A scuola insegnano che la Cina è oggi una delle nuove potenze economiche mondiali emergenti. E fin qui tutto ok. A scuola ci insegnano anche che è bene che la Cina si faccia avanti e che vada così a superare lo Stato che, da più di un secolo, occupa il primo posto in questo campo: gli Stati Uniti. E qui non siamo più tanto d’accordo. Non si vuol certamente fare in questa sede una difesa dell’economia americana e del suo lifestyle, che senza dubbio potrebbero meritare innumerevoli critiche.
Eppure vien da sperare che (della serie: “tra due mali è meglio scegliere quello minore”) la Cina non riesca nel suo intento di superare gli Usa. Perché? Quando all’inizio del 1900 gli Stati Uniti si imposero economicamente, di fatto imposero anche la loro concezione di lavoro. Sì, è proprio questo il punto: la concezione del lavoro. I ritmi lavorativi che condividiamo adesso in Occidente sono ancora “a misura d’uomo”. L’affermazione in campo economico della Cina significherebbe l’imposizione di un nuovo standard lavorativo: il modello cinese.Ecco che allora il lavoro perderebbe la sua umanità: non sarebbe quindi più a misura d’uomo. Questo lo vediamo bene ogni giorno: basta osservare i negozi che ci propongono questo modello con le loro aperture no-stop, orari continuati, aperture domenicali, nessuna osservanza delle festività.
Non è questo un problema che deve interessare solo noi in quanto cristiani (e quindi aventi una particolare visione del lavoro), al contrario riguarda ogni uomo, perché per ciascuno, da sempre, è necessario lavorare e quindi ciascuno è chiamato a mettersi in relazione con il mondo del lavoro. Un mondo lavorativo disumano non può produrre altro che la disumanizzazione dell’uomo stesso.
Anonimo.
TRATTO DA
http://www.cuoredeuropa.it/china-work-style/