domenica 4 agosto 2013

I BIMBI




Alle tre del pomeriggio i bambini sono
tutti nella sala ad aspettarmi. Io entro con in testa delle
orecchie giganti e con un sacchetto nella mano. Mi siedo
come se nulla fosse, tra gli sguardi un po’ increduli dei
bimbi e di Cristina, madre di famiglia con la quale insegno
il catechismo. E comincio a raccontare la storia.
Una manina in fondo alla sala
Dio ci parla in un’infinità di modi. E per sentire la voce
di Dio, dico loro, è necessario avere delle orecchie grandi...
ma a volte, aggiungo, le nostre orecchie sono sporche,
ci sembra che Dio non ci parli, e quindi occorre pulirle.
E con cosa? A quel punto tiro fuori dal sacchetto
l’opera d’arte realizzata la mattina: un cacciavite arrotolato
nella carta da cucina che sembra proprio ciò che serve
per pulire delle orecchie grandi, un cotton fioc gigante!
Risate generali, anche Cristina sembra divertita. Ma
c’è una manina in fondo alla sala che si alza. Una bimba
dice: «Ma noi possiamo sentire Gesù anche con il cuore,
non solo con le orecchie!». Tutti si girano verso di me
in attesa di una risposta. Capisco di essere stato un po’
riduttivo, ed invece i bambini sanno guardare più a fondo.
Decido di raccogliere la provocazione: «Come facciamo
per pulire il nostro cuore? Non possiamo usare il cotton
fioc per pulire il cuore!». Le risposte sono state semplici
e esaltanti: Inês dice che abbiamo bisogno della confessione;
António, il più irrequieto, sostiene invece che
è l’Eucarestia a pulire la nostra anima; João Gabriel parla
della preghiera della sera con la mamma; Pedro, che
non sta un attimo zitto, fa riferimento alle parole della nonna;
e infine Raquel, una bimba di dieci anni, con grandi
occhi celesti e capelli biondi, sempre silenziosa, conclude
che è il parlare dei nostri problemi agli amici che ci
pulisce il cuore e ci aiuta a sentire la voce di Dio. Da lì a
pochi giorni Raquel avrebbe improvvisamente perso la
mamma, una collaboratrice della parrocchia, a causa di
un arresto respiratorio.
Occhi semplici e orecchie grandi
Dopo quella catechesi è capitato più di una volta che
quando i bambini mi incontravano nel centro parrocchiale
o all’uscita della messa mi ripetevano il gesto del
cotton fioc nelle orecchie. Anche Raquel lo faceva, si
divertiva a ricordarmi quell’episodio. Ma quando l’ho
rivista, una settimana dopo il funerale di sua madre,
sulle scalinate della nostra chiesa, aveva gli occhi tristi
e mi fissava. Avrei voluto dirle tante cose, che la mamma
ora è con Dio, che sta bene e che Dio sta cercando di
dire qualcosa a tutti noi. Ma ogni parola sarebbe stata
fuori luogo. Allora le faccio il gesto del cotton fioc. Lei
sorride, mi ripete il gesto e prende la mano del papà.
I bambini sono semplici, aspettano un gesto che
possa spiegar loro come vanno le cose, e quando lo
ottengono se lo tengono stretto. Per loro non c’è molto
da interpretare, c’è solo da guardare e ascoltare, con
occhi semplici e orecchie grandi. Senza dimenticare il
cotton fioc più indicato.

Paolo Pietroluongo

*seminarista in missione per un
anno ad Alverca, nei pressi di
Lisbona (Portogallo).