“Davvero tutto è buono e splendido perché tutto è verità”. I fratelli Karamazov Fedor Dostoevskij
lunedì 6 gennaio 2014
LA PECORA NERA
C'era una volta una pecora diversa da tutte le altre. Le pecore, si sa, sono bianche;
lei invece era nera, nera come la pece. Quando passava per i campi tutti la
deridevano, perché in un gregge tutto bianco spiccava come una macchia di
inchiostro su un lenzuolo bianco: "Guarda una pecora nera! Che animale
originale; chi crede mai di essere?". Anche le compagne pecore le gridavano
dietro: "Pecora sbagliata, non sai che le pecore devono essere tutte uguali, tutte
avvolte di bianca lana?". La pecora nera non ne poteva più, quelle parole erano
come pietre e non riusciva a digerirle.
E così decise di uscire dal gregge e andarsene sui monti, da sola: almeno là
avrebbe potuto brucare in pace e riposarsi all'ombra dei pini.
Ma nemmeno in montagna trovò pace. "Che vivere è questo? Sempre da sola!", si
diceva dopo che il sole tramontava e la notte arrivava.
Una sera, con la faccia tutta piena di lacrime, vide lontano una grotta illuminata
da una debole luce. "Dormirò là dentro", pensò, e si mise a correre. Correva come
se qualcuno la attirasse. "Chi sei?", le domandò una voce appena fu entrata.
"Sono una pecora che nessuno vuole: una pecora nera! Mi hanno buttata fuori dei
gregge". "La stessa cosa è capitata a noi! Anche per noi non c'era posto con gli
altri nell'albergo. Abbiamo dovuto ripararci qui, io Giuseppe e mia moglie Maria.
Proprio qui ci è nato un bel bambino. Eccolo!".
La pecora nera era piena di gioia. Prima di tutte le altre poteva vedere il piccolo
Gesù. "Avrà freddo; lasciate che mi metta vicino per riscaldarlo!".
Maria e Giuseppe risposero con un sorriso. La pecora si avvicinò stretta stretta al
bambino e lo accarezzò con la sua lana. Gesù si svegliò e le bisbigliò nell'orecchio:
"Proprio per questo sono venuto: per le pecore smarrite!". La pecora si mise a
belare di felicità. Dal cielo gli angeli intonarono il "Gloria".
TRATTO DA NOVENA DI NATALE
4° GIORNO 19 DICEMBRE
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