lunedì 5 agosto 2013

2 gruppi di storie una ...che proprio non mi piace...ed una bellissima entrambi parlano di bimbi

Coppia di crema ha portato un bimbo dall'Ucraina
mediante utero in affitto o altra procedura ,
scopre che il DNA non è quello del marito,
ma è stato usato altro materiale genetico ,
la coppia assieme ad altre vuole ricorrere
per riavere indietro i soldi e rendere il bimbo
...come se fosse merce avariata.

in India ci sono contratti che prevedono
clausole sempre piu complicate
...i bimbi non devono essere malati
...altrimenti vengono rigettati
...ci sono centri in cui vengono messe le mamme...cioe' quelle biologiche
vengono messe in strutture isolate dal mondo
e dai parenti, cosi sono sicuri che non bevano, non si droghino,non ci ripensino
e cerchino di tenerlo

...c'e il caso di un bimbo arrivato sieropositivo
...la coppia non lo vuole
...lei lo ha pagato sano
...e cosa ne facciamo??

i cittadini francesi hanno avuto dei problemi
quelli che sono andati in ucraina
al rientro la stessa ambasciata Francese li respingeva
non perche' era superiore a quella di altri stati
ma per il semplice fatto che si considera cittadino Francese
solo chi e' nato in Francia

a differenza di quella Italiani che segue la persona
indipendentemente da dove si trovi

Da radio Maria Roberto agnoli ieri domenica sera.
4 AGOSTO 2013

Questa stessa procedura
...non in Italia perché è vietato

in un centro americano ha IL 50% clienti coppie uomo-uomo.

Il secondo bimbo del cantante inglese
che ha 72 anni di cui non ricordo il nome... forse e' Elton John
è un mix di seme tra il suo e quello di suo marito
...sembra un incubo ma è realtà.

L'egoismo della persona,
o meglio il suo capriccio
sia donna che uomo
si ripercuote sul piu indifeso ...il bimbo.


Tra 10 anni ci sarà un utero artificiale
in Giappone sono gia arrivati a tre mesi
una gravidanza di una capretta.

Chi avrà il potere della creazione,
avrà cosa ?
Non Saprei ma questi figli che diritti avranno ?
Saranno cosa ?
proprieta' di chi li ha creati?
Per cosa saranno usati ?

E se io nascessi tra 40 anni sarò considerato un bimbo o una cosa ?
...il potere della vita...cosa creera'?...schiavi

Intanto in tempo record questa settimana
alla camera potrebbe essere approvata la legge sull'omofobia.

Per fortuna che dalla parte dell'uomo c'è
... Una cosa talmente grande che sono curioso
di sapere cosa tirerà fuori dal cappello questa volta

...quella cosa si chiama spirito santo,
è inutile che l'uomo si agiti tanto.

Questo è un diritto non negoziabile.

Ed io sto dalla parte
...della roccia
...quella non si muove
...mai

ecco la parte bella della vita...finalmente
cosi usciamo da una situazione un po ingarbugliata


Victoria, Viki e Jo. Tre madri, tre gravidanze,
tre consigli (inascoltati) di abortire

agosto 3, 2013 Benedetta Frigerio Le vicende di tre donne che, colpite da tumore, avrebbe dovuto “logicamente” interrompere la gravidanza per salvaguardare se stesse e gli altri figli. E invece

È un sacrificio inevitabile, nel senso che «una madre non riesce a farne a meno». Così Victoria Webster, 35 anni, di Birmingham, oggi racconta di quando, incinta, scoprì di avere un tumore e decise di non curarsi per non pregiudicare la vita del figlio.
L’altro giorno il Daily Mail ha raccontato la sua storia, assieme a quella di Vicky Roberts e di Jo Powell. Tre vicende accomunate dall’happy end e, soprattutto, dalla consapevolezza materna, come ha dichiarato Jo, che, «dal momento in cui concepisci un figlio, la prima responsabilità di una donna è di dare tutto per la sua crescita».

VICTORIA. Era il 2009 quando Victoria, felicemente sposata con un bambino di 3 anni, scoprì di essere incinta. La gioia sua e del marito Martyn fu interrotta alla ventesima settimana di gestazione quando scoprì di essere affetta da leucemia meloide, un tumore al sangue. Il consiglio dei medici fu di abortire. Per guarire sarebbe stato necessario cominciare una terapia che avrebbe danneggiato il bambino. Victoria, ricoverata all’ospedale Heartlands di Birmingham, pose questa domanda ai medici: «Se non mi curerò, morirò?».
Certezze scientifiche non ve ne erano. Si poteva supporre che, in mancanza di una cura, il cancro sarebbe andato avanti fino allo stato acuto. «Mentre il dottore parlava – ha raccontato Victoria al Daily Mail – sentivo mia figlia muoversi dentro di me. Non c’era nessuna alternativa: non avrei mai messo fine alla sua vita».
La gravidanza proseguì e non fu facile: difficoltà a respirare e camminare, forti mal di testa, perenne stanchezza. E poi, i pensieri sul futuro. Come se la sarebbe cavata Martyn, papà single con due bambini? «Scrissi una lista straziante di indicazioni e, mentre la compilavo, piangevo in continuazione. Continuavo a domandarmi: “Perché a me? Perché a me?”».
Ma è andata bene. Jessica è nata il 25 di aprile del 2010 con parto cesareo. Una settimana dopo, Victoria ha cominciato la terapia contro la leucemia. Oggi, tutte le volte che guarda teneramente la piccola, non può fare a meno di chiedersi: «E se avessi ascoltato il consiglio di certi dottori?».

VIKY. Viky Roberts ha 35 anni, due figli, Amy e Ben, e vive a Dunstable. Era alla ventesima settimana di gravidanza quando scoprì di avere un linfoma. «Mi parlarono di aborto – ha raccontato la donna –. Amy aveva solo tre anni, Ben due». Secondo una certa logica, l’interruzione di gravidanza avrebbe dovuto essere la soluzione più ragionevole e logica. Ma per Viky, la vita di quel figlio in grembo meritava le stesse cure di quei due figli che già vociavano per il tinello di casa. Sostenuta dal marito in una gravidanza drammatica, Viky visse momenti ostici finché, sei settimane prima del termine, nacque Rayan. Era il 25 agosto 2005. Seguirono undici mesi di chemioterapia che la portarono alla guarigione, con una effetto collaterale indesiderato: la sterilità. Almeno questo le dissero i medici, perché, poi, «fu davvero sorprendente scoprire che ero rimasta incinta per la quarta volta».

JO. La terza storia è quella di Jo Powell, che nel 2010 scoprì di avere un un cancro al seno. Anche a lei, e al marito Richard, fu consigliato l’aborto per facilitare le cure. Idea a cui i due coniugi si opposero: «Quel che avevo in grembo era prezioso». Anche nel caso di Jo, dopo l’operazione per toglierle i linfonodi, la vicenda terminò con la nascita del piccolo Jake. Era il 18 dicembre 2010. «Tenerlo in braccio mi ha ripagato di tutto. È stata una consolazione, come un miracolo», ha detto Joe al Daily Mail. E «anche se la mia famiglia all’inizio non capiva, una volta visto il piccolo mio padre mi ha confessato di essere orgoglioso di me». Anche Joe, dopo 9 mesi di terapia, ha cominciato a star bene.



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