domenica 4 agosto 2013

2 RACCONTI

DAL CILE ...LUI E' GIA ALLE PERIFERIE DEL MONDO
...E GIA SENTE IL GUSTO CHE DONA AIUTARE GLI ULTIMI
...COME DICE PAPA FRANCESCO


DEL SECONDO LA DOMANDA E' GIA NEL TITOLO
...E' QUELLA DOMANDA LI' CHE TI FA MUOVERE
...ALTRIMENTI SEI INGABBIATA-O

...MA TU CHE MI LEGGI COSA DESIDERI??
SE TE LO CHIEDI ...SARAI LIBERO!!!


CILE SUSSURRA E GRIDA
di Francesco Ferrari
La prima volta che sono entrato nella casa del signor
Pedro lui mi ha accolto con lacrime di gioia. «Che onore
padre, lei è un uomo di Dio». Una definizione che riempie
di gratitudine e fa venir voglia di confessarsi. Pedro
è peruviano e da 40 anni vive insieme a sua moglie, sua
figlia e suo nipote in un’area povera e affollata di Puente
Alto. La sua casa è piccola, circondata da grate per
difendersi dai ladri, con uno strano senso di provvisorio.
È ammalato ai polmoni ma non ha soldi per curarsi e
lentamente si avvicina al Padre. Quando gli ho portato
la comunione la prima volta, prima di andarmene, ha
voluto che cantassimo insieme l’Ave Maria. Lui non
aveva voce ed io non conoscevo la versione peruviana,
però è stato un bel canto, commovente. Il signor Pedro
m’insegna che quando si sta davanti a Dio si può cantare
sempre, anche nella malattia.
Il sabato vado a visitare anche Juanita, nella casa accanto.
Ha 50 anni e qualche anno fa una medicina sbagliata
l’ha paralizzata e ha scombinato qualcosa nella sua
mente. Ogni volta è imprevedibile. A volte mi accoglie
con un gran sorriso, altre invece mi caccia via con qualche
insulto. Non si ricorda mai chi sono. Nel tempo ho imparato
che se entro e le chiedo di pregare insieme il Padre
nostro mi accoglie, e riceve la comunione contenta.
Non capisco cosa pensa, è davvero un mistero. Non so mai
cosa dire, e forse l’unica parola giusta è il Padre nostro.
Me ne vado ogni volta un po’ scosso, con una gran voglia
di pregare. Il suo dolore è incomprensibile. Quando guardo
i suoi occhi, a volte vivi e a volte spenti, riesco solo a
chiedermi: «Signore, perché? Che senso ha?». Non so rispondere
al dolore di Juanita, e ammetterlo è doloroso.
Le porto la comunione perché possa stare con Dio, che
conosce il senso di qualsiasi dolore.
Gladis è una pittrice, ha più di ottant’anni. Anche lei è
mezza paralizzata per una cura sbagliata. La sua casa è
povera, però piena di quadri. Tanti paesaggi con il mare
(le piace il mare - dice lei - perché è sempre in movimento,
come il cuore), alcune nature morte e il ritratto di una
ragazza bellissima. Un giorno mi ha svelato, tra l’orgoglio
e la vergogna, che la bella ragazza è un vecchio autoritratto.
Soffre perché non può più dipingere, a volte si sente
inutile, sempre seduta sul divano, rivolta verso la porta
aperta della casa, verso un paesaggio che, mentalmente,
ha già dipinto mille volte. Quando le porto la comunione
ritorna a illuminarsi in un secondo. Ha una grande
fede è sa che il suo dolore non è inutile, può pregare
e offrire tutto, trasformare la sua nostalgia in una vigorosa
domanda a Dio che sta lì con lei. Ogni attimo, anche
il più terribile, può essere offerto a Dio. Può essere un tocco
di pennello, parte di un quadro misterioso e bello, un
ritratto nuovo che dipinge davanti agli angeli.
Vado a visitare gli ammalati per essere un «uomo di
Dio» in mezzo a loro. E anche perché ho bisogno di
ascoltare. C.S. Lewis dice che Dio sussurra al cuore dell’uomo
attraverso la bellezza, però gli grida dentro
attraverso il dolore.

FROSINONE CHE COSA DESIDERI?
di Aldo Belardinelli
Un pomeriggio arriva nel mio ufficio una ragazza con
gli occhi gonfi di lacrime. Non riesce a parlare, mi
guarda e piange. Comprendo che la situazione è di
grande dolore e imbarazzo e cerco di rassicurarla. Mi
spiega che cercava un sacerdote e che un’amica le
aveva fatto il mio nome.
Ha saputo da pochi giorni di aspettare un bambino,
ma con il suo compagno la storia non funziona. La sua
situazione lavorativa è fortemente precaria. La sua famiglia
non capirebbe e non l’aiuterebbe in alcun modo.
L’unica soluzione possibile sembrerebbe, allora, l’interruzione
della gravidanza.
L’ho ascoltata accogliendo e abbracciando il suo
dolore, ma non ho potuto tacere la domanda più stringente:
«Ma cosa desideri tu veramente?». Di fronte a
questa domanda, immediatamente ha cambiato espressione,
riconoscendo che nessuno, tanto meno lei, aveva
mai posto l’accento su ciò che lei desiderava per la sua
vita e per la vita di quella creatura, voluta e amata innanzitutto
da Dio. Mi ha chiesto di poter ricevere il sacramento
della Riconciliazione, dal quale era lontana da un
po’ di tempo. Poi abbiamo pregato insieme.
Qualche giorno dopo è tornata dicendomi che la gravidanza
sarebbe andata avanti. Ha aggiunto di essere
convinta di voler riprendere un cammino che rafforzasse
la sua fede.

STRALCI

DA FRATERNITA' E MISSIONE
MARZO 2013