle sue ali) è pieno delle straordinarie storie delle miracolose fughe dalla morte di padre Goldmann durante la II Guerra Mondiale, il che ci fa chiedere: “Cosa succede a tutta la gente che non è sfuggita alla morte?” Padre Goldmann risponderebbe probabilmente dicendo che il fatto che Dio lo abbia salvato dalla morte non era la benedizione in sé – dopo tutto, ciascuno di noi alla fine morirà –, perché la benedizione era salvarlo dalla morte perché potesse continuare la sua missione di portare il Vangelo ai nazisti. Alla fine è morto mentre costruiva una chiesa in Giappone, e sicuramente avrà accettato che Dio abbia tratto qualche bene dalla sua morte.
3. HANNO APPUNTAMENTI QUOTIDIANI CON DIO
Non ho mai sentito di una persona che abbia una profonda e salda fiducia nel Signore e non si prenda un momento personale per concentrarsi sulla preghiera quotidiana. Sia nei libri che ho letto che nella vita reale, ho notato che questo tipo di persone passa almeno alcuni momenti – e se le circostanze lo permettono anche una o due ore – centrato solo nella preghiera, tutti i giorni. La preghiera tende anche ad essere la prima cosa che queste persone fanno al mattino, concentrandosi su Cristo prima di qualsiasi altra cosa.
4. DURANTE LA PREGHIERA, ASCOLTANO PIÙ DI QUANTO PARLANO
In precedenza ho scritto dello stupore che mi suscita il fatto che la gente che ha più fiducia in Dio sembri ricevere più risposte alle sue preghiere della maggior parte di noi. Ho ascoltato storie di gente che chiede qualcosa di specifico e poi lo riceve; inizio allora a chiedermi se hanno problemi psicologici o se sono graditi a Dio un po’ più di noi. La verità è che ho notato che non chiedono cose qualsiasi, ma le loro idee su cosa dovrebbero chiedere provengono direttamente dallo Spirito Santo, visto che trascorrono molto tempo ogni giorno cercando la volontà di Dio nella propria vita.
Prenderò come esempio la storia pubblicata nella biografia della famosa Madre Angelica del canale cattolico EWTN. Un giorno bussò alla sua porta un impiegato della compagnia satellitare chiedendo il pagamento di 600 dollari. Se non avesse pagato avrebbe dovuto restituire l’antenna parabolica, e questo avrebbe distrutto i progetti della nuova emittente. Madre Angelica corse in cappella a pregare, e all’improvviso uno sconosciuto si offrì di donare 600 dollari. La sua preghiera non ha avuto una risposta rapida per il suo interesse personale per il canale o perché era una cosa che lei voleva davvero, ma perché ha saputo distinguere correttamente il progetto di Dio che voleva che avviasse una nuova realtà televisiva.
5. LIMITANO LE DISTRAZIONI
Tra tutte le storie straordinarie contenute nel libro God’s Smuggler (Il contrabbandiere di Dio), una delle parti che mi hanno più colpito è l’epilogo, in cui l’autore parla di come il lavoro di fratello Andrew continui nel XXI secolo:
“Non prenderò neanche in considerazione una di quelle mostruosità di chiamate in attesa, che interrompono una conversazione telefonica per annunciarne un’altra”. La tecnologia, diceva Andrew, ci rende troppo accessibili alle richieste del momento. “La nostra priorità numero uno dovrebbe essere ascoltare con pazienza e in silenzio la voce di Dio”.
“Troppo accessibili alle richieste del momento”. Questa frase mi ha risuonato dal momento in cui l’ho letta. Amo la tecnologia, ma questa comporta la grande tentazione di sentire un aumento nell’urgenza della nostra vita: Ho bisogno di rispondere a quell’e-mail! Rispondere a quel commento su Facebook! Ritwittare quel tweet! Leggere quel messaggio diretto! Ascoltare quel messaggio vocale! Nell’era della connessione, siamo costantemente bombardati da richieste che richiedono – o sembrano richiedere – la nostra attenzione costante. I periodi di silenzio in cui possiamo coltivare la tranquillità interiore e aspettare i sussurri dello Spirito Santo nella nostra vita sono sempre più rari.
Una delle cose che tutte queste persone condividono è la scarsa pressione per tutte queste false urgenze. È difficile immaginare che padre Ciszeck dia i suoi punti di vista su Dio che condivide nel suo libro He Leadeth Me (Egli mi guida) mentre il suo iPhone vibra ogni pochi minuti, o fratello Yun che osserva la sottile bellezza del progetto di Dio in mezzo a una persecuzione mentre tiene il suo Twitter aggiornato minuto per minuto.
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6. SOTTOPONGONO IL LORO DISCERNIMENTO SPIRITUALE AD ALTRI
Le persone che osservano costantemente il modo in cui Dio opera nelle loro vite, notano che spesso Egli parla attraverso compagni di fede, membri della famiglia e del clero. Se essi discernono che Dio li sta chiamando a qualcosa, soprattutto se si tratta di qualcosa di grande, chiedono ad altri cristiani di loro fiducia di pregare per la questione per vedere se anche loro discernono la stessa chiamata del Signore. E quando altri li avvertono di non seguire certe vie – soprattutto se si tratta del loro coniuge, del confessore o del direttore spirituale –, prendono questi consigli molto sul serio.
7. OFFRONO UN’OBBEDIENZA COMPLETA E INCONDIZIONATA AL SIGNORE
Uno dei miei passi preferiti del libro God’s Smuggler è quello in cui fratello Andrew riceve la visita di un uomo di nome Karl de Graaf, che faceva parte di un gruppo di preghiera in cui le persone pregavano per molto tempo, ma soprattutto ascoltavano in silenzio.
“Mi sono avvicinato al vestibolo e lì c’era Karl de Graaf. “Ciao”, dissi sorpreso.
“Ciao, Andy. Sai guidare?”
“Guidare?”
“Un’automobile”
“No”, dissi. “Non lo so fare”
“Ieri durante la preghiera abbiamo ricevuto una parola del Signore su di te. È importante che impari a guidare”.
“Per quale motivo?”, chiesi. “Sicuramente non avrò mai una macchina mia”
“Andrew”, disse il signor de Graaf pazientemente, come se si rivolgesse a qualcuno con difficoltà di apprendimento, “non sto argomentando sulla logica del caso, ti sto solo trasmettendo il messaggio”.
Malgrado l’indecisione iniziale, fratello Andrew riuscì a distinguere la chiamata del Signore in quel messaggio, e imparò a guidare. Sembrava una completa perdita di tempo, uno spreco illogico delle sue risorse, ma obbedì alla chiamata del Signore. Dopo aver preso la patente, saper guidare risultò fondamentale per il futuro della sua missione, che portò la parola del Vangelo a migliaia di persone nel blocco comunista europeo.
Mi piace pensare alla risposta che il signor de Graaf diede a fratello Andrew quando questi lo interrogò sul significato dello strano messaggio del Signore: “Questa è l’emozione dell’obbedienza”, gli disse, “scoprire dopo qual era il progetto nella mente di Dio”.
Ovviamente non possiamo accostarci di più a Dio imitando le azioni di altri, ma possiamo trovare esempi come questi che ci aiutino a riflettere sul nostro progresso spirituale. Spero che vi siano serviti come sono serviti a me.
A cura di Redazione Papaboys fonte Aleteia 
Art. originale su pildorasdefe.net (trad. dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti)

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