ESSERE CON L’ALTRO
di Vincent Nagle
Boston, 27 luglio 2003
Rachel era sola perché non c’era più nulla da fare per
lei. Gridava in preda alla disperazione, perciò l’avevano
messa in isolamento. Non si riusciva a controllare il
dolore. Specialmente nei reparti dove ci sono molti
pazienti in cura, se per qualcuno di loro non c’è più nulla
da fare, non si risponde più. Le infermiere sono eccellenti
e generose, fanno qualsiasi cosa che ritengono
possa aiutare, ma quando aiutare non è più possibile,
preferiscono non essere presenti. Si trovano a disagio.
Sentivo qualcuno urlare, per cui seguii il suono della
sua voce. Non sapevo che fare, avevo in mente solo una
parola: condivisione.
Penso sempre che Gesù è venuto a soffrire insieme a
noi. Non ha cancellato la sofferenza dell’uomo alla sua
destra, o di quello a sinistra, o di sua madre, o degli apostoli.
Non l’ha fatto. Talvolta lo desideri, ma poi capisci
che non l’ha fatto perché ci ama e vuole che si compia
la nostra vocazione. Non vuole togliere a nessuno la propria
vocazione.
Entrai e chiusi la porta. Caddi in ginocchio e cominciai
a gridare insieme a lei. Lei gridava: «O Dio!», e
anch’io gridavo: «O Dio, aiutala! Aiutala!».
Almeno così poteva sentire che qualcuno stava pregando
con lei. Stetti là a lungo, non so quanto, e ad un
certo punto lei smise di urlare «Perché, Dio? Perché?
Basta, basta!» e cominciò a dire «Te lo offro, te lo offro, te
lo offro!». È morta così.
Negli attimi estremi della sua vita la disperazione si
era mutata in speranza.
Vincent
DA FRATERNITA' E MISSIONE AGOSTO 2010
ste
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