L’esperienza di un viaggio che ti cambia
Quando l’aereo è decollato alla volta di Madrid non sapevo
bene cosa mi sarebbe capitato. Sapevo che il Cammino di Santiago è un’esperienza
secolare, un pellegrinaggio di quasi 800 km, dai confini della Francia a
Santiago de Compostela sulla punta nord occidentale della Spagna. Sapevo che,
proprio mentre io stavo partendo, migliaia di persone erano già in cammino verso
il santuario che custodisce le spoglie dell’apostolo Giacomo. E sapevo che di
quelle persone io non conoscevo nessuno.
“Parti da sola”
La cosa un po’ mi preoccupava, ma Silvia, mia cognata, che
già aveva fatto questa esperienza anni prima mi aveva suggerito di farla così:
“Parti da sola, è meglio. L’esperienza del Cammino è particolare, lo vedrai tu
stessa. Se parti in gruppo rischi di disperderti e perdere il senso profondo del
viaggio”. Ed è così che mi ritrovo sull’aereo. Uno zaino di 5 kg sulle spalle
con dentro praticamente niente, e inizia la mia avventura.
Il Cammino ufficiale parte in Francia, ma ci vogliono 30
giorni per farlo tutto; io ne ho solo dieci o poco più e così decido di partire
da Leon, a 320 km da Santiago. Lì trovo il Monastero Benedettino di Santa Maria
de Carbajal, dove posso recuperare la Credenziale, un cartoncino pieghevole da
cui dipende la possibilità di trovare ospitalità nei centinaia di albergue
disseminati sul Cammino Francese: in ogni albergue, chiesa o anche bar che il
pellegrino trova sul cammino è possibile trovare un timbro con cui bisogna
marcare la propria credenziale. è la prova che sei veramente un pellegrino e in
quanto tale puoi essere ospitato negli albergue con una piccola offerta e alla
fine del cammino ricevere presso l’Ufficio del Pellegrino in Santiago la tanto
desiderata Compostela.
Il primo giorno
Non scorderò mai il mio primo giorno di Cammino. La sera
prima avevo studiato il percorso sulla mia guida: mi spiegava che la strada per
Santiago è ben segnata e riconoscibile. Sull’asfalto, sui muri e le staccionate
si trovano delle frecce gialle che indicano la direzione da prendere. “Segui
sempre la freccia gialla”, mi dico, quando alle 6 del mattino mi preparo ad
uscire. Fuori è tutto buio e io sento un po’ di paura; soprattutto quando scopro
che nella città di Leon di frecce gialle non c’è n’è. Ci sono conchiglie bronzee
– la famosa concha simbolo del Cammino – incastonate nella pavimentazione della
città. Belle ma difficili da notare per una novellina come me.
Decido allora di affidarmi al buon Dio e seguire il primo
pellegrino che esce dal monastero. Ed eccolo che arriva. Gli lascio qualche
secondo di vantaggio e poi inizio a camminare. La città dorme ancora, illuminata
dai lampioni. Intorno a me il silenzio, dentro il cuore una grande
pace.
Il Cammino è un po’ come la vita. è impossibile non
riconoscere la metafora. Parti solo e cammini alla volta di Santiago, che è un
po’ immagine del Cielo. E ogni giorno è uguale all’altro. E non c’è giorno
uguale all’altro. è vero, ogni mattina ti alzi all’alba, zaino in spalla e
cammini seguendo le frecce gialle fino alla tappa successiva; ma pur facendo le
stesse identiche cose, ogni giorno è assolutamente unico per le persone che
incontri, le esperienze che vivi, le difficoltà, la fatica, le soddisfazioni.
Come nella vita. E ti porti il tuo zaino in spalla, le tue poche certezze, che
meno sono e meglio è. Perché quando hai bisogno non è quello che hai nello zaino
che conta, ma chi hai vicino: il tuo compagno di cammino, le relazioni che hai
saputo costruire intorno a te.
Letizia Capezzali
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