PRESENTE
Credente non è chi ha creduto una volta per tutte,
ma chi, in
obbedienza al participio presente del verbo,
rinnova il suo
credo continuamente.
Erri de Luca
Erri de Luca
La
riflessione
Quando Chateaubriand raccontava, nella sua opera più celebre,
Quando Chateaubriand raccontava, nella sua opera più celebre,
Il genio del
cristianesimo (1802), la sua conversione usava semplicemente due verbi:
«ho pianto e ho
creduto».
Certo, c'è la via
di Damasco per san Paolo e per molti;
ma questa epifania
folgorante dev'essere solo un inizio, a
ltrimenti si
trasforma in un mero evento spettacolare o taumaturgico.
Ha, quindi,
ragione Erri De Luca,
quando definisce
l'autentico credente.
Emblematico è
appunto il participio presente
che incarna una
continuità e non un atto singolo.
Quando Elisabetta saluta Maria, la madre di Gesù
Quando Elisabetta saluta Maria, la madre di Gesù
venuta in visita
nella sua casa, la interpella così: «Beata colei che ha creduto nell'adempimento
delle parole del Signore» (Luca 1,45). Ebbene, se noi esaminiamo l'originale
greco, scopriamo un participio che indica uno stato permanente:
«Beata la
credente!».
credere non è
tanto un atto eroico ed eccezionale,
compiuto una volta
per sempre;
è, invece, una
scelta quotidiana,
coi colori
dell'ordinario e persino della paziente fedeltà.
Ne sa appunto
qualcosa Maria che deve seguire suo figlio
prima nel grigiore
dei giorni nascosti
e sempre uguali di
Nazaret e poi in mezzo alla folla che lo segue,
fino a
raggiungerlo sulla vetta della prova e del distacco,
nell'addio
struggente del Calvario.
Maria è credente
nel cuore e nelle opere
anche quando
s'inerpica verso la casa di Elisabetta per esserle accanto,
mentre la parente
compie la gestazione faticosa del figlio Giovanni.
la parola.it
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(Testo tratto da:
G. Ravasi, Le parole del mattino, Mondadori)
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