3. Il padre Daniele raccontò che a Babilonia
la figlia di un alto funzionario era posseduta dal
demonio.
Suo padre era molto amico di un monaco, che gli disse:
«Nessuno può curare la tua figliola se non quegli
anacoreti che conosco.
Ma, se li inviti a venire, non verranno per umiltà.
Facciamo così: quando vengono al mercato,
fingete di volere comperare la loro merce.
E, quando vengono per riscuoterne il prezzo,
diciamo loro di pregare e credo che guarirà».
Andarono al mercato e trovarono un discepolo
dei padri seduto a vendere la sua merce,
e lo fecero venire a portare i suoi canestri e a
ritirare il denaro.
Quando il monaco entrò in casa,
l’indemoniata gli andò incontro e gli diede uno schiaffo
[1].
Egli porse anche l’altra guancia, secondo il precetto
del Signore [2].
Il demonio ne fu tormentato e gridò:
«Ahimè, il comando di Gesù mi caccia con violenza!».
E subito la fanciulla fu mondata [3].
Quando i padri giunsero, venne loro riferito l’accaduto.
Ne glorificarono Dio dicendo:
«Accade sempre così alla superbia del diavolo,
di cadere di fronte all’umiltà del precetto di Cristo»
(153c-156a; PJ XV, 14).
Vita e detti dei padri del deserto
editrice città nuova
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