Tengo la direttrice e vengo a patti con i miei principi?
mi affido a Dio,
come un bambino nella mano della mamma ??
Stai alla luce di Dio, qualsiasi altra luce è meno bella.
La pace su questa terra la trovi solo sulla strada del bene
del bello e della verità
mel dubbio ogni mio ragionamento
...e' sempre troppo umano rispetto alla logica di Dio
...a volte vuole un affidamento totale
...in Santa Faustina Kowalska
...alle anime che confidano illimitatamente in me'
io do illimitatamente
Padre Aldo ha fatto cosi'
...non si e' affievolito il suo impeto originario
ecco quello che e' accaduto...
raccontato con le parole sue
Tutto quello che è normale per le persone innamorate di Cristo,
è “anormale” non solo per il mondo
ma anche per “certi” uomini di Chiesa,
certi pastori che non hanno saputo riconoscere
nell’opera del santo l’azione di Dio.
La storia è piena di questi esempi. Ma nel tempo è sempre la verità a vincere.
Certamente perché questa vittoria si realizzi, è necessario,
come san Giovanni di Dio ci insegna, che il testimone debba essere completamente
consacrato alla Provvidenza Divina.
Eppure dentro questa posizione
non viene risparmiata alla persona l’esperienza dell’angoscia o della tristezza.
Ad esempio, san Giovanni di fronte a tanti poveri sofferenti
non riusciva a dare a tutti almeno un piatto di minestra.
Quanto più la vita coincide con Cristo, quanto più uno è afferrato da Cristo,
tanto più ogni dolore che si scopre nell’altro diventa suo.
È quello che sperimento qui ogni giorno, nel mio paese.
Non appena esco da casa, trovo sempre qualcuno che “chiede”.
E il numero cresce ogni giorno,
al punto che è diventata un’abitudine per tanti,
quando trovano un povero, dire:
«Vai a San Rafael e chiedi di padre Aldo».
Molte volte davanti a questa “processione” provo un certo fastidio
perché vedo la mia impotenza di fronte alle pretese che i poveri hanno.
Ma subito mi viene alla mente il capitolo 25 di Matteo:
«Avevo fame e sete…» e la mia posizione cambia.
Diamo loro quello che abbiamo fino a esaurire le riserve di cibo.
Allora qualcuno mi dice: «Padre, ci sono persone che ti imbrogliano».
La mia risposta è molto semplice:
«Che qualcuno mi inganni non mi preoccupa,
mentre mi preoccuperei se io non rispondessi “sì” a Gesù che mi chiede.
Ognuno dovrà rendere conto del proprio operato al Signore».
Non ci sbagliamo mai quando il nostro sguardo è fisso in Gesù che si avvicina in quanti,
perfino nei bugiardi, ci chiedono aiuto.
Una delle battaglie più dure che ho avuto in ospedale
è stata quella con un responsabile medico che imponeva, per il ricovero,
il rispetto del protocollo del ministero.
Cioè, se non era chiara la diagnosi di quello che un paziente aveva,
non poteva essere accettato. Una posizione completamente contraria al carisma dell’ospedale,
secondo il quale qualsiasi povero che troviamo per strada,
senza se e senza ma, deve essere accolto, lavato, nutrito e provvisto di tutto quanto necessita;
è Cristo e soltanto dopo si valutano i dettagli e, se le condizioni lo esigono,
si trasporta all’ospedale più adeguato.
È stata una lotta dura, fino al punto che ho dovuto indicare suor Sonia,
e non i medici o gli assistenti sociali, c
ome riferimento ultimo di decisione per l’ammissione della persone malata.
È avvenuto un cambiamento radicale con il ritorno al carisma
per il quale Dio ha usato me e Paolino per la costruzione di queste opere,
guidati dallo stesso criterio.
Purtroppo la direttrice sanitaria ha dato le dimissioni
e io le ho accettate nella certezza che la Provvidenza mi avrebbe inviato una persona c
on una posizione consona a questo carisma.
Dopo alcuni giorni, il presidente della Fondazione,
responsabile di tutte le opere, mi ha detto che
la responsabile della pianificazione del ministero della Salute,
il 31 gennaio sarebbe andata in pensione e che sarebbe stata felice di lavorare con noi.
Una donna appassionata a Gesù che è stata anche ministro della Salute durante il governo di Cubas.
Mi sono reso conto che ancora una volta la Provvidenza veniva in mio aiuto.
Da un mese è la nuova direttrice e la sua presenza sta suscitando un’impressione positiva in tutti.
È bello vederla inginocchiarsi davanti al malato, del quale vuole conoscere tutto.
E dei lavoratori vuole sapere quali sono le difficoltà.
Per tutti è stato un regalo e una sorpresa, perché è difficile trovare medici così.
Il povero, il malato, qualunque persona, non ha bisogno di parole, ma di un abbraccio.
D’altronde la mia vita è cambiata per l’abbraccio del Servo di Dio Luigi Giussani.
Ma questo abbraccio che è all’origine della resurrezione dell’io e di ogni opera,
necessita che il mio sguardo non rimanga mai fisso sulle opere ma alla sua origine.
Don Giussani diceva: «È, se opera».
paldo.trento@gmail.com
stralcio da quotidiano tempi online
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