venerdì 4 luglio 2014

Don Oreste - il taglio dei capelli


 
IL TAGLIO DEI CAPELLI
 
Gli occhiali spesso unti o aggiustati con il cerotto e
i capelli sconosciuti al pettine.
Non di rado mi capitava di fargli da barbiere.
Non che io lo fossi, ma in casa mi sono arrangiato
a tagliare i capelli a chi non aveva troppe pretese
e Don Oreste era uno che di pretese non ne aveva proprio,
ma con lui le cose erano più complicate perchè mi chiedeva
di fargli i capelli mentre avevo un appuntamento per un
colloquio con lui.
C'è da sapere che gli argomenti accumulati sui quali
confrontarmi con lui erano sempre tanti e pressanti,
quando non erano complicati e delicati, per cui mi costava
fatica anche concentrarmi sul lavoro del taglio perchè
risultasse minimamente decente, tanto più che non mancavano
anche frequenti telefonate e urgenti, alle quali don oreste
rispondeva e non potevo ribellarmi.
Si aggiungeva anche qualcuno che suonava alla porta
a cui non si negava, col risultato che nel mio cervello si
aggrovigliavano le idee, e gli argomenti di cui dovevo
parlare andavano via via sfuocandosi, fino al colpo di
grazia che arrivava quando, magari a metà dell'opera,
don oreste, colto da urgenza improvvisa, diceva, cominciando
a scuotersi i capelli dalla tonaca: "Va bene, va bene,
basta così, hai fatto un lavoro perfetto",e si spazzolava
la testa con le mani per ripulirsi dai capelli e si toglieva
il telo dalle spalle!
A volte la mia reazione energica riusciva a contenerlo,
ma altre volte non era sufficiente a contrastare la
sua determinazione e si alzava veloce scuotendosi
la tonaca per finire di ripulirsi in bagno.
Io allora guardavo i capelli sul pavimento con un sentimento
misto: rabbia per la precarità con la quale si aveva a
che fare quando si trattava con questo "disgraziato"
di prete e il pensiero di raccogliere i capelli e tenerli
come reliquia per quando questo "santo" prete  sarebbe
tornato all "casa del padre".
le urgenze dei poveri che passavano per quel telefono
rendevano ridicolo il fatto che il taglio dei capelli non
fosse ultimato ; e allora il ridicolo ero io che ero
chiuso nella visuale ristretta del taglio dei capelli,
di fronte a lui la cui visuale del mondo era certamente
più vera e più ampia della mia.
La sua urgenza di non potere perdere l'appuntamento con
le coincidenze della storia, non era in lui tanto una
questione di buon cuore,... ma piuttosto per l'indignazione
di fronte all'ingiustizia che strazia il corpo di Cristo nelle
vittime della cattiveria e della stupidità.
"Non posso non condividere con lui" sembra pensare.
Consapevole che se non va lui, nessuno può portare
ciò che ha solo lui; se è vero che ognuno è una parola
unica e irripetibile, come spesso diceva a tanti.
 
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Un matto, un bambino, un mistico...un santo?
Pino Pasolini
Sempre comunicazioni

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