lunedì 2 giugno 2014

IL CREDENTE CHI E'?

 
 



PRESENTE
Credente non è chi ha creduto una volta per tutte,
ma chi, in obbedienza al participio presente del verbo,
rinnova il suo credo continuamente.

Erri de Luca
 
La riflessione
Quando Chateaubriand raccontava, nella sua opera più celebre,
Il genio del cristianesimo (1802), la sua conversione usava semplicemente due verbi:
 «ho pianto e ho creduto».
 
Certo, c'è la via di Damasco per san Paolo e per molti;
ma questa epifania folgorante dev'essere solo un inizio, a
ltrimenti si trasforma in un mero evento spettacolare o taumaturgico.
Ha, quindi, ragione Erri De Luca,
quando definisce l'autentico credente.
Emblematico è appunto il participio presente
che incarna una continuità e non un atto singolo.

Quando Elisabetta saluta Maria, la madre di Gesù
venuta in visita nella sua casa, la interpella così: «Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore» (Luca 1,45). Ebbene, se noi esaminiamo l'originale greco, scopriamo un participio che indica uno stato permanente:
«Beata la credente!». 
 credere non è tanto un atto eroico ed eccezionale,
compiuto una volta per sempre;
è, invece, una scelta quotidiana,
coi colori dell'ordinario e persino della paziente fedeltà.
Ne sa appunto qualcosa Maria che deve seguire suo figlio
prima nel grigiore dei giorni nascosti
e sempre uguali di Nazaret e poi in mezzo alla folla che lo segue,
fino a raggiungerlo sulla vetta della prova e del distacco,
nell'addio struggente del Calvario.
Maria è credente nel cuore e nelle opere
anche quando s'inerpica verso la casa di Elisabetta per esserle accanto,
mentre la parente compie la gestazione faticosa del figlio Giovanni.


la parola.it
(Testo tratto da: G. Ravasi, Le parole del mattino, Mondadori)

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