venerdì 6 giugno 2014

il mio cammino è un cammino verso la vita


La promessa che abbiamo ricevuto

Quel che so sul Paradiso mi è stato mostrato da chi si è preparato ad andarci.
Il Paradiso è un posto dove incontreremo i nostri santi.
Penso a Marisa, una simpatica vecchina che ho conosciuto in Canada, dove alla nostra casa era affidata una parrocchia italiana. Marisa era emigrata tanti anni prima e ormai era sola e ammalata. Non faceva altro che parlare della «sua Madonnina», la sua stabile compagna. A volte, alla fine della messa, si cantava Andrò a vederla un dì, un bellissimo canto mariano che parla del cielo e dell’incontro che là avverrà con Maria. A Marisa piaceva molto, anzi, lei proprio lo viveva. Ogni volta che veniva intonato, alle parole «andrò a vederla…» si sentiva, dal fondo della chiesa, un forte e spontaneo «Magari!». Era sempre Marisa che non tratteneva la gioia al pensiero che un giorno sarebbe andata a stare con la «sua Madonnina».
Il Paradiso è un posto dove potremo veramente aiutare chi amiamo.
Me lo diceva sempre il signor Pedro. Quando ero in Cile lo andavo a trovare ogni sabato, nella sua casetta povera di Puente Alto, in periferia di Santiago. Lui era sempre là, bloccato nel suo letto dalla malattia. Pedro era stato un gran lavoratore e ora soffriva soprattutto per la sua inattività. Vedeva che sua moglie, sua figlia e i suoi nipoti vivevano nella povertà e non c’era un uomo a guidare la casa. Avrebbe voluto fare tante cose e invece doveva stare lì, allettato, a chiedere aiuto per ogni cosa. Aveva però una grande certezza. «Il Signore mi sta chiamando – mi diceva – e presto potrò davvero aiutare la mia famiglia, perché io li conosco bene e dirò a Dio ciò di cui hanno bisogno». Da allora penso ai miei nonni e ai miei amici che sono in cielo come coloro che mi conoscono bene e sanno cosa chiedere a Dio. È vero ciò che diceva santa Teresina di Lisieux: «Esiste un cielo, e questo cielo è popolato di anime che mi amano, che mi guardano come loro figlia».
Il Paradiso è un grido del nostro cuore.
In noi c’è qualcosa del cielo, un seme della vita eterna. Me lo disse una volta la mia amica Marta. Era ammalata di un tumore che la avrebbe portata alla morte pochi mesi dopo, a 27 anni. Un giorno al telefono mi raccontò stupita di come, dentro a tutti i dolori e le fatiche della malattia, viveva una profonda certezza: «Il mio è un cammino verso la vita, ne sono sicura». È vero. Il nostro è un cammino verso la vita vera. Ogni azione chiede il Paradiso, chiede che tutto sia eterno e pieno di senso. Che tutto sia unito. In noi c’è una sorta di nostalgia del Paradiso, perché tutto in noi grida una vita senza fine.
Il Paradiso è una promessa ricevuta.
Tempo fa parlavo con un caro amico ateo. Mi diceva in modo provocatorio: «Ma cos’è il Paradiso in fondo, se non una convinzione per consolarsi? Come ti sei convinto tu?». Mi ha raggelato. Il Paradiso non è una convinzione. Una convinzione non sostiene nelle ultime ore, svanisce davanti alla morte. Il signor Pedro, la signora Marisa e Marta non erano convinti, erano certi. Il Paradiso non è una convinzione, è una promessa che abbiamo ricevuto. Allora la vera domanda non è come convincersi del Paradiso, ma chi è Colui che ce lo promette.



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